Template:Comune

Lorenzago di Cadore (in ladino: Lorenthago) è un comune di 576 abitanti della provincia di Belluno.

È uno dei ventidue comuni che costituiscono la Magnifica Comunità di Cadore. Lorenzago sorge su un verde altopiano ben esposto a 883 m s.l.m.. Si situa lungo la strada Statale 52 che collega il Cadore alla Carnia attraverso il Passo della Mauria, rappresentando un'area di confine di Provincia e di Regione.

La parlata è da secoli un dialetto ladino, che si distingue alquanto da quello degli altri paesi cadorini ed anche da quello dei vicini paesi dell'Oltrepiave, Vigo, Laggio, Pelos, Pinié, con i quali ha tuttavia comune la caratteristica dei participi passati dei verbi della prima coniugazione con la desinenza in «òu», come nel dialetto genovese [1] . Ma nella parlata ladina si è ormai notevolmente infiltrato il dialetto veneto, incominciato probabilmente da quando il Cadore passò sotto il dominio della Repubblica Veneta, sebbene si senta ancora il respiro alpino aspro e fresco del passato.


Il paese

Lorenzago non è diviso in frazioni, ma è composto da due borgate collegate da un tratto della strada Statale 52 che attraversa tutto il paese: da Piazza Calvi (la principale del paese), sale fino a Cima Faureana percorre poi il piano Viale Città di Genova (cosi denominato per riconoscenza verso la Superba, che per prima inviò soccorsi alla popolazione, non appena nel novembre del 1918 il paese rimase libero dall'occupazione straniera) e passa dalla borgata di Villagrande a quella di Villapiccola ove la strada riprende a salire sino al ponte di Ramaiò per continuare, con un tratto di otto chilometri, sino al Passo della Mauria, dal quale discende verso la Carnia ed il Friuli. Il Passo della Mauria ed il Monte omonimo con le sue doline imbutiformi scavate dalle acque si trova interamente entro il territorio di Lorenzago[2].

Territorio

Il territorio comunale che ha una superficie di 27,95 km², degrada dolcemente (da sud-est a nord-ovest), ma non uniformemente e con vari falsipiani, sino a raggiungere il corso del Piave ove comincia il lago formato dallo sbarramento della diga di Sottocastello.

Il territorio è inoltre rotto in molte vallette minori, che sono percorse da piccoli rii, quali il Romotoi, il rio dei Tofi, il Rin de la Cros tributari del Piova, il rio dell'Acquafredda col subaffluente rio Borbe ed il Ramaiò tributari del Cridola. Tutte queste acque appartengono pertanto al bacino del Piave; solo il torrente Tora, che ha origine dal Monte Toro a nord della forcella del Cridola, appartiene al Tagliamento, della cui riva destra è affluente, come pure il rio di Stabie, che è affluente di sinistra.

Il confine del territorio comunale è segnato come estrema linea meridionale dalla Cresta del Cridola, i punti estremi orientale ed occidentale sono rispettivamente la confluenza rio di Stabie-Tagliamento e la confluenza Cridola-Piave; il punto più settentrionale si trova pressapoco alla confluenza Piave-Piova. Dalla forcella o più precisamente dalla tacca del Cridola il territorio confina con quello di Forni di Sopra sino a Stabie; da Stabie sino alla confluenza Piave-Cridola con quello di Domegge di Cadore.

Le elevazioni principali sono, oltre il Cridola (2.581 m), la Cresta del Miaron (con le quattro punte di 2.373 m, 2.290 m, 2.215 m e 2.156 m) il colle Audoi (1.560 m), quello di Mezzarazzo (1.544 m), il Sasso Croera (1.538 m), lo Stizzinoi (1.518 m), il colle Magnente (1.526 m) e il colle Famazzo (1.361 m). A tutte queste cime si arriva comodamente per vari sentieri.

Il territorio del Comune risulta compreso tra i 683 m ed i 2.581 m sopra il livello del mare.

Le montagne

Lorenzago è circondato a 360° da suggestivi massicci dolomitici; volgendo lo sguardo alla destra del Cridola, si vede il Montanello (2.441 m) col sottostante Agudo o Col della Croce (1.829 m). Girando sempre verso destra spunta più lontano, oltre le valli Talagona e Anfela, il Picco di Roda (2.227 m) nel gruppo del Duranno, e poi, oltre l'avvallamento in cui scorre profondo il Piave, si vede d'infilata una parte della lunga muraglia rocciosa del Bosconero, che sale col Monte Dubiea (1.660 m) e la Croda Cuz (2.201) alla parete verticale nord del Sassolungo (2.413 m) ed agli Sfornioi (2.409 m), sino alla larga ed erbosa depressione della forcella Cibiana (1.528 m), sopra la quale s'innalza a destra il Monte Rite (2.181 m), mentre nello sfondo oltre la forcella appaiono lontani i monti dell'Agordino (Gardesana e Tamer). Continuando, sorge il verdeggiante Monte Trànego (1.847 m) e quindi s'innalza la piramide dell'Antelao (3.263 m), la vetta più alta del Cadore, che la valle d'Oten e la forcella piccola (2.121 m) separano dal gruppo delle Marmarole; di questo gruppo è visibile soltanto la parte orientale con la cresta d'Aieron e quella degli Invalidi (separate dal Vallone del Froppa), il gran pilastro della Croda Bianca (2.828 m), il Monte Ciastelin (2.601 m), caratteristico per la forma di dorso di dromedario, il campanile Ciastelin (2.572 m), la piccola Torre di Lozzo detta comunemente il « Pupo », che divide in due la forcella S. Pietro (2.319 m), e infine la Croda di San Lorenzo o Monte Ciarido (2.502 m), la cui estrema propaggine settentrionale con la Torre Artù (2.040 m) è nascosta dall'antistante Col Cervera (1.919 m). Tra le Marmarole e il Tudaio lo sguardo spazia lontano, e in quella larga apertura appaiono, da sinistra a destra, la Croda da Campo (2.718 m) e la fosca Aiarnola (2468 m), separate dalla forcella Valadrin; quindi il lungo sperone boscoso, poi pascolivo e più in alto ghiaioso che da Casamazzagno sopra Candide sale dolcemente ondulato col Monte Spina (1.966 m) e il Col Rosson (2.304 m) e culmina col caratteristico cocuzzolo conico del Quaternà (2.503 m). Segue più lontano il roccioso Cavallino (2.689 m), la cima più alta della catena displuviale tra le valli della Drava e del Piave. Continuando a destra, più vicina si alza la lunga catena rocciosa Tudaio-Brentoni che separa l'Oltrepiave dal Comelico e di cui appare solo la prima parte, con gli strapiombi del Tudaio (2.279 m), la Bragagnina, la cima di Landre (2.332 m), lo Schiavon (2.337 m) e dietro ad esso il Crissin (2.495m), i cosiddetti Cadini con le due forcelle Ciadin Alto Ovest (2.295 m) ed est (2.221 m), il Popera Val Grande (2.512 m), la Cresta Castellati (2.486 m), oltre la quale, poiché la catena si incurva verso nord-est, non è visibile la vetta più alta de gruppo, il Monte Brentoni (2.548 m). Oltre la depressione della valle del Piova, sulla quale è larga ed erbosa forcella Losco (1.781 m) , appare la lunga costa pure erbosa del Pra' della Monte (“Monte”, nell'uso locale, è di genere femminile), sotto la quale è il Col Torondo (1.570 m). Spunta appena, lontano, rossastro, il Colròsolo (2.138 m); segue una cresta boscosa che culmina, sempre da sinistra a destra, coi colli Audoi (1.560 m) e Mezzarazzo (1.544 m) e col Sasso Croera (1.538 m). Oltre la depressione del Mauria appare infine la cresta del Miaron, che si congiunge col Cridola. È compiuto così il giro dell'orizzonte di Lorenzago.

Storia

Origine del nome

Il nome di Lorenzago, deriverebbe secondo il Ciani [3] dal nome romano di “Laurentus” oppure di “Laurentius”. Lorenzago è l'unico comune cadorino con desinenza in «ago», che è celtica, il nome sarebbe quindi nome gallo-romano e significherebbe casa, dunque proprietà, fondo, campo di un Lorenzo, un romano venuto a stabilirsi al tempo della conquista nel sito, ove doveva poi sorgere il villaggio recante il suo nome.

Lorenzago è dunque il nome di un antico predio romano! [4]

Preistoria ed antichità

Delle vicende più antiche poco si può dire sebbene si possa pensare che Lorenzago sia stato abitato fin dall'età della pietra come dimostrerebbe il martello di pietra rinvenuto in Mauria e più precisamente nella cava di Chiole nel 1885 dal lorenzaghese Mario De Marco. Il martello, che è stato acquistato successivamente da don Pietro Da Ronco e ceduto al museo di Pieve di Cadore, appare « del numero e della foggia di quelli che i sacerdoti adoperavano per dare il colpo alla vittima nei sacrifici »[5]. Attraverso il passo della Mauria sarebbero giunti anche gli illirici, cui appartiene la stirpe veneta [6]. I celti giunsero certamente in Carnia [7] e quindi sicuramente a Lorenzago se il nome del paese, della regione e d'altri toponimi è d'origine celtica. Successivamente, forse dal 115 a.C. da quando il console Marco Emilio Scauro trionfò dei Galli della Carnia (de Galleis Karneis)), Lorenzago come il resto Cadore passò sotto il dominio di Roma che divenne a partire del 27 a.C. con Cesare Augusto parte della decima regione « Venetia et Istria » [8]. Nel primo secolo a.C., come tutto il resto della regione cadorina, Lorenzago fu probabilmente ascritto alla Tribus Claudia[9]. Un' ulteriore indizio dell'esistenza del paese nell'età romana e propriamente imperiale proverrebbe da una moneta d'argento trovata nel territorio con l'effige dell'imperatore Flavio Vespasiano (69-79 d.C.) [10] .

Turismo

Lorenzago è un apprezzato centro di villeggiatura, ed è famoso per essere stato più volte meta di vacanza di Papa Giovanni Paolo II negli anni '80 e '90. Ha inoltre ospitato Benedetto XVI nel luglio 2007.

I Parroci

Nome Nascita Parroco dal Morte
Don Pietro Da Ronco 1850 - 1941
Don Quinto Comuzzi 13 novembre 1879 13 giugno 1910 26 gennaio 1947
Mons. Aleardo Sesto Da Pra Pocchiesa 31 maggio 1909 26 novembre 1943 16 febbraio 2000
Don Osvaldo Domenico Belli Codan 27 dicembre 1945 1998 -
Don Sergio De Martin Modolado 23 febbraio 1938 ottobre 2004 -

Amministrazione comunale

Template:ComuniAmministrazione

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[11]

Variazioni

La denominazione del comune fino al 1940 era Lorenzago. [12]

Personalità legate a Lorenzago di Cadore

  • Filippo MAINARDI, laureatosi giovanissimo nell'Università di Padova, fu ivi nominato, nell'agosto 1569, Rettore della Scuola dei giuristi. Il doge di Venezia, Alvise Mocenigo, del quale Filippo tessé le lodi in una forbita orazione latina, lo creò, in riconoscimento del suo valore nell'eloquenza e nel giure,cavaliere si S. Marco, onore dato allora per la prima volta ad un cadorino. Purtroppo il giovane rettore morì poco dopo, di soli ventidue anni, il 5 marzo 1570, sembra di veleno propinatogli per invidia, prima ancora che il diploma di nomina a cavaliere fosse compilato. Il diploma infatti reca la data del 22 giugno successivo. Fu sepolto nella chiesa curaziale di Lorenzago,ed il sarcofago venne poi trasportato nella chiesa nuova, costruita dopo la metà del secolo XVIII, e collocato sopra la porta laterale sinistra.


  • Pietro Paolo TREMONTI, nato a Lorenzago circa il 1727, passò la sua vita quasi sempre di necessità fuori dal suo paese, pur mantenendo con esso frequenti relazioni; fu professore di teologia, provicario apostolico nelle missioni di Tunisi, commissario generale nella Rezia Cisalpina (Valtellina), nel 1784 definitore generale del suo Ordine e rieletto nel 1789. Morì a Roma nel suo convento il 13 giugno 1796.


  • don Giuseppe CADORIN, nato a Lorenzago il 13 novembre 1792, passò gran parte della sua vita a Venezia quale ispettore urbano delle scuole elementari, pur frequentando assiduamente l'Archivio di Stato per i suoi studi sulla storia dell'arte, in particolare su Tiziano Vecellio, e la sua autorità è ancora tenuta in gran conto da pressoché tutti gli studiosi di Tiziano, almeno sotto i profilo storico. Raccolse un copioso e prezioso materiale, ma la morte gli impedì di pubblicare il frutto di tante sue ricerche sul grande pittore cadorino. Sua opera principale: Dello amore dei Veneziani di Tiziano Vecellio, delle sue case in Cadore e in Venezia, e della vita dei suoi figli, con documenti inediti (Venezia 1833). Altri suoi studi furono pubblicati postumi. Morì nella sua villa di S. Fior il 14 dicembre 1851. [13]



  • Venanzio DONÀ (il cui cognome sarebbe stato più propriamente DE DONÀ), è nato a Lorenzago il 12 gennaio 1824. Nel 1848 partecipò con Pier Fortunato Calvi alla lotta contro gli Austriaci, combattendo al passo della Morte, a Rindemera e al passo della Mauria e passando infine a Venezia. Autodidatta, si appassionò alla ricerca e allo studio delle cronache e dei documenti cadorini, e riuscì a compilare qualche lavoro non privo di merito,tra cui una Storia antica del Cadore dalle età più remote fino al regno de' Berengarii (Trento 1852), che ebbe una seconda edizione integrale nel volume Omaggio alla Regina d'Italia pubblicato a cura di J De Rossi a Treviso nel 1881, ed una Guida storica, geografica, del Cadore (Venezia 1888), oltre ad una Storia del Cadore che si conserva nella Biblioteca Cadorina di [Vigo di Cadore]. Giovò con le sue informazioni al Carducci per l'ode Cadore, come attestò il poeta nelle annotazioni all'ode stessa. Morì a Perarolo di Cadore il 21 gennaio 1914.


  • Adeodato DE DONÀ (al secolo Leo) fu Rettore del Seminario di Cassino e morì di soli quarantasette anni a Montecassino il 23 gennaio 1951.

Immagini

Note

  1. ^ Da Pelmo a Peralba, almanacco per l'a. 1873 p.118 e p.119
  2. ^ O. MARINELLI: Fenomeni di erosione dei gessi nei dintorni del Mauria e di Lorenzago, Boll. della Soc. Geogr. Ital. (1900)
  3. ^ Giuseppe CIANI (Domegge 1793 – Vittorio Veneto 1867) Storia del popolo cadorino, edizione postuma a cura di E. De Candido, Treviso 1940
  4. ^ Giovanni Battista PELLEGRINI, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano, p. 139, Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1991
  5. ^ A. RONZON, Dal Pelmo al Peralba, almanacco per l'anno1894, p. 49.
  6. ^ Fabbiani, Breve Storia del Cadore
  7. ^ Fabbiani, Breve Storia del Cadore
  8. ^ Fabbiani, Breve Storia del Cadore
  9. ^ Giovanni Battista PELLEGRINI, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano, p. 140, Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1991
  10. ^ Giuseppe CIANI, Storia del popolo cadorino, edizione postuma a cura di E. De Candido, Treviso 1940 - La moneta d'argento con l'effige dell'imperatore Flavio Vespasiano fu scoperta poco prima che il Ciani scrivesse la sua Storia del popolo cadorino
  11. ^ Dati tratti da:
  12. ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
  13. ^ A. DALLA VERDE, L'abate Giuseppe Cadorin e le sue opere, Treviso 1906

Altri progetti

Template:Provincia di Belluno

Bibliografia

  • Giulio C. ZIMOLO: Lorenzago di Cadore, A cura del Comune, 1958
  • Giovanni FABBIANI: Breve Storia del Cadore, Udine 1957
  • Giuseppe CIANI Storia del popolo cadorino, edizione postuma a cura di E. De Candido
  • T.C.I. Guida d'Italia - Venezia Tridentina e Cadore, Milano 1939
  • Giovanni Battista PELLEGRINI, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano,Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1991