La pepita è un pezzo di oro nativo di genesi naturale. Spesso le pepite si concentrano nei corsi d'acqua e vengono ritrovate dai cercatori d'oro fluviale, ma possono essere anche rinvenute in depositi residuali dove le vene o i filoni auriferi si sono esauriti. Le pepite possono trovarsi anche nei cumuli degli scarti di laveria di precedenti operazioni minerari, specialmente di quelle lasciate da draghe per la ricerca dell'oro.

Pepita.

Purezza e classificazione

La loro purezza non raggiunge mai i 24 carati ma si aggira piuttosto sui 20-22K (all'incirca da 83% a 92%).

Le pepite sono classificate in base alla loro "purezza": per esempio una "purezza 865" indica la presenza di 865 parti su mille di oro. Le impurità più comuni sono l'argento e il rame. Le pepite con un alto tenore d'argento sono note con il nome di elettro.[1]

Pepite notevoli

 
La Welcome Stranger e i suoi scopritori.

La più grande pepita d'oro mai trovata fu la Welcome Stranger, rinvenuta a Moliagul (Victoria, Australia) nel 1869 da John Deason e Richard Oates. Pesava al lordo più di 78.38 kg e restituì un netto di 71.04 kg.[2] La più grande pepita ancora integra è la Hand of Faith, trovata nel 1980 grazie a un metal detector.

Note

  1. ^ Gold: Its Geological Occurrence and Geographical Distribution by J. Malcom McLaren.
  2. ^ Memoirs of the Geological Survey of Victoria, No. 12, by E.J. Dunn, pubblicato nel 1912.

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