Il restauro virtuale, detto anche restauro elettronico o digitale è l'insieme di elaborazioni svolte con l'ausilio della computer grafica bidimensionale o tridimensionale che permettono una ricostruzione o ipotesi di ricostruzione di un bene artistico (sia mobile che immobile) o archivistico che, per particolari motivi come il degrado fisico, non possono essere restaurati in modo tradizionale.

Il restauro virtuale oltre ad essere uno strumento di studio e analisi, non è antagonista all'intervento del restauratore tradizionale per il quale anzi può rappresentare un aiuto e supporto offrendo per esempio un'ipotesi di intervento per restauro difficili o addirittura impossibili da eseguire. In altre parole il restauro virtuale appartiene alla categoria delle tecniche diagnostiche e non può definirsi compiutamente restauro perché non attua un intervento sulla materia costitutiva dell'opera d'arte. Nella accezione di Cesare Brandi, quindi, il restauro virtuale non può ritenersi tecnica di restauro e comunque essere incluso in una definizione generale, per quanto estesa, di attività di restauro.

La definizione di restauro virtuale che sembra doversi a Gian Franco Fiaccadori[1], docente di filologia, è stata contestata sin dal suo apparire da Carlo Federici, allora direttore del Istituto Centrale per la Patologia del Libro [2] [3], perché la definizione di restauro virtuale (digitale) sembra essere un vero e proprio ossimoro dal momento che non può darsi, in senso proprio, restauro senza intervento sulla materia costitutiva dell’opera d’arte. Per altro occorre sottolineare come l'articolo di Carlo Federici nasca come considerazioni critiche a seguito della partecipazione dello stesso a Convegno Oltre il visibile: “restauro fisico” per conservare e “restauro virtuale” per valorizzare: una metodologia in evoluzione[4].


Il problema della definizione[5]

La critica non è rivolta alle metodologie elaborate ed ai risultati ma riconduce questi al campo della diagnostica, della progettazione, della verifica delle ipotesi ricostruttrice piuttosto che al restauro propriamente inteso. Non è affatto vero, pertanto che questa sia «una polemica terminologica che non sembra neppure più attuale, oggi, se si considera invece l’apporto che l’idea di realizzare sull’immagine del documento tutti gli interventi di recupero informativo impossibili sull’originale ha dato alla soluzione delle problematiche di tutela e valorizzazione del patrimonio documentario. »[senza fonte]

Di restauro virtuale tratta anche Cesare Chirici [6] attribuendo al restauro virtuale il significato di tecnica diagnostica. La discussione su questi termini, in altre parole è stata intensa e tracce se ne trovano già nel 1996 quando Mediamente (la trasmissione di Carlo Massarini) intervistava la restauratrice Debora Papetti sul tema "Restauro e tecnologie digitali" mentre in questi anni assume rilievo, per le continue polemiche, la figura di Nadia Scardeoni. [7] .

Occorre sottolineare la pubblicazione del 2007 del volume Restauro virtuale. Tra ideologia e metodologia[8] che così definisce il RV Nato nel campo della conservazione dei Beni Culturali ha allargato il suo ambito di applicazione indicando, oggi, non solo l’utilizzo di tecniche di Image Processing applicate ai beni culturali ma anche tutte le metodologie atte a restituire le fattezze originali di un’opera altrimenti non accessibile. Inoltre il termine Virtual Restoration può indicare sia la realizzazione di modelli tridimensionali di strutture architettoniche sia la visualizzazione di musei, siti archeologici

Altri intendono per restauro virtuale il restauro del digitale. In ambito fotografico, e più in generale delle immagini antiche, il restauro digitale rappresenta una vera e propria tecnica di restauro effettivo contribuendo a preservare l'immagine rappresentata e la sua valenza storico-documentale, a volte in modo unico e determinante ed a prescindere dal supporto materiale. Nella cinematografia e in alcuni tra i più importanti archivi storico-fotografici italiani, fin dalla fine del XX secolo, vengono praticati interventi di restauro di tipo digitale.

Note

  1. ^ cfr. Daniela Moschini, Restauro virtuale, La tecnica per il recupero digitale delle informazioni nascoste, Kermes - La rivista del restauro, n°41, Nardini Editore, Gennaio-Marzo 2001,p.46
  2. ^ Carlo Federici, Restauro tradizionale e restauro virtuale come "divergenze parallele", Gazette du livre mèdièval n.34/1999 pp.49-52
  3. ^ Carlo Federici, Qualche chiosa al restauro cosiddetto "virtuale", Kermes - La rivista del restauro, n°43, Nardini Editore, luglio-settembre 2001
  4. ^ Tenutosi a Roma presso il Teatro dei Dioscuri il 19 aprile 1999 nell'ambito della Prima settimana della Cultura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Ufficio Centrale per i Beni Librari, le Istituzioni Culturali e l’Editoria
  5. ^ cfr, Daniela Moschin Restauro 'fisico' per conservare e restauro 'virtuale' per valorizzare, "I Beni culturali" n° 3/1999,BetaGamma editrice, maggio/giugno
  6. ^ "Il restauro virtuale: più vero del vero (Parol on line - maggio 1999 - rivista on line dell'Università degli studi di Bologna)
  7. ^ Nadia Scardeoni sostiene di essere la prima realizzatrice, almeno in Italia, di un intervento di restauro virtuale applicato alla fotografia digitale di un'opera d'arte e quindi ritiene che la definizione stessa debba esserle riconosciuta. Numerosi i contribuiti e tra questi: "Metodologia del restauro virtuale", VRRC/dida http://vrrc1.splinder.com ; "Metodologia di Restauro Virtuale", http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/metodologia_del_restauro_virtuale.htm Per quanto concerne la didattica presso il CNR-ITD di Palermo, http://strumenti.splinder.com. Vedi, inoltre, il Workshop: "Multi-quality Approach to Cultural Heritage - CNR, Roma 14/11/2006 - 15/11/2006" Per un profilo della stessa http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/nadia.html
  8. ^ Il restauro virtuale. Tra ideologia e metodologia. Bennardi Domenico, Furferi Rocco, Firenze, Efifir, 2007