William Shakespeare
William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, battezzato il 23 aprile[1] 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile[1] 1616) è stato un drammaturgo e poeta inglese[2]. È considerato uno dei più importanti drammaturghi di sempre, nonostante esistano diverse teorie che affermano che non sia mai esistito o addirittura che abbia origini italiane. Questa teoria è stata fondata sulle sorprendenti conoscenze che lo scrittore dimostrava di avere sugli usi italiani, e in particolare siciliani. Delle sue opere ci sono pervenuti circa 38 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di altri poemi. Benché fosse già molto popolare in vita, divenne enormemente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da numerosi ed importanti personaggi dei secoli seguenti; è spesso considerato inoltre il poeta rappresentativo del popolo inglese [3], soprannominato anche il Bardo dell'Avon (o semplicemente Il Bardo[4]) oppure il Cigno dell'Avon[5].

Studiosi ortodossi [senza fonte] sostengono che scrisse la maggior parte dei suoi lavori tra il 1586 e il 1612, benché la cronologia esatta delle sue opere sia ancora al centro di numerosi dibattiti, così come la paternità di alcune di esse. È considerato uno dei pochi scrittori capaci di eccellere sia nelle tragedie sia nelle commedie, oltre ad essere uno dei pochi capaci di combinare il gusto popolare con la complessa caratterizzazione dei personaggi, poetica e profondità filosofica.
Le sue opere sono state tradotte nelle maggiori lingue e inscenate in tutto il mondo. Inoltre è lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese[6] e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nella lingua quotidiana inglese. Negli anni, molti studiosi si sono interessati alla vita di Shakespeare, portando alla luce questioni riguardo alla sua sessualità e religiosità. Curiosamente Shakespeare è morto lo stesso giorno del grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes.
Biografia
La mancanza di notizie biografiche su William Shakespeare è stata a lungo oggetto di dibattito fin dal XVIII secolo, tanto da far ipotizzare l'attribuzione delle opere a diversi autori. Lo studioso settecentesco George Steevens affermava come le uniche cose certe sul Bardo fossero il suo luogo di nascita e morte e poche altre informazioni anagrafiche [7]. Nei secoli seguenti, tuttavia, sono emersi tali e tanti documenti al riguardo da poter scartare le ipotesi più fantasiose e da far affermare a Samuel Schoenbaum, uno dei suoi più recenti biografi, che della sua vita ormai si conosce più d'ogni altro drammaturgo suo contemporaneo[nb 2].
I primi anni
Shakespeare visse a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, un periodo in cui si stava realizzando il passaggio dalla società medioevale al mondo moderno. Nel 1558 sul trono del regno era salita Elisabetta I d'Inghilterra, inaugurando un periodo di fioritura artistica e culturale che da lei prese il nome.
Documentata al giorno 26 aprile 1564 è la data di battesimo di William Shakespeare a Stratford-upon-Avon, in Inghilterra, figlio di John Shakespeare, fabbricante di guanti, proveniente da una famiglia di contadini e piccoli proprietari terrieri (yeomen) del Warwickshire, e di Mary Arden, figlia del nobile Robert Arden di Wilmcote, nella cui tenuta il nonno del Bardo, Richard Shakespeare, era mezzadro. Non è documentata la data di nascita che tradizionalmente si suppone sia avvenuta tre giorni prima[nb 2][nb 3][nb 4], il 23 aprile, giorno in cui si festeggia San Giorgio, patrono dell'Inghilterra.
Suo padre, persona di discreta importanza nel suo paese, negli anni seguenti cadde in disgrazia: fu sottoposto ad indagine per aver partecipato al mercato nero della lana, ed in seguito perse la sua posizione di funzionario locale (nel 1568 aveva assunto la carica di balivo). Esistono alcuni indizi che entrambi i rami della famiglia avessero simpatie per la Chiesa Cattolica Romana.
William probabilmente frequentò la prestigiosa "King's New School" locale. Non ricevette un'educazione molto estesa ma conosceva la logica, la grammatica, la retorica e soprattutto il latino. Non si può inoltre affermare con certezza che frequentò l'università. Quando nel 1576 la famiglia ebbe dei problemi economici, William non solo aiutò il padre nei suoi affari ma si fece assumere anche come "assistant master" nella scuola locale.
Dopo il suo matrimonio con Anne Hathaway, il 27 novembre 1582, a Stratford-upon-Avon (testimoniato da Fulk Sandalls e John Richardson) che, considerata la data di nascita della prima figlia è probabile sia stato affrettato dalla gravidanza della sposa, poco si sa sulle attività di William Shakespeare, fino alla sua comparsa sulla scena letteraria inglese.
Il 26 maggio 1583 la prima figlia di Shakespeare, Susannah, venne battezzata a Stratford. Due anni dopo, il 2 febbraio 1585, vennero battezzati due gemelli: un maschio, Hamnet (che morì a undici anni), e una femmina, Judith. La figlia di Judith e del vinaio Thomas Quinley, Elisabeth, sarà l'ultima discendente della famiglia.
Nel periodo dal 1585 al 1591 (chiamato dai biografi "gli anni perduti") non si dispongono di altri documenti. Si suppone che in questi anni il giovane Shakespeare si sia trasferito a Londra, lavorando come attore e scrittore.
L'ascesa al successo
Diversi documenti del 1592 ci informano del successo di Shakespeare in ambito teatrale. Sappiamo che sue opere sono già state rappresentate dalle compagnie dei conti di Derby, di Pembroke e del Sussex; si ha notizia, inoltre, della rappresentazione il 3 marzo 1592 della prima parte dell'Enrico VI.
La fama di Shakespeare era in ascesa vertiginosa, tanto da attirarsi le gelosie dei colleghi più anziani. Proprio in quest'anno Robert Greene gli dedicò la celebre invettiva:
«Un corvo parvenu, abbellito dalle nostre piume, che con la sua "Arte di tigre nascosta da un corpo d'attore"[8] ritiene d'essere capace quanto il migliore di voi di tuonare in pentametri giambici; ed essendo un faccendiere affaccendatissimo, è secondo il suo giudizio l'unico 'Scuoti-scene'[9] del paese»
Negli anni 1593-94, a causa di una epidemia di peste, i teatri inglesi rimasero chiusi. Shakespeare, in questo periodo, pubblicò i due poemi Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia. Dal 1594 entra nella compagnia dei "servi del Lord Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men), della quale facevano parte Richard Burbage e William Kempe.
Nel 1596 muore il figlio maschio (Hamnet) che fu sepolto l'11 agosto 1596. A causa della somiglianza fra i nomi, alcuni sospettano che la sua morte abbia ispirato l'Amleto, benché in verità questa tragedia sia stata scritta probabilmente quattro anni dopo e, d'altra parte, il nome Hamnet o Hamlet fosse a quei tempi piuttosto comune. Shakespeare lo aveva infatti imposto al figlio come segno di rispetto per il padrino di battesimo, che appunto si chiamava Hamnet, come risulta dai registri parrocchiali.
Nel 1597 William comprò da William Underhill per sessanta sterline una residenza a Stratford, The New Place, composta da "due granai, due giardini, due frutteti, con annessi". La casa, la più grande di Stratford a quei tempi, era stata infatti costruita da un eminente cittadino della generazione precedente, Sir Hugh Clopton. Quest'acquisto testimonia il notevole guadagno che Shakespeare aveva ottenuto con la sua attività teatrale.
Il trionfo e gli ultimi anni
Per il 1598 Shakespeare si era trasferito nella diocesi di St. Helen's Bishopgate, ed appariva in cima ad una lista di attori (Every man in his Humor) prodotta da Ben Jonson. Shakespeare divenne azionista (circa del 10%) della compagnia teatrale di cui faceva parte, conosciuta come The Lord Chamberlain's Men - la compagnia prendeva il nome, come altre di quel periodo, dal suo sponsor aristocratico. Essa, soprattutto grazie all'opera di Shakespeare, era talmente popolare da far si che, dopo la morte di Elisabetta I e l'incoronazione di Giacomo I (1603), il nuovo monarca adottasse la compagnia che si fregiò così del titolo di The King's Men (Uomini del re) nella quale Shakespeare ricoprì il ruolo di amministratore, oltre a quelli di drammaturgo e attore. Vari documenti che registrano affari legali e transazioni economiche mostrano che la ricchezza di Shakespeare si accrebbe di molto nei suoi anni londinesi.
Intorno al 1611 si ritirò nella sua città natale, Stratford. L'11 settembre "Mr. Shackspere" figura sulla lista dei contribuenti che dovranno pagare l'imposta per la manutenzione delle strade reali[nb 5].
Nel maggio del 1612 Shakespeare venne convocato a Londra per testimoniare nella causa "Mountjoy-Bellott", che opponeva due fabbricanti di parrucche londinesi, Christopher Mountjoy e il genero Stephen Bellott. Gli atti del processo sono giunti fino ai nostri giorni, al termine di quelli che contengono la deposizione di Shakespeare è presente la sua firma[10].
Nel 1613 Shakespeare acquista una casa a Londra per 140 sterline (di cui 80 in contanti), si tratta dell'ex portineria dell'abbazia dei Frati Neri (Blackfriars), dunque non lontano dall'omonimo teatro[nb 5].
Il 25 marzo 1616 Shakespeare fa testamento: la maggior parte delle sue sostanze va alla figlia Susanna e al marito; all'altra figlia, Judith, lascia alcune somme in denaro con clausole cautelative; alla moglie viene lasciato "l'usufrutto della seconda camera da letto" nella casa a New Place; lascia poi oggetti e piccole somme per l'acquisto di anelli ricordo a conoscenti di Stratford e agli attori Richard Burbage, John Heminge e Henry Condell[nb 4].
Shakespeare muore il 23 aprile del 1616, e viene seppellito nel coro della chiesa parrochiale di Stratford "Holy Trinity". Restò sposato ad Anne fino alla morte. A proposito della sua morte Richard Davies scrisse: "He died a papist" (morì da cattolico), la frase potrebbe confermare la circostanza che egli fosse cattolico o indicare una sua successiva conversione al cattolicesimo.
L'epitaffio sulla sua tomba recita: "Cura, dolce amico nell’amore di Gesù/di smuovere la polvere qui contenuta /benedetto colui che custodisce queste pietre/e maledetto colui che disturba le mie ossa". Il monumento funebre fu realizzato alcuni anni dopo la morte del Bardo da uno scultore olandese, ed è uno dei pochi ritratti attendibili che siano giunti fino a noi.
L'opera
L' opera poetica e drammaturgica di Shakespeare costituisce una parte fondamentale della letteratura occidentale, è continuamente studiata e rappresentata in ogni parte del globo. Per ciò che riguarda i testi teatrali, per la loro natura di opere destinate alla rappresentazione pubblicate fortunosamente, non possono essere considerati alla stessa stregua di testi letterari, ma tutt'al più copioni, strumenti dell'arte mutevole della recitazione. Non a caso (e con poche eccezioni filologiche), è tuttora costume di ogni rappresentazione scespiriana di adattare, volta per volta, il testo alle necessità sceniche, operando tagli o omettendo intere scene. Ognuno dei drammi può essere considerato come la fotografia di un determinato momento nella elaborazione di uno spettacolo, condizionato da molti fattori, nel quale il ruolo di Shakespeare fu non solo quello del fornitore di copioni originali o magistralmente riscritti, ma spesso anche dell'organizzatore teatrale e dell'impresario, attento ai mutevoli gusti del pubblico e pronto ad adattare ogni scena alle necessità del momento, ai vincoli della censura o al particolare talento di un attore.
Gli inizi e i primi drammi storici
Inizialmente, come era tradizione in età elisabettiana, Shakespeare collaborò con altri alla stesura dei copioni per gli attori, nello stesso modo in cui oggi vengono realizzate le sceneggiature cinematografiche. La tragedia Tito Andronico (composta con molta probabilità tra il 1589 ed il 1593) è una di queste 'sceneggiature teatrali' scritta più mani, nella quale tuttavia l'apporto di Shakespeare, allora non ancora trentenne e all'inizio della sua carriera, fu senz'altro determinante, nonostante la paternità dell'opera sia stata a lungo messa in dubbio. Secondo un drammaturgo di fine seicento, «egli si è limitato soltanto a perfezionare con il suo magistrale tocco uno o due dei personaggi principali[11]». Aderente al genere della tragedia di vendetta che con la Spanish Tragedy di Thomas Kyd aveva avuto in quegli anni uno straordinario successo, l'opera si rifà a Seneca e Ovidio, mantenendo del primo la struttura tragica e del secondo un linguaggio e un tono elegiaco che rimandano alle Metamorfosi. L'impronta ovidiana era già evidente ai contemporanei, come il Meres, il quale afferma che «la dolce anima arguta di Ovidio vive nel mellifluo Shakespeare», e segnala già dall'inizio la sensibilità e la perizia di uno Shakespeare poeta drammatico, grande innovatore del teatro e della letteratura inglese ma costantemente ancorato a modelli classici. Quando il Titus fu pubblicato nel 1594, come molti altri drammi del periodo senza l'indicazione di un autore, era già stato rappresentato da piccole compagnie come i Derby's (o Lord Strange's) Men, i Pembroke's Men e i Sussex' Men[nb 6].
Allo stesso modo nascono i quattro drammi intorno al regno del Lancaster Enrico VI, i primi drammi storici della letteratura inglese. Enrico VI, parte I (composto tra il 1588 e il 1592), potrebbe essere la prima opera di Shakespeare, sicuramente messa in scena (se non commissionata) da Philip Henslowe. Al successo della prima parte fanno seguito Enrico VI, parte II, Enrico VI, parte III e Riccardo III, costituendo a posteriori una tetralogia sulla guerra delle due rose e sui fatti immediatamente successivi. Opere in diversa misura composte a più mani attingendo copiosamente dalle Cronache di Raphael Holinshed (ma sempre più segnate dallo stile caratteristico del drammaturgo), descrivono i contrasti tra le dinastie York e Lancaster, conclusi con l'avvento della dinastia Tudor di cui discendeva la allora regnante Elisabetta I. Nel suo insieme, prima ancora che celebrazione della monarchia e dei meriti del suo casato, la tetralogia appare come un appello alla concordia civile[nb 6]. Una particolarità sostanziale nel Riccardo III, oltre alla grande quantità di anacronismi, è nel ruolo del re gobbo, che a differenza dei protagonisti degli altri drammi giganteggia sulla scena, pronunciando circa un terzo delle battute.
Un'altra opera a cui Shakespeare collaborò (ma solo in piccola parte) fu il dramma mai rappresentato Sir Thomas More, incappato subito nella censura che ne impose tali e tanti tagli da renderne impossibile la rappresentazione. Stampato per la prima volta nel 1844, è un esempio della perizia degli uomini di teatro elisabettiani in questo genere di scrittura collaborativa, in cui, nonostante le diverse mani e le numerose revisioni e aggiunte, l'insieme ha una struttura coerente ricca di rimandi e di corrispondenze. [nb 6]
La produzione di opere storiche riguardanti le origini della dinastia regnante andò di pari passo con il successo suscitato da tale genere. Edoardo III, attribuibile a Shakespeare solo in parte, offre un esempio positivo di monarchia, contrapposto a quello del Riccardo III. Re Giovanni, abile riscrittura shakespeariana di un copione pubblicato nel 1591 (The Troublesome Reign of King John) e già utilizzato dai Queen's Men, narra di un monarca instabile e tormentato e dei discutibili personaggi che lo circondano.
I drammi eufuistici
Di datazione controversa, ma collocabili prima delle opere della maturità, sono un piccolo gruppo di commedie (La bisbetica domata, La commedia degli errori, I due gentiluomini di Verona, Pene d'amore perdute, Sogno di una notte di mezza estate) e la tragedia Romeo e Giulietta. In tutti questi drammi è forte l'influenza dell'eufuismo, ed emerge un nuovo genere: la commedia italiana, ispirata ai testi dei letterati rinascimentali e alle ambientazioni della penisola.
In tutte queste opere, compresa la tragedia Romeo e Giulietta, è presente il wit, gioco letterario basato sulle sottigliezze lessicali. Shakespeare riesce a rendere i giochi di parole, gli ossimori, le figure retoriche, come strumenti espressivi. Il gioco di parole raffinato non è mai fine a sé stesso, ma inserito a creare voluti contrasti tra l'eleganza della convenzione letteraria e i sentimenti autentici dei personaggi. Esempi di un tale contrasto sono ravvisabili appunto anche in Romeo e Giulietta, dove gli stilemi del linguaggio sono utilizzati per sottolineare stati d'animo tutt'altro che giocosi (un esempio è la scena di Giulietta con la Balia, al momento di apprendere la notizia dell'esilio di Romeo).
I poemi non drammatici
Negli anni dal 1592 al 1594 a Londra infuriò la peste, provocando la chiusura dei teatri. Shakespeare, nell'attesa di riprendere la sua attività sul palcoscenico, scrive alcuni poemi, di diverso stile. Venere e Adone, pubblicato nel 1593, fu ristampato numerose volte ed ebbe un notevole seguito. Lo stupro di Lucrezia, registrato l'anno seguente, ebbe un successo molto inferiore. Negli anni seguenti Shakespeare continuò occasionalmente a scrivere poemi e sonetti, perlopiù diffusi nella cerchia delle sue amicizie.
Nel 1609 l'editore Thomas Thorpe stampa senza il consenso dell'autore Sonnets, una raccolta di 154 sonetti di William Shakespeare. Scritti presumibilmente tra il 1593 e il 1595, i sonetti sono di una validità artistica tale che da soli basterebbero per assicurare a Shakespeare un posto rilevante nella storia della letteratura inglese.
La critica ha suddiviso sommariamente la raccolta in due grossi tronconi: la prima parte è dedicata a un non meglio specificato "fair friend" (bell'amico, sonetti 1-126), la seconda ad una "dark lady" (donna bruna, misteriosa, sonetti 127-154); tra questi possiamo poi individuare la sequenza del "poeta rivale" (sonetti 76-86).
Thorpe appose una dedica nell'opera in cui ringraziava l'autore e un fantomatico "begetter" (l'"ispiratore" dei versi della prima parte, ma per alcuni semplicemente il "procacciatore" della copia fraudolenta). Molto si è dibattuto e indagato per scoprire l'identità di questa persona; la critica storicamente si è divisa principalmente su due candidati: il Conte di Southampton Henry Wriothesly e William Herbert.
I sonetti, trasfigurando nel mezzo letterario gli stati d'animo dell'autore, rappresentano l'unica opera autobiografica di Shakespeare; d'altra parte, come sottolineato da diversi critici, l'intera raccolta è da considerarsi anche come libro filosofico colmo di implicazioni meditative.
Il secondo ciclo storico
Nel 1594 Shakespeare trova una situazione per lui molto propizia. La peste e l'inasprirsi della censura hanno prodotto la scomparsa di molte compagnie, tra cui i celebri Queen's Men. Nascono nuove realtà teatrali che ne raccolgono i migliori talenti, e in una di queste, i "servi del Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men) egli prende parte come autore e azionista. La abilità del drammaturgo e uomo di teatro di identificare i temi più richiesti e il suo talento nella riscrittura dei copioni perché non incappino nei tagli del Master of the Revels (il maestro di cerimonie incaricato di supervisionare le opere rappresentate) gli assicurano in questo periodo una rapida ascesa al successo.
Nacque per i Chamberlain's la seconda serie di drammi storici inglesi, il Riccardo II, le due parti dell'Enrico IV e Enrico V. Fu determinante per il successo dei drammi l'introduzione di personaggi fittizi a cui il pubblico si affezionò, come Falstaff.
Tragicommedie e commedie romantiche
Seguì un nutrito gruppo di commedie, caratterizzate per i toni a volte più scuri e propri di un tragicommedia come Il mercante di Venezia e Molto rumore per nulla, altre più leggere (e definite commedie romantiche): Come vi piace, La dodicesima notte, Le allegre comari di Windsor.
Giulio Cesare e i drammi dialettici
Ormai il drammaturgo è riconosciuto e famoso, e negli anni a cavallo tra i due secoli riesce ad esprimersi al massimo delle sue potenzialità creative, facendo rappresentare al Globe moltissimi dei suoi drammi tra cui il Giulio Cesare, precursore di altre opere di argomento romano, e un nuovo tipo di tragedia: l'Amleto. Il problem play, dramma dialettico, segna un nuovo modo di intendere la rappresentazione, in cui i personaggi esprimono compiutamente le contraddizioni umane, dando voce alle problematiche di un'epoca che si è ormai distaccata completamente dagli schemi medioevali.
La transizione è un passaggio definitivo, che influenzerà la produzione successiva, sia tragica (Troilo e Cressida) che dei drammi a lieto fine come Tutto è bene quel che finisce bene e Misura per misura.
Le grandi tragedie
Il 1603 segna una svolta storica per il teatro inglese. Salito al trono, Giacomo I promuove un nuovo impulso delle arti sceniche, avocando a sé la migliore compagnia dell'epoca, i Chamberlain's Men, che da quel momento si chiameranno The King's Men. A Giacomo I Shakespeare dedicò alcune delle sue opere maggiori, scritte per l'ascesa al trono del sovrano scozzese, come Otello (1604), Re Lear (1605), Macbeth (1606, omaggio alla dinastìa Stuart), e La tempesta (1611, che include tra l'altro una "maschera", interludio musicale in onore del re che assistette alla prima rappresentazione).
Le tre ultime tragedie risentono della lezione di Amleto, sono drammi che restano aperti, senza ristabilire un ordine ma generando casomai ulteriori interrogativi. Ciò che conta non è l'esito finale, ma l'esperienza, l'essere maturi (ripeness is all), come afferma Edgar nel quinto atto del Re Lear (parafrasando Amleto, the readiness is all). Ciò a cui si dà maggiore importanza è l'esperienza catartica dell'azione scenica, piuttosto che la sua conclusione.
I drammi d'argomento classico
I drammi di argomento classico sono l'occasione per affrontare il tema politico, calato nella dimensione della storia antica, ricca di corrispondenze con la realtà britannica, ma con la possibilità di assumere una valenza universale. In Antonio e Cleopatra l'utilizzo di una scrittura poetica sottolinea la grandiosità del tema, le vicissitudini storiche e politiche dell'impero romano, non limitandosi a raccontare della tragedia privata dei protagonisti. Coriolano è occasione per affrontare il tema del crollo dei potenti, l'indagine sui vizi e sulle virtù. Viene data voce ad una intera comunità (cittadini, servitori, senatori senza nome) come in una sorta di coro. Timone d'Atene, probabilmente scritto in collaborazione con Thomas Middleton, contiene allo stesso tempo la coscienza dei rischi di un individualismo moderno e la denuncia (fatta per bocca del misantropo Timone) della corruzione, del potere dell'oro, gialla carogna che farà diventare bianco il nero, bello il brutto.
I drammi romanzeschi
Negli ultimi anni della produzione scespiriana, il mondo del teatro londinese subisce un cambiamento sensibile. Il pubblico aristocratico e della nuova borghesia agiata non frequentava più i grandi anfiteatri, ma teatri più raccolti come il Blackfriars. Le richieste di tale pubblico andavano più nella direzione dell'intrattenimento che non del coinvolgimento nella rappresentazione. Shakespeare, sempre attento ai cambiamenti del gusto e della sensibilità dei suoi spettatori, produce dei nuovi drammi, i cosiddetti romances, "drammi romanzeschi". Nascono Pericle, principe di Tiro, Cimbelino, Il racconto d'inverno, La tempesta, I due nobili cugini.
L'ultimo dramma storico
Un discorso a parte merita Enrico VIII, l'ultimo grande rifacimento di un dramma storico già in cartellone per le compagnie rivali. La versione di Shakespeare (aiutato probabilmente da Fletcher) arricchiva e perfezionava la vicenda, riprendendo i temi della produzione precedente, dalla cronaca storica e nazionale al dramma morale, riprendendo lo stile dell'età elisabettiana nel momento in cui quell'epoca era giunta al termine.
Identità e paternità
Ipotesi del genere nascono da ignoranza e da pregiudizi. Shakespeare, che da ragazzo aveva frequentato la Grammar School, sapeva almeno leggere il latino e inoltre avrebbe potuto conoscere qualcosa del mondo romano attraverso le traduzioni dei classici; un po' di francese lo aveva forse appreso dalla famiglia di rifugiati presso la quale aveva abitato, e le maniere dell'alta società avrebbe potuto impararle dal Conte di Southampton (uno dei possibili candidati al titolo di "vero autore") oppure facendo ricorso alla sua intelligenza pronta e duttile. I vari metodi usati per dimostrare che le opere furono scritte da qualcun altro (esame di cifrari, crittogrammi, contraffazioni) non hanno alcuna consistenza di fronte alla testimonianza di Jonson, che chiama Shakespeare "dolce cigno di Avon", o alla poesia inclusa nel primo in-folio e scritta da Leonard Digges, figliastro dell'esecutore testamentario del poeta.»
I più recenti studi scespiriani affermano ormai senza alcun dubbio che lo Shakespeare nato a Stratford on Avon sia l'autore materiale delle opere che gli furono attribuite. Tuttavia, in passato, a causa della scarsità di notizie sulla sua vita e la sua istruzione, sono stati avanzati diversi dubbi sull'identità del drammaturgo. A partire dal XVIII secolo questi temi sono stati ampiamente e accanitamente dibattuti dagli studiosi e non.
In particolare come autori delle opere sono state avanzate le candidature di:
- Edward de Vere, 17° conte di Oxford, colto nobiluomo della corte elisabettiana che avrebbe potuto continuare la propria giovanile attività poetica sotto uno pseudonimo per motivi di decoro. I sostenitori di questa ipotesi prendono il nome di oxfordiani; essendo de Vere morto nel 1604, essi assumono estremi di composizione delle opere differenti rispetto alla cronologia stratfordiana.
- William Stanley, sesto Conte di Derby, genero di Edward de Vere.
- Francesco Bacone, celebre filosofo e scrittore, che avrebbe scritto le opere teatrali sotto uno pseudonimo.
- Christopher Marlowe, altro autore teatrale che non sarebbe morto nel 1593 come si ritiene, ma avrebbe svolto attività di spionaggio per la corona e avrebbe continuato la propria attività letteraria con un falso nome.
Sono stati fatti, tra gli altri, anche i nomi di Ben Jonson, Thomas Middleton, sir Walter Raleigh, forse in collaborazione con Bacone, Mary Sidney contessa di Pembroke, e persino della stessa regina Elisabetta I.
Una recente ipotesi giornalistica riguarda un tale Michelangelo Florio Crollalanza. Linguista e nato a Messina nello stesso anno (1564), figlio di Giovanni Florio e Guglielma Crollalanza (dal cognome della madre avrebbe tradotto Shakespeare), sarebbe stato costretto a fuggire presso un parente in Inghilterra a causa della sua fede calvinista. Questa tesi ha avuto un limitato rilievo giornalistico [12], ma nessun riscontro in campo accademico.
Debiti intellettuali e fonti
Sterminata è la ricchezza delle fonti da cui Shakespeare ha tratto ispirazione. La grande maggioranza dei suoi lavori sono rielaborazioni di opere precedenti; inoltre, non rado è il caso in cui Shakespeare attinga a gruppi separati di narrazioni per intrecciarle tra loro[13]. Oltre che per il tema delle sue opere, Shakespeare ha tratto spunti e materiale per i suoi dialoghi e monologhi da innumerevoli autori precedenti, tanto che Ralph Waldo Emerson, nel suo saggio su Shakespeare, scrisse:
Fra le fonti di Shakespeare spiccano Plauto, Holinshed, Goffredo di Monmouth, Saxo Grammaticus, che gli offrono temi per i drammi storici, e anche per Re Lear e Amleto; poi Chaucer, Greene, tra i francesi Belleforest, ma sono molti anche gli autori italiani utilizzati come risorse e ispirazione: Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Matteo Bandello, Baldassarre Castiglione, Giambattista Giraldi Cinzio,Torquato Tasso. Non bisogna dimenticare, inoltre, che molte delle sue opere furono riscritture di allestimenti delle compagnie rivali (ad es: Amleto, Troilo e Cressida, Re Lear), o adattamenti di materiali di provenienza non teatrale alle esigenze della scena[nb 5].
Tra la moltitudine di fonti a cui ha attinto direttamente o indirettamente Shakesepare, è possibile individuare quattro filoni principali[nb 5]:
- Gli elisabettiani
- Il primo punto di riferimento sono evidentemente le opere dei contemporanei[nb 5], le opere teatrali, ma anche i romanzi e i poemi.
- Alcuni esempi di opere utilizzate come fonte d'ispirazione sono i romanzi Rosalynde di Thomas Lodge per Come vi piace; Pandosto o il trionfo del tempo di Robert Greene per Il racconto d'inverno; Arcadia di Philip Sidney per Re Lear, I due gentiluomini di Verona e Come vi piace.
- Alle opere originali degli autori del tempo vanno aggiunte tutte quelle opere di autori stranieri riproposte da autori inglesi, a loro volta ripresi da Shakespeare: ad esempio, è il caso del poemetto The tragical History of Romeus and Juliet di Arthur Brooke - riproposizione di una novella di Matteo Bandello - utilizzato da Shakespeare per Romeo e Giulietta; oppure del romanzo pastorale Diana Enamorada del portoghese Jorge de Montemayor, tradotto in inglese da Bartolomew Yong nel 1582, traduzione utilizzata da Shakespeare per I due gentiluomini di Verona e per Sogno di una notte di mezza estate[nb 5].
- Gli storici Tudor
- Per i drammi storici la fonte principale sono le imponenti compilazioni cronologiche degli storici Tudor[nb 5].
- La prima opera utilizzata da Shakespeare per i suoi drammi storici fu The Union of the Two Noble and Illustre Families of Lancastre and Yorke (1542) di Edward Hall, tuttavia "ben presto Shakespeare avrebbe abbandonato l'opera di Hall a favore delle più ricche e pittoresche Chronicles of England, Scotland and Ireland di Raphael Holinshed"[nb 5]. Oltre che ai drammi storici, queste cronache fornirono spunti importanti anche per Macbeth, Cimbelino e Re Lear. Sia Hall sia Holinshead hanno spesso attinto dalla Anglicae Historiae Libri XXVI (1534) dell'umanista italiano Polidoro Virgilio[nb 5].
- Altre opere storiche certamente utilizzate da Shakespeare furono la Historia Regum Britanniae redatta in latino da Goffredo di Monmouth nel 1130 e poi ripresa da altri autori compreso Holinshed[nb 5], utilizzata per Re Lear e Cimbelino, e le Gesta Danorum di Saxo Grammaticus fonte principale dell'Amleto.
- La novellistica italiana
- Numerose sono le riproposizioni di storie e tematiche presenti nella novellistica italiana, tuttavia è probabile che Shakespeare sia arrivato a conoscenza di tali storie solo attraverso la mediazione di traduzioni ed adattamenti francesi ed inglesi[nb 5]. Tra Quattrocento e Cinquecento spesso le novelle italiane seguirono un percorso che le portò a traduzioni in francese e da qui a traduzioni in inglese, presumibilmente solo queste ultime furono conosciute da Shakespeare.
- Le traduzioni o adattamenti inglesi delle novelle di Matteo Bandello furono utilizzate per Romeo e Giulietta, in Molto rumore per nulla e ne La dodicesima notte.
- Alcuni spunti del Decameron di Giovanni Boccaccio sono rintracciabili in Tutto è bene quel che finisce bene e nel Cimbelino[nb 5].
- La traduzione inglese delle 100 novelle degli Hecatommithi di Giambattista Giraldi Cinzio servì a Shakespeare per alcuni elementi dell'Otello e di Misura per misura.
- Il Pecorone di Giovanni Fiorentino servì per Le allegre comari di Windsor e per Il mercante di Venezia.
- La novella Le piacevoli notti di Gianfrancesco Straparola servì anch'essa per Le allegre comari di Windsor.
- La traduzione inglese di George Gascoigne de I suppositi di Ludovico Ariosto servì per La bisbetica domata.
- Gl'ingannati, una commedia italiana allestita a Siena dall'Accademia degli Intronati nel 1531 e stampata a Venezia nel 1537, fornì la guida principale per la vicenda amorosa de La dodicesima notte.
- La traduzione inglese di Thomas Hoby de Il Cortegiano di Baldassare Castiglione fu certamente letta da Shakespeare: "la figura delineata nell'opera fornì un modello ai gentiluomini dell'epoca; la visione della "dama di palazzo" come sua degna interlocutrice trova più di un'eco nei duetti tra Beatrice e Benedetto in Molto rumore per nulla"[nb 5].
- I classici greci e latini
- Shakespeare probabilmente non conosceva il greco, tuttavia aveva studiato il latino e letto i classici come Seneca alla King's New School di Stratford, non c'è da stupirsi pertanto che molti spunti delle sue opere provengono da autori antichi.
- Le Vite parallele di Plutarco fornirono la fonte principale del Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Coriolano e del Timone d'Atene; non conoscendo il greco è probabile che Shakespeare abbia utilizzato la traduzione di Thomas North Lives of noble Grecians and Romans (Vite dei nobili greci e romani) stampata nel 1579 e nel 1595.
- I Menaechmi di Plauto servirono come spunto per La commedia degli errori e La dodicesima notte; la Mostellaria servì invece per La bisbetica domata.
- Le tragedie di Seneca fornirono alcuni elementi del Tito Andronico, ma anche più in generale un modello classico alle "tragedie di vendetta"[nb 5].
- Ovidio era il modello dichiarato dei due poemetti giovanili di Shakespeare, Venere e Adone e il Lo stupro di Lucrezia. Le Metamorfosi riecheggiano anche in Tito Andronico, La commedia degli errori, Le allegre comari di Windsor, Sogno di una notte di mezza estate (con la vicenda di Piramo e Tisbe), Troilo e Cressida e La tempesta[nb 5].
Opere
Fatta eccezione per due poemetti giovanili (Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia), Shakespeare non si è mai curato di dare alle stampe le proprie opere; d’altra parte a quel tempo non vi era interesse a farlo: le opere teatrali erano di proprietà della compagnia e pubblicarle avrebbe significato mettere nelle mani di compagnie rivali i propri copioni. Le opere di Shakespeare oggi in nostro possesso si basano quindi su copie illegali, spesso malandate, dell’epoca (i cosiddetti bad Quartos) e soprattutto sulle edizioni in-folio pubblicate dopo la sua morte. La prima e la più importante di queste è quella stampata nel 1623 dai suoi amici John Heminge e Henry Condell (Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories & Tragedies). L’in-folio comprende trentasei opere teatrali suddivise per categoria: commedie, drammi storici, tragedie.
Opere teatrali
- La commedia degli errori
- Tutto è bene quel che finisce bene
- La dodicesima notte
- Come vi piace
- Sogno di una notte di mezza estate
- Molto rumore per nulla
- Misura per misura
- La tempesta
- La bisbetica domata
- Il mercante di Venezia
- Le allegre comari di Windsor
- Pene d'amore perdute
- I due gentiluomini di Verona
- Pericle principe di Tiro
- Cimbelino
- Il racconto d'inverno
La suddivisione in "tragedie" o "commedie" è comunque parzialmente inesatta. Questa distribuzione nasce dall'ordine dato alle opere nel "First Folio",letteralmente primo in-folio. Oggi, gli studiosi aggiungono a queste categorie quella di "romances" o "drammi romanzeschi" (Cimbelino, Il racconto d'inverno, Pericle, principe di Tiro, La tempesta), che racchiudono un'atmosfera fiabesca e romanzesca tipica delle ultime opere shakespeariane.
Collaborazioni teatrali
- I due nobili cugini - pubblicato nel 1634, Shakespeare collaborò con il drammaturgo John Fletcher per la composizione di questo dramma.
- Tommaso Moro - Shakespeare ha scritto parte della scena VI di questo dramma, frutto della mano di almeno cinque diversi autori, mai rappresentato e stampato soltanto nel 1814.
- Probabilmente anche l'Enrico VIII è stato scritto in collaborazione con John Fletcher.
Opere di incerta attribuzione
- Edoardo III L'opera non è presente nell'in-folio del 1623, ma almeno la seconda scena del primo atto e l'intero atto II sono di Shakespeare. Scritta entro il 1595 e pubblicata l'anno seguente.
- Love's Labour's Won (Pene d'amor conquistato) Un documento del tardo XVI secolo elenca quest'opera tra quelle recenti di Shakespeare, ma non si ha traccia di alcuna commedia con questo titolo. Potrebbe trattarsi del titolo alternativo di una delle commedie sopra elencate, come "Pene d'amor perduto"; è invece improbabile che si tratti di "Tutto è bene quel che finisce bene".
- Elegia Funebre di W.S. Alcuni studiosi hanno valutato recentemente questa elegia opera di Shakespeare, altri invece pensano che lo stile dell'elegia sia incompatibile con quello shakespeariano.
- Lamento di un'innamorata Poemetto probabilmente apocrifo pubblicato in appendice ai Sonetti.
- Per un periodo fu pensato sulla base dell'evidenza ricercata da Don Foster che Shakespeare scrisse una elegia funebre per William Peter. Ad ogni modo la maggior parte degli studiosi adesso accettano che questo pezzo non fu scritto da Shakespeare.
- Cardenio - Pare che Shakespeare abbia collaborato con Fletcher anche per un'altra opera, Cardenio, basata su un episodio di Don Chisciotte.
Opere non drammatiche
Cronologia delle opere
La cronologia delle opere di Shakespeare è incerta e rappresenta un argomento ancora dibattuto dagli studiosi. Di certo sappiamo che Shakespeare inaugurò la sua carriera teatrale e pubblica con la prima parte di un dramma storico, l'Enrico VI. Esclusi rari come questo, si è proceduto all'identificazione della data di composizione tramite due canali: considerazioni stilistiche e richiami presenti in documenti del tempo.
Il volto di Shakespeare
Numerosi sono i dipinti o le sculture che raffigurano William Shakespeare, tuttavia nella maggior parte dei casi si tratta di opere posteriori alla sua morte, realizzate da artisi che mai videro il vero volto di Shakespeare.
Le uniche due raffigurazioni di cui è accettato il valore documentario sono la statua del monumento funebre a Stratford e l'incisione presente sul First Folio del 1623.
Tra i ritratti la cui attendibilità è discussa possiamo ricordare il Ritratto Chandos, il ritratto dell'Ely Palace, il ritratto Flowers, la maschera mortuaria Kesselstadt, il ritratto di Cornelius Janssen, la miniatura di Nicholas Hilliard e il recente Ritratto Cobbe.
Note
- ^ a b Le date riportate, di battesimo e di morte, seguono il calendario giuliano. Secondo il calendario gregoriano, Shakespeare fu battezzato il 6 maggio e morì il 3 maggio. La data di nascita presunta è il 23 aprile 1564, ma l'argomento è ancora dibattuto tra gli esperti.
- ^ Shakespeare muore lo stesso giorno di Miguel de Cervantes Saavedra, ed è il motivo per cui il 23 aprile è la "Giornata UNESCO dedicata al libro ed al diritto d'autore".
- ^ The Making of the National Poet: Shakespeare, Adaptation and Authorship, 1660-1769 di Michael Dobson, Oxford University Press, 1995. Ultimo accesso: 26 febbraio 2006.
- ^ Il risultato della parola The Bard nel Webster's Dictionary. Ultimo accesso: 26 febbraio 2006.
- ^ "To The Memory Of My Beloved, The Author, Mr William Shakespeare, And What He Hath Left Us", un poema di Ben Jonson. Ultimo accesso: 26 febbraio 2006.
- ^ Risultato della parola William Shakespeare nell'enciclopedia The Literary Encyclopedia di Lois Potter, Università di Delaware e The Columbia Dictionary of Shakespeare Quotations, redatta da Mary Foakes e Reginald Foakes, nel giugno 1998. Ultimo accesso: 22 giugno 2006.
- ^ "All that is known with any degree of certainty concerning Shakespeare, is - that he was born at Stratford-upon-Avon, - married and had children there, - went to London, where he commenced actor, and wrote poems and plays, returned to Stratford, made his will, died, and was buried". [nb 1]
- ^ La frase in corsivo è una parodia della frase di Shakespeare "Oh, cuore di tigre nascosto da un corpo di donna!" (Enrico VI, parte III)
- ^ Evidente l'assonanza Shake-scene / Shake-speare
- ^ La deposizione di Shakespeare [1]
- ^ Edward Ravenscroft (1654?–1707), citato da Jonathan Bate, ed. Titus Andronicus (Arden Shakespeare, 1996), p. 79
- ^ Nell'aprile del 2000 The Times si è dedicato all'argomento, suscitando curiosità su altri media: vedi l'intervista al giornalista Richard Owen su npr.org
- ^ Questa particolarità è tipica delle commedie shakespeariane; tuttavia non mancano gli esempi notevoli anche nelle tragedie, si veda ad esempio il Re Lear, con le due leggende fonte d'ispirazione: quella di Lear e quella del Conte di Gloucester.
Note bibliografiche
- ^ George Steevens, Alexander Pope, Samuel Johnson The Plays and Poems of William Shakspeare, Londra, C. Bathurst, 1785
- ^ a b Samuel Schoenbaum, William Shakespeare, A Documentary Life, Oxford 1975
- ^ Carlo Maria Pensa prefazione a William Shakespeare, Amleto - Sogno di una notte di mezza estate 1999
- ^ a b Giorgio Melchiori Cronologia della vita di William Shakespeare in William Shakespeare, Re Lear 1999
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Tutto il teatro di William Shakespeare. Testo inglese a fronte. Con CD-ROM, Garzanti Libri, 2000
- ^ a b c Giorgio Melchiori, Shakespeare. Genesi e struttura delle opere. Laterza, 1994
Bibliografia
- Richard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - Thomson Learning, 2001.
- Alessandro Serpieri, in W.S., Sonetti. Bur, 2002.
- Giorgio Melchiori, in W.S., Re Lear. Mondadori, 1999.
- Nemi D'Agostino, in W.S., Riccardo III. Garzanti, 1988.
- Benedetto Croce, Shakespeare, Laterza, 1948.
- Gabriele Baldini, Le tragedie di Shakespeare, Einaudi, 1957.
- Gabriele Baldini, Manualetto shakesperiano, Einaudi, 1981.
- John Middleton Murry, Shakespeare, Einaudi, 1977.
- Samuel Schoenbaum, Shakespeare. Sulle tracce di una leggenda, Editori Riuniti, 1979.
- Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Feltrinelli, 1983.
- René Girard, Shakespeare - Il teatro dell'invidia, Adelphi, 1998.
- Andrew C. Bradley, La tragedia di Shakespeare. Storia, personaggi, analisi, BUR, 2002.
- Giorgio Melchiori, Shakespeare. Genesi e struttura delle opere, Laterza, 2008.
- Bill Bryson, Il mondo è un teatro. La vita e l'epoca di William Shakespeare, Guanda, 2008.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene una pagina dedicata a William Shakespeare
- Wikisource contiene una pagina in lingua inglese dedicata a William Shakespeare
- Wikiquote contiene citazioni di o su William Shakespeare
- Wikibooks contiene testi o manuali su William Shakespeare
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su William Shakespeare
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Shakespeare Our Contemporary
- Wikisource contiene una pagina in lingua inglese dedicata a Shakespeare Our Contemporary
- Wikiquote contiene citazioni di o su Shakespeare Our Contemporary
- Wikibooks contiene un wikilibro in lingua inglese su Shakespeare Our Contemporary
- Wikibooks contiene testi o manuali su Shakespeare Our Contemporary
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Shakespeare Our Contemporary
Collegamenti esterni
- Approfondimento
- (EN) Open Source Shakespeare (complete works)
- Opere di Shakespeare in lingua italiana dal sito liber liber
- ShakespeareWeb - Sito amatoriale
- Filmografia shakespeariana
- (EN) Guida allo studio di Shakespeare su Wikibooks
- Wikisource - Il testamento di Shakespeare
- Wikisource - Opere complete di William Shakespeare
- (EN) Testi delle opere teatrali di William Shakespeare disponibili online dal sito del MIT
- Project Gutenberg - testi elettronici delle (EN) opere di William Shakespeare
- (EN) Shakespeare Literature, versioni indicizzate per capitolo e ricercabili delle opere di Shakespeare.
- (EN) William Shakespeare e Internet
- William Shakespeare al Piccolo Teatro di Milano
- Scelta di sonetti di Shakespeare in versione audiolibro.
- shakespeareinitaly contiene aforismi e materiale vario.
- Voyager 11/02/2009 Shakespeare, era siciliano?
Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ