Progetto Lebensborn
Il Progetto Lebensborn fu uno dei diversi programmi avviati dal gerarca nazista Heinrich Himmler per realizzare le teorie eugenetiche del Terzo Reich sulla razza ariana.

Gli inizi del progetto
Dal 1929 le SS furono dirette da Himmler ardente fautore delle teorie razziste di Walther Darré[1] che volle applicare innanzitutto allo stesso reclutamento delle SS alle quali si richiedevano non solo certificati attestanti la sanità di tutti i membri della famiglia ma soprattutto un albero genealogico risalente fino al 1650 che ne documentasse la purezza ariana. Nella visione di Himmler le SS dovevano essere un centro di diffusione della purezza del sangue e, anche attraverso la poligamia, di estensione della razza pura nordica.
La prima disposizione che aprì la strada del programma eugenetico fu l'emanazione dell' Ordine sul matrimonio del 31 dicembre 1931 secondo il quale ogni SS doveva essere autorizzato da Himmler stesso a sposarsi tramite la concessione di un certificato che documentasse la sanità mentale e fisica degli sposi e dei loro antenati. I dati ricavati venivano trascritti nel libro del clan, nel Sippenbuck segno concreto della eccezionalità razziale delle SS.
Secondo il Reichsfuhrer-SS la Germania con la sua bassa natalità, con l'aumento degli aborti e dei figli illegittimi era un paese malato che bisognava sanare andando al di là della meschina morale borghese: raccomandava quindi Himmler il 28 ottobre 1939, dopo due mesi dell'entrata in guerra:
«Al di là dei limiti imposti dalle leggi, dai costumi e dalle opinioni borghesi, forse necessari, oggi per le donne e le ragazze di puro sangue tedesco diventerà una nobile missione il chiedere ai soldati in partenza per il fronte, siano esse sposate o no, di renderle madri...» poichè i soldati potrebbero non tornare «a rivedere il cielo del [loro] paese.» Tanto più l'obbligo di procreare valeva per gli uomini e le donne rimaste in patria. [2]
La realizzazione e il parziale fallimento
In realtà in grande segretezza sin dal 1935 si stava realizzando il progetto Lebesborn, Sorgente di vita attraverso un circuito di cliniche aperte in Germania.
Himmler fantasticando di un mistico rapporto tra le SS e le leggende teutoniche di Enrico I l'Uccellatore o Federico il Grande, nel 1934 intanto aveva fatto costruire in Westfalia il castello di Wewelsburg costato undici milioni di marchi dove organizzare un vero e proprio Ordine medioevale delle SS impegnato nella tutela della purezza razziale.[3]
Il 10 dicembre 1935 a cura di dieci Fuhrern-SS, i cui nomi sono strettamenti segreti venne fondata a Berlino la "Lebensborn e.V." ("Lebensborn società registrata"), società amministrata dall'"Ufficio centrale della razza e del Popolamento" in accordo accordi con diversi uffici per la tutela della madre e del fanciullo.
Il 1 gennaio del 1938 la società passò con il nome di "ufficio L" (Amt L (Lebesborn)) sotto il controllo diretto dello Stato maggiore delle SS cioè dello stesso Himmler che, per avere più libertà d'azione, trasferì il centro e gli uffici da Berlino a Monaco nell' ex sede del Centro comunitario ebraico e nella casa requisita dalle SS a Thomas Mann.[4]
La prima clinica cominciò a funzionare il 15 agosto del 1936, altre ne furono aperte sino a contare, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, sei cliniche[5] con 263 letti per le medri e 487 per i neonati.[6]
Il programma Lebensborn, a cui gli ufficiali SS furono obbligati a partecipare, fu finanziato direttamente da una tassa che i dirigenti SS dovevano pagare. Il progetto non riuscì ad avere la larga adesione che si aspettava Himmler poichè delle 238 mila SS solo 8 mila vi aderirono.
L'obiettivo principale del progetto fu indirizzato alle ragazze-madri alle quali, se possono certificare la purezza razziale, offrire la migliore assistenza per il parto e sottrarle al giudizio negativo della famiglie e della Chiesa assicurando loro la massima segretezza. Himmler sperava così di impedire la «degenerazione progressiva della razza germanica» ostacolando gli aborti e le nascite di disabili e persino di far mutare l'opinione comune negativa che si aveva delle ragazze madri.
Sarà l'ufficio del Lebensborn a decidere se la madre potrà tenere con sè il nato nell'ambito dell'organizzazione: se entro un anno si verificherà che la madre non ha le necessarie garanzie economiche e morali per la crescita del bambino questo verrà dato in adozione. In effetti il Lebensborn ricorse poco alle adozioni che erano protette con la massima segretezza rendendo impossibile risalire ai genitori naturali dell'adottato.
Il clima di mistero che accompagnava l'"Ordine nero" delle SS si estese al Lebensborn riguardo al quale si diffusero pettegolezzi e dicerie tali che nel dopoguerra si era convinti, anche sulla base dei crimini nazisti perpetrati sulle donne, che l'organizzazione non fosse altro che una serie di bordelli per soldati.
Il progetto però sembrava non funzionare: le statistiche dell’ Ufficio Razza e Popolamento constatarono che nei Lebensborn tedeschi non avevano partorito più di 2000 donne che avevano dimostrato di possedere i requisiti razziali richiesti.
La germanizzazione
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale si aprirono per il progetto Lebensborn nuove prospettive con l'apertura di cliniche nei territori occupati di Norvegia, Olanda, Belgio e Francia[7]
Il compito affidato sembrò essere sempre quello di convincere ragazze-madri non tedesche ma dalle caretteristiche razziali di purezza del sangue a ricorrere all'organizzazione «per nascondere il peccato» a partorire anonimamente e a poter poi ritornare nei paesi d'origine.
In realtà ora si organizzò un piano criminoso di rapimento di bambini stabilito nell'ordinanza dell'inverno del 1941.
Dapprima si ricercarono negli orfanotrofi polacchi o presso le famiglie che presentavano i tratti razziale di appartenenza alla razza nordica bambini tra i sei e i dodici anni che presentassero di avere il "buon sangue". Questi venivano trasferiti in Germania per un'esame razziale accurato mentre quelli dai due ai sei anni saranno portati un una clinica del Lebensborn e affidate a famiglie di SS senza figli che volessero adottarli.
In seguito in Polonia la ricerca dei bambini da germanizzare si estese in tutte le direzioni: negli asili, nelle scuole, nelle famiglie di divorziati sino a includervi i bambini di genitori deportati o eliminati nei campi di sterminio o presi per strada a caso perchè risultavano a occhio come appartenenti alla "buona razza" per i loro capelli biondi e gli occhi azzurri. A questi dotati di una nuova identità tedesca dovranno parlare il tedesco e saranno affidati a nuovi genitori.
Dal 1942 si opererà una cernita per cui i bambini idonei saranno affidati ai centri di raccolta mentre quelli "di eccezionale valore razziale" saranno curati da Lebensborn. Tutti gli altri di razza inferiore saranno lasciati morire.
L'Organizzazione dell' Amt Lebesborn
- Amt H : Heimaufnahme
- Amt A : Arbeit
- Amt P : Personal
- Amt F : Finanzen
- Amt L : Leitung
- Amt R : Recht
- Amt G : Gesundheit
- Amt Ad : Adoptierungen
- Amt S : Standes
L'attuazione
Con l'occupazione di Norvegia e Danimarca nell'Operazione Weserübung, all'inizio del 1940, la Germania nazista ebbe a disposizione i territori sui quali realizzare il progetto, anche se nell'economia del piano la Norvegia ebbe un ruolo predominante. Vennero innanzitutto costruite delle strutture apposite, come ospedali geriatrici e case di degenza per le pazienti, che potevano così in tutta tranquillità dare alla luce i figli della loro ideologia.
Le condizioni di vita erano eccellenti in relazione al particolare periodo storico, e le mogli dei soldati del Terzo Reich potevano contare sulle migliori condizioni di vita possibili.
Vennero creati istituti in Germania (inclusa l'Austria) a Bad Polzin, Bofferding bei Luxemburg, Gmunden, Hohenhorst, Klosterheide, Nordrach, Pernitz, Schalkhausen, Steinhoering, Wernigerode e Wiesbaden; in Belgio a Végimont; in Danimarca a Copenaghen; in Francia a Lamorlaye; nel Governatorato Generale a Cracovia, Otwock e Varsavia; nei Paesi Bassi a Nijmegen; e in Norvegia a Bergen, Geilo, Hurdalsverk, Klekken, Os, Oslo, Stalheim e Trondheim.
La fine
Si stima che i bambini venuti alla luce nel breve periodo di occupazione nazista siano stati qualche decina di migliaia, ai quali toccò una brutta sorte al termine della seconda guerra mondiale. La maggior parte infatti, insieme alle loro madri, venne ripudiata dal resto della popolazione, che li lasciò in disparte, facendoli oggetto di una cieca ondata di odio, diventando oggetto di scherno. Questi bambini si ritrovarono così ad eseguire per lo più lavori degradanti, passando il resto della vita in infelici condizioni.
Note
- ^ Sangue e terra Walther Darré. La nuova nobiltà di sangue e suolo. Padova, Edizioni di Ar, 1978.
- ^ M.Hiller, C.Henry, In nome della razza, Sperling & Kupner, Milano 1976 pp.39,40
- ^ R. Manvell, H. Fraenkel, Heinrich Himmler: The SS, Gestapo, His Life and Career, Skyhorse Publishing 2007 pp.90,91.
Nella trasmissione televisiva Mixer del 10 aprile 1997 Battaglione Lebesborn, a cura di Chantal Lasbats, si sosteneva che il castello fosse un centro ideologico e operativo del progetto Lebensborn - ^ M.Hiller, C.Henry,Op.cit pp.78-79
- ^ Nella clinica "Taunus" nel Wiesbaden saranno utilizzati 12 Testimoni di Geova
- ^ G. Lilienthal, Der "Lebensborn e.V." Ein Instrument nationalsosialisticher Rassenpolitik, Fischer, Stuttgard 1985, pag.45
- ^ In Belgio a Végimont; in Danimarca a Copenaghen; in Francia a Lamorlaye; nel Governatorato Generale a Cracovia, Otwock e Varsavia; nei Paesi Bassi a Nijmegen; e in Norvegia a Bergen, Geilo, Hurdalsverk, Klekken, Os, Oslo, Stalheim e Trondheim.
Bibliografia
- Catrine Clay & Michael Leapman: Master race: the Lebensborn experiment in Nazi Germany. Hodder & Stoughton, 1995. ISBN 0340589787. (in lingua tedesca: Herrenmenschen - Das Lebensborn-Experiment der Nazis. Heyne-TB, 1997).
- Marc Hillel and Clarissa Henry: Of Pure Blood. 1976. ISBN 007028895X (nell'originale Au nom de la race; versione italiana In nome della razza, vedi Saggistica sui campi di concentramento nazisti). Arthème Fayard ; Sperling; Ferni )
- Dorothee Schmitz-Köster: Deutsche Mutter bist du bereit - Alltag im Lebensborn. Aufbau-Verlag, 2002.
- Gisela Heidenreich: Das endlose Jahr. Die langsame Entdeckung der eigenen Biographie - ein Lebensbornschicksal. 2002.
- Georg Lilienthal: Der Lebensborn e.V. - Ein Instrument nationalsozialistischer Rassenpolitik. Fischer, 1993 (2003).
- Kare Olsen: Vater: Deutscher. - Das Schicksal der norwegischen Lebensbornkinder und ihrer Mütter von 1940 bis heute. 2002. (ulteriore risorsa bibliografica in lingua norvegese: Krigens barn: De norske krigsbarna og deres mødre. Aschehoug 1998. ISBN 8203290906)
- Jörg Albrecht: Rohstoff für Übermenschen. Published: Artikel in Zeit-Punkte 3/2001 zum Thema Biomedizin, S. 16-18.
- Benz, W.; Graml, H.; Weiß, H.(1997): Enzyklopädie des Nationalsozialismus. Digitale Bibliothek, CD-Rom, Band 25, Directmedia GmbH, Berlin.
- Zaffiri, Gabriele; Ahnenerbe, l'Accademia delle scienze delle SS; Nicola Calabria Editore, Patti (ME), 2004, ISBN 978-8888-010458-101
- Zaffiri, Gabriele; SS-Lebensborn; Nicola Calabria Editore, Patti (ME), 2007, ISBN 978-8895-544137
- Trials of War Criminals - Before the Nuernberg Military Tribunals Under Control Council Law No. 10. Vol. 5: United States v. Ulrich Greifelt, et. al. (Case 8: 'RuSHA Case'). US Government Printing Office, District of Columbia, 1950.
Collegamenti esterni
- (EN) Approfondimento
- (DE) Shoa.de
- (EN) I Lebensborn nei territori occupati
- (EN) Articolo di Siegfried Egel
- (PL) Interviste
- (EN) Il caso "RuSHA"