Max Havelaar

romanzo scritto da Multatuli

Max Havelaar ovvero Le aste del caffè della Società di Commercio olandese (in olandese Max Havelaar, of de koffij-veilingen der Nederlandsche Handel-Maatschappij) è un romanzo di Multatuli (pseudonimo di Eduard Douwes Dekker) del 1860, importante culturalmente e socialmente perché ebbe un ruolo chiave nella trasformazione della politica coloniale olandese nelle Indie Orientali Olandesi nel XIX e XX secolo. Il protagonista del romanzo, Max Havelaar, cerca di combattere contro un sistema di governo corrotto a Giava, che a quel tempo era una colonia olandese.

Copertina di Max Havelaar, nona edizione (1891).

Dopo il fallimento della VOC, il controllo coloniale dell'Indonesia era passato dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali (VOC) al governo olandese. Per aumentare le entrate, il governo coloniale olandese implementò una serie di politiche dette cultuurstelsel (sistema di coltivazione), che imponevano agli agricoltori indonesiani di riservare una quota di terre a coltivazioni commerciali, cioè merci da esportazioni come tè e caffè, invece di coltivare prodotti di consumo come il riso. Contemporaneamente, il governo coloniale introdusse anche un sistema di collazione delle tasse in cui gli agenti di riscossione erano pagati a commissione. La combinazione di queste due strategie causarono un largo abuso di potere coloniale, specialmente sulle isole di Giava e Sumatra. Le conseguenze furono una situazione di estrema miseria e fame tra gli agricoltori.

Multatuli scrisse Max Havelaar per protesta contro queste politiche coloniali. Nonostante lo stile di scrittura asciutto, il romanzo rese consapevoli gli europei che vivevano in Europa che la loro ricchezza era il risultato della sofferenza di altre persone in altre parti del mondo. Questa consapevolezza alla fine determinò l'introduzione di una nuova "politica etica" (Ethische politiek) con cui il governo olandese cercò di "ripagare" il proprio debito con i sudditi coloniali assicurando l'istruzione ad alcune classi di indigeni, in genere membri dell'élite leale verso il governo coloniale.

Il romanziere indonesiano Pramoedya Ananta Toer sostenne che dando inizio a queste riforme dell'istruzione, Max Havelaar fu responsabile del movimento che fece finire il colonialismo olandese in Indonesia dopo il 1945 e che fu strumentale all'inizio della decolonizzazione in Africa e in altri posti nel mondo. Così, secondo Pramoedya, Max Havelaar è "il libro che uccise il colonialismo".[1]

Nell'ultimo capitolo l'autore annuncia che tradurrà il libro "nelle lingue che conosco e nelle molte lingue che posso imparare". Infatti, Max Havelaar è stato tradotto in trentaquattro lingue. Fu tradotto prima in inglese nel 1868. In Indonesia il romanzo fu citato come ispirazione da Sukarno e altri leader nazionalisti, come il discendente euroasiatico dell'autore, Ernest Douwes Dekker, che aveva letto il romanzo in versione originale (in olandese). Fu tradotto in indonesiano nel 1972.[2]

Nel romanzo, la storia di Max Havelaar, un amministratore coloniale olandese, è stata raccontata da due personaggi diametralmente opposti: l'ipocrita commerciante di caffè Droogstoppel, che intende usare i manoscritti di Havelaar per scrivere del commerico id caffè, e il romantico apprendista inglese Stern, che si inserisce quando Droogstoppel perde interesse alla storia. Il capitolo che apre il libro introduce il tono satirico che caratterizza il romanzo, con Droogstoppel che articola la sua pomposa e mercenaria visione del mondo. Alla fine del romanzo Multatuli stesso prende la penna e il libro culmina in una denuncia aperta delle politiche coloniali olandesi e un appello al re d'Olanda di quel periodo a intervenire per aiutare i suoi sudditi indonesiani.

Note

  1. ^ Pramoedya Ananta Toer (1999). "The book that killed colonialism" (Il libro che uccise il colonialismo). The New York Times Magazine. April 18: 112-114.
  2. ^ Feenberg, Anne-Marie (1997). "Max Havelaar: an anti-imperialist novel". MLN 112(5):817-835.