Coreografia

arte di ideare e disporre i movimenti di una danza o di uno spettacolo

La coreografia è l'arte di comporre le danze e i balletti, principalmente per la scena, per mezzo di passi e figurazioni. Il primo a utilizzare questo termine fu il maestro di ballo Raoul-Auger Feuillet nel trattato da lui pubblicato nel 1700: Chorégraphie, ou Art de décrire la dance par caractères, signes et figures démonstratives (tr.: Coreografia, o Arte di descrivere la danza per mezzo di caratteri, segni e figure dimostrative). Il termine in questo caso designava il sistema di notazione della danza ideato da Pierre Beauchamp e descritto nella pubblicazione curata dal Feuillet.

Fino agli Enciclopedisti e al Dictionnaire de la danse di Charles Compan (1787), il termine stava a significare «l'arte di scrivere la danza». Nel 1810, Jean-Georges Noverre ne parla ancora come di una disciplina che «smorza il genio del compositore di balletto».

Solo all'inizio del XIX secolo il termine si comincia a riferire il termine al creatore dei balletti, a colui che «inventa» le figure e i passi di danza. Il primo a farne uso è Carlo Blasis, nel 1820, ma con scarso successo. Si parlava più volentieri di « maestro di ballo» o di «compositore», dato che i danzatori solisti avevano l'abitudine di sistemare da se stessi le loro variazioni.

Nel 1935, Serge Lifar pubblica il suo Manifeste du chorégraphe (Manifesto del coreografo), nel quale rivendica a questo ruolo uno statuto di «concetto», pari a quello del regista teatrale. Qualche anno più tardi Lifar propone di chiamare l'autore dei balletti il choréauteur (coreoautore), per liberare i termini «coreografia» e «coreografo» dalla loro ambiguità.

Nello stesso periodo, George Balanchine introduce il termine «choreographer» nella commedia musicale e nel cinema americano, al posto di «dance director».

Oggi, la danza contemporanea ripropone la questione dell'autore delle opere collettive e si tende a considerare sempre più i mestieri del coreografo e dell'interprete come diversi e complementari, dato che l'uno può esistere senza l'altro.

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