Tetragramma biblico
Tetragramma è una parola d'origine greca (tetra - gramma da τετραγράμματον, "quattro lettere") che viene usata per riferirsi alle 4 lettere ebraiche י (yod) ה (heh) ו (vav) ה (heh) o יהוה (la scrittura ebraica è da destra a sinistra) che rappresentano il più frequente fra i Nomi di Dio nell'ebraismo e nella Bibbia ebraica (Tanach o Vecchio Testamento). Il tetragramma è privo di vocali. Le lettere ebraiche possono essere trascritte come Jhwh o YHWH. Gli storici, gli esegeti e i linguisti vocalizzano il tetragramma con Jahweh anche se gli ebrei e la maggior parte dei cristiani non lo pronunciano e lo sostuiscono con "HaShem" (in ebraico "il nome", uso esclusivamente ebraico) , con "Adonai" (in ebraico Signore, usato nelle preghiere ebraiche), oppure "Signore" o "Eterno". Il nome ricorre 6.828 volte nella forma יהוה e appare per la prima volta nel Libro della Genesi (Genesi 2,4[1])
Uso antico
Nella bibbia ebraica il tetragramma è la forma più diffusa, ma non esclusiva. Ad esempio in alcuni salmi come il salmo 43 (42 secondo la divisione della bibbia greca) si usa solo il titolo Elohim (Dio). Il tetragramma è sempre un nome proprio, che distingue Dio in persona e solo lui; invece Elohim ha più il carattere di un nome comune, che senz'altro distingue di solito, ma non necessariamente né invariabilmente, il Supremo. Gli studiosi a partire dal XVIII secolo hanno notato come nella bibbia siano presenti tradizioni compositive differenti che si distinguono per l'utilizzo dei diversi nomi divini. Ad esempio nel libro della Genesi è presente una versione della creazione che utilizza il nome Elohim e la cui tradizione è detta Eloismo, a fianco di un'altra tradizione che utilizza il tetragramma.
La pronuncia esatta del nome non è certa ed è oggetto di ipotesi. Ciò è dovuto al fatto che nell'ebraismo postesilico la pronuncia era riservata al Sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione e al fatto che nell'ebraico biblico non si scrivono le vocali, ma solo le consonanti, per cui ogni traduttore deve usare un criterio per inserire nel tetragramma le vocali che permettano di leggerlo in italiano o in un'altra lingua. Nelle edizioni odierne della bibbia il nome può essere pertanto tradotto in vari modi, a seconda dalle ipotesi sottese.
È probabile che la proibizione della pronuncia del tetragramma risalga all'epoca di Esdra e Neemia, ossia al ritorno dall'esilio babilonese, quando fu riaperto il Tempio di Gerusalemme e furono fissati molti dei canoni della liturgia. Dato che la figura del Sommo Sacerdote è sparita nel 70 a.c., la vocalizzazione - presumibilmente tramandata oralmente - si è persa lasciando spazio a diverse teorie. Alcuni spostano l'effettivo disuso della pronuncia del tetragramma ad un periodo successivo, dal III secolo AC fino al III secolo DC. Qualunque sia la data di disuso, nel mondo ebraico la proibizione è certa, ed è stata costante fino ad oggi.
Nelle versioni antiche
Testo masoretico
Nel Testo masoretico, cioè nella bibbia in uso presso le comunità ebraiche, vennero inserite nel tetragramma le vocali E O A della parola Adonai (in ebraico "Signore"), affinché il lettore ricordasse di pronunciare questa parola ogni volta che incontrava il tetragramma. Verso la fine del medioevo studiosi cristiani interpretarono erroneamente quelle vocali come quelle originali del tetragramma. Da qui Yahowai e quindi Yehowah, da cui deriva l'italiano Geova, termine ora quasi esclusivamente utilizzato dai Testimoni di Geova.
Nelle versioni greche
Nei più antichi frammenti pervenuti a noi della versione in lingua greca della Bibbia detta dei Settanta è presente il tetragramma non vocalizzato (ad esempio il frammento Papiri Fouad 266 del I-II secolo AC). Nelle parti successive e in molti manoscritti più recenti a noi pervenuti il nome divino è invece reso con Kyrios, cioè "Signore" in greco.
Esistono anche altre versioni in greco della bibbia ebraica (come quella di Aquila) in cui le consonanti del tetragramma sono trascritte in greco.
Alcuni ricercatori come George Howard, Paul Kahle, Sidney Jellicoa, ripresi dall'italiano Matteo Pierro (testimone di Geova) sostengono che, poichè il nome divino nei frammenti più antichi è trascritto in aramaico o in lettere paleoebraiche o traslitterato in lettere greche, allora la sostituzione del tetragramma con Kyrios sarebbe una innovazione cristiana, dato che per loro il nome divino in ebraico non era più comprensibile. Bisogna aggiungere che per gli ebrei la presenza scritta del tetragramma (mantenuta nel testo ebraico) non significa che esso venga effettivamente pronunciato.
In testi diversi dalla bibbia ebraica
Il tetragramma non vocalizzato è presente anche in una trentina di manoscritti non biblici, apprtenenti al gruppo dei Manoscritti del Mar Morto, datati fino al primo secolo d.c., secondo l'elenco redatto dal Prof. James H. Charleswort.
L'uso di rendere il tetragramma con Signore in greco si è mantenuto in tutti i manoscritti del Nuovo Testamento, dove il tetragramma non compare mai, neppure nelle citazioni dell'Antico Testamento.
Ipotesi di vocalizzazione
La vocalizzazione O A I sembra molto forzata. E' universalmente accettata la vocalizzazione A E, che fa riferimento al testo del capitolo Esodo 3[2] del libro dell'Esodo in cui Dio rivela il suo nome a Mosè. In questo caso dal testo si evince che יהוה è una forma arcaica del verbo essere in ebraico (hawah, moderno hajah), significante "Io sono", nella forma causativa.
Forzata è anche la vocalizzazione I I, che deriverebbe da un'altra trascrizione (יי). Si tenga poi presente che la lettera vav (ו), una volta vocalizzata in O od U, perde il suono V per assumere un suono puramente vocalico, quindi il tetragramma potrebbe tranquillamente essere una sequenza di soli suoni vocalici.
In tempi recenti altri studiosi hanno analizzato alcuni nomi ebraici di persone o luoghi contenuti nelle scritture che contengono una forma abbreviata del nome divino. Le ipotesi scaturite da questi studi separati si concentrano su una fonetizzazione con tre sillabe come ad esempio 'Yahowah' o 'Yahuwah' (George Wesley Buchanan professore emerito del Wesley Theological Seminary di Washington).
Interpretazioni del nome
Il nome potrebbe anche significare "io mostrerò d'essere ciò che mostrerò d'essere" oppure "Io sono l'essenza dell'essere", come possiamo trovare in Esodo 3:14; il nome per indicare che Dio può manifestarsi nel tempo come tutto ciò che desidera, e che attualmente è fuori del tempo ogni cosa.
Con ciò Dio dice a Mosè di essere colui che è sempre presente a favore del suo popolo. Il nome di Dio assume così un doppio significato:
- Storico-salvifico: io sono colui che sono presente per salvare il mio popolo dalla schiavitù d'Egitto; si ritiene che tale significato sia il più fedele al contesto in cui il nome appare.
- Metafisico: io sono colui che esiste di per sé; Dio rivela a Mosè di essere l'Essere assoluto, l'Essere in quanto essere. Tale significato è stato sviluppato in epoca cristiana, soprattutto nell'ambito della riflessione metafisica.
Altra interpretazione del significato del nome di Dio è "Io sono colui che sono" anche se su questa interpretazione si obietta che l'ebraico usa una forma causativa del verbo e quindi il significato "egli fa essere" sembra maggiormente accreditato.
Per altri ebraisti יהוה è una forma verbale, causativo imperfetto di הוה (hawàh, "divenire"), in italiano si potrebbe tradurre "Egli fa divenire". Questo nome sottintende che chi lo porta sia il creatore che "fa divenire", porta all'esistenza le cose o diviene qualsiasi cosa gli aggradi per adempiere la sua volontà.
Utilizzo del tetragramma
La particolarità della differenza fra testo scritto e pronuncia pressso gli ebrei e i diversi modi di tradurre il tetragramma nelle lingue diverse dall'ebraico può far sorgere la questione di come le varie comunità religiose usino riferisi a questo nome.
Ebraismo
L’ ebraismo insegna che il nome di Dio, pur esistendo in forma scritta, è troppo sacro per essere pronunciato. Tutte le moderne forme di ebraismo proibiscono il completamento del nome divino, tranne che per il Sommo Sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme. Poichè il Tempio è in rovina, il Nome non è attualmente mai pronunciato durante riti ebraici contemporanei. Gli ebrei usano inoltre non pronunciarlo ad alta voce in nessuna occasione e per nessuna ragione. Per discutere l'argomento della vocalizzazione del nome, solo per motivi scientifici, e mai in conversazioni futili o in preghiera, si preferisce scrivere le vocali a cui ci si riferisce e lasciare alla mente dell'ascoltatore la ricostruzione del nome vocalizzato. Invece di pronunciare il tetragramma durante le preghiere, gli ebrei dicono Adonai.
La legge ebraica richiede che regole "secondarie" siano poste davanti alle regole più importanti per ridurre l'eventualità che la legge principale sia trasgredita. Per questo motivo è diffusa la pratica di limitare l'uso della parola Adonai solo ai momenti di preghiera. Nelle conversazioni quotidiane gli ebrei dicono "HaShem" (in ebraico "il nome", come appare nel libro del Levitico XXIV,11) quando si riferiscono all'Eterno. Molti ebrei estendono la proibizione a tutti i nomi con i quali ci si riferisce all'Altissimo nella Bibbia, oppure aggiungono suoni che alterano la pronuncia al di fuori dei contesti liturgici, come ad esempio kel o elokim. Anche nello scritto possono comparire alterazioni, come ad esempio "D-o". Sebbene questa alterazione scritta non sia richiesta da alcuna legge religiosa (solo il nome in ebraico è sacro, non la sua traduzione in italiano o altre lingue) essa ha lo scopo di ricordare al lettore la santità connessa al nome del Signore.
Chiese cristiane
Nella prima Chiesa cristiana si sono immediatamente affermate, nell'uso comune e liturgico, le forme "Signore" e "Dio" perché prevalenti al tempo del Nuovo Testamento, nel cui testo sono impiegate in modo esclusivo. Nella chiesa latina il greco Kyrios è stato tradotto con Dominus e, nelle traduzioni in italiano, con Signore. E' rimasta come testimonianza la forma litanica "Kyrie eleison" a ricordo della tradizionale liturgia greca che era in uso anche nella chiesa latina. Come esempio di uso, nelle collette e nelle preghiere della liturgia cattolica, ci si rivolge a Dio con gli epiteti "Dio onnipotente ed eterno" oppure "Dio, padre onnipotente" o simili. L'unica volta in cui si utilizza un termine ebraico (non il tetragramma) è, una volta all'anno, in una delle sette antifone maggiori dell'Avvento "O Adonai" (nel testo latino - nel testo liturgico italiano è reso con "O Signore"). Questo utilizzo delle forme Dio e Signore è stato mantenuto anche nel protestantesimo storico, come ad esempio nella versione di Lutero della Bibbia.
Le traduzioni moderne in cui è presente (perlopiù in nota) una vocalizzazione del tetragramma, sono opera di eruditi senza che abbiano un utilizzo al di fuori della cerchia della critica biblica, e servono soprattutto per evidenziare le stratificazioni e la formazione del testo (ad esempio le cosiddette tradizioni Jahvista, Elohista, Sacerdotale ecc).
bibbie cattoliche
Nella maggior parte delle versioni moderne delle bibbie cattoliche e in tutte quelle utilizzate pubblicamente nelle chiese, il nome ineffabile (secondo la definizione dei padri della Chiesa) viene sostituito con Signore seguendo l'uso del Nuovo Testamento, in cui non è mai presente e dove, nelle citazioni della bibbia ebraica, si usa il greco Kyrios (Signore). Anche nella versione latina tradizionale della Chiesa cattolica (la Vulgata) il termine è reso con Dominus, cioè Signore. La presunta vocalizzazione del tetragramma non compare mai nel testo ufficiale della bibbia utilizzato per la liturgia pubblica in italiano.
Gli esegeti cattolici contemporanei propendono per una vocalizzazione del tetragramma come Yahvè, Javhè, Iahvè o Iavè, e talvolta questa forma può apparire, oltre che nei testi di critica biblica, anche nelle note e nelle introduzioni o, più raramente (una o due volte), ne testo dell'Antico Testamento, quando si tratta di evitare ambiguità per la presenza vicina di altri nomi divini. E' presente più spesso in alcune versioni letterali degli anni Sessanta a indirizzo storico critico, allo scopo di evidenziare le diverse tradizioni presenti nella formazione del testo. In traduzioni degli ultimi anni è citato il tetragramma in caratteri latini (Jhwh) senza alcuna vocalizzazione. Non compare mai nel Nuovo Testamento perché non è presente in nessuno dei manoscritti antichi da cui vengono fatte le traduzioni.
bibbie protestanti
Nelle bibbie (Antico Testamento) protestanti solitamente il tetragramma viene reso con Signore o con "Eterno". In nota o raramente nel testo compare sempre più la forma autentica Jahvé.
Relazione ebrei-cristiani
Il 16 gennaio 2006, in visita a papa Benedetto XVI, il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni ha sollevato il problema del fastidio che provoca fra gli ebrei l'uso del nome divino fra i cristiani, a causa della particolare sensibilità ebraica dovuta al divieto di pronunciare il nome di Dio nei dieci comandamenti. Il papa ha risposto che la tradizione cattolica, a differenza di quella protestante, è arrivata a questa facilità di espressione molto recentemente, per influsso dello storicismo, e che i cattolici devono lavorare perché si torni all´origine del culto.
Lingua Italiana
Per traslitterazione si intende la trascrizione di una parola da un alfabeto ad un altro, in modo da rifletterne nel miglior modo possibile la pronunzia originale. Il Nome Santo di Dio, nell’attuale traslitterazione italiana è Iavè. Esso deriva dalle versioni più antiche Yahwèh, Jahwèh, Jahwè, Jahvè, Iahvè. Come si può notare, la corrente forma in uso ne rispetta la fonetica originaria e osserva la regola grammaticale italiana di terminare per vocale (lo stesso vale ad esempio per Gesù derivante da Ješua’ o Jehošhua’ che significa “Iavè salva”; si noti qui anche la particolarità della regola fonetica della grammatica ebraica presso la quale la vocale a, all’inizio della parola, prendeva il suono di una e).
Testimoni di Geova
Per i Testimoni di Geova, Dio è rivelato nella bibbia con un nome unico : יהוה (YHWH). I Testimoni vedono nella presenza del nome di Dio nella Bibbia ebraica quasi 7000 volte un segno della importanza della conoscenza di questo nome, e ammettono che nessuno può attualmente dire con certezza quale fosse la pronuncia originale. Anche se ci sono dibattiti tra gli studiosi ancora aperti sull'effettiva pronuncia del nome, per i Testimoni di Geova è importante usare un nome univoco e non un titolo come "Signore" o "Eterno'". La forma utilizzata dai Testimoni è Geova, una parola che appare in alcune traduzioni bibliche in lingua italiano preparate già dal XIV secolo. Essi giustificano tale pronuncia, preferendola a quella Yahweh, sostenendo che Geova è più attestato storicamente nella lingua italiana.
Per spiegarne l'importanza della conoscenza del nome divino i Testimoni si appoggiano ad esempio alla preghiera modello o Padre Nostro, insegnata da Gesù Cristo in Matteo 6:9, che inizia con "Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome", dove anche se il tetragramma non è presente il collegamento alla presenza del nome di Dio presentato in tutto l'Antico Testamento è molto forte. (Si veda ad esempio Isaia 12:4,5)
All'obiezione che la forma Geova del nome divino non è quella pronunciata nei tempi biblici e sicuramente erronea perché derivata dalle vocali di Adonai, i testimoni asseriscono che non essendo nota la corretta pronuncia non si può avere la completa sicurezza che la forma Geova sia errata. Anche se così fosse altri nomi biblici vengono usati in forme diverse all'originale. Ad esempio nei tempi biblici il nome Gesù forse si pronunciava Yeshua o Yehoshua. Eppure in tutto il mondo si usano varie forme del nome Gesù, pronunciandolo diversamente in ciascuna lingua. Nessuno esita ad usare il nome solo perché non si sa come si pronunciava nel I secolo. L'incertezza sull'antica pronuncia del nome di Dio non è una buona ragione per non usarlo.
All'obiezione che il motivo per cui il nome di Dio viene omesso in molte traduzioni della Bibbia derivi da una tradizione invalsa da tempo fra gli ebrei, i quali sostengono che il nome di Dio non vada mai pronunciato, i Testimoni asseriscono che questa è un erronea interpretazione della legge biblica che dice "Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno, perché Geova tuo Dio non lascerà impunito chi si serve del suo nome in modo indegno". Esodo 20:7 Infatti i Testimoni sostengono che l'uso rispettoso del nome di Dio non è errato in quanto attestato dalle scritture ebraiche. [Vedi Giovanni 17:26].
I cristiani delle varie chiese tuttavia criticano soprattutto la sostituzione di "Geova" al posto di Signore e Dio in numerosi passi del Nuovo Testamento, secondo loro non giustificata dai manoscritti antichi e che, secondo i critici, è una modifica arbitraria che cambia il senso originale degli autori. I testimoni ribattono che nelle versioni moderne in ebraico del Nuovo Testamento edite dalle varie società bibliche delle varie chiese cristiane (vedi ad esempio l'edizione delle United Bible Societies), viene inserito il tetragramma negli stessi luoghi in cui i testimoni inseriscono Geova (il tetragramma tradotto) nelle varie edizioni della bibbia in lingua corrente.
I testimoni collocano l'abbandono dell'uso del tetragramma ad un epoca posteriore al I secolo d.c. Tra i ragionamenti mostrati, alcuni ricercatori Testimoni di Geova fanno notare che nella preghiera ebraica di invocazione sugli eretici (Birkath-ha-Minim), introdotta nella liturgia sinagogale intorno all'85 d.c., nella dodicesima richiesta è contenuto il nome divino nella forma del tetragramma. Secondo loro questo dimostra che il nome divino era ancora usato liberamente in tale periodo.
La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edita dai Testimoni di Geova dal 1967 (riveduta nel 1987) usa sempre Geova nel Vecchio Testamento (chiamato da loro "Scritture Ebraico-Aramaiche"). Nel Nuovo Testamento (chiamato da loro "Scritture Greche-Cristiane") al posto di "Signore" nel testo greco usa Geova, in tutte le citazioni e nelle parafrasi del Vecchio Testamento ma anche in molti altri punti (più di 200 volte) seguendo la strada tracciata da alcune traduzioni moderne dal greco all'ebraico.
Secondo i Testimoni di Geova, il tetragramma era presente anche in presunti testi originali ebraici del Nuovo Testamento, come ad esempio l'ipotetico vangelo di Matteo scritto in ebraico. Ciò sarebbe all'origine della sostituzione di "Signore" con "Geova" nelle traduzioni in tutto il Nuovo Testamento (non solo il vangelo di Matteo) dei Testimoni di Geova.
Elenco in ordine progressivo di data sull'uso del tetragramma nelle versione Italiane
- La Biblia di Antonio Brucioli. 1530 rev. 1551. Protestante. Usa Signore tranne in Esodo 6:3 dove usa Ieova. Nella revisione del 1562 la forma 'Iehova' ricorre decine di volte.
- La Sacra Bibbia di Giovanni Diodati. 1607 riedita 1946. Protestante. Usa Signore. In alcune edizioni nella sovrascritta di Isaia 41 ha Geova.
- Sacra Bibbia di Antonio Martini.1778 riedita 1963. Cattolica. Usa Signore. Nella nota di Esodo 3,14-15 ha Jehovah.
- Versione Riveduta Giovanni Luzzi. 1925 riedita 1966. Protestante. Usa Eterno. Nelle note a Esodo 3,15 e 6,3 usa la forma Jahveh. Nella nota a Matteo 1:21 usa la forma Gèova. In Genesi 22,14 ha Iehovah come parte di un nome composto.
- La Bibbia Eusebio Tintori. 1945. Cattolica . Usa Signore. Nelle note ha Jahve.
- La Sacra Bibbia. Ricciotti. 1955. Cattolica. Usa sempre Signore e in alcune note come Esodo 3,14 ha Jahvè.
- La Bibbia Edizione Paoline. 1958 ed ediz. 1968. Cattolica. Usa Signore tranne in Esodo 6,2-3 e Geremia 1,6 dove usa Jahvé.
- La Bibbia a cura di Fulvio Nardoni. 1960. Cattolica. Il nome Jahweh vi ricorre più volte nel testo ad esempio in Esodo 6,2 6,3 6,6 6,8; Isaia 1,24; 3,1; 10,33; 26,4; 40,10; 51,22.
- La Sacra Bibbia Pontificio Istituto Biblico 1961. Cattolica. Oltre a Signore usa varie volte nel testo Jahve, ad esempio in Esodo 3,15; 6,2; Salmo 83,19 .
- La Bibbia di Mons. Garofalo. 1964. Cattolica. Usa sempre Jahve.
- Traduzione del Nuovo Mondo. Testimoni di Geova. 1967 ed. riv. 1987. Usa sempre Geova.
- la Bibbia Concordata. 1968. Interconfessionale. Rende Signore tranne Salmo 83:19 dove usa Iavè.
- La Sacra Bibbia. Galbiati, Penna e Rossano. Cattolica. 1968. Usa sempre Iahvé .
- La Sacra Bibbia CEI. 1974. Cattolica. Rende Signore. Nella nota in calce a Esodo 3:14, 15 ha JHWH; nella nota a 1 Maccabei 3:18 usa Jahveh.
- La Bibbia di Gerusalemme. 1974. Cattolica. Ha lo stesso testo della CEI. Nelle note menziona Jahveh, come quelle su Esodo 3:13, Isaia 42:8, ecc.
- La Bibbia Edizione Paoline. 1987. Cattolica. Usa Signore. Nelle note usa Jahveh.
- La Nuova Diodati. Protestante. 1991. Usa sempre Eterno. Nella prefazione usa Jehovah e Yah. In nomi composti come Genesi 22,14 usa Jehovah.
- Il libro di Isaia. Moraldi. 1994. Cattolica. Usa sempre Jhwh.
- La Bibbia Edizione Paoline. 1997. Cattolica. A seconda delle edizioni usa Jhwh nelle parentesi nel testo vedi Esodo 6,3.
- La Bibbia Oscar Mondadori. 2000. Aconfessionale. Usa sempre Jhwh.
Collegamenti esterni
- Catechesi di Papa Giovanni Paolo II sul nome di Dio
- Articolo sul nome di Dio dal sito dei Testimoni di Geova
- Geova è il Nuovo Testamento. (da un ricercatore testimone di Geova)