Pol Pot

rivoluzionario, politico e generale cambogiano (1925-1998)

Saloth Sar (Prek Sbauv, 19 maggio 1928[1][2][3][4][5]15 aprile 1998) è stato un rivoluzionario cambogiano, capo dei guerriglieri Khmer Rossi e ufficialmente Primo Ministro della Cambogia, (Kampuchea Democratica) dal 1976 al 1979, quando la sua dittatura venne rovesciata dal vicino stato del Vietnam. Template:Avvisounicode

Mezzobusto raffigurante Pol Pot

Fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di un totale stimato tra un milione e mezzo e due milioni, compresi bambini donne e vecchi, di suoi concittadini (1/3 dell'intera popolazione) solo durante il periodo dal 1975 al 1979.

Assunse svariati pseudonimi (Fratello Numero 1, Pouk e Hai sono solo alcuni tra quelli noti) ma è universalmente noto come Pol Pot. Sulla genesi di quest'ultimo esistono due scuole di pensiero: quella dello studioso Philip Short, secondo cui Saloth Sar lo avrebbe assunto nel '70 ispirandosi per la prima parte di esso al nome degli schiavi dei sovrani khmer discendenti da un'antica tribù sottomessa (i Pol, appunto) e completandolo con un monosillabo eufonico (come da tradizione per i cambogiani privi di secondo nome),[6] e quella del giornalista William T. Vollmann, che lo riconduce all'abbreviazione dei termini francesi "Politique Potentiel" (in italiano "Politico Potenziale").[7]

L'infanzia e gli anni parigini

Pol Pot nacque a Prek Sbauv (in quella che allora era una parte dell'Indocina Francese, ma che adesso si trova nella provincia di Kompong Thom, in Cambogia), da una famiglia mediamente benestante, con frequentazioni della famiglia reale. Infatti, una delle sue sorelle era una concubina del Re, così gli capitava spesso di visitare il Palazzo Reale. Nel 1935 lasciò la famiglia per frequentare la Ecole Miche, una scuola cattolica di Phnom Penh ove si dilettava nel leggere le sacre scritture e aveva buoni rapporti con i religiosi. Nel 1947 riuscì ad entrare nel prestigioso Liceo Sisowath, ma i suoi studi non furono proficui, così entrò in una scuola tecnica di Russey Keo. Qui nel 1949 vinse una borsa per studiare radioingegneria all'EFREI di Parigi.

Studente modello alla Sorbonne, grande ammiratore della Rivoluzione Francese, entrò ben presto in contatto con gli ideali marxisti di Jean-Paul Sartre che fu suo mentore ed ispiratore, e nel 1950 entrò addirittura in una brigata internazionale di operai che si recò nella Jugoslavia del Maresciallo Tito per costruire strade. Nel 1951, dopo essere entrato nel Circolo Marxista Khmer - che aveva nel frattempo monopolizzato l'Associazione degli Studenti Khmer - si unì al Partito Comunista Francese (il quale, come Saloth Sar, appoggiava la lotta anti-colonialista dei Viet Minh nell'Indocina Francese). Nel gennaio del 1953, dopo tre anni di studio disastrosi - a causa dell'impegno politico - fece ritorno nella madrepatria, primo tra i membri del Circolo.

La guerra di liberazione nazionale

La Cambogia di quegli anni era teatro - assieme al Vietnam e al Laos - di una rivolta, quasi interamente di matrice comunista, contro l'occupazione francese dell'Indocina. Nell'agosto del 1953 Saloth Sar raggiunse insieme a Rath Samoeun il villaggio di Krabao, quartier generale orientale dei Viet Minh situato al confine tra le province di Kompong Cham e Prey Veng, e si unì al movimento. Tuttavia, ben presto constatò in esso un'effettiva prevalenza degli interessi nazionali vietnamiti. Infatti nel 1954 i francesi lasciarono l'Indocina, e i Viet Minh si ritirarono nel Vietnam del Nord, comunista, portando con sé anche quadri comunisti cambogiani tramite i quali estendere, in un imprecisato futuro, la rivoluzione al paese confinante.

Nascita dei Khmer Rossi

Saloth Sar rimase in Cambogia e fu tra i fondatori del Partito Rivoluzionario del Popolo Khmer, poco più che una sezione locale del Partito dei Lavoratori del Vietnam. Il re Norodom Sihanouk indisse delle elezioni. Sihanouk abdicò e formò un partito politico. Usando la sua popolarità e qualche intimidazione, spazzò via l'opposizione comunista e conquistò tutti i seggi del parlamento. Pol Pot sfuggì alla polizia segreta di Sihanouk e spese dodici anni in latitanza, addestrando le reclute. Alla fine degli anni '60, il capo della sicurezza interna di Sihanouk, Lon Nol, intraprese un'azione brutale contro i rivoluzionari, conosciuti come Partito Comunista di Kampuchea. Pol Pot iniziò una sollevazione armata contro il governo, venendo appoggiato dalla Repubblica Popolare Cinese.

Prima del 1970, il Partito Comunista di Kampuchea fu di insignificante importanza nella politica cambogiana. Ad ogni modo, nel 1970, il Generale Lon Nol, appoggiato dagli USA, depose Sihanouk, poiché quest'ultimo veniva visto come fiancheggiatore dei Viet Cong.

Per protesta, Sihanouk diede il suo supporto alla parte di Pol Pot. Quello stesso anno, Richard Nixon ordinò un'incursione militare in Cambogia, allo scopo di distruggere i santuari Viet Cong al confine con il Vietnam del Sud. La popolarità di Sihanouk, unita all'invasione statunitense della Cambogia, portarono molti a fianco di Pol Pot e ben presto il governo di Lon Nol si trovò mantenere il controllo delle sole città.

Si è sostenuto che i Khmer Rossi avrebbero potuto non prendere il potere se non fosse stato per la destabilizzazione causata dalla Guerra del Vietnam, e in particolare per le campagne di bombardamento atte a "spazzar via i santuari vietnamiti" in Cambogia. William Shawcross sostenne questo punto di vista nel suo libro del 1979, Sideshow.

Quando gli Stati Uniti lasciarono il Vietnam nel 1973 i Viet Cong lasciarono la Cambogia, ma i Khmer Rossi continuarono a combattere. Incapace di mantenere qualsiasi controllo sulla nazione, il governo di Lon Nol collassò rapidamente. Il 17 aprile 1975, il Partito Comunista di Kampuchea prese Phnom Penh e Lon Nol scappò negli Stati Uniti. Meno di un mese dopo, il 12 maggio, le forze navali dei Khmer Rossi operanti in acque territoriali cambogiane sequestrarono la nave mercantile americana S.S. Mayaguez, l'ultima che aveva lasciato il Vietnam, innescando la Crisi della Mayaguez.

Norodom Sihanouk ritornò al potere nel 1975, ma presto si trovò affiancato dai suoi più radicali colleghi comunisti, che avevano poco interesse nei suoi piani di restaurazione della monarchia.

Kampuchea Democratica

All'inizio del 1976 i Khmer Rossi che appoggiavano la linea dura si stancarono di tollerare le trovate di Sihanouk, e lo posero agli arresti domiciliari. Il governo esistente venne velocemente smantellato e Sihanouk venne rimosso da capo di stato. La Cambogia divenne una repubblica comunista, e Khieu Samphan ne divenne il primo Presidente.

Il 13 maggio 1976 Pol Pot venne nominato Primo Ministro di Cambogia, e iniziò a implementare delle radicali riforme socialiste nella nazione. I bombardamenti statunitensi avevano portato allo svuotamento di parte delle aree rurali, e le città si erano sovraffollate (la popolazione di Phnom Penh superò il milione di abitanti prima del 1976). Pol Pot pensava che l'unica via al comunismo fosse ripartire da zero.

Quando i Khmer Rossi presero il potere, evacuarono i cittadini dalle città verso la campagna, dove venivano costretti in fattorie comuni. La proprietà venne collettivizzata seguendo i già sperimentati modelli sovietico, cinese e vietnamita, e l'educazione si teneva in scuole comuni. Ma l'effetto della dittatura non si limitò a queste riforme: il regime comunista di Pol Pot fu infatti una delle più spietate dittature della storia. Migliaia di politici e burocrati vennero uccisi, mentre Phnom Penh veniva trasformata in una città fantasma dove molti morivano di fame, malattie o perché giustiziati. Le mine che Pol Pot lodava come "soldati perfetti", erano ampiamente distribuite in tutto il territorio. Il numero di vittime causate dalla follia sterminatrice di Pol Pot è conteso. Una cifra di tre milioni tra il 1975 e il 1979 venne data dal regime di Phnom Penh sponsorizzato dai Vietnamiti, il PRK.

Oggi si tende a reindirizzare la cifra più al ribasso, ma resta il fatto che una persona su tre, in Cambogia negli anni tra il 1975 e il 1979, venne assassinata e il paese, già non densamente popolato, si svuotò quasi del tutto. Padre Ponchaud suggerì 2,3 milioni, anche se questo numero comprende centinaia di migliaia di persone che morirono prima dell'ascesa del PCdK; l'Università Yale stimò 1,7 milioni di vittime, Amnesty International 1,4 e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti 1,2. Khieu Samphan e Pol Pot, da cui ci si poteva attendere delle sottostime, diedero cifre di 1 milione e di 800.000 rispettivamente. La CIA stimò un numero di esecuzioni tra le 50.000 e le 100.000. Tuttavia queste sono le esecuzioni accertate o fatte per decisione, ma il numero totale di persone uccise è superiore. Le stime variano da 700.000 a 1.700.000 di persone sterminate sotto Pol Pot, tra le quali ci furono molti vecchi, disabili e bambini. Fra le torture effettuate dai khmer rossi ve ne sono fra le più inimmaginabili: scariche di elettroshock, dita mozzate, unghie strappate, detenuti costretti a mangiare i propri escrementi. Spesso la ferocia dei khmer rossi si attuava uccidendo le persone a bastonate, badilate, colpi di zappa e armi da taglio, per evitare lo "spreco" di pallottole.[senza fonte]

Dall'epoca dell'entrata in clandestinità Pol Pot non fece assolutamente nulla per mantenere i contatti con i suoi familiari, che difatti furono deportati come gli altri. Suo fratello Saloth Nhep dichiarò in un'intervista alla BBC di essere venuto a conoscenza della vera identità di Pol Pot solo dopo aver casualmente visto un suo ritratto ufficiale in una cucina collettiva.

Invasione della Cambogia

Alla fine del 1978, il Vietnam invase la Cambogia (guerra cambogiana-vietnamita). L'esercito cambogiano venne sconfitto facilmente, e Pol Pot fuggì verso il confine tailandese. Nel gennaio 1979, il Vietnam installò un governo fantoccio guidato da Heng Samrin, composto da Khmer Rossi che erano fuggiti in Vietnam per evitare le purghe. A questo fece seguito l'ampia defezione verso il Vietnam degli ufficiali Khmer Rossi della Cambogia orientale, largamente motivata dalla paura che sarebbero stati accusati di collaborazionismo anche se non avessero disertato. Pol Pot mantenne un seguito sufficiente a mantenere il combattimento in una piccola area nell'ovest della nazione. A questo punto la Cina, che aveva in precedenza appoggiato Pol Pot, attaccò, creando una breve Guerra Cino-Vietnamita.

Pol Pot, un nemico dell'Unione Sovietica, ottenne supporto anche da Thailandia e USA. In particolare, gli Stati Uniti e la Cina posero il veto all'assegnazione del seggio riservato alla Cambogia nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al rappresentante del governo di Heng Samrin. Influenzati dalla realpolitik, gli USA appoggiarono direttamente e indirettamente Pol Pot, che sposò una variante radicalmente rivista del Maoismo, adattata al nazionalismo Khmer.

Pol Pot, in quanto autonomista, era un oppositore dell'ortodossia sovietica. Siccome era anti-sovietico, Stati Uniti, Thailandia e Cina lo consideravano preferibile al governo pro-vietnamita.

Conseguenze

Talvolta, gli Stati Uniti appoggiarono direttamente e indirettamente Pol Pot e la sua ostilità nei confronti dell'URSS. Gli USA tentarono di incoraggiare un'alleanza anti-vietnamita tra Pol Pot, Sihanouk e il nazionalista, Son San. Per perseguire questo fine Pol Pot si dimise ufficialmente nel 1985, ma continuò come capo de facto del Partito Comunista di Kampuchea e come forza dominante dell'alleanza. Gli oppositori al PCdK sostennero che questo agiva talvolta in maniera disumana in aree controllate dall'alleanza.

Nel 1989, i vietnamiti si ritirarono dalla Cambogia. Pol Pot si rifiutò di cooperare nel processo di pace, e continuò a combattere il nuovo governo di coalizione. I Khmer Rossi tennero in scacco le forze governative fino al 1996, quando le truppe demoralizzate iniziarono a disertare. Anche diversi importanti leader dei Khmer Rossi si unirono a queste.

Nel 1997, Pol Pot giustiziò il suo braccio destro di sempre, Son Sen, per aver voluto giungere ad un accordo con il governo, ma poi egli stesso venne arrestato dal capo militare dei Khmer Rossi, Ta Mok, e venne condannato agli arresti domiciliari per il resto della vita. Nell'aprile 1998, Ta Mok fuggì nella foresta a seguito di un nuovo attacco dei governativi, e portò Pol Pot con sé. Pochi giorni dopo, il 15 aprile, Pol Pot morì, a quanto pare per un attacco di cuore, senza aver subito alcuna sanzione o processo da tribunale locale od internazionale.

Bibliografia

Note

  1. ^ Brother Number One, David Chandler, Silkworm Book, 1992 p.7
  2. ^ Kiernan, Ben. The Pol Pot Regime: Race, Power, and Genocide in Cambodia under the Khmer Rouge, 1975–79. New Haven, CT: Yale University Press, 1996.
  3. ^ http://www.asiasource.org/news/special_reports/polpot.cfm
  4. ^ John Pilger, America's long affair with Pol Pot, in Harper's Magazine, ??, July, 1998, pp. 15-17.
  5. ^ http://www.notablebiographies.com/Pe-Pu/Pol-Pot.html
  6. ^ Philip Short. Pol Pot. Anatomia di uno sterminio. Milano, Rizzoli, 2005; ISBN 88-17-00659-9.
  7. ^ Pol Pot, l’incubo rosso (1975-1979), di Francesca Sibani, dal sito Treccani Scuola.

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