Atanasio Canata

religioso, letterato e educatore italiano

Atanasio Canata (Lerici, 25 marzo 1811?, ...) è stato un religioso, letterato e educatore italiano.

Biografia

Ultimo degli otti figli di Giuseppe, negoziante di Lerici, e di Anna Carosini, scomparsa prematuramente nel 1818, fu educato dal fratello Gaetano, rettore del Seminario di Sarzana (e successivamente parroco di Lerici dal 1825 al 1836), che gli fece studiare materie umanistiche, in particolare filosofia e retorica. Dopo essere rientrato a Lerici, per aiutare il padre nell'amministrazione del menage familiare, si recò presso lo zio Don Agostino parroco ad Ameglia.

Qui si innamorò di una giovane contadina dalla quale però fu rifiutato: questa delusione pare fosse all'origine della sua crisi spirituale e della sua vocazione.[senza fonte] Pare che l'ultima decisione fosse presa dal giovane Atanasio davanti all'altare del Cristo Crocifisso: a soli diciannove anni entrò comunque nella Casa degli Scolopi di Genova, facendosi sacerdote e poi frate.

Rivolse pertanto la seconda parte della sua vita all'educazione dei giovani e alla loro formazione culturale e spirituale. Fu prima a Chiavari, poi a Savona ed infine a Carcare (presso Savona), dove rimase per ventisette anni nel collegio che faceva chiamare la Tebaide ligure. Strinse amicizia con un altro celebre educatore, San Giovanni Bosco, e cominciò ad affermarsi come poeta ed oratore.

Oltre che aver avuto fra i propri allievi futuri ufficiali, intellettuali, parlamentari e ministri, Padre Canata fu insegnante di Giuseppe Cesare Abba, Goffredo Mameli e di tanti altri patrioti del Risorgimento italiano dei quali condivideva ideali e speranze.[senza fonte] L'Abba nel suo libro "Da Quarto a Volturno" sull'Impresa dei Mille ricordava con commozione, infatti, il suo maestro e raccontava le drammatiche scene in classe il giorno dopo la battaglia di Novara: pallido e tremante Padre Canata si precipitò in aula e poi in piedi davanti alla sua cattedra annunciò "Fummo vinti a a Novara!" e pianse commosso.[senza fonte]

Rapporto con Mameli

Goffredo Mameli fu alunno di Padre Canata; pare che ogni giorno facessero lunghe passeggiate insieme e che proprio da quelle lunghe conversazioni sia nato l'inno di Mameli "Fratelli D'Italia"[senza fonte], che sarebbe diventato l'inno ufficiale della Repubblica Italiana.

Ormai certa è la paternità di Canata sulla terza strofa che ha un contenuto religioso:[senza fonte]

                               "UNIAMOCI AMIAMOCI 
                                L'UNIONE L'AMORE
                                RVELANO AI POPOLI
                                LE VIE DEL SIGNORE.
                                GIURIAMO FAR LIBERO 
                                IL SUOLO NATIO;
                                UNITI PER DIO
                                CHI VINCER CI PUO'?"

Secondo altri studiosi, invece, si potrebbe giingere alla totale attribuzione dell'Inno Nazionale a Padre Canata[senza fonte] che probabilmente non dichiarò mai la verità anche per non infangare la memoria del suo giovane allievo (morto eroicamente nella difesa del Gianicolo a Roma), benché in altri, successivi versi del Canata rileverebbero una velata polemica per il torto subito:[senza fonte] «A destare quell'alme imbelli/ meditò robusto un canto;/ ma venali menestrelli/ si rapina dell'arte un vanto/ sulla sorte dei fratelli/ non profuse allor che pianto/ e aspettando nel suo core/ si rinchiuse il pio cantore».[senza fonte]