Comma (legge)
Il sostantivo "comma" (singolare maschile) deve la propria origine a quell'antico omonimo segno di interpunzione che può essere considerato un antenato della moderna virgola.
Oggi, con il termine comma viene denominata, in diritto, una parte di un articolo di legge, di un regolamento o di qualsiasi altro atto dal valore normativo, che termina con il punto.
Nella tradizione legislativa italiana i commi non erano, in passato, numerati, sicché ad essi si faceva riferimento con il numero ordinale all'interno dell'articolo (ad esempio, "articolo 4, secondo comma"). Esisteva anche un altro metodo, più risalente nel tempo, in base al quale il primo comma dell'articolo era denominato alinea e i successivi capoversi[1]; questi ultimi venivano poi designati con il numero ordinale (sicché "articolo 4, primo capoverso" equivale ad "articolo 4, secondo comma" ed "articolo 4, alinea" ad "articolo 4, primo comma"). Tali metodi sono stati sostituiti, nella tecnica legislativa più recente, dalla numerazione progressiva dei commi con numeri cardinali, invariabili in caso di successiva inserzione di commi all'interno dell'articolo (infatti, un ipotetico nuovo comma inserito tra il 2 e il 3 sarebbe designato come 2-bis, in modo da lasciare inalterata la numerazione dei commi che seguono).
Note
- ^ L'attuale tecnica legislativa italiana usa ancora queste denominazioni ma con differente significato