Gianpiero D'Alia
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Gianpiero D'Alia (Messina, 22 settembre 1966) è un politico italiano.
Eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nella XIV legislatura in virtù di una candidatura nel collegio maggioritario Messina Mata e Grifone in collegamento con la lista civetta Abolizione dello scorporo, durante il mandato è stato segretario del Comitato per la legislazione e della Giunta per le elezioni e componente delle Commissioni Affari costituzionali, Antimafia ed Esami di disegni di legge di conversione di decreti-legge, del Comitato per la legislazione e del Consiglio di Giurisdizione.
Nel governo Berlusconi III è stato Sottosegretario di Stato all'Interno, espresso dall'UDC.
Riconfermato alla Camera nella legislatura successiva in virtù di una candidatura nella lista dell'UDC per la circoscrizione Sicilia 2, è stato componente delle Commissioni Affari costituzionali e Personale e del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato.
Nelle Elezioni Politiche del 2008 viene eletto al Senato della Repubblica. Diventa qui presidente del gruppo parlamentare Gruppo UDC, SVP e Autonomie, al Senato: a questo gruppo hanno aderito anche i Senatori a vita Giulio Andreotti, Emilio Colombo e Francesco Cossiga.
Il 5 febbraio 2009, durante la seduta n. 143 del Senato della Repubblica, promuove e ottiene l'inserimento di un emendamento (Art. 50-bis) nel ddl da presentare alla Camera, nel quale si sancisce la "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet", che porterebbe alla chiusura di portali come YouTube o Facebook, quest'ultimo considerato «indegno»[1][2]. Tra le accuse che gli vengono mosse, vi è l'appartenenza ad un partito con al suo interno condannati per mafia e personaggi con comprovate conoscenze mafiose, che però non gli impedisce di scagliarsi contro "i social network che inneggiano alla mafia". E' considerato da molti blogger (Es. Beppe Grillo) uno dei simboli dell'oligarchia non democratica italiana. Pochi giorni dopo l'approvazione del suo emendamento, il deputato del Pdl Roberto Cassinelli, già autore di diverse iniziative parlamentari in materia di rete, ha annunciato sul proprio blog la presentazione di un "controemendamento" che modifichi il testo del senatore D'Alia che, secondo Cassinelli, "mette a rischio la libertà della rete"[3]. Il "controemendamento" di Cassinelli, come lui stesso ha annunciato sul proprio blog[4], è stato approvato dalle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia nella notte del 29 aprile, e l'articolo 60 introdotto dall'emendamento D'Alia è stato, quindi, abrogato[5].
Note
- ^ Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 150 del 12/02/2009
- ^ Il governo contro Internet
- ^ Roberto Cassinelli, L'emendamento D'Alia mette a rischio la libertà della rete, su robertocassinelli.blogspot.com, 17 febbraio 2009. URL consultato il 28-2-2009.
- ^ Roberto Cassinelli, L'emendamento D'Alia non esiste più, su robertocassinelli.blogspot.com, 29 aprile 2009. URL consultato il 29-4-2009.
- ^ Guido Scorza, La Rete ha vinto e resta libera, su punto-informatico.it, Punto Informatico, 29 aprile 2009. URL consultato il 29-4-2009.
Collegamenti esterni
- Scheda Senato della Repubblica
- Gianpiero D'Alia, su Openpolis, Associazione Openpolis.