Rinascimento del XII secolo

momento di rinascita culturale avvenuto nell'Europa medievale nel corso del XII secolo

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Nuove scoperte tecnologiche permisero lo sviluppo dello stile gotico.

Il Rinascimento del XII secolo è la definizione data a quel movimento di rinascita culturale che, sollecitato dal contatto con le avanzate forme espressive e culturali dell'Islam europeo (specialmente andaluse e siciliane, particolarmente avanzata nei campi delle scienze e della tecnologia, della filosofia, della geografia, dell'architettura e dell'espressione artistica e artigianale - permise al mondo latino di lasciarsi alle spalle angustie culturali ed economiche che avevano contrassegnato il cosiddetto Alto Medioevo.

Un primo essenziale passo fu costituito dall'acquisizione da parte degli intellettuali latini dei capolavori del pensiero greco, ebraico, arabo, persiano e indiano, resa possibile da un'eccezionale opera traduttoria,[1] di cui il più noto rappresentate rimane l'italiano Gerardo da Cremona (c. 1114-87), traduttore di 87 opere dell'ingegno umano non-latino, tra cui l'Almagesto[2], che rimase per secoli in Europa, fino all'età moderna, la summa delle conoscenze scientifiche.

La mappa disegnata dal geografo maghrebino al-Idrīsī per re Ruggero II di Sicilia. Come tutte le tradizionali mappe arabe, la carta pone convenzionalmente in alto il Sud. Qui essa è stata capovolta per renderne più agevole la lettura. Si noti il sovradimensionamento della Sicilia: terra nella quale appunto operava il grande geografo arabo.

Traduttori in Italia

Poco prima del vorticoso avvio dell'opera di traduzione nel XII secolo, Costantino l'Africano, un cristiano di Cartagine che aveva studiato medicina in Egitto e che infine era diventato monaco nel Monastero di Montecassino in Italia, tradusse lavori di medicina dall'arabo. Le numerose traduzioni di Costantino includono l'enciclopedia medica di ʿAlī ibn ʿAbbās al-Majūsī, Il libro completo dell'arte medica (ossia il Liber Pantegni),[3] l'antica medicina di Ippocrate e Galeno così come l'avevano conosciuta e applicata i medici arabi,[4] e l'Isagoge ad Tegni Galeni[5] di Ḥunayn ibn Isḥāq (il Medioevo latino lo conobbe come Johannitius Onan) e di suo nipote Hubaysh ibn al-Hasan.[6]
Altri lavori medici che egli tradusse furono il Liber febribus, Liber de dietis universalibus et particularibus e il Liber de urinis di Isaac Israeli ben Solomon; l'opera di psicologia di Iṣḥāq ibn ʿImrān, la al-Maqāla fī al-Malikhuliya, tradotto come Libri duo de malincholia;[7] nonché il De Gradibus, Viaticum, Liber de stomacho, De elephantiasi, De coitu e il De oblivione di Ibn al-Jazzār.[8]

La Sicilia aveva fatto parte fino all'878 (caduta di Siracusa) dell'Impero bizantino, malgrado lo sbarco dei musulmani a Mazara dell'827. Fu sotto l'Emirato di Sicilia, dall'878 al 1060 (quando avvenne il primo sbarco normanno), e anche negli anni successivi in cui dominò la famiglia degli Altavilla, che l'isola divenne lo Stato europeo più progredito sotto il profilo delle conoscenze mediche. I Normanni mantennero e agevolarono la specificità tetraculturale dell'isola che poteva collazionare il meglio delle conoscenze della comunità latina, greca, araba ed ebraica, rendendo l'isola il luogo privilegiato per l'opera di tradizione di opere scientifiche e mediche, grazie al continuo afflusso di manoscritti in lingua greca e araba.[9]

Una copia dell'Almagesto di Claudio Tolomeo fu portata in Sicilia da Enrico Aristippo, come dono dell'Imperatore bizantino a Re Guglielmo I. Aristippo stesso tradusse il Menone di Platone e il Fedone in latino, ma l'incarico di viaggiare alla volta della Sicilia e di tradurre l'Almagesto fu lasciato a un anonimo studioso di Salerno, come pure quello di tradurre numerosi lavori di Euclide dal greco al latino.[10] Sebbene i Siciliani traducessero direttamente dal greco, quando i testi in greco non erano disponibili, essi traducevano allora dall'arabo. Eugenius Amiratus tradusse l'Ottica (Tolomeo) di Tolomeo in latino, mostrando in quell'occasione la sua compiuta conoscenza di tutte e tre queste lingue.[11] Le traduzioni di Accursio di Pistoia inclusero le opere di Galeno e di Hunayn ibn Ishaq.[12] Gerardo di Sabbioneta tradusse il Canone di medicina ( al-Qānūn fī tibb ) di Avicenna e l'Almansor di Muhammad ibn Zakariyya al-Razi.[13] Leonardo Fibonacci presentò il primo resoconto completo in Europa del sistema numerale decimale indo-arabo, traducendolo da fonti arabe nel suo celeberrimo Liber Abaci (1202).[3] Gli Aphorismi di Masawaiyh (Mesue) furono tradotti da un anonimo contributore nell'Italia del tardo XI secolo-primi del XII secolo.[14]

Nella Padova del XIII secolo, Bonacosa tradusse il lavoro medico di Averroè, il Kitāb al-Kulliyyāt col titolo, che lo rese per secoli famoso in tutta Europa, del Colliget,[15] e Giovanni di Capua tradusse il Kitāb al-Taysīr di Ibn Zuhr (Avenzoar) col titolo di Theisir. Nella Sicilia del XIII secolo, Faraj ben Salem tradusse l'al-Hāwī di Rhazes come Continens e il Tacuinum sanitatis di Ibn Butlān. Nell'Italia di quello stesso XIII secolo, Simone di Genova e Abraham Tortuensis tradussero l'al-Tasrīf di Abulcasis col titolo di Liber servitoris, la Congregatio sive liber de oculis di Alcoati e il Liber de simplicibus medicinis dello pseudo-Serapion[16]

Traduttori in Spagna

Dall'inizio alla fine del X secolo, studiosi europei viagggiarono alla volta della Spagna per studiare. I più noti fra costoro furono Gerbert of Aurillac (più tardi Papa col nome di Silvestro II), che studiò matematica islamica nella regione della Marca spagnola attorno a Barcellona. Tuttavia le traduzioni non cominciarono ad essere approntate in Spagna per circa un secolo.[17] I primi traduttori in Spagna si concentrarono essenzialmente sui lavori scientifici, specialmente di matematica e astronomia, con una seconda area d'interesse nel Corano e in altri testi islamici.[18] Collezioni spagnole includono numerosi lavori scritti in arabo, il che significa che i traduttori lavorarono quasi esclusivamente traducendo dall'arabo anzichP dal greco, spesso in cooperazione con arabofoni locali.[19]

Uno dei più importanti progetti di traduzione fu sostenuto da Pietro il Venerabile, Abate di Cluny. Nel 1142 egli invitò Roberto di Ketton ed Ermanno di Carinzia, Pietro di Poitiers e un musulmano noto col solo nome di "Mohammed", a realizzare la prima traduzione araba del Corano (la Lex Mahumet pseudoprophete).[20]

Traduzioni furono condotte a termine in Spagna e in Provenza. Platone di Tivoli operò in Catalogna, Ermanno di Carinzia nelle regioni settentronali spagnole e, al di là dei Pirenei, in Linguadoca, Ugo di Santalla in Aragona, Roberto di Ketton in Navarra e Roberto di Chester a Segovia.[21] Il più importante centro di traduzioni fu la grande cattedrale-biblioteca di Toledo.

Le traduzioni di Platone di Tivoli in latino includono il lavoro astronomico e trigonometrico di Muhammad ibn Jābir al-Harrānī al-Battānī De motu stellarum, il Liber embadorum di Abraham bar Hiyya, le Spherica di Teodosio di Bitinia e la Misura del cerchio di Archimede. Le traduzioni di Roberto di Chester in latino includono il Kitāb al-jabr wa l-muqābala di Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī e le tavole astronomiche (contenenti anche tavole trigonometriche).[22] e traduzioni di Abraham di Tortosa includono il Serapion minore), il De Simplicibus di Ibn Sarabi e l'al-Tasrif di Abu l-Qasim, col titolo Liber Servitoris.[12] Nel 1126, il Grande Sinhind di Muhammad al-Fazari (basato sui lavori in sanscrito del Surya Siddhanta e del Brahmasphutasiddhanta di Brahmagupta) fu tradotto in latino.[23]

La "Scuola di Toledo"

Voci correlate

Note

  1. ^ M.-T. d'Alverny, Translations and Translators, pp. 426-33
  2. ^ In realtà una prima traduzione del capolavoro di Claudio Tolomeo fu completata nella Sicilia islamica ma di essa se ne perse poi ogni traccia.
  3. ^ a b Jerome B. Bieber. Medieval Translation Table 2: Arabic Sources, Santa Fe Community College.
  4. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", pp. 422-26
  5. ^ Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), Encyclopedia of the History of Arabic Science, pp. 963-84, a p. 981.
  6. ^ D. Campbell, Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages, pp. 4-5.
  7. ^ Si veda Maqala fi’l-malikhuliya’ (Abhandlungen uber die Melancholie) und Costantini Africani "Libri duo de melancholia", a cura di K. Garber, Amburgo, 1976.
  8. ^ Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), Encyclopedia of the History of Arabic Science, pp. 963-84, a p. 981.
  9. ^ C. H. Haskins, Studies in Mediaeval Science, pp. 155-57.
  10. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", pp. 433-34
  11. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", p. 435
  12. ^ a b D. Campbell, Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages, p. 3.
  13. ^ In realtà il libro si chiama Kitāb-i Mansūrī, reso in latino col titolo Tractatus ad regem Almansorem.
  14. ^ Danielle Jacquart. in Template:Harv
  15. ^ Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), Encyclopedia of the History of Arabic Science, p. 983.
  16. ^ Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), Encyclopedia of the History of Arabic Science, p. 984.
  17. ^ C. H. Haskins, Studies in Mediaeval Science, pp. 8-10.
  18. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 429-30, 451-2.
  19. ^ C. H. Haskins, Renaissance of the Twelfth Century, p. 288.
  20. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," p. 429.
  21. ^ M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 444-8.
  22. ^ Victor J. Katz, A History of Mathematics: An Introduction, Addison Wesley, 1998.
  23. ^ G. G. Joseph, The Crest of the Peacock, p. 306.

Bibliografia

  • Burnett, Charles, "The Coherence of the Arabic-Latin Translation Program in Toledo in the Twelfth Century", in: Science in Context, 14 (2001), pp. 249-288.
  • Campbell, Donald, Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages, Londra, Routledge, 2001 (Reprint dell'edizione londinese del 1926). ISBN 0415231884.
  • d'Alverny, Marie-Thérèse. "Translations and Translators", in Robert L. Benson and Giles Constable, eds., Renaissance and Renewal in the Twelfth Century, pp. 421-462 (Cambridge, Harvard University Press, 1982).
  • Haskins, Charles Homer, The Renaissance of the Twelfth Century, Cambridge, Harvard University Press., 1927. Si veda in particolare il cap. 9, "The Translators from Greek and Arabic" (trad. ital, La rinascita del XII secolo, Bologna, il Mulino, 1972).
  • Haskins, Charles Homer. Studies in the History of Mediaeval Science, New York, Frederick Ungar Publishing, 1967 (reprint dell'edizione edita a Cambridge, Mass., 1927).
  • Joseph, George G., The Crest of the Peacock, Princeton University Press, 2000, ISBN 0691006598.
  • Katz, Victor J., A History of Mathematics: An Introduction, Addison Wesley, 1998, ISBN 0321016181.
  • Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), Encyclopedia of the History of Arabic Science, Routledge, ISBN 0415124107

Collegamenti esterni

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