Basilicata

regione italiana a statuto ordinario
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««Che nome ha la terra in cui siete nato?» mi domandò una vecchia signora che, nei suoi giovani anni, era stata nel Mezzogiorno d'Italia. «Sono di Napoli», risposi. «Proprio di Napoli?». «No, di una terra ancora più meridionale, della Basilicata». Mi accorsi che il nome riusciva nuovo e volli precisare. «È una terra», io dissi, «molto grande, grande la terza parte del Belgio, grande più del Montenegro: non ha città fiorenti, né industrie. La campagna è triste e gli abitanti sono poveri. È bagnata da due mari e l'uno e l'altro hanno costiere assai malinconiche; dintorno ha le Puglie, i Principati e le Calabrie». I nomi di queste terre dovettero produrre una certa impressione poiché la mia interlocutrice non mi fece quasi finire. «Il vostro», mi disse, «se è tra la Calabria e le Puglie, deve essere il paese dei briganti»»

Template:Regione La Basilicata, o Lucania, è una regione del Mezzogiorno d'Italia di 590.748 abitanti[1] ed ha come capoluogo Potenza. Comprende la provincia di Potenza e la provincia di Matera. Le altre città principali, oltre ai due capoluoghi, Potenza e Matera, sono Melfi, Policoro e Pisticci. Confina a nord e ad est con la Puglia, ad ovest con la Campania, a sud con la Calabria ed è bagnata dal mar Tirreno a sud-ovest e dal mar Jonio a sud-est.


Geografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Basilicata e Appennino lucano.
 
Le province lucane
File:Basilicata dal satellite.png.png
La Basilicata dal Satellite
 
Superficie della Basilicata per zone altimetriche

Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (46,8%).

I massicci del Pollino (Serra Dolcedorme - 2.267 m) e del Sirino (Monte Papa - 2.005 m), il Monte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) ed il complesso montuoso della Maddalena (Monte Volturino - 1836 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano. Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano spento, il monte Vulture.

Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti.

Le pianure occupano solo l'8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo la costa ionica. I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, l'Agri, il Sinni e il Cavone.

Tra i laghi, quelli di Monticchio hanno origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giuliano e del Monte Cotugno sono stati costruiti artificialmente per usi potabili ed irrigui. Artificiale è anche il lago Camastra le cui acque vengono potabilizzate.

Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose.

Il clima è di tipo mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi.

La Basilicata ha una grande diversità ambientale ed è suddivisa in cinque sotto-zone diverse:

  • Vulture-Melfese a nord-est con caratteristiche di altipiani per lo più seminati a grano, mentre nella zona del Vulture abbiamo alternanza di boschi e viti;
  • Potentino/Dolomiti lucane a nord-ovest con una prevalenza di boschi e montagne con un'altezza media di 1200-1500 metri;
  • Lagonegrese, Pollino e Val d'Agri a sud-ovest che rappresenta la vera montagna lucana con altezze anche superiori ai 2000 metri e una forte presenza di foreste e boschi;
  • Collina materana al centro-est che presenta collina ed alta collina con una grande presenza di argille brulle e calanchi;
  • Metapontino a sud-sud-est che è una vasta pianura alluvionale dove si pratica un'agricoltura intensiva di tipo industriale e una tipologia di costa di tipo bassa e sabbiosa.

Queste diversità si enunciano sia a livello faunistico, che a quello floristico ed infine a quello climatico.

Clima

Il clima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la regione è esposta a tre mari. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso del mar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne. Ma nonostante la diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.

Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:

  • pianura jonica del Metapontino, dove ad inverni miti e piovosi si alternano estati calde e secche, ma abbastanza ventilate.
  • costa tirrenica. Qui si riscontrano le stesse affinità con il clima dell'area jonica, con la sola differenza che in inverno la temperatura è leggermente più elevata e in estate è leggermente più fresca e l'umidità è molto accentuata.
  • collina materana, dove i caratteri climatici mediterranei si attenuano notevolmente andando verso l'interno: già a partire dai 300-400 metri gli inverni divengono freddi e nebbiosi, e la neve può fare la sua comparsa diverse volte all'anno da novembre a marzo inoltrato. Anche qui le estati sono calde e secche, con escursioni termiche giornaliere abbastanza elevate.
  • montagna appenninica, che corrisponde ai 7/10 del territorio regionale. Qui gli inverni risultano molto freddi, soprattutto oltre i 1000 metri di quota, dove la neve al suolo rimane fino a metà primavera, ma può rimanere fino alla fine di maggio sui rilievi maggiori. A Potenza, capoluogo regionale posto a 819 metri s.l.m., l'inverno può essere molto nevoso, e le temperature possono scendere anche di molti gradi sotto lo zero (il record cittadino è di -15 °C), risultando tra le città più fredde d'Italia. Le estati sono moderatamente calde, anche se le temperature notturne possono essere molto fresche.

La regione storica della Lucania

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lucania.
 
La regione storica della Lucania
«... La Lucania è il territorio posto tra la costa del Tirreno, dal Sele al Lao, e quella dello Ionio, da Metaponto a Turi...»

La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti ad altre due regioni odierne: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre ad est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'intera area del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca degli Irpini. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzi (antichi abitanti della Calabria) e Lucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi e Cirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V sec. in poi si riferivano ad una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico.

 
Cartina del sud Italia in epoca augustea

I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria.

Toponimi Lucania e Basilicata

Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:

  • dai Lucani, popolazione osco-sabellica proveniente dall'Italia centrale, che a loro volta avrebbero preso il nome dall' eroe eponimo Lucus;
  • dal termine latino Lucus ("Bosco");
  • dal termine greco Lykos ("Lupo");
  • dai Lyki, popolazioni provenienti dall'Anatolia che si sarebbero stabiliti nella valle del fiume Basento;

Una suggestiva leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "Terra della Luce".

Il toponimo Basilicata compare nel XIII secolo. Proviene dal greco Basilikos, termine con cui venivano chiamati i Governanti bizantini della Regione. Basilikos in greco vuol dire "funzionario del re" e deriva da un'altra parola greca: Basileus (Re). Un'altra ipotesi, meno accreditata, è che l'origine del nome sia legata a quello dell'Imperatore Bizantino Basilio II di Bisanzio.

Durante il periodo fascista la regione riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata[2]

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Basilicata.

Preistoria ed età antica

Nella preistoria i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico inferiore (Homo Erectus) e a rifugi del Mesolitico. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale.

 
Santuario di Hera VI secolo a. C. a Metaponto

Dall'VIII secolo a.C. fu fondata la colonia greca di Siris (di madrepatria microasiatica) e intorno al 630 a.C. quella di Metaponto, di colonizzazione achea, completando l'occupazione della costa ionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene (in particolare nell'area di Melfi). Dopo un primo periodo di pacifica convivenza alcuni insediamenti indigeni scompaiono e altri vengono fortificati. Le città greche lottano l'una con l'altra.

I primi contatti dei Romani con i Lucani si ebbero con una temporanea alleanza antisannita intorno al 330 a.C. Dopo la conquista di Taranto nel 272 a.C. il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata la via Appia fino a Brindisi e vennero fondate le colonie di Potentia (Potenza) e Grumentum. A Venosa nacque il poeta latino Orazio.

Medioevo

Alla fine del V secolo la Lucania era già ampiamente cristianizzata e dopo la caduta dell'impero romano restò in possesso bizantino fino alla conquista longobarda nel 568, entrando a far parte del Ducato di Benevento. Le incursioni saracene portarono le popolazioni locali all'abbandono degli abitati in pianura e in prossimità della costa, a favore di centri protetti sulle alture. Tricarico e Tursi conoscono una dominazione araba di più lunga durata che inciderà profondamente sulla struttura stessa degli abitati, che hanno conservato testimonianze ancora oggi ben visibili nei quartieri della ràbata e della saracena a Tricarico e della rabatana a Tursi[3].

Nel 968, dopo la conquista bizantina, venne costituito il thema di Lucania, con capoluogo Tursikon (attuale Tursi)[4]. Nel 1059 con la conquista normanna, il thema scomparve e Melfi divenne una delle sedi del potere regale. Federico II di Svevia soggiornò a Melfi nel 1225 e nel 1231, anno in cui vennero emanate le Constitutiones regni Siciliae ("Costituzioni di Melfi"), e in quegli anni, venne costruito il castello di Lagopesole.

 
Il castello di Melfi

Nel XIV secolo la Lucania attraversò una profonda crisi demografica, attribuibile probabilmente alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo d'Angiò. La famiglia Caracciolo ottenne la signoria su Melfi e diversi altri feudi. Nella seconda metà del XV secolo si ebbe una generale ripresa economica e demografica, anche in seguito all'arrivo di profughi dalle regioni dell'Impero bizantino in seguito alla caduta di Costantinopoli.

Età moderna

La Basilicata fu teatro della famosa Congiura dei baroni ordita nel 1485 dal principe di Salerno Antonello II dei Sanseverino consigliato da Antonello Petrucci e Francesco Coppola, ai danni del re di Napoli Ferdinando I di Napoli che coinvolse molte famiglie feudatarie di signori e baroni del regno della fazione guelfa favorevoli agli angioini, tra cui oltre i Sanseverino, conti di Tricarico, si ricordano i Caracciolo principi di Melfi, i Gesualdo marchesi di Caggiano, i del Balzo-Orsini principi di Altamura e di Venosa, i Guevara principi di Teramo, i Senerchia conti di S.Andrea e Rapone, che si riunirono nel Castello di Miglionico (detto del Malconsiglio o della congiura dei Baroni). La Congiura fu narrata dallo Storico Camillo Porzio nella sua più celebre opera, La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I.

Carlo V di Spagna tolse i loro domini ai feudatari precedenti, a cui subentrarono le famiglie dei Carafa (principi di Stigliano), Revertera, Pignatelli e Colonna. La Basilicata fu in gran parte sottoposta alla giurisdizione di Salerno, mentre Matera e la Murgia fecero parte della Terra d'Otranto. Con l'avvento della nuova classe dirigente, estranea al territorio di cui godeva il possesso, e con lo spostamento dei traffici commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico, i feudi lucani furono considerati pura fonte di reddito e i nuovi baroni prestarono scarsissimo interesse al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei propri possedimenti. Nella seconda metà del XVI secolo la Basilicata conobbe un periodo di relativa tranquillità e in quest'epoca si sviluppò una notevole attività artistica, legata alla committenza delle grandi famiglie baronali e religiosa. Nella vita sociale e politica della regione si ebbe l'emergere di una nuova classe intermedia, per lo più appartenente a importanti famiglie locali, ed impegnata a rappresentare i baroni, i vescovi e gli abati nell'attività di amministrazione e gestione dei feudi. Contemporaneamente le comunità locali formarono le prime "Università".

Quando a Napoli scoppiò la rivolta di Masaniello, nel 1647, una sollevazione popolare generalizzata coinvolse tutta la regione, che aderì alla Repubblica, ma la rivolta venne quindi repressa. Nel 1663 venne creata una nuova provincia per la Basilicata, per assicurarne un maggiore controllo, con capoluogo a Matera.

Età borbonica e risorgimento

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Giacinto Albini, eroe dell'unità nazionale

Con Carlo di Borbone anche la Basilicata entra a far parte nel 1735 del Rego di Napoli, con la ritrovata indipendenza del Mezzogiorno. Sull'onda dei fatti del 1799, Avigliano fu la prima città (ancor prima di Napoli) a piantare l'albero della libertà e a proclamare la Repubblica Napoletana; da lì i moti si estesero in tutta la regione, animati dalla "Organizzazione democratica" guidata dagli aviglianesi Michelangelo e Girolamo Vaccaro, ma l'insurrezione venne repressa. I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante le resistenze della popolazione, la cui gran parte era di parte borbonica.

Il sette agosto 1806 la città di Lauria, che allora contava oltre settemila abitanti, venne rasa al suolo, incendiata e saccheggiata dalle truppe del generale francese Massena. Durante l' occupazione napoleonica il progetto di distribuite in piccoli lotti delle terre demaniali venne abbandonato: le richieste di cambiamento, in particolare per la riforma agraria, rimasero inascoltate.

Successivamente la Regione partecipò blandamente ai moti del 1848. La voglia di cambiamento e di innovazione fece aderire la parte latifondista della società lucana ai fatti che portarono alla unificazione piemontese nel 1860, anche se un recente revisionismo storico ha portato a valutare negativamente quel coinvolgimento. Tra i principali artefici della svolta sabauda si menzionano Giacinto Albini con Nicola Mignona Governatori del Governo Prodittatoriale: Albini, in particolare, fu il principale artefice dell' insurrezione lucana e nominato poi Governatore della Provincia. Sono inoltre da ricordare Carmine Senise, Capo di Stato Maggiore delle Forze insorte, Pietro La Cava, Florino Del Zio, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Giacomo Racioppi e infine Francesco Scardaccione, che fu il primo Presidente della Provincia di Basilicata (1861).

 
Carmine Crocco, simbolo del brigantaggio lucano

Come per la Repubblica Napoletana, anche in questo caso vi fu un precoce proclama in un comune lucano, Montemurro: il 14 agosto 1860, infatti, nella casa di campagna della famiglia Marra, ancor prima che Garibaldi smuovesse i suoi Mille, venne proclamata l'Unità d'Italia.

Dopo l'annessione,però, le mancate riforme promesse e la creazione di vasti latifondi, che presero di fatto il posto degli antichi feudi, favorirono la nascita di moti insurrezionali, contadini e legittimisti, una sorta di resistenza contro il nuovo Regno d'Italia, attraverso il fenomeno del cosiddetto brigantaggio, complesso fenomeno che divenne in realtà una vera e propria guerra civile, la quale interessò tutta la regione per circa sette anni e causò migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani. La rivolta venne animata in particolare nelle zone del melfese dal noto brigante antisabaudo Carmine "Donatelli" Crocco, di Rionero in Vulture.


Storia contemporanea

Le cattive condizioni economiche e ambientali, con la presenza di zone malariche, e la mancanza di infrastrutture, di lavoro, e di aiuti statali, come nel resto del mezzogiorno, portarono ad un vasto fenomeno di emigrazione. Solo negli anni trenta del Novecento si realizzarono l'acquedotto e importanti vie di comunicazione.

Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta da un grave terremoto che colpì buona parte del territorio regionale.

Nel 2003 la decisione del governo nazionale di trasferire tutte le scorie nucleari delle ex centrali atomiche in una salina di Scanzano Jonico ha provocato un'intensa protesta, con una manifestazione oceanica cui parteciparono oltre 100.000 persone (pari a circa un quinto della popolazione lucana) che ha portato nel gennaio del 2004 al ritiro del decreto.

Città e comuni principali

Di seguito vengono riportati i primi 12 comuni della regione, ordinati per popolazione residente, oltre 10.000 abitanti[5].[6]

Stemma Città Popolazione
(ab)
Provincia Altitudine
(m.s.l.m.)
Superficie
(km²)
File:Potenza (PZ)-Stemma.png Potenza 68.571 PZ 819 173
File:Matera-Stemma.png Matera 60.384 MT 401 387,40
File:Pisticci-Stemma.png Pisticci 17.921 MT 364 231
File:Melfi-Stemma.png Melfi 17.382 PZ 530 205,15
File:Policoro-Stemma.png Policoro 16.076 MT 25 67
  Lavello 13.869 PZ 313 132
File:Provincia di Potenza-Stemma.png Rionero in Vulture 13.539 PZ 643 53
File:Lauria-nolimetangere.png Lauria 13.508 PZ 430 175
File:Bernalda-Stemma.png Bernalda 12.208 MT 127 126
File:Venosa-Stemma.png Venosa 12.181 PZ 415 169
File:Stemma Avigliano.gif Avigliano 11.987 PZ 827 84
File:Montescaglioso-Stemma.png Montescaglioso 10.097 MT 365 176

Potenza, Matera, Melfi, Pisticci e Policoro sono le città più importanti della regione.

Potenza

  Lo stesso argomento in dettaglio: Potenza.

Capoluogo della regione, le sue radici affondano in tempi remotissimi. La località Serra di Vaglio (dista 20 km da Potenza) costituì il primo nucleo abitativo della città che fu distrutto dai Romani. Nel V secolo fu invasa dai Goti di Alarico e successivamente dai Longobardi. Intorno al XIII secolo Federico II , dopo aver devastato la città, promulgava dal castello di Melfi le Constitutiones Augustales e fece costruire nuove fortificazioni in Basilicata. La città subì due forti terremoti nel 1273 e nel 1694. Con Decreto napoleonico del 1806 Potenza divenne capoluogo di regione. Il Primo Piano Regolatore (1843) permise l'espansione della città verso sud, ma cento anni più tardi, Potenza subì un bombardamento che diede via ad un piano di ricostruzione. Nel novembre del 1980 una nuova scossa di terremoto mise di nuovo in ginocchio la città.

Matera

  Lo stesso argomento in dettaglio: Matera.

Matera è città antichissima, il cui territorio testimonia insediamenti continui sin dall'età paleolitica. Infatti nelle grotte sparse lungo le Gravine materane sono stati ritrovati diversi oggetti risalenti a quell'epoca, testimonianti la presenza di gruppi di cacciatori. Nel periodo Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, tanto che sono presenti tracce evidenti di diversi villaggi trincerati. Con le Età dei metalli nacque il primo nucleo urbano, quello dell'attuale Civita, sulla sponda destra della Gravina. Si presenta come un coacervo di arte, archeologia e modernità. La città consta di parti di varie epoche: la parte antica (Sassi), quella medioevale-rinascimentale e quella nuova con eleganti rioni, opera di noti architetti italiani. Tra le numerose chiese le più antiche sono San Giovanni, San Domenico e il Duomo che risentono dell'influenza dell'arte romanica pugliese. Nel 1663, in epoca spagnola, Matera uscì dalla provincia pugliese di Terra d'Otranto, di cui fino ad allora era parte integrante, diventando capoluogo della Basilicata. Nel 1927 la città divenne capoluogo di provincia. Oggi la città sta avendo un grandissimo sviluppo economico e urbanistico.

Melfi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Melfi.

La storia della città è molto importante per la regione, alla pari del capoluogo, e anche per il Meridione. All'inizio dell'XI secolo fanno la loro apparizione nell'Italia meridionale bande di mercenari provenienti dall'Europa settentrionale composte da Normanni, fra tutti Rainulfo Drengot, che divenne conte di Aversa, e i membri della famiglia Altavilla, che diretti in Terrasanta sostarono in queste regioni e, approfittando delle guerre fra i vari ducati e principati, mostrarono le loro capacità combattive e ne divennero padroni. Nel settembre del 1042, Guglielmo Braccio di Ferro e gli altri capi normanni si rivolsero al duca longobardo Guaimaro di Salerno per ottenere il riconoscimento ufficiale della conquista del territorio di Melfi. In cambio accettarono di prestare omaggio come vassalli. Ansioso di ostacolare i tentativi espansionistici di un altro Normanno, Rainulfo d'Aversa, Guaimaro ratificò (1043) l'alleanza con gli Altavilla. Il territorio di Melfi venne assegnato a dodici "condottieri", cioè dodici baroni, indipendenti l'uno dall'altro, che dovevano governarla in modo collegiale, e giurarono di prestarsi assistenza reciproca. Ognuno dovette erigersi un palazzo in un differente settore di Melfi, che doveva perciò restare indivisa. I feudi vennero attribuiti a seconda del rango e del merito: Ascoli Satriano spettò a Guglielmo, Venosa a Drogone e così via. Guglielmo d'Altavilla, che si fregiò del titolo di conte già dal 1042, sposo della nipote del duca di Salerno, fu comunque fin dall'inizio in posizione dominante. La famiglia degli Altavilla partì da qui alla conquista dell'intero meridione d'Italia e della Sicilia. Ma è con l'era di Federico II che la città raggiunge l'apice dello splendore sia per la scelta della città da parte dell'imperatore come capitale del regno che come luogo per la stesura della Costituzione di Melfi primo documento democratico della storia mediterranea. Oggi la città, con il dislogamento della Fiat nel suo territorio, sta avento un notevole sviluppo economico e demografico.

Pisticci

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pisticci.

Borgo antichissimo, i primi insediamenti in territorio di Pisticci risalgono al X secolo a.C., ad opera degli Enotri, e sono testimoniati da diverse necropoli. Successivamente l'area venne colonizzata dai Greci e Pisticci divenne un importante centro del territorio di Metaponto. Tra il V e il IV secolo a.C. vi visse e operò il cosiddetto Pittore di Pisticci, primo ceramografo italiota ad aver adottato la produzione di vasi a figure rosse. Successivamente alla sconfitta di Taranto, Pisticci passò sotto la dominazione romana e diventò un importante centro agricolo. Intorno all'anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto in successione dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas. Sempre nello stesso periodo, i Benedettini fondarono il cenobio di Santa Maria del Casale, poco distante dall'abitato, sui resti di un antico insediamento basiliano. Dalla fine degli anni '80 nel suo territorio sono state create svariate industrie che hanno portato uno sviluppo economico anche se contenuto. Nell'ultimo decennio sono state create infrastrutture strategiche per la regione come la Pista Mattei ed il Porto turistico sulla costa jonica.

Policoro

  Lo stesso argomento in dettaglio: Policoro.

Sorge a poca distanza dalle rovine dell'antica città di Heraclea, importante centro della Magna Grecia sorto nel VI secolo a.C., dove nel 280 a.C. i Romani combatterono Pirro. Dal medioevo si sviluppò un piccolo centro urbano nelle vicinanze del Castello Baronale. Nel 1959 cessò di essere frazione di Montalbano Jonico e divenne comune autonomo. Da allora in seguito alla bonifica della Piana di Metaponto la città ha avuto uno straordinario sviluppo economico che mediante ingenti flussi migratori soprattutto dalla provincia di Potenza, ha fatto in modo che un piccolo borgo divenisse una città in meno di 30 anni. Oggi questo sviluppo non pare arrestarsi e si è accentuato per merito della produzione industriale agricola e del suo indotto che ha provocato un ulteriore incremento demografico. Ciò ha contribuito a rendere la città il polo di riferimento del Metapontino e a divenire il quinto centro della regione. Di conseguenza gli enti provinciali hanno trasferito nella città svariati uffici pubblici candidandola, in caso di aggiunte di nuove province , come prossima nuova provincia, insieme a Melfi, della regione

Natura

Aree protette

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette della Basilicata.

La regione Basilicata ospita nel suo territorio nove aree protette, di cui due parchi nazionali, il Pollino e il Val d'Agri, due parchi regionali (Parco naturale di Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane e Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano), e sei riserve naturali minori. Le zone sottoposte a protezione occupano circa il 30% della dell'intera superficie regionale[7].

Demografia

La popolazione è concentrata per lo più nei grossi centri, infatti il 56% abita nei 12 centri più grandi della regione, il 27% invece vive nei centri medi, cioè quelli compresi tra i 5.000 e i 9.999 abitanti, il restante 17% vive nei piccoli comuni. È in atto un forte spopolamento dei comuni dell'entroterra, soprattutto nel materano, infatti alcuni comuni che trent'anni fa raggiungevano all'incirca i 10.000 abitanti (Tricarico, Montalbano Jonico, Irsina e Stigliano) hanno perso dal 25 al 40 % della loro popolazione originaria. Questo spopolamento avviene anche in molti comuni montani del potentino (Lagonegro, Latronico, Moliterno, Marsiconuovo, ecc.).

Fanno registrare, invece, un segno opposto le quattro zone maggiormente sviluppate della regione dove si registra un notevole incremento demografico (Policoro, Scanzano Jonico, Bernalda e Marconia nel Metapontino; Melfi, Lavello e Rionero in Vulture nel Melfese; Marsicovetere, Tito e Pignola nella Val d'Agri- area metropolitana di Potenza). La città di Matera, invece, sta avendo un notevole incremento demografico dovuto sia al polo del salotto che alle attività sorte per il grande afflusso di turisti dovuto all'interesse per il centro storico cittadino risaltato dal cinema americano.

Nel 2006[8] i nati sono stati 4.958 (8,4‰), i morti 5.667 (9,6‰) con un incremento naturale di -709 unità rispetto al 2005 (-1,2‰). Le famiglie contano in media 2,6 componenti.

Emigrazione

L'emigrazione su larga scala ha fatto sì che la popolazione lucana crescesse soltanto del 12% nel ventesimo secolo, il tasso di crescita più basso in Italia. La Basilicata è ancora oggi una delle regioni più povere del Paese, ma la sua economia è cresciuta in maniera significativa negli ultimi 20 anni, anche grazie alla scoperta del petrolio, tant'è che oggi il suo Pil procapite è il più alto del Sud Italia. Ma dopo un'interruzione negli anni novanta è ripresa in modo significativo l'emigrazione sia verso regioni più ricche, sia interna in cui si spopolano i centri più piccoli e si popolano i due capoluoghi e le altre città più popolose.

Etnie

Gli stranieri regolari sono 9.595 (4299 maschi e 5296 femmine) pari al 1,62% della popolazione lucana. Le comunità con una maggior rappresentanza sono[9]:

Economia

Dati economici

La Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica ed emarginata per lungo tempo dagli investimenti, è una delle regioni più povere del Paese: a un reddito pro capite fra i minori corrisponde infatti anche la minima produttività del lavoro, equivalente a 2/3 circa di quella media italiana.

Di seguito la tabella che riporta il PIL ed il PIL procapite[10] prodotto nella Basilicata dal 2000 al 2006:

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Prodotto Interno Lordo
(Milioni di Euro)
8.808,0 9.054,0 9.393,4 9.557,2 9.947,5 10.138,8 10.539,3
PIL ai prezzi di mercato per abitante
(Euro)
14.670,3 15.130,4 15.731,6 16.011,5 16.668,1 17.031,4 17.781,9

Di seguito la tabella che riporta il PIL[10], prodotto in Basilicata ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:

Macro-attività economica PIL prodotto % settore su PIL regionale % settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca € 468,2 4,44% 1,84%
Industria in senso stretto € 1.572,8 14,92% 18,30%
Costruzioni € 854,5 8,11% 5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni € 1.935,5 18,37% 20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali € 1.986,3 18,85% 24,17%
Altre attività di servizi € 2.681,6 25,44% 18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni € 1.040,4 9,87% 10,76%
PIL Basilicata ai prezzi di mercato € 10.539,3

Agricoltura

Il settore agricolo costituisce ancora oggi un caposaldo dell'economia regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni. La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni Cinquanta , assieme all'assegnazione di migliaia di case sparse e di terre ai braccianti, alle bonifiche e alle irrigazioni di vasti comprensori (grazie anche allo sbarramento del Bradano e di altri fiumi) hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura. La diffusione di tali opere ha però subito, nel corso del tempo, un rallentamento ed esse non sono oggi in grado di assicurare adeguate opportunità di sviluppo alle attività agricole, penalizzate anche dall'insufficienza delle strutture di commercializzazione. La loro localizzazione ha quindi determinato aree piuttosto differenziate per caratteristiche produttive: privilegiate risultano le valli dell'Agri , nel suo medio corso, e dell'Ofanto , oltre alla piana di Metaponto. Le colture più estese sono quelle del frumento, seguito da altri cereali che in buona parte costituiscono materia prima per l'industria alimentare lucana (avena, orzo, mais), e delle patate; abbastanza diffusi sono la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture industriali, in particolare la barbabietola da zucchero (che ha superato per estensione la tradizionale coltura della patata) e il tabacco, e quelle ortofrutticole. Nelle zone interne del materano è sviluppata la coltura di cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior produttrice nazionale. Sulle colline a ridosso del Metapontino invece c'è una fiorente coltivazione di vigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti. Il settore primario, in ogni caso, dopo una fase di relativa modernizzazione, più intensa nella Piana di Metaponto, sembra avere raggiunto i propri limiti strutturali, in assenza di una efficiente rete di distribuzione commerciale e di promozione: ciò, in un quadro di forte concorrenza interregionale, ha di fatto ostacolato la creazione di nuove filiere produttive, relegando in ruoli marginali le stesse colture di qualità.

Allevamento e Pesca

L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese. La pesca è poco sviluppata, ed è solo limitata alla costa Jonica.

Materie prime

Oggi la vera ricchezza è rappresentata dalle risorse del sottosuolo che offrono ottime prospettive per lo sviluppo economico della regione, in particolare il ritrovamento di giacimenti petroliferi nella Val d'Agri ha portato alla stipula di un accordo (nel 1998) fra Governo, Regione ed E.N.I. . La Basilicata, in cambio delle concessioni per lo sfruttamento di questa importante materia prima (una produzione stimata in 104.000 barili al giorno per vent'anni, pari al 10% del fabbisogno nazionale), otterrà rilevanti benefici economici ed occupazionali, oltre all'impegno da parte dello Stato di effettuare interventi infrastrutturali per accelerare lo sviluppo socio-economico della zona e di garantire la riqualificazione ambientale, con la salvaguardia del parco naturale che dovrà sorgere nella Val d'Agri. La regione è ricchissima di idrocarburi, particolarmente metano (nella Valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale.

Industria

La regione è specializzata nella produzione alimentare, nella produzione di fibre artificiali, nella lavorazione di minerali non metalliferi e nelle produzioni chimiche (concentrate in Valbasento). Positiva è la localizzazione di industrie alimentari “esogene” (pastarie, lattiere, dolciarie), in particolare a Matera e nel Melfese. Nuove prospettive ha aperto la costruzione di uno stabilimento modello della FIAT a Melfi (1993), sia per i posti di lavoro che offre nel brevissimo termine sia per le possibilità di occupazione che lo sviluppo dell'indotto potrebbe creare nel medio e lungo periodo. Certamente, in valori assoluti, le 6500 unità (1997) assorbite dal complesso melfese sono andate a compensare le perdite massicce degli altri rami industriali, e in particolare della chimica. È interessante confrontare i dati relativi alla divisione settoriale del lavoro negli anni immediatamente precedenti e seguenti l'apertura del complesso melfese: nel 1991 , gli occupati in agricoltura ammontavano ancora al 20%, mentre l'industria assorbiva solo il 26% del totale e il restante 54% ricadeva nel settore terziario; nel 1994 il quadro risultava profondamente trasformato e, pur in un preoccupante calo dell'occupazione complessiva (da 193.000 a 176.000 unità), i valori percentuali vedevano l'industria balzare al 37%, mentre l'agricoltura si dimezzava quasi (11,5%, con 6000 unità in meno) e il terziario stesso scendeva al 51,5%, perdendo oltre 10.000 posti di lavoro. Altra risorsa scarsamente valorizzata è rappresentata dal patrimonio ambientale, sia naturalistico sia storico-culturale. Nonostante la migliorata accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con la bretella di collegamento fra Potenza e l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, su cui si è sviluppato, nei pressi del capoluogo, il nucleo industriale di Tito) e ionico (con il potenziamento della strada litoranea sul golfo di Taranto , da cui si dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle del Bradano, del Basento e dell'Agri), la Basilicata presenta ancora un movimento turistico assai debole: poco più di 200.000 arrivi e circa un milione di presenze all'anno, con una permanenza media, dunque, assai breve (meno di 5 giorni) e comunque legata, in massima parte, alle località balneari.

L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese: industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili ed industrie della lavorazione del marmo. Di rilevanza lo stabilimento Fiat di Melfi mentre a Matera è presente l'industria ferroviaria Ferrosud e l'industria del mobile. A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella Valle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile.Nel Metapontino, infine, vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.

Turismo

Il turismo è basato su due tipologie: storico-culturale per quanto riguarda le città della Magna Grecia (Metaponto, Policoro, Nova Siri); le città d'epoca romana (Venosa, Grumentum); città medioevali (Melfi, Miglionico, Tricarico); Preistorica e barocca (I Sassi di Matera).Turistico-balneare per quanto riguarda le due coste tirreniche (Maratea) e ioniche (Metaponto, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova Siri).

Patrimoni dell'umanità UNESCO

Monumenti nazionali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti_nazionali § Italia.
Provincia di Matera
Provincia di Potenza

Infrastrutture e trasporti

Il territorio montuoso ha sempre reso difficili le comunicazioni nella regione, un problema che ancora persiste. I collegamenti ferroviari sono scarsi, tanto che Matera non è neppure raggiunta da Trenitalia. La regione è dotata soltanto di un piccolo aeroporto, a Pisticci, attualmente oggetto di studi per l'ampliamento.
Le uniche arterie importanti sono la S.S. Basentana (Potenza - Metaponto), S.S. Jonica ( Metaponto - Nova Siri), S.S. 655 Bradanica, Raccordo Autostradale Potenza-Sicignano, l'A3 (Lagonegro - Lauria).
La Basilicata è quasi completamente priva di ferrovie; tuttavia vi sono importanti stazioni ferroviarie come Potenza centrale, Metaponto, Maratea.

Aeroporti

Ferrovie

Porti

Strade ed Autostrade

  Lo stesso argomento in dettaglio: Elenco strade statali e provinciali della Basilicata.

Cultura

Istruzione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Università degli Studi della Basilicata.

Siti archeologici

Musei

Musei archeologici

Altri musei

Dialetto Lucano

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto lucano.

Personalità di origine lucana

  Lo stesso argomento in dettaglio: Nativi della Basilicata.

Di seguito è riportato un elenco di importanti personalità e personaggi storici di provenienza e di discendenza lucana in ordine alfabetico:

Politica

  • Presidente della Regione: Vito De Filippo (DL)
  • Vice presidente: Vincenzo Folino (DS) (con delega alle Attività produttive, Politiche dell'imprese e Innovazione tecnologica)
  • Assessori:
    • Antonio Potenza (Udeur) (con delega Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità)
    • Roberto Falotico (DL) (con delega Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana)
    • Vincenzo Santochirico (DS) (con delega Ambiente e territorio, Politiche della Sostenibilità)
    • Antonio Autilio (IdV) (con delega a Formazione, Lavoro, Cultura e Sport)
    • Innocenzo Loguercio (SDI) (con delega a Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità)
  • Presidente del Consiglio Regionale: Prospero De Franchi (Federazione Popolari di Centro)

La chiesa cattolica in Basilicata

La regione ecclesiastica Basilicata è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde al territorio della regione amministrativa Basilicata.

Le parrocchie sono 270.
Le diocesi sono sei:

Cucina e gastronomia

La regione è caratterizzata da tanti piccoli paesi, borghi e centri rurali spesso separati da barriere geografiche, determinando la necessità di cucinare e mangiare quello che si produceva sul posto, secondo le tecniche messe a punto in loco. E ancora oggi, le ricette più comuni, passando da una zona all'altra, da un paese all'altro assumono connotazioni differenti, e vengono realizzate con materie prime differenti.

Le ricette che fanno largo uso di carni bianche, carni di agnello, uova, spezie locali come il peperoncino piccante e tutta una serie di verdure coltivate o, molto spesso, spontanee. I primi piatti comprendono tutte le varietà di pastasciutta accompagnata dal ragù. Per i secondi sono spesso utilizzate carni ovine.

Tra le specialità locali ci sono gli "gnummarieddi", involtini di interiora di animale, la soppressata, riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale e la famosa lucanica (come fu definita dai Romani questa specialità lucana), diventata, in molti dialetti del nord Italia luganega, un tipo di salsiccia il cui nome deriva proprio dalla parola Lucania.

Uno degli ingredienti tipici della cucina lucana, specialmente in Val d'Agri è il rafano. Viene grattugiato sulla pasta fatta in casa o impiegato come ingrediente della "rafanata", una frittata preparata con questo tipo di radice.

Un'altra specialità caratteristica della Regione sono i peperoni (chiamati in dialetto, a seconda delle zone, pupacc', p'pruss, puparul' o paprign) "cruschi", cioè croccanti. Sono peperoni rossi essiccati che vengono scottati nell'olio d'oliva, spesso accompagnati dal baccalà o utilizzati come condimento nella pasta. Particolarmente noti sono i Peperoni di Senise, noti nel dialetto locale come i "Zafaran", che hanno ottenuto il marchio IGP.

Prodotti alimentari tipici

Tra i formaggi, ottenuti attraverso la trasformazione del latte locale secondo tecniche tradizionali, spiccano il pecorino di Filiano e di Moliterno, il caciocavallo Podolico e una notevole e variegata produzione casearia

Le aree montuose consentono di produrre e stagionare salumi tra i più tipici della tradizione meridionale: rinomati quelli di Tricarico e Picerno. In questi territori si sta sempre più affermando la produzione di miele di ottima qualità.

Tra i vini il più famoso e apprezzato è l'Aglianico del Vulture, un vino DOC presente in Basilicata fin dall'VIII secolo a.C. Nella stessa zona di produzione di questo vino, nel nord della regione sgorgano acque minerali effervescenti naturali. Nella zona della val d'Agri è presente la seconda produzione vinicola DOC Terre dell'Alta Val d'Agri. Altra area di produzione vinicola è il Materano che ha ottenuto il riconoscimento della DOC con la denominazione Matera DOC.

Si producono anche oli di oliva extravergini di qualità superiore tra i quali quello ottenuto dall'oliva majatica di Ferrandina.

Grande pregio hanno le produzioni orticole fra cui il fagiolo di Sarconi e il peperone di Senise IGP e la melanzana rossa di Rotonda. Fragole, uva da tavola, pesche e albicocche vengono coltivate nelle pianure costiere, le pomacee nelle valli che degradano al mare. I frutti di bosco e le castagne caratterizzano le aree interne che ascendono ai monti. La tradizione artigianale delle genti contadine ha tramandato tecniche di trasformazione e conservazione degli ortofrutticoli sott'olio extravergine di oliva.

La lavorazione artigianale della pasta produce forme originali dal grano duro locale. Tra i prodotti da forno risalta il pane di Matera, che ha ottenuto il riconoscimento della IGP.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti agroalimentari tradizionali della Basilicata.

Amministrazioni

Sport

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sport in Basilicata.

Galleria immagini

  Lo stesso argomento in dettaglio: Basilicata/Galleria immagini.

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Provincia di Potenza

Provincia di Matera


Note

  1. ^ Popolazione residente al 30/11/2008 [[Istat|- dati ISTAT]], su demo.istat.it. URL consultato il 01-12-2008. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  2. ^ Articolo 131 della Costituzione, su senato.it. URL consultato il 03-03-2009.
  3. ^ Società napoletana di storia patria, Archivio storico per le province napoletane, 1876
  4. ^ Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, pag. 65
  5. ^ Le statistiche sono quelle ufficiali estrapolate dal sito [1] aggiornate a novembre 2008. Per gli aggiornamenti verificare che si tratti di dati ufficiali successivi a tale data.
  6. ^ Superficie dei comuni lucani [2]
  7. ^ Documento della Regione Basilicata (PDF), su consiglio.basilicata.it. URL consultato il 03-03-2009.
  8. ^ Fonte dal sito: demo.istat.it
  9. ^ Statistiche ISTAT - 31 dicembre 2007. La presenza straniera in Basilicata, su demo.istat.it. URL consultato il 03-03-2009.
  10. ^ a b Dati Istat - Tavole regionali, su istat.it. URL consultato il 03-03-2009.
  11. ^ TURSI - Restyling per il convento di San Francesco, su lutrelli.blogspot.com. URL consultato il 15-01-2009.
    vedi anche:
  12. ^ Rocco Bruno, Storia di Tursi, ed. Policarpo, Ginosa, 1977, pp. 68-71.
  13. ^ Santuario di Anglona, su comune.tursi.mt.it. URL consultato il 15-01-2009.
    vedi anche:
  14. ^ Sito ufficiale Marinagri, su marinagri.it. URL consultato il 03-03-2009.

Bibliografia

  • G. Antonini, La Lucania-Discorsi, Napoli, F. Tromberli, 1745.
  • Società napoletana di storia patria, Archivio storico per le province napoletane, Napoli, Società napoletana di storia patria, 1876.
  • Tommas Pedìo, Cartulario della Basilicata, Venosa, Appia 2, 1998.
  • Brigantaggio meridionale, Lecce, Capone, 1998.
  • Azienda di Promozione Turistica Regionale, Basilicata - Atlante Turistico delle aree prodotto e sistemi turistici locali, Novara, De Agostini, 2005.
  • Azienda di Promozione Turistica Regionale, Guida Enogastronomica della Basilicata - gastronomia, vini, artigianato, itinerari turistici, Novara, De Agostini, 2005.

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