Massimo Troisi

attore, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano (1953–1994)

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«Comm'aggio accuminciato? Ecco... io ero 'nu guaglione... ero andato a vedere un grande film. Si trattava di Roma città aperta, chillu grande lavoro di Rossellini. Me n'ero uscito d'o cinema con tutte quelle immagini dint'a capa e tutte quante le emozioni dentro. Mi sono fermato 'nu mumento e m'aggio ditto... "Massimo, da grande tu devi fà 'o geometra"»
«Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino.»
Massimo Troisi

Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953Ostia, 4 giugno 1994) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. Candidato all'Oscar 1996 come miglior attore protagonista nel film Il postino.

Ha saputo esplorare le tradizioni napoletane seguendo le orme linguistiche ed artistiche di Eduardo De Filippo e Totò, ma rinnovandole con contenuti e capacità recitative del tutto originali.

Scompare prematuramente, a 41 anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall'età di 12 anni.

Ad oggi è sicuramente uno degli attori più ricordati ed amati di sempre. Alla sua figura è legata la spontanietà naturale, mostrata sempre davanti la macchina da presa. Dopo il primo anno della sua morte,a San Giorgio a Cremano è stato istituito un premio in sua memoria, il Premio Massimo Troisi.

Biografia

Le origini

Nasce a San Giorgio a Cremano, città confinante con Napoli. Figlio di Alfredo, un macchinista ferroviario, e di Elena Andinolfi, cresce in una famiglia molto numerosa; abita infatti nella stessa casa con i genitori, cinque fratelli, due nonni, gli zii ed i loro cinque figli. Dell'atmosfera familiare, Troisi lascia alcune testimonianze anche nei suoi primi due film, Ricomincio da tre e Scusate il ritardo.

Dopo aver ottenuto il diploma di geometra nel 1977 all'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Eugenio Pantaleo" di Torre del Greco, scrive poesie per diletto ispirandosi a Pasolini, il suo autore preferito, e inizia a recitare, dal 1969 nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant'Anna insieme ad alcuni amici d'infanzia (tra cui Lello Arena, Nico Mucci, Valeria Pezza), con i quali passa parecchio tempo a giocare a pallone. Nel 1971 la madre muore improvvisamente.

Nel 1972 gli viene diagnosticata un'anomalia cardiaca che lo obbliga, nel 1976, a recarsi negli Stati Uniti per un intervento alla valvola mitralica; alle spese del viaggio contribuisce una colletta organizzata, tra gli altri, dal quotidiano di Napoli Il Mattino.

La Smorfia

Nel 1972 il gruppo si stabilisce all'interno di un garage nella città natale di Troisi, si chiama Centro Teatro Spazio e inizia con recite pulcinellesche tipiche della tradizione teatrale napoletana. Due anni dopo entra nel gruppo il chitarrista Vincenzo Purcaro, che assume il nome d'arte Enzo Decaro. Nel 1976 il trio Troisi-Arena-Decaro viene chiamato I Saraceni, l'anno seguente diventa La Smorfia.

In teatro ottengono subito successo, dapprima a livello locale, poi anche nazionale (approdano al cabaret romano La Chanson e in locali del Nord Italia). La radio rende famoso il terzetto nella trasmissione Cordialmente insieme dove propongono i famosi sketch dell'Arca di Noè, Annunciazione, Soldati, San Gennaro e tanti altri. La celebrità arriva con le trasmissioni televisive Non Stop (1977) - sarà qui che stringerà due amicizie fondamentali e durature: quella con Marco Messeri e l'altra con Anna Pavignano - La Sberla (1978) e Luna Park (1979) diretti dai registi televisivi Enzo Trapani ed Eros Macchi. L'ultimo spettacolo teatrale del trio è Così è (se vi piace), citazione del Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello .

Troisi diventa il leader del trio, proiettato al ruolo di nuovo interprete della tradizione partenopea. Con la sua gestualità e mimica facciale e col suo linguaggio farfugliante e afasico, a tratti quasi incomprensibile - che ricorda certi monologhi interminabili di Eduardo De Filippo - esprime un'ironica critica nei confronti dei vecchi stilemi napoletani e dei luoghi comuni della società.

Esordio cinematografico

Il primo film, di cui Troisi è regista, sceneggiatore e attore protagonista è Ricomincio da tre. Nel film la napoletanità è presente soprattutto nei riti familiari, nelle scaramanzie e nell'inerzia di un mondo immutato e immutabile, al quale il protagonista reagisce cercando nuovi stimoli con un viaggio a Firenze dove, seguito da un amico invadente e fastidioso (Lello Arena), Gaetano (Troisi) conosce Marta, una ragazza presso cui trova ospitalità e con la quale avvia una relazione sentimentale. Dopo un rientro forzato a Napoli per il matrimonio della sorella, torna a Firenze e riprende il rapporto interrotto con Marta che gli confida di essere incinta, ma di non essere sicura della paternità del nascituro (Ciro), che alla fine Gaetano - pur tormentato da dubbi sia personali che atavici - decide di riconoscere.
Ricomincio da tre ottiene due Nastri d'Argento (miglior regia esordiente e miglior soggetto) e due David di Donatello (miglior film e miglior attore) e si piazza al secondo posto nella classifica della stagione cinematografica 1980-1981. Un cinema della capitale lo tenne in cartellone per piu' di un anno. Di particolare effetto è la colonna sonora composta da Pino Daniele.

La morte e le tradizioni napoletane

L'anno seguente accetta di dirigere uno speciale televisivo trasmesso da Raitre per la serie Che fai, ridi? dedicato ai nuovi comici italiani di inizio anni Ottanta, Morto Troisi, viva Troisi!, con Marco Messeri, Roberto Benigni, Lello Arena e Carlo Verdone.

Sempre nel 1982, recita insieme a Lello Arena nel film No grazie, il caffè mi rende nervoso nel quale un fanatico ed invasato difensore delle tradizioni napoletane (pizza, canzoni e mandolino), cercando in tutti i modi di impedire lo svolgimento del "Primo Festival Nuova Napoli", simbolo della novità usurpatrice della tradizione, finisce col provocare la morte di Troisi, in un vicolo, dentro un organetto e con la pizza in bocca. Di questo film sono da ricordare in particolare i monologhi di Troisi nell'albergo, al commissariato e dal giornalaio.

Scusate il ritardo

 
Troisi con Lello Arena in una scena di Scusate il ritardo

La seconda tappa della carriera cinematografica è del 1983, con Scusate il ritardo, nel quale il protagonista è simile nei caratteri al Gaetano del film precedente, ma più timido e impacciato; è incapace di consolare un suo amico in crisi affettiva ma è a sua volta incapace di amare la sua donna...

Non ci resta che piangere. Il sodalizio con Benigni

Altro grande successo di pubblico (ma non di critica) lo ottiene nel 1984 con Non ci resta che piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, da lui molto lontano per lingua e gestualità. Il film - basato su una trama elementare - è ricco di citazioni storiche e rimane comunque nell'immaginario collettivo per le invenzioni e le gag di Troisi e Benigni. Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda, ma la mattina scoprono di essersi risvegliati a "Frittole", nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell'epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag è da menzionare la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell'analoga scena interpretata da Totò e Peppino de Filippo in Totò, Peppino e... la malafemmina.

Nel 1986 Troisi ha un piccolo ruolo nel film diretto da Cinzia Torrini. Con Hotel Colonial, girato in Colombia, tenta la carta del cast internazionale. Troisi interpreta un traghettatore napoletano emigrato in Sudamerica che aiuta il protagonista nella ricerca del fratello.

Le malattie immaginarie

Nel 1987 è attore e regista di Le vie del Signore sono finite, ambientato durante il periodo fascista; interpreta il ruolo di Camillo Pianese, un invalido "psicosomatico", assistito dal fratello Leone (l'inseparabile amico di sempre Marco Messeri), lasciato dalla sua donna e che si trova a consolare un suo amico, malato autentico ed innamorato della stessa donna senza essere ricambiato. Il film vince il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura.

Con Scola e Mastroianni

Nel triennio seguente collabora come attore con Ettore Scola e con Marcello Mastroianni in tre film: Splendor (1988) in cui è proiezionista di un cinema prossimo alla chiusura; Che ora è? (1989), sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, per il quale è premiato con la Coppa Volpi, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del Cinema di Venezia; e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990) dove interpreta Pulcinella.

L'ultimo film

L'ultima regia di Troisi è quella di Pensavo fosse amore, invece era un calesse, del 1991, di cui è anche sceneggiatore e protagonista con Francesca Neri e Marco Messeri. All'inizio del 1994 Troisi, recatosi ancora una volta negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprende che deve sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, ma decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film.

Il postino (1994), girato a Procida e Salina (anche a Ischia, Pantelleria) e diretto da Michael Radford, liberamente tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, tratta dell'amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante l'esilio del poeta cileno in Italia. Troisi, riesce a terminare grande capolavoro cinematografico con enorme fatica e con il cuore stremato, ma consapevole di avere un destino segnato, non pensò mai di rimandare le riprese per il trapianto di cui aveva urgente bisogno.

Due anni dopo la morte di Troisi, il film viene candidato a cinque Premi Oscar (tra cui Troisi come miglior attore, il quarto di sempre a ricevere una nomination postuma), ma delle cinque nomination si concretizza solo quella per la migliore colonna sonora (scritta da Luis Bacalov).

Curiosità

  • Nell'ultimo dei suoi film Troisi, in alcune scene in cui era di profilo, si fece sostituire da una controfigura, per i suoi problemi di cuore
  • Il medico che gli disse che non poteva più continuare a girare le scene del Postino e che lo mandò con un elicottero in clinica a ricoverarsi fu Francesco Giambrone.
  • La città di San Giorgio a Cremano ha deciso di festeggiare con una manifestazione artistica e culturale Massimo Troisi, che il 19 febbraio 2009 avrebbe compiuto 56 anni.

La scomparsa

Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de il Postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana. Amici e conoscenti, nel citarlo più e più volte, hanno sempre messo in luce l'intelligenza, l'esclusività di un personaggio, che pur nella sua indolenza, nel suo modo di esprimere la napoletanità, è sempre rimasto naturalmente umano. La spiccata attenzione verso la realtà non gli hanno mai fatto perdere la modestia. In una intervista di Gigi Marzullo alla domanda "Come si fa a rimanere semplici dopo avere avuto tanto successo?" Troisi risponde "Ci si nasce. Il successo è solo una cassa amplificatrice. Se eri imbecille prima di avere successo diventi imbecillissimo, se eri umano diventi umanissimo. Il successo è la lente d'ingrandimento per capire com'eri prima".

Filmografia

Attore

Regista

Sceneggiatore

Bibliografia

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