Dolmen
Il dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica a camera singola e, insieme al sito di Stonehenge in Gran Bretagna, costituisce il più noto tra i monumenti megalitici. La realizzazione dei dolmen viene collocata nell'arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C..

In Estremo Oriente l'uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.C.
I Dolmen sono costituiti da uno o più lastroni orizzontali (tavole) sorrette da più lastroni verticali (ortòstati). La costruzione era in origine ricoperta, protetta e sostenuta da un tumulo.
Molti esempi di questo tipo, o con temi architettonici più evoluti, sono stati ritrovati in Sardegna ed in Puglia, mentre in Europa si possono trovare nel Regno Unito, in Irlanda, in Francia, in Germania, in Spagna ed in Portogallo.
Etimologia
Il termine dolmen è un termine coniato. Inizia ad apparire e ad essere usato nel XVII secolo, nell'ambito della storiografia francese.
Sembra che sia stato coniato a partire da due parole bretoni:
- t(d)aol (forse apparentato con il latino tabula), tavolo
- men, pietra
Occorre però nuovamente sottolineare che la parola è coniata e comunque non appartiene alla lingua bretone come invece spesso viene affermato. Infatti se la parola fosse attestata in bretone sarebbe da scriversi in maniera differente, come «taol-men» oppure come «un daol-ven» (un dolmen) o come «ma zaol-men» (il mio dolmen).
Il vero termine bretone per designare un dolmen è, infatti, «Liah vaen», insieme ad altre varianti.
Altri dizionari etimologici riportano un'etimologia completamente differente, secondo la quale il termine sarebbe coniato oltremanica, a partire da «tolmen» (parola della lingua celtica della Cornovaglia), che avrebbe designato in origine un cerchio di pietre o una roccia scavata.
Descrizione
Nell'attuale stato di degradazione, i dolmen si presentano spesso sotto l'apparenza di semplici tavoli, che per lungo tempo hanno fatto pensare a degli altari pagani. Si tratta invece, come già detto, di camere sepolcrali e di gallerie di tumuli, (colline artificiali) la cui parte friabile (la colmata costituita da materiali di riporto) è stata erosa nel corso dei secoli. La loro architettura comporta talvolta un corridoio di accesso che può essere costruito con lastre di pietra o muratura a secco. La camera sepolcrale, di forma variabile (rettangolare, poligonale, ovale, circolare,...) è talvolta preceduta da un'anticamera. In alcuni dolmen l'entrata possiede una porta tagliata in una o più lastre verticali.
La morfologia dei dolmen può variare in funzione delle regioni. Così si osservano, nella Loira atlantica (Francia), dei dolmen il cui corridoio centrale permette di accedere a varie camere da una parte all'altra, a costituire così uno o due transetti, con una complicazione notevole del piano di sepoltura.
Funzione
I dolmen erano delle sepolture collettive riutilizzabili. Questo spiega perché, in certi dolmen, si sia potuto scoprire resti umani di molte centinaia di individui e di corredi funerari appartenenti di differenti periodi (Neolitico, Eneolitico, Età del Bronzo, del Ferro, o persino periodi più tardi).
Un po' somiglianti alle nostre sepolture gentilizie, i dolmen potevano servire ben più a lungo di quanto si faccia oggi e sicuramente alcune tombe sono state utilizzate per secoli.
Il termine sepoltura collettiva non implica necessariamente che si trattasse di una tomba per tutti: vista l'esigua quantità di resti umani rinvenuta in alcuni dolmen di grossa mole - veri e propri monumenti di prestigio - ci si può chiedere se alcuni di essi non fossero riservati a un gruppo privilegiato della comunità.
Quanto al tumulo, esso non aveva solo la funzione di proteggere la camera funeraria ma senza dubbio anche quella di segnalare, forse addirittura di ostentare la sua maestosità: un grande tumulo rivestito e pareggiato, imponeva la sua massa al visitatore e doveva ispirare rispetto per il luogo e conferire sicuro prestigio alla comunità che lo aveva eretto. [1]
D'altro canto occorre notare che molti ritrovamenti archeologici al loro interno (offerte, altari, gallerie, ecc.) fanno pensare che tali monumenti potessero avere una destinazione e una funzione religiosa. Queste testimonianze dimostrano come già in epoca primitiva si andasse sviluppando non solo la pratica della sepoltura (che risale addirittura all'epoca neanderthaliana), ma anche quella del riconoscimento del luogo dei morti come uno spazio sacro, ossia un luogo nel quale si stabiliva una particolare vicinanza con il divino. Anche quando l'epoca di costruzione dei megaliti in Europa era già trascorsa, sembra che essi siano stati riutilizzati dai Celti a fini religiosi.
L'erronea attribuzione a Celti e Bretoni
Questo riutilizzo da parte di popolazioni, come i Celti, di molto successive, ha indotto in errore i primi entusiasti ricercatori del XVIII e XIV secolo che furono portati ad attribuire sistematicamente la loro costruzione ai Celti e ai Bretoni. A questo proposito c'è persino chi pretende di sostenere che essi sono stati costruiti all'incrocio di non meglio specificate linee di forza telluriche e sarebbero quindi portatori di non meglio specificati poteri magnetici rivelati dai druidi. Tuttavia non vi è alcuna prova a sostegno di queste affermazioni.
I dolmen tra folklore e pseudoscienza
È una credenza popolare bretone quella secondo cui i dolmen si aprano nella notte di Natale, rivelando i tesori di cui essi sono i custodi.
Pseudoscienza e misterica
Le speculazioni della Biogeologia e della Rabdomanzia (o Radioestesia) attribuiscono ai dolmen il potere di captare e restituire i flussi energetici provenienti dalle onde legate ai campi magnetici e sprigionantesi dai flussi idrici ipogei. Anche questo, tutto sommato, è una manifestazione di una forma di folklore contemporaneo, abbigliato però di una veste pseudoscientifica.
Localizzazione
Nel mondo sono stati recensiti circa cinquantamila dolmen. Circa ventimila si trovano in Europa, dove essi sono molto frequenti in certe regioni della Francia (circa 4500 disseminati su una sessantina di dipartimenti).
I dolmen si ritrovano anche in Irlanda, Galles, soprattutto con i cosiddetti portal dolmens, nelle contee inglesi del Devon e della Cornovaglia, nel Portogallo con gli spettacolari siti dell'Alto Alentejo vicino la città di Evora, nel sud della Spagna con i notevoli siti di Antequera (con i dolmen fra i più importanti al mondo), in Belgio (sito megalitico di Wéris), in Germania del nord, in Scandinavia, in Nordafrica, in India e, in maniera più modesta, in Armenia, Siria, Etiopia e Crimea (Russia).
La Corea ospita essa sola circa 30 000 dolmen, di vario tipo, eretti soprattutto nel I millennio a.C. e secondo tecniche che si sono evolute nel tempo. Se ne trovano anche in Giappone, ma di epoca più recente. I dolmen sono invece assenti nel continente americano e australiano.
I dolmen sul territorio italiano
In Italia i dolmen sono presenti soprattutto in Sardegna (ove condividono la loro presenza con altri importanti monumenti megalitici, quali le "domus de janas" e le costruzioni nuragiche) ed in Puglia, particolarmente diffusi nelle campagne salentine e nel barese, dove sono concentrati nel territorio di Bisceglie, nei pressi dei crocevia delle antiche vie di comunicazione con i paesi vicini (Trani, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Molfetta) dove se ne contano quattro e, forse, addirittura cinque, mentre discorso a parte merita quello scoperto in tempi relativamente recenti (inizio degli anni novanta) nel territorio di Giovinazzo lungo la direttrice verso l'interno che porta a Terlizzi e Bitonto. Nel Salento i dolmen sono situati nei centri di Giurdignano, dove se ne contano sei, Minervino di Lecce, Cocumola, Giuggianello, Melendugno, Maglie, Corigliano d'Otranto, e Salve.
I dolmen in Puglia
I dolmen di Bisceglie e dintorni
I quattro dolmen della cui presenza nel territorio di Bisceglie esistono indicazioni certe sono:
- il Dolmen della chianca, storicamente il più celebre tant'é che nel barese, tra gli anni trenta e ottanta la parola "dolmen" era immediatamente associata alla città di Bisceglie e riferita esclusivamente a questo che é solo uno dei monumenti funerari preistorici anologhi presenti in zona.
Il termine chianca, infatti esprime in maniera che più esplicita non si può la sua caratteristica che balza per prima agli occhi di chi l'osserva, cioé quell'enorme lastrone che fa da "tetto" a quella che i primi studi [2] avevano considerato il primitivo abbozzo del "telaio" di una casa, costituito da due piedritti e un timpano, tutti e tre costituiti da lastre megalitiche di pietra calcarea che localmente sono dette appunto chianche.
Esso si trova non lontano dal confine con il territorio di Ruvo.[3]
- il Dolmen Frisari, non lontano dal precedente da cui dista, in linea d'aria, non più di quattrocento metri, che prende il nome dal proprietario del terreno su cui insiste, e di cui si é salvato ben poco, in quanto la Soprintendenza intervenne in extremis a "salvare il salvabile" nel mentre di un tentativo di annientamento del sito tramite la scellerata tecnica della macinazione meccanica della pietra, che alla fine del XX secolo ha sostituito la antica e certamente più "sostenibile" tecnica dello "spietramento a mano" che era all'origine di uno dei più bei paesaggi della Murge e del Salento (in cui più numerose e voluminose restano le cosiddette specchie, che molti studiosi associano ai dolmen).[4] Esso si affaccia ai primi declivi della sponda sinistra della caratteristica incisione carsica di Lama dell'Aglio, in prossimità del crocevia di confine con i territori di Molfetta e Ruvo di Puglia, non molto distante dal Casale detto Torre Navarrino, passato alla storia per un cruento episodio ivi consumatosi nel 1600.
- il Dolmen di Albarosa, sulla direttrice Bisceglie-Corato.
- il Dolmen di Giano, così detto perché si trovava nelle immediate vicinanze del così denominato "tempio di Giano", antica costruzione che taluni fanno risalire ai tempi pre-cristiani, seriamente minacciata dalla costruzione di nuove strade complanari durante la costruzione della nuova Strada Statale 16 Adriatica tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta. Di questo Dolmen non resta più niente, se non minutissimi frammenti di roccia perché distrutto dal proprietario del terreno, forse per un gesto inconsulto di ripicca nei confronti del provvedimento espropriativo che lo stava interessando[5].
In Territorio di Corato, poi, non lontano dal confine con Bisceglie, si può ancora visitare il cosiddetto "Dolmen dei Paladini".
Il dolmen di Giovinazzo
Questo é il più importante dei dolmen individuati in provincia di Bari, anche se non é affatto conosciuto in Italia, nemmeno tanto dagli abitanti della zona. Esso fu scoperto per caso, in occasione dei lavori di estirpazione di un albero di fico in un punto della pre-Murgia barese che appariva leggermente rilevato rispetto alla campagna circostante. Durante le operazioni di svellimento dell'albero la ruspa che era in azione sprofondò parzialmente facendo scoprire la galleria funeraria e tutto il mausoleo che quella leggera ondulazione del piano di campagna nascondeva.
Tale scoperta ha rivelato informazioni preziose sia sulla natura che sulle caratteristiche costruttive dei Dolmen, nonché sulla cronologia delle successive frequentazioni.
Questo è un caso emblematico sia della casualità di molti ritrovamenti di interesse storico-archeologico e sia del fatto che, almeno in questo caso, quel primitivo cumulo con funzioni ben precise, che ha visto una ulteriore frequentazione come luogo di sepoltura anche in epoca medioevale, è riuscito a giungere nella sua interezza fino ai giorni nostri grazie alla circostanza che chi ha effettuato spietramenti in epoche più o meno vicine a noi ha continuato ad accumularvi sopra altro materiale litico in maniera tale da preservarlo da gesti vandalici o da qualsivoglia altro tipo di azione distruttiva.
Note
- ^ Una simile sensazione può essere vissuta al giorno d'oggi percorrendo la pianura della Macedonia presso Verghina e osservando i tumuli che vi si ergono, alcuni ancora intatti e non scavati. Ovviamente si tratta di realizzazioni che risalgono ad un'epoca (storica e non preistorica) a noi molto più vicina: ricoprono infatti le sepolture a camera dell'epoca di Filippo II e Alessandro Magno.
- ^ dai quali si é giunti all'ipotesi oggi più accreditata e confermata che si tratti invece di primordiali monumenti funerari
- ^ Nei suoi pressi si trova anche l'edicola votiva molto venerata dalla popolazione biscegliese, che ricorda il passaggio da quel preciso punto del carro che trasportava le spoglie di uno dei tre Santi patroni della città di Bisceglie, dove la leggenda narra che sia rimasta impressa nella roccia l'impronta del ginocchio di uno dei buoi che tirava il carro stesso, che lì si fermò, ad indicare il posto in cui la salma doveva fermarsi.
- ^ Questa tecnica moderna sostitutiva di quella a mano costituisce oggi la maggiore causa di perdita delle caratteristiche millenarie, peculiari del paesaggio pugliese.
- ^ Quest'ultimo, oggi non più rintracciabile, fu individuato dallo scrivente in base alle indicazioni riportate sulla Guida rossa "Puglia" del Touring Club Italiano (1978).
Note
Galleria d'immagini
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Dolmen di Paço das Vinhas, Portogallo
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Dolmen di Barrocal, regione di Evora, Portugal
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Dolmen di Grammont, Hérault, Francia
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Dolmen di Bramonas, Causses de Lozère, Francia
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Dolmen di Tierques, Aveyron, Francia
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Dolmen de Wéris, provincia di Luxembourg, Belgio
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Dolmen du Poitou, Francia
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Dolmen des Rascassols, Gard, Francia
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Dolmen du Ronc Traoucat, Gard, Francia
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Dolmen a Gennes sur Loire, Maine et Loire, Francia
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Dolmen a Kerbourg, Loira atlantica, Francia
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Dolmen des Erves a Sainte-Suzanne, Mayenne, Francia
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Dolmen della Roche-aux-Fées a Essé, Ille-et-Vilaine, Francia
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Dolmen Li Scusi a Minervino di Lecce (LE)
Voci correlate
Altri progetti
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