Train de vie - Un treno per vivere
Train de vie - Un treno per vivere è un film del 1998 diretto dal regista Radu Mihaileanu che tratta in maniera allegorica e quasi comica il tema dell'olocausto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
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Durata | 103' |
Rapporto | 2,35:1 |
Regia | {{{regista}}} |
Trama
Il film comincia con l'apparizione di Shlomo e l'inizio del sua racconto che vedrà protagonista il villaggio dove vive e la sua salvezza. La storia si sviluppa quasi integralmente come un flashback ambientato in uno shtetl (villaggio ebraico dell'Europa dell'Est nel '41). La rottura dell'equilibrio si ha quando Shlomo, lo scemo del villaggio, avvisa i suoi concittadini che, nei paesi vicini, gli ebrei stanno venendo deportati dai militari nazisti. Si riunisce così il consiglio degli anziani che, grazie proprio all'illuminante idea di Schlomo, decide di organizzare un finto treno di deportazione che accompagni tutto lo shtetl in Palestina passando per l'Unione Sovietica. Ci si divide i compiti tra le parti dei militari nazisti, dei deportati e del macchinista, grazie anche al lavoro di falegnami, sarti e a Schmecht, insegnante ebreo di tedesco accorso per istruire i finti soldati nazisti. Giacché i villaggi vicini iniziano a sospettare qualcosa, gli abitanti anticipano la partenza per una "auto-deportazione" su un vecchio treno, rimesso in sesto in modo da sembrare una vera vettura nazista, con tanto di vagoni per deportati e vagoni-letto per i soldati. Sulla via incontreranno non poche difficoltà, facendosi più volte scoprire e fermare dalle forze militari dell'Asse; tuttavia, grazie a rocamboleschi espedienti, riescono di volta in volta a scamparla. Cominciano a sorgere problemi persino all'interno della comunità, dove ebrei deportati, ebrei convertiti al credo comunista ed ebrei-nazisti cominciano a dar vita ad una serie di grotteschi battibecchi legati ai diritti degli insoliti viaggiatori del treno, arrivando perfino in cui i comunisti designano i soviet dei vagoni di deportazione, in opposizione alla politica "dal braccio di ferro" di Mordechai, il mercante di mobili a capo dei finti nazisti. Ma gli abitanti dello schtetl non ingannano solo i militari tedeschi: per tutta la durata del viaggio, dei sabotatori della resistenza comunista tenteranno di far saltare il treno, credendolo un vero treno di deportazione, sia pur con scarsi risultati. Proprio quando sembrano essere scoperti da una truppa tedesca, la compagnia di ebrei si unisce ad una carovana di zingari i quali, travestiti da tedeschi, avevano fermato per un controllo il "treno fantasma". Lo squinternato treno riesce a raggiungere il confine sovietico, trovando la tanto sognata "salvezza" ed essendo finalmente liberi di ritornare nella terra promessa. Alla fine della storia, Schlomo racconta di come molti siano rimasti nell'Unione Sovietica per sposare la causa comunista, di come molti fossero tornati in Palestina (principalmente gli zingari) e di come altrettanti avessero preferito andare in India (soprattutto gli ebrei). Nei pochi ultimi fotogrammi Schlomo aggiunge: "Questa storia è vera... o quasi" e, dopo un allargamento di inquadratura, lo si può vedere sorridente dietro al filo spinato di un campo di concentramento; facendo capire, con un finale inaspettato, che quella surreale e divertente storia fosse un espediente per raccontare la tremenda realtà dell'olocausto.
Scelta di stile
Il film è denso di momenti comici e grotteschi che affrontano i delicati temi dell'olocausto e del nazismo in maniera insolita e pioneristica rispetto a qualunque altro film che parli della shoah, ma profondamente rispettoso di ciò che ha rappresentato quella pagina nera della storia europea. Le colonne sonore, a cura dell'artista bosniaco Goran Bregovic, rendono bene il tipo di ambientazione, dando un'impressione quasi fiabesca del naturale svolgersi della trama del film.
Collocazione di genere
Nonostante per tutta la durata del film prevalga un registro cinematografico più vicino alla commedia, o addirittura al comico, molti archivi o recensisti del mondo del cinema hanno preferito collocare quest'opera all'interno del genere drammatico. Questa scelta, quando viene adottata, trova giustificazione esclusivamente negli ultimi secondi del film, in cui il finale crudo diventa il vero elemento discriminante, nonostante il resto della pellicola possegga, in realtà, un registro completamente diverso.
Ambientazione
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Goran Bregovic sito ufficiale
- (EN) Train de vie - Un treno per vivere, su IMDb, IMDb.com.