Sonata in si minore (Liszt)
Template:Composizione La Sonata in si minore è un'opera pianistica del compositore ungherese Franz Liszt. Fu scritta a Weimar tra il 1852 e il 1853 e pubblicata nel 1854 da Breitkopf & Hartel a Lipsia, con dedica a Schumann (il quale aveva a sua volta dedicato a Liszt la Fantasia op. 17).
Storia
L’annoso problema dell’esaurirsi della vitalità delle forme ampie, quali la sonata e la sinfonia, fu molto pressante nella mente di Liszt, specie dopo che questi lasciò la carriera di virtuoso del pianoforte per ritirarsi alla corte di Weimar, dove si dedicò alla composizione e si adoperò per far conoscere le nuove correnti d’avanguardia della musica. La soluzione che si offrì alla sua mente fu la medesima sia per le composizioni orchestrali che per il pianoforte: la forma ciclica, che consentiva di porsi sulla scia della forma sonata, adottandone e, al tempo stesso, modificandone i principi costitutivi. Un solo movimento di ampie proporzioni riassumeva in sé la tradizionale tripartizione della forma sonata (esposizione, sviluppo e ripresa), assieme alla suddivisione in più movimenti, trovando una nuova unità ed omogeneità attraverso il principio dell’elaborazione tematica (questo un debito nei confronti di Beethoven).
Creatore del poema sinfonico, cioè di qualcosa che si pone decisamente contro la costruzione "illuministica" della forma sonata (e contro la stessa sinfonia, che della forma sonata è talvolta dilatazione), Liszt si cimenta con la composizione di una sonata tenendo conto solo in minima parte dei presupposti formali che questo tipo di creazione artistica comporta. Egli infatti affronta la composizione pianistica seguendo del tutto modalità timbriche peculiari della scrittura sinfonica (e ciò non è vero solo per la Sonata): il pianoforte non è più semplicemente uno strumento, ma in mano al virtuoso diviene la condensazione di un'orchestra.
Liszt condivideva con Schumann la consapevolezza che scrivere una sonata a metà del XIX secolo aveva un sapore inattuale e di confronto con la storia della musica. Questa propensione ad attribuire uno sviluppo polivalente ad un unico nucleo tematico poteva ravvisarsi già nella Fantasia quasi Sonata. Un altro precedente in questo senso può essere indicato nella Fantasia in do maggiore di Franz Schubert, che Liszt trascrisse per pianoforte e orchestra nel 1851.
D'altronde, Liszt quando affronta la composizione della Sonata ha già al proprio attivo i primi Studi di esecuzione trascendentale, le prime raccolte di Années de Pélerinage, e ancora Mazeppa e alcune Parafrasi da opere: tutte musiche che hanno al loro interno un programma, e non si può non riconoscere che anche la Sonata in si minore sia influenzata da tale prassi. Dunque quest'opera è un vero e proprio "pezzo unico", più affine al poema sinfonico che alla musica pianistica di Beethoven, il quale rifugge sdegnosamente (essendo il romanticismo ai suoi primi vagiti) gli eroici furori lisztiani.
Questo è, forse, il milieu creativo nel quale va inquadrato l'ascolto della Sonata in si minore. Soppiantata la forma consueta di sonata, Liszt inserisce una struttura ciclica - ritroviamo un processo affine in Wagner, al quale la Sonata piacque molto, e in Franck - che vede ritornare spunti e temi per tutta l'opera, che combina al suo interno gli elementi musicali del recitativo, della fantasia e della variazione.
Analisi della composizione
Nelle prime diciassette battute della Sonata di Liszt è già esposto il materiale melodico su cui si fonda l’intera composizione. Ma anche senza un riferimento extra-musicale, questa composizione rimane un gioiello di coerenza che regge benissimo anche analizzata da un punto di vista puramente musicale. Questa creazione risulta innovativa - oltre che per l'intelaiatura dei quattro temi principali, che si frantumano in una successione agogica che annovera quattordici stacchi di tempo diversi. Infine, le innumerevoli indicazioni dinamiche indugiano sui cromatismi ed evitano le cadenze.
L’opera si apre con un lento assai di sette battute - un primo motivo (A) - costruito sulla scala ungherese discendente. Il ruolo di questa scala iniziale "non è riconducibile a modelli formali della tradizione"; esso "ritorna in forme sempre diverse nel corso della Sonata, nelle svolte formali decisive, e riappare alla fine, in una conclusione sospesa e priva di catarsi risolutrice [...]] alle soglie del silenzio"[1] Subito dopo vi è lo scatto dell'allegro energico, tema volitivo, caratterizzato da intervalli di settima discendenti e incentrato su due motivi complementari, il primo (B) con profilo teso e vibrante, il secondo (C) dal registro minaccioso e grave. Subito dopo un altro Tema brusco sarcastico, in netto antagonismo con il precedente, che ingaggia una violenta battaglia che culmina in un folgorante passo d’ottave, seguito di nuovo dalla scala ungherese, questa volta armonizzata. Tutto ciò prelude ad un Grandioso, con nuovo elemento Tematico; ampiamente solenne e lirico. C’è poi la ricomparsa del tema Volitivo, qui però dolce, con grazia, che viene interrotto da tema brusco.
Improvvisamente quest’ultimo si trasforma in una melodia di “Notturno” che si sviluppa a lungo, e termina in una cadenza piano densa di trilli. Di nuovo battaglia dei due temi principali (volitivo e sarcastico) a tratti attraversati dalla scala ungherese con aumentazioni, moto contrario. Recitativi e tema del Grandioso si alternano, poi ritorna brevemente l'episodio “sarcastico” sorvolato dal “volitivo” che fluiscono in Andante sostenuto che introduce il Quasi Adagio. Melodia derivata dal tema Sarcastico, intervallata dal Grandioso e in brevi momenti dal Volitivo. Vi è un grande sviluppo tematico, che si conclude con la scala discendente.
Attacca subito l'“Allegro Energico” , fugato a 2 soggetti e 3 voci che altro non sono i due temi principali, trattati con grande maestria ed ingegno, secondo le regole del più ardito Contrappunto, con artifici quali il moto contrario retrogrado. Fugato che conduce ad una cosiddetta "ripresa”. Qui ancora battaglia, i temi si affrontano e si alternano; si ripresenta il Notturno che porta ad un Quasi Presto che infine sfocia in un vero e proprio Presto, dove abbiamo una scala ungherese , che prelude un Prestissimo, volitivo, che termina sul Grandioso.
La composizione termina con un Lento assai e in pianissimo: quasi un arrendersi del pensiero musicale di fronte al Silenzio. Un finale problematico, moderno, inquietante: del resto tutta la Sonata ha un tono drammatico, a tratti macabro, con rari momenti lirici. La musica si estingue in maniera cupa, spettrale, con lo stesso spunto tematico con cui era iniziata.
Simbologia
Assimilabile per la concezione ai poemi sinfonici scritti da Liszt negli stessi anni, in questa sonata è stato spesso cercato un programma letterario e molti vi hanno riconosciuto un riferimento ai personaggi faustiani di Goethe. La Sonata sarebbe ispirata da un tema caro al compositore: quello del dualismo, dello sdoppiamento della personalità in Faust-Mefisto che ritorna in altre sue composizioni (la Faust Symphonie del 1857 e i Mephisto Valzer).
Curiosità
- In un primo momento Liszt aveva ideato un altro finale per la Sonata, in fortissimo, sfavillante e cristallino; poi optò per la soluzione in pianissimo che si ricollega all’inizio del brano, che si apre e chiude con la scala ungherese discendente.
- Alcuni studiosi hanno trovato dei riferimenti a Satana e al Satanismo in questa composizione, quali ad esempio: i 3 sol iniziali; sol che è sesto grado di si minore, riferimento al 666.
Note
- ^ Paolo Petazzi, Percorsi della ricerca di Liszt, in Franz Liszt, Sonata in si minore, Maurizio Pollini al pianoforte - libretto - Deutsche Grammophon Gmbh, Amburgo.