Disastro di Černobyl'
Template:Strage Il disastro di Černobyl' (in ucraino: Чорнобильська катастрофа, Čornobyl's'ka katastrofa, in russo: Чернобыльская авария, Černobyl'skaja avarija) è stato il più grave incidente nucleare della storia, l'unico al livello 7 (il massimo) della scala INES dell'IAEA.
Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:44 presso la centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl' (Russo: Чернобыльская АЭС им. В.И.Ленина, Ucraino: Чорнобильська АЕС), in Ucraina vicino al confine con la Bielorussia, allora repubbliche dell'Unione Sovietica. Nel corso di un azzardato test di sicurezza, un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale causò la scissione dell'acqua di refrigerazione e l'accumulo di idrogeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle strutture di contenimento, il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente con l'aria che a sua volta innescò l'esplosione e lo scoperchiamento del reattore.
Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori.
Il rapporto ufficiale[1] redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4 000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.
Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6 000 000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell'analisi[2]. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo, prende le distanze dal rapporto Greenpeace, che considera una boutade con tuttavia il merito di segnalare il problema, e pur concordando sulla stima delle 65 morti accertate del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30 000 ~ 60 000[3].
La natura dell'incidente
Alle ore 1:23:44 (ora locale) del 26 aprile 1986, il reattore numero 4 esplose. All'esplosione del contenitore seguì il violento incendio della grafite contenuta nel nocciolo, che in alcune ore disperse nell'atmosfera una enorme quantità degli isotopi radioattivi, i prodotti di reazione contenuti all'interno. L'incidente è l'unico caso avvenuto di meltdown di un reattore a fissione, cioè la perdita di controllo della reazione a catena con collasso e fusione del nocciolo, ed è l'unico incidente nucleare ad essere classificato come livello 7 della scala INES degli incidenti nucleari.
Le esplosioni non furono di tipo nucleare – ovvero non si trattò di reazione a catena incontrollata come avviene nelle armi atomiche – bensì chimica, cioè furono la conseguenza del surriscaldamento del nocciolo: le elevatissime temperature spinsero la pressione di vapore dell'impianto di raffreddamento a livello esplosivo, e contribuirono all'esplosione le reazioni fra sostanze chimiche contenute (acqua e metalli) innescate dalle temperature raggiunte.
L'ultimo rapporto ufficiale[4] del Chernobyl Forum, al quale partecipano fra gli altri la IAEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica), l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l'UNSCEAR (Comitato Scientifico delle Nazioni Unite sull'Effetto delle Radiazioni Ionizzanti) stila un bilancio relativamente basso in rapporto all'enorme impatto mondiale dell'incidente: 2 lavoratori della centrale sono morti nei minuti dell'esplosione. Un terzo operatore è deceduto per trombosi coronarica. È stata diagnosticata una Sindrome Acuta da Radiazione a 134 persone, tutte fra i lavoratori che sono intervenuti sul luogo dell'incidente (soccorritori di emergenza e pompieri) esposti a grandi dosi di radiazioni durante le prime ore; 28 di queste persone morirono nel 1986 per tale sindrome e altri 19 morirono fra il 1987 e il 2004, alcuni per cause non correlate alle radiazioni. Il totale numero di decessi direttamente imputabili in breve tempo all'incidente è di 68 persone, il numero include alcuni ingegneri e dirigenti della centrale e militari o pompieri e giornalisti, alcuni morti accidentalmente nelle operazioni.
Fra la popolazione – all'epoca in età 0-18 anni – alla data del 2002 sono stati registrati 4000 casi di tumore della tiroide considerati direttamente imputabili all'esposizione allo iodio-131, di questi il 99 % è guarito mentre 15 individui sono deceduti. L'azione di sorveglianza sanitaria condotta sui circa 6 milioni di persone della regione a lungo raggio intorno Černobyl' dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dagli istituti superiori di sanità di Ucraina, Russia e Bielorussia non ha potuto provare un andamento epidemiologico dei decessi dovuti a tumori e leucemie superiore al normale. Tuttavia lo stesso Chernobyl Forum stima (in base a calcoli basati su modelli radioprotezionistici e sul modello cautelativo LNT) come possibilmente imputabili al disastro di Černobyl' ulteriori 4000 decessi per tumori e leucemie sull'arco di 80 anni, corrispondenti a un incremento dello 0,3 %, decessi che non è stato e non sarà possibile osservare e distinguere statisticamente rispetto agli 1,5 milioni di persone che comunque morirà per malattie oncologiche non legate all'incidente (malattie che normalmente incidono per il 25 % fra le cause umane di decesso). Dunque non esisterà mai la possibilità di porre in correlazione la morte di singoli individui con l'aumento di radiazioni nell'ambiente. Si è registrato un modesto incremento delle malformazioni congenite in Bielorussia, ma questo in modo uguale in aree (denominate oblast) contaminate e in aree a contaminazione assente, fatto questo che si spiega meglio con un'aumentata attenzione di registrazione epidemiologica piuttosto che con un effettivo aumento dovuto all'esposizione alle radiazioni. Il bilancio ufficiale del Chernobyl Forum è stato contestato da Greenpeace, che invece stima in più di 200 000[5] decessi per tumori, leucemie o altre patologie come direttamente imputabili alla catastrofe di Černobyl'.
La centrale
La centrale di Černobyl' è situata vicino all'insediamento di Pripyat, in Ucraina, 18 km a nord-ovest della città di Černobyl' e 110 km a nord della capitale Kiev, e dista 16 km dal confine con la Bielorussia. L'impianto era composto da quattro reattori, ognuno in grado di produrre 1 gigawatt di energia elettrica (3.2 gigawatt di energia termica); i quattro reattori, insieme, producevano circa il 10% dell'elettricità ucraina. La costruzione dell'impianto iniziò negli anni '70, il reattore numero 1 fu consegnato nel 1977, e fu seguito dai reattori 2 (1978), 3 (1981), e 4 (1983). Altri due reattori (i 5 e 6, da 1 GW ciascuno) erano in fase di costruzione quando si verificò l'incidente.
I reattori erano di tipo RBMK-1000, un reattore a canali, moderato a grafite e refrigerato ad acqua. Una caratteristica di questo reattore è quella di avere un coefficiente di vuoto positivo, cioè, con l'aumentare delle quantità di vapore presente nel refrigerante, la reazione a catena, anziché diminuire, aumenta. Tale caratteristica è vietata nei reattori occidentali per motivi di sicurezza. In un ipotetico reattore "intrinsecamente sicuro" se il liquido refrigerante manca, il reattore dovrebbe essere in grado di spegnersi autonomamente senza interventi umani o di mezzi meccanici. Nei reattori con uno standard di sicurezza accettabile devono essere comunque evitate le caratteristiche costruttive che implicano un aumento della reazione in caso di malfunzionamento. Il reattore RBMK ha anche un coefficiente di potenza positivo: cioè al crescere della potenza termica erogata, si produce anche un aumento della reazione nucleare nel nocciolo.
Il fine del reattore era la produzione di elettricità per uso civile e di plutonio ad uso militare. Per aumentare l'efficienza del sistema erano state adottate alcune soluzioni tecniche che ne diminuivano la sicurezza. Innanzitutto la scelta della grafite come moderatore accoppiata all'uso dell'acqua leggera come refrigerante, soprattutto per migliorare l'economia neutronica e facilitare quindi la produzione di plutonio-239. Ai progettisti era noto il fatto che i coefficienti di vuoto e potenza positivi, in aggiunta a un refrigerante che assorbe neutroni come l'acqua, e a un moderatore solido (grafite) erano caratteristiche che in determinate condizioni avrebbero potuto rendere instabile il reattore. In fase di progetto però fu impossibile eliminare il problema dei parametri principali a meno di rinunciare alla caratteristica economica considerata più importante, cioè la possibilità di usare uranio naturale, non arricchito, con costi molto vantaggiosi.
Poco dopo il suo completamento, fu aperta un'indagine a cura del KGB per verificare le effettive carenze strutturali e l'eventuale povertà di materiali usati. Lo stesso presidente di allora del KGB, Jurij Andropov si assunse la responsabilità di verificare di persona la correzione degli errori strutturali.
L'incidente
Il 26 aprile 1986 alle ore 01:23:44 locali, nel corso di una prova, definita di sicurezza, in cui si voleva verificare se la turbina accoppiata all'alternatore potesse continuare a produrre energia elettrica sfruttando l'inerzia del gruppo turbo-alternatore anche quando il circuito di raffreddamento non producesse più vapore, vennero disabilitati alcuni circuiti di emergenza. In particolare si voleva colmare il lasso di tempo di 40 secondi che intercorreva tra l'interruzione di produzione di energia elettrica del reattore e l'intervento del gruppo diesel di emergenza.
Le cause
Riguardo le cause dell'incidente esistono due ipotesi contrastanti. La prima, pubblicata nell'agosto 1986 attribuiva tutta la responsabilità agli operatori dell'impianto; la seconda, pubblicata nel 1991, attribuiva l'incidente anche a debolezze intrinseche nel progetto del reattore nucleare RBMK, in particolare a un errore di progettazione delle barre di controllo. A prescindere dalla valutazione sulla responsabilità di singole persone o azioni, nel complesso l'evento appare il risultato di una impressionante somma di fattori di rischio che riguardano sia le caratteristiche intrinseche fondamentali del tipo di macchina e di alcuni suoi particolari, sia del sistema di gestione economico e amministrativo per cui la centrale elettrica risultava priva di personale qualificato, infine per la scelta di un "esperimento" nelle ore dell'incidente che fu compiuto con errori di coordinamento e manovre particolarmente incaute e sfortunate.
Un dato importante è che gli operatori della centrale non erano a conoscenza dei problemi tecnici del reattore. Secondo uno di loro, Anatolij Djatlov, i progettisti sapevano che il reattore era pericoloso in certe condizioni, ma avevano nascosto intenzionalmente tale informazione ai tecnici. Le caratteristiche del reattore RBMK non erano note al pubblico, assimilandole a questioni militari. In aggiunta il personale dell'impianto era composto per la maggior parte da operatori non qualificati per il reattore RBMK: il direttore, V.P. Brjuchanov, aveva esperienza di impianti a carbone; anche il capo ingegnere, Nikolaj Fomin, proveniva da impianti convenzionali; anche Anatolij Djatlov, capo ingegnere dei reattori 3 e 4 aveva solo una limitata esperienza con reattori nucleari per lo più su piccoli esemplari di reattori VVER progettati per i sottomarini nucleari sovietici.
In particolare, fattori determinanti furono:
- Il reattore RBMK ha un coefficiente di vuoto pericolosamente positivo, questo significa che le bolle di vapore, che si formano nell'acqua usata come refrigerante, incrementano la reazione nucleare. Ancora peggio, alle basse potenze, il coefficiente positivo di vuoto non è compensato da altri fattori, rendendo il reattore instabile e pericoloso in tali condizioni.
- Il reattore RBMK presentava un difetto nelle barre di controllo (oggi corretto). Normalmente inserendo le barre di controllo in un reattore nucleare si riduce la reazione. Nel reattore RBMK le barre di controllo terminano con gli "estensori" (la parte finale lunga circa 1 metro) in grafite, mentre la parte funzionale, che riduce la reazione assorbendo neutroni, è in carbonato di boro. Questo significa che quando si inseriscono le barre, gli estensori rimpiazzano l'acqua refrigerante (che assorbe neutroni) con la grafite (che fa da moderatore di neutroni) e quindi inizialmente, per pochi secondi, si ottiene un incremento della reazione. Questo comportamento contro-intuitivo era ignoto agli operatori della centrale. Tale anomalia creò un problema nel 1983 in Lituania con un reattore dello stesso tipo.
- Le condotte dell'acqua nel nocciolo scorrono in direzione verticale (come peraltro in moltissime tipologie di reattori). Questo crea un gradiente di temperatura (la temperatura dell'acqua aumenta salendo) nei tubi; inoltre il sistema diviene sempre meno efficiente all'aumentare della temperatura (il "tappo" di acqua più calda nella cima delle tubazioni riduce l'efficacia del refrigerante).
- Gli operatori commisero diverse gravissime violazioni delle procedure, e questo insieme alla scarsa comunicazione tra gli addetti alla sicurezza e gli operatori che dovevano condurre l'esperimento contribuì all'incidente.
In particolare gli operatori disattivarono i sistemi di sicurezza del reattore, che è proibito dai manuali operativi dell'impianto. Secondo il rapporto dell'agosto 1986 della commissione governativa, gli operatori estrassero completamente dal nocciolo almeno 204 barre di controllo delle 211 presenti, lasciandone inserite solo 7. Anche questa condizione è vietata dai manuali operativi, che pongono a 30 il numero minimo assoluto di barre nel reattore RBMK-1000 in funzione.
Resta da considerare inoltre che nel 1982 il reattore numero 1, a causa di manovre errate effettuate dal personale tecnico, ha subito la distruzione dell'elemento centrale del reattore. L'esplosione, seppur infinitamente più piccola di quella del 26 aprile 1986, ha causato il rilascio di radioattività nell'atmosfera. Il fatto non è mai stato reso pubblico prima dell'incidente del 1986. Non sono state prese alcune misure di sicurezza e l'impianto non è stato assolutamente migliorato per far fronte a futuri altri problemi.
Gli eventi
Il 25 aprile 1986 era programmato lo spegnimento del reattore numero 4 per normali operazioni di manutenzione. Si approfittò della recente fermata per manutenzione del reattore per eseguire un test che - per ironia del destino - era considerato destinato a incrementare la sicurezza. Si trattava di valutare la capacità delle turbine di generare elettricità sufficiente per alimentare i sistemi di sicurezza anche in assenza di rete elettrica. In particolare l'energia prodotta dal momento inerziale delle turbine sarebbe servita ad alimentare le pompe dell'acqua refrigerante del reattore, nel caso fosse improvvisamente venuta a mancare l'alimentazione elettrica esterna. I reattori come quello di Černobyl avevano ciascuno due generatori diesel di emergenza a questo scopo, ma non erano attivabili istantaneamente. L'obiettivo del test era sfruttare il momento d'inerzia residuo nelle turbine ancora in rotazione, ma disconnesse dal reattore, per alimentare le pompe per il tempo necessario all'avvio dei generatori diesel. Il test era già stato condotto su un altro reattore (ma con tutti i sistemi di sicurezza attivi) ed aveva dato esito negativo, cioè l'energia elettrica prodotta dall'inerzia delle turbine era insufficiente ad alimentare le pompe. Erano state apportate quindi delle migliorie alle turbine, che richiedevano un nuovo test di verifica. La finalità ultima di questi test era forse quella di migliorare la resa energetica dei reattori. L'eventuale possibilità di alimentare le pompe con l'inerzia, infatti, avrebbe garantito un aumentato standard di sicurezza - avviare più rapidamente il sistema refrigerante - tale da consentire un utilizzo di pieno regime del reattore.
La potenza del reattore numero 4 doveva essere ridotta, dai normali 3200 MW termici a 1000 MW termici, per condurre il test in sicurezza. Tuttavia l'inizio del test fu ritardato di 9 ore a causa di un guasto sulla rete elettrica civile che comportò una richiesta di non ridurre immediatamente la fornitura di energia. Fissato un nuovo orario per il test (l'una di notte) gli operatori cominciarono a ridurre la potenza troppo rapidamente. Non vi era in sala controllo un ingegnere nucleare con piena competenza di tutte le caratteristiche specifiche di questo reattore. Le barre di controllo vennero introdotte troppo profondamente, causando conseguentemente un crollo della potenza oltre quanto ci si aspettasse, raggiungendo il livello bassissimo di soli 30 MW termici. Intervenne quindi un effetto di feedback dovuto alla produzione di xeno-135 nella fase di raffreddamento di reattore. Come conseguenza del calo, infatti, la concentrazione di xeno-135 aumentò ulteriormente (normalmente quest'assorbitore di neutroni è in concentrazione di equilibrio proporzionale alla potenza del nocciolo e tende invece ad aumentare in quantità nella prima fase di riduzione della potenza per poi decadere e scomparire).
Sebbene il calo di potenza fosse vicino al massimo ammesso dalle norme di sicurezza, si decise di non eseguire lo spegnimento completo, e di continuare l'esperimento. Con una manovra di correzione contraria alle procedure corrette, la sala controllo decise di far risalire nuovamente la potenza, per accelerare l'andamento dell'esperimento, riuscendo però a far risalire la potenza solo fino 200 MW termici. Le manovre di aumento di potenza avevano forse l'intento di contrastare l'eccesso di xeno-135 che assorbiva neutroni, ma per raggiungere lo scopo furono estratte quasi tutte le barre di controllo, incluse molte barre di controllo manuali, ben oltre i limiti delle norme di sicurezza che prevedono di lasciare almeno 30 barre di controllo inserite. Secondo la cronologia dell'esperimento ciò avvenne così: alle 01:05 del 26 aprile le pompe dell'acqua furono alimentate direttamente dalle turbine dei generatori, ma la quantità di acqua immessa superò i limiti di sicurezza. Il flusso di acqua aumentò, e poiché l'acqua assorbe neutroni, si ebbe un ulteriore blocco di potenza e così alle 01:19 si decise la rimozione anche delle barre di controllo manuali. Questa azione ebbe conseguenze catastrofiche. L'ultima azione aveva portato il reattore in una situazione molto instabile e pericolosa, all'insaputa degli operatori. L'instabilità del reattore non era riportata in alcun modo sui pannelli di controllo, nessuno degli operatori in sala controllo era conscio del pericolo. Essi infatti non conoscevano le proprietà dello xeno-135, che assorbendo i neutroni può nascondere la reale attività del nocciolo, ma il cui effetto viene meno rapidamente quando il gas decade.
Alle 01:23:04 si iniziò l'esperimento vero e proprio. Venne staccata l'alimentazione alle pompe dell'acqua, che continuarono a girare per inerzia. La turbina fu scollegata dal reattore; con il surriscaldamento dell'acqua, i tubi si riempirono di sacche di vapore. Il reattore RBMK ha un coefficiente di vuoto molto positivo e quindi la reazione crebbe rapidamente al ridursi della capacità di assorbimento di neutroni da parte dell'acqua di raffreddamento, diventando sempre meno stabile e sempre più pericoloso.
Alle 01:23:40 gli operatori azionarono il tasto AZ-5 (Rapid Emergency Defense 5) che esegue il cosiddetto “SCRAM”, cioè l'arresto di emergenza del reattore che inserisce tutte le barre di controllo incluse quelle manuali incautamente estratte in precedenza. Non è chiaro se l'azione fu eseguita come misura di emergenza, o semplicemente come normale procedura di spegnimento a conclusione dell'esperimento, giacché il reattore doveva essere spento comunque per la manutenzione programmata. Di solito l'operazione di “SCRAM” viene ordinata a seguito di un rapido ed inatteso aumento di potenza. D'altro canto, Anatolij Djatlov, capo ingegnere dell'impianto di Černobyl' al tempo dell'incidente scrisse:
A causa della lenta velocità del meccanismo d'inserimento delle barre di controllo (che richiede 18-20 secondi per il completamento) e dell'estremità (estensori) in grafite delle barre, lo SCRAM causò un rapido aumento della reazione. Infatti, nei primi secondi le estremità in grafite delle barre rimpiazzarono nel reattore un uguale volume di acqua di raffreddamento. Ora, l'acqua refrigerante assorbe neutroni mentre la grafite funge da moderatore portando i neutroni alla velocità ottimale per la reazione. La conseguenza fu che all'inizio dell'inserzione delle barre la reazione venne accelerata improvvisamente producendo un aumento enorme di potenza nel reattore. L'improvviso aumento di temperatura deformò i canali delle barre di controllo che stavano scendendo, al punto che le barre si bloccarono a circa un terzo del loro cammino, e quindi non furono più in grado di arrestare una reazione in cui l'aumento di potenza diveniva incontrollato a causa del coefficiente di vuoto positivo.
Così, dopo soli sette secondi dall'inizio dell'inserzione delle barre - alle 01:23:47 - la potenza del reattore raggiunse i 30 GW termici, dieci volte la potenza normale. Le barre di combustibile iniziarono a fratturarsi bloccando le barre di controllo con la grafite all'interno, quindi il combustibile cominciò a fondere; inoltre alle alte temperature raggiunte l'acqua all'interno del reattore reagì chimicamente con lo zirconio, di cui sono in genere fatte le tubazioni degli impianti nucleari, dissociandosi e producendo grandi volumi di idrogeno gassoso.
La pressione del vapore e del gas aumentò fino a causare la rottura delle tubazioni e quindi il contatto fra vapore, grafite incandescente, idrogeno e aria. L'esplosione di vapore dall'interno del nocciolo risalì lungo i canali e la pressione generò un'enorme esplosione che fece saltare la copertura del recipiente ermetico del reattore: il disco di copertura pesante oltre 1000 tonnellate in acciaio e calcestruzzo fu proiettato in aria, con le tubazioni dell'impianto di raffreddamento e le barre di controllo, e ricadde verticalmente sull'apertura lasciando il reattore scoperto.
L'esplosione distrusse il solaio, fece crollare gran parte del tetto dell'edificio e danneggiò il tetto dell'adiacente locale turbine; i frammenti di grafite si sparsero nella sala principale e intorno all'edificio. Il nocciolo del reattore si trovò così scoperchiato e all'aperto, a contatto con l'atmosfera. Dall'esplosione si sollevò un'alta colonna di vapore ionizzato. Al contatto con l'ossigeno dell'aria, per le altissime temperature dei materiali del nocciolo, nel reattore divampò un violento incendio di grafite che coinvolse i materiali di copertura del tetto e altre sostanze chimiche presenti. Questo incendio contribuì in misura enorme alla diffusione di materiali radioattivi nell'atmosfera.
Per ridurre i costi, l'impianto era stato costruito con un contenimento parziale, che escludeva la sommità del reattore e questo ha consentito la dispersione dei contaminanti radioattivi nell'atmosfera. C'è però da riflettere sul fatto che l'esplosione dell'idrogeno sarebbe in ogni caso stata difficile da contenere, in quanto in genere anche i più massicci contenimenti secondari in calcestruzzo non resistono oltre le 2-3 atmosfere di pressione. L'incendio della grafite ormai esposta all'aria contribuì ulteriormente alla diffusione di materiale radioattivo nell'ambiente, anche se il movimento d'aria impedì al nocciolo di fondere.
Ci sono alcune controversie sulla sequenza degli eventi dopo le ore 01:22:30 a causa di incongruenze fra i testimoni oculari e le registrazioni. La versione comunemente accettata è quella descritta sopra. Secondo questa ricostruzione la prima esplosione avvenne intorno alle 01:23:44, sette secondi dopo il comando di SCRAM. Talvolta però è stato detto che l'esplosione avvenne prima o immediatamente dopo lo SCRAM (questa era la versione di lavoro della commissione sovietica di studio sull'incidente). La distinzione è importante poiché, se il reattore è esploso diversi secondi dopo lo SCRAM come risulta dall'ultima ricostruzione accertata, il disastro sarebbe da attribuirsi principalmente al progetto delle barre di controllo. Se l'esplosione fosse da anticipare allo SCRAM, la causa sarebbe da attribuire maggiormente alle azioni degli operatori.
A complicare la ricostruzione alle ore 01:23:47 fu registrato, nell'area di Černobyl', un debole evento sismico di magnitudo 2,5. Inoltre il tasto di SCRAM fu premuto più di una volta, ma la persona che l'ha fatto materialmente è deceduta due settimane dopo l'incidente per l'esposizione prolungata alle radiazioni.
Nel gennaio 1993 la AIEA ha rivisto l'analisi dell'incidente attribuendo la causa principale al progetto del reattore e non agli operatori. Nel 1986 la stessa AIEA aveva indicato negli operatori la causa principale dell'incidente.
Gestione della crisi
Livello delle radiazioni
Immediatamente furono mandati operatori della centrale per effettuare rilevamenti, attrezzati di soli contatori Geiger e mascherine di tipo chirurgico. Un operatore incaricato tornò con dei dati sconcertanti. Le radiazioni nei pressi del reattore misuravano ben 20 000 Röntgen/ora. Considerato che in una città europea la pietra misura circa 20 micro-Röntgen, ovvero 0,00002 Röntgen, il valore rilevato nei pressi della centrale era 1 miliardo di volte superiore a quello naturale. Sono sufficienti 500 Röntgen per uccidere un essere umano distribuiti in un lasso di 5 ore. Molti operatori furono esposti ad una dose mortale di radiazioni nell'arco di pochi minuti. Solo una piccola parte degli strumenti di rilevazione a disposizione erano in grado di effettuare misure fino a 360'000 Röntgen/ora (R/h); molti di quelli impiegati arrivavano ad un massimo di 3,6 R/h. In alcune zone, visto che la propagazione delle radiazioni è a macchia di leopardo, i valori stimati superavano di oltre 5000 volte il valore riportato dagli strumenti meno efficienti. A causa dei valori fuori scala riportati, il capo ingegnere Aleksandr Akimov suppose quindi che il reattore fosse ancora intatto. Nonostante questo rimase, senza alcun indumento protettivo, nel reattore n°4 della centrale assieme alla sua squadra. Morì assieme ad altri suoi colleghi a distanza di pochi giorni, nel maggio del 1986, per la prolungata esposizione alle radiazioni.
Le misure di sicurezza adottate immediatamente dopo il verificarsi dell'esplosione coinvolsero migliaia di vigili del fuoco e militari accorsi immediatamente sul luogo del disastro. Benché la situazione apparisse nell'immediato critica, la città di Pripyat non venne evacuata immediatamente. Il mattino del 26 aprile 1986 è stato documentato da Vladimir Ševčenko che, non consapevole dei rischi a cui era sottoposto, si avventurò nella zona fortemente contaminata senza alcuna precauzione e a causa delle radiazioni si ammalò e morì anche lui dopo lunga malattia. Nel suo filmato sono visibili le migliaia di mezzi dell'esercito accorsi sul luogo. Peraltro quel 26 aprile gli operai impegnati nella costruzione dei reattori 5 e 6 andarono regolarmente al lavoro; nessuno li aveva avvertiti.[7]
L'incendio
La squadra capitanata dal tenente Vladimir Pravik arrivò sul luogo del disastro per prima con il comando di spegnere un incendio causato da un corto circuito. Non erano stati informati della tossicità dei fumi e del materiale caduto dopo l'esplosione nell'area circostante la centrale. Alle 5:00 del mattino alcuni incendi sul tetto e attorno all'area erano stati estinti. Pravik morì il 9 maggio 1986, 13 giorni dopo l'esplosione e così morirono altri vigili del fuoco in azione la mattina del 26 aprile 1986.
Il reattore continuò a bruciare per giorni e venne spento con l'ausilio di elicotteri che sganciarono tonnellate di boro, silicati, sabbia e dolomia, unici materiali in grado di estinguere un incendio di tale natura. Si ricordano le vittime dell'elicottero precipitato durante una manovra di sgancio materiali il cui equipaggio era composto da quattro giovani piloti: Volodymyr Kostjantynovyč Vorobjov, Oleksandr Jevhenovič Junhkind, Leonid Ivanonovyč Chrystyč e Mykola Oleksandrovič Hanžuk.
Dichiarazioni
Il governo sovietico inizialmente cercò di tenere nascosta la notizia di un grave incidente nucleare. Impiegarono diversi giorni per rendersi conto della gravità del fatto ma nonostante la situazione risultasse da subito disperata un velo di omertà si stese sull'URSS.
La mattina del 27 aprile, nella relativamente vicina Svezia, alcuni lavoratori in ingresso alla centrale di Forsmark fecero scattare l'allarme ai rivelatori di radioattività. Si suppose, visto l'elevato livello dei dati, che vi fosse una falla all'interno della centrale e i responsabili cominciarono immediatamente a fare controlli in tutti gli impianti. Assicuratisi che le loro centrali erano perfettamente in sicurezza, cominciarono a cercare altrove la fonte delle radiazioni e giunsero così fino in Unione Sovietica. Chiesero spiegazioni al governo e chiesero loro perché non era stato avvisato nessuno. Dapprima il governo sminuì la cosa ma ormai gli svedesi, con i loro controlli, avevano messo al corrente l'Europa intera che un grave incidente era occorso in una centrale sovietica. Il mondo intero cominciò a fare pressione e finalmente rilasciarono le prime e scarne dichiarazioni sull'incidente che fecero il giro del mondo. Intanto sull'Europa intera si riversavano piogge contaminate e le radiazioni si spargevano a macchia di leopardo su campi, villaggi, città.
Evacuazione
La commissione d'inchiesta capitanata da Valerij Legasov giunse a Pripjat la sera del 26 aprile. Viste le condizioni di numerose persone già sotto terapia decisero la notte del 27 aprile l'evacuazione della città. Fu detto ai cittadini di portare con sé pochi effetti personali, che sarebbero stati trasferiti in misura precauzionale e che in breve tempo avrebbero potuto far ritorno alle loro abitazioni.
Le autorità sovietiche iniziarono ad evacuare la popolazione dell'area circostante Černobyl' 36 ore dopo l'incidente. Giunsero da Kiev decine di autobus che successivamente vennero abbandonati in una sorta di cimitero nella zona interdetta, dove ancora oggi si possono osservare migliaia di mezzi utilizzati per lo sgombero e la gestione della zona. Molti sono veicoli militari. L'evacuazione è stata documentata da Michail Nazarenko [1] e si può notare la sottile calma che quel giorno imperversava in città. Nessuno era realmente conscio di ciò che stava accadendo. Decine di persone si soffermarono fino a tardi, la notte dell'esplosione, per ammirare la luce scintillante sopra il reattore. Vennero direttamente bombardati dalle radiazioni. Nel maggio 1986, circa un mese dopo, tutti i residenti nel raggio di 30 km dall'impianto, circa 116.000 persone, erano stati trasferiti.
Rimozione dei detriti
Una volta spento l'incendio e tamponata la situazione di emergenza, negli anni successivi si procedette alle operazioni di recupero e di decontaminazione dell'edificio e del sito del reattore e delle strade intorno, così come alla costruzione del sarcofago. Incaricati di queste operazioni furono i cosiddetti liquidatori (recovery operation workers). In base a leggi promulgate in Bielorussia, Russia e Ucraina, 600.000 persone[8], fra militari e civili, ricevettero speciali certificati e la associata medaglia che confermavano il loro status di "liquidatori". Sebbene altre stime basate su registri nazionali parlino di 400.000 e altre ancora 800.000. In ogni caso, fra il totale dei liquidatori la popolazione costituita dai 226.000 ~ 240.000 che operarono nella zona in un raggio di 30 km e negli anni 1986 e 1987 è quella che ricevette la dose di radiazioni più critica. Il resto lavorò in aree oltre i 30 km oppure negli anni fra il 1988 e il 1990, quando il livello di radiazioni si era già notevolmente abbassato. I primi liquidatori furono coloro che vennero incaricati di prelevare i blocchi di grafite dal tetto per gettarli a braccia dentro allo squarcio dove si trovava il reattore. Vennero informati a questo punto dei rischi e moltissimi non indugiarono un momento pur essendo consapevoli che sarebbero potuti morire di li a poco. Erano sottoposti a turni di 40 secondi l'uno. Dovevano uscire sul tetto, caricare a braccia un blocco di grafite di circa 50 chilogrammi di peso e buttarlo il più rapidamente possibile nello squarcio. Alcuni dovevano invece, con l'ausilio di un badile, spalare i detriti sempre all'interno del reattore. Erano protetti da indumenti che potevano garantire soltanto un minimo di protezione dalle radiazioni. Fu promesso loro che al termine di un monte ore di servizio sul sito del disastro avrebbero avuto il diritto alla pensione anticipata di tipo militare. Tra i liquidatori c'erano numerosi civili provenienti da tutta l'ex Unione Sovietica.
Effetto dei detriti
Il 9 maggio 1986, le 5000 tonnellate di boro, dolomia, argilla e carburo di boro scaricate nei primi giorni sul reattore per spegnere l'incendio della grafite, gravarono tanto sul reattore già distrutto e crollarono ulteriormente dentro la voragine. Da questo ulteriore crollo si sprigionò una nuova nuvola radioattiva che causò un rilascio di materiale di fissione che si sparse in un raggio di 35 chilometri, già evacuati, attorno alla centrale.
Galleria
Secondo gli esperti vi erano buone possibilità che il nocciolo ancora incandescente e pieno di attività potesse sprofondare ulteriormente arrivando a contatto con l'acqua delle falde, causando così nuove esplosioni e la fusione del nocciolo. Vennero chiamati dei minatori che lavorarono a braccia sotto il reattore scavando un tunnel per isolare la struttura soprastante dal terreno. Spesso le mascherine protettive rendevano loro difficoltosa la respirazione, costringendoli a lavorare in condizioni al limite del sopportabile. Molte precauzioni non furono adottate e per questo anche tra i minatori ci furono molte vittime.
Il sarcofago
Tra i 600.000 liquidatori si trovano anche coloro che si adoperarono per la costruzione del sarcofago esterno. I primi due anni 1986-1987 furono 226.000 ~240.000 che si alternarono per la pulizia e la realizzazione dello scudo protettivo. Il reattore necessitava di essere isolato assieme ai detriti dell'esplosione al più presto possibile, che comprendevano 180 tonnellate di combustibile e pulviscolo altamente radioattivo e 740.000 metri cubi di macerie contaminate. Fu quindi progettata la realizzazione di un sarcofago di contenimento per far fronte all'emergenza. Viste le necessità furono impiegati una fila di camion come fondamenta delle pareti di cemento, per un totale di 300.000 tonnellate, erette per il contenimento del reattore e la struttura portante del sarcofago sono le stesse macerie del reattore numero 4 e materiale metallico (1.000 tonnellate), il che rende il complesso sia instabile che poco sicuro. La volta è sostenuta da tre corpi principali che sorreggono la copertura superiore costituita da tubi di 1 metro di diametro e di pannelli di acciaio. La parete sud è realizzata prevalentemente da pannelli di acciaio che alzandosi per alcune decine di metri si inclinano di circa 115 gradi per poi concludere verticalmente formando il tetto. La parete est è la parete non collassata dello stesso reattore mentre la parete a nord è un puzzle di acciaio, cemento e mura semidistrutte. La parete ovest, quella più spesso impressa sulle foto, per la sua complessità è stata realizzata a parte e poi montata con l'ausilio di gru sulla facciata.
Detto sarcofago è stato creato a tempo record tra il maggio ed il novembre 1986, ma purtroppo ogni anno, proprio per la povertà dei materiali usati e per la mancanza di una più seria progettazione, nuove falle si aprono sulla struttura, per un totale di oltre 1000 metri quadrati di superficie. Alcune fessure raggiungono dimensioni tali da potervi lasciar passare tranquillamente un'automobile, pari a circa 10/15 metri di diametro. La pioggia vi si infiltra all'interno e rischia di contaminare le falde seppur sotto il reattore sia stato costruito a braccia un tunnel per isolare il nocciolo fuso dal terreno. Circa 2.200 metri cubi di acqua si riversano all'interno del sarcofago ogni anno facendo aumentare di 10 volte il peso delle fondamenta che va da un minimo di 20 fino ad un massimo di 200 tonnellate per metro quadrato. Il basamento è sprofondato di 4 metri permettendo l'infiltrarsi di materiale radioattivo nelle falde acquifere che sono correlate ai fiumi Pripjat' e Dnepr che a loro volta portano il loro carico fino al mar Nero. 30 milioni di persone lungo il corso dei fiumi si servono di essi. La temperatura all'interno del sarcofago, raggiunge in alcuni punti, ancora oggi, 1.000 gradi centigradi in prossimità del nocciolo, e tale temperatura contribuisce al costante indebolimento e alla deformazione della struttura.
L'attuale sarcofago non è mai stato dichiarato come una struttura di contenimento permanente. Ad aggravare la situazione è la sismicità della zona del Pripjat'.
All'interno del sarcofago
All'interno del sarcofago si trovano quindi le macerie dell'intera struttura che conteneva il reattore. Si impiegò moltissimo per poter conoscere cosa si trovava sotto le macerie e i detriti scaricati. I tecnici in azione in quel periodo critico riferiscono che era terribile lavorare in quelle condizioni sempre con un contatore Geiger a portata di mano e che spesso rilevavano una radioattività tollerabile come 1 o 5 R/h ma spesso bastava voltare l'angolo per dover scappare davanti a 500 R/h. Dopo la costruzione dello scudo di acciaio e cemento, nelle pareti in muratura interne rimaste, sono stati effettuati dei buchi per ispezionare mediante l'uso di telecamere ed apparecchiature radiocomandante la condizione interna dell'edificio semidistrutto. Inizialmente i tecnici e gli operatori supposero di trovare il reattore sepolto là sotto tra le macerie ma con loro grande stupore, si resero conto che non era rimasto più niente. Dopo breve tempo si resero conto che si era letteralmente sciolto assieme al nocciolo, colando lungo i piani sottostanti. La lava radioattiva ha formato una stalagmite dalla curiosa forma che assomiglia ad un "piede d'elefante" e proprio così è stata ribattezzata. È formata dal reattore e dal nocciolo fusi ed è composta da uranio, cesio, plutonio, grafite ed altro materiale. È altamente radioattiva ed un essere umano morirebbe intossicato nell'arco di pochi minuti o secondi se si avvicinasse. Il video del Piede d'elefante è stato realizzato tramite apparecchiatura radiocomandata. Resterà radioattivo per migliaia di anni.
Nuovo Sarcofago
Nel 1997 al vertice del G7 a Denver, fu fondata la Chernobyl Shelter Fund per raccogliere fondi per mettere in sicurezza il reattore. Il nuovo progetto prevede la costruzione di un nuovo sarcofago di diversa concezione, realizzato con materiali più sicuri e montato su binari. La struttura a cupola successivamente dovrebbe essere spinta fino sopra il vecchio sarcofago così da evitare agli addetti ai lavori l'esposizione diretta alle radiazioni. Nel 1998 il costo stimato per la sua progettazione e realizzazione raggiungeva i 780 milioni di dollari. Ora è levitato oltre il miliardo di dollari. Metterebbe in sicurezza il sito per circa 100 anni. La Shelter Implementation Plan (SIP) è una cooperativa che si adopera per raccogliere i fondi per la realizzazione della nuova cupola, che la sola Ucraina non sarebbe in grado di supportare. La SIP è composta e supportata dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti e dalla stessa Ucraina. Le uniche modifiche apportate al sarcofago fino ai nostri giorni sono state la realizzazione di accessi per la manutenzione ed il monitoraggio del tetto ed un sistema per il controllo delle polveri.
Il progetto del nuovo sarcofago (NSC) prevede la realizzazione di una struttura a doppia volta (una sopra l'altra) di altezza massima pari a 92.5 metri e costituita da un totale di 85 elementi. Parte della struttura verrà costruita esternamente al sito e verrà assemblato il tutto a 180 metri di distanza dal reattore. Gli archi saranno composti da materiale tubulare d'acciaio resistente e relativamente leggero per diminuire il peso della struttura e i costi d'assemblaggio e successivamente verranno ricoperti con tre strati di pannelli poi ulteriormente rivestiti di Lexan, resina termoplastica di policarbonato in grado di prevenire l'accumularsi di particelle radioattive tra i vari corpi della volta. Tra l'arco superiore, di campata pari a 270 metri e quello inferiore, di campata pari a 240 metri, intercorre nel punto più alto uno spazio di 12 metri. Saranno realizzate 12 doppie volte di una lunghezza di 13,5 metri e una volta assemblate formeranno un unico corpo lungo oltre 150 metri. Dopodiché verranno costruite delle pareti laterali e non verranno più sfruttate le macerie ed il vecchio sarcofago come struttura portante. Si cercherà di rendere il tutto meno pesante possibile e gli scavi per la costruzione delle fondamenta saranno minimi per evitare di smuovere terreno in superficie ancora fortemente contaminato formato da terra, sabbia, detriti della costruzione del primo sarcofago e scorie radioattive. Verranno posati dei binari per spostare la struttura direttamente sopra il sarcofago così da evitare agli operai che realizzeranno la struttura l'esposizione alle radiazioni. Il progetto finito il 12 febbraio 2004 è stato approvato un mese dopo dal governo Ucraino, ma è ancora sottoposto a continue verifiche e non si sa precisamente quando e come verrà realizzato. Il 26 aprile 2007 venne dichiarato che il sito di costruzione è in fase di preparazione ma l'articolo non specifica altro. Il 17 settembre 2007 la BBC ha dichiarato che stanno susseguendosi i lavori. Sono previsti 5 anni per il completamento del NSC, ma la mancanza dei fondi necessari e i continui intoppi burocratici ed economici potranno far subire alterazioni alle stime di realizzazione.
Conseguenze del disastro e bilancio delle vittime
Allo scopo di stilare un bilancio scientifico delle vittime, dei danni alla salute e all'ambiente, l'ONU ha promosso un incontro istituzionale, denominato Chernobyl Forum, al quale hanno preso parte fra gli altri l'Organizzazione Mondiale della Sanità, gli istituti superiori di sanità di Russia, Bielorussia e Ucraina, l'UNSCEAR, la IAEA, la FAO etc. con l'assistenza di più di 100 esperti internazionali. Dopo vari incontri, il Chernobyl Forum ha fornito un bilancio[9] che risulta molto meno drammatico di quanto la sensazione collettiva si aspettasse. In particolare, il bilancio delle vittime risulta essere di 65 morti accertati con sicurezza, le cause della cui morte sono così stabilite: 2 lavoratori della centrale morti sul colpo a causa dell'esplosione; 1 per trombosi coronarica; fra i 1057 soccorritori di emergenza, 134 hanno contratto la sindrome acuta da radiazioni e di questi 28 sono morti nei mesi successivi; dei 134 altri 19 sono morti negli anni fra il 1987 e il 2005, ma per varie cause non necessariamente e direttamente imputabili all'esposizione alla radiazione, anzi in molti casi sicuramente no; fra la popolazione all'epoca di età 0-18 anni si sono registrati negli anni 1986-2005 4000 casi di tumore alla tiroide, 9 sono morti per degenerazione del tumore, e altri 6 sono morti ma per cause diverse non imputabili al tumore. 4 morti per la caduta dell'elicottero dal quale stavano spegnendo le fiamme. A rigore dunque, anche fra i morti accertati come sicuramente dovuti al disastro, la cifra di 65 è da considerarsi in eccesso, essendo invece la cifra di 30 morti (i 2+28 riportati nel rapporto del 2000 dell'UNSCEAR) [10] una stima per difetto, e forse più aderente alla realtà.
L'azione di sorveglianza epidemiologica condotta dagli istituti superiori di sanità di Russia, Bielorussia e Ucraina, così come anche dall'OMS, su liquidatori, evacuati e popolazione residente (5 milioni) a lungo raggio, non ha evidenziato aumento rispetto alla situazione precedente al disastro né di leucemie, né di tumori solidi altri che il tumore alla tiroide, né infine di anomalie genetiche, malformazioni congenite alla nascita, aborti spontanei o riduzione della fertilità. Tuttavia sempre il Chernobyl Forum stima in aggiuntive 4000 morti presunte in eccesso per leucemie e tumori su un arco di 80 anni, morti che non è stato né sarà possibile rivelare epidemiologicamente, distinguere statisticamente rispetto a fluttuazioni casuali, evidenziare rispetto alle circa 1 000 000 di persone che comunque morirà per malattie oncologiche per cause non legate all'incidente. Tumori e leucemie infatti normalmente incidono in media per un 20~25% dei decessi naturali nella popolazione umana.
Di seguito la tabella che fornisce in modo riassuntivo il bilancio ufficiale del Chernobyl Forum:
Mortalità e malattie in eccesso accertate con sicurezza: | ||||||||
Popolazione | Numero | Radiazioni assorbite | Malati | Periodo | Patologia | Mortalità in eccesso | Periodo | Causa |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Personale della centrale | 2 | 1986 | esplosione | |||||
1 | 1986 | trombosi coronarica | ||||||
Soccorritori (emergency workers) | 1057 | 2-20 gray (ovvero più di 2-20 sievert) | 134 | 1986 | sindrome acuta da radiazioni | 28 | 1986 | radiazioni |
19 | 1987-2004 | varie cause, di cui 3 leucemie | ||||||
Popolazione in età 0-18 anni al 1986 | 0,03 - qualche gray | 4000 (+1000% casi in più del normale) | 1986-2002 | tumore della tiroide | 15 | 1986-2002 | tumore della tiroide | |
Liquidatori | 600 000 | 100 millisievert | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie |
Evacuati | 116 000 | 10-30 millisievert | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie |
Popolazione residente in aree a stretto controllo | 270 000 | 50 millisievert | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie |
Popolazione residente in zone a largo raggio contaminate da 37 KBq/m² in su | 5 000 000 | 10-20 millisievert | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie | non epidemiologicamente rivelato | 1986-2002 | tumori e leucemie |
Mortalità e malattie in eccesso presunte ma che non sarà possibile rivelare epidemiologicamente: | ||||||||
Popolazione | Numero | Radiazioni assorbite | Malati | Periodo | Patologia | Mortalità in eccesso | Periodo | Causa |
Liquidatori 1986-1987 (< 30 km) | ~200 000 | 100 millisievert | 2200 | 1986-2081 | tumori e leucemie | |||
Evacuati | 116 000 | 10-30 millisievert | 160 | 1986-2081 | tumori e leucemie | |||
Popolazione residente in aree a stretto controllo | 270 000 | 50 millisievert | 1600 | 1986-2081 | tumori e leucemie | |||
Popolazione residente in zone a largo raggio contaminate da 37 KBq/m² in su | 5 000 000 | 10-20 millisievert | incerto, forse 5000 | 1986-2081 | tumori e leucemie | |||
Totale mortalità certe + presunte | 65 + 4.000 | 1986-2081 | tutte |
Il rapporto del Chernobyl Forum è stato però contestato dal gruppo dei Partito Verde Europeo del parlamento europeo che ha stilato un rapporto alternativo denominato TORCH[13] (ovvero The Other Report on Chernobyl). Il rapporto TORCH concorda col Chernobyl Forum sulla stima dei 65 morti sicuri, ma se ne distingue sulla stima dei morti presunti. In particolare evidenzia come nel rapporto del Chernobyl Forum oltre ai 4000 morti presunti fra liquidatori, evacuati e popolazione residente in aree a stretto controllo, si parla di un ulteriore 0,6% di casi in più per tumori e leucemie fra la popolazione residente in aree debolmente contaminate (5 milioni), che ammonterebbe a ulteriori 5000 morti presunti in più, per arrivare dunque a un totale di 9000 morti presunti. Il TORCH va oltre e, considerando anche la popolazione residente in tutta Europa e persino in tutto il mondo raggiunta da contaminazioni molto deboli, fino anche a meno di 37 KBq/m², e considerando il modello LNT (Linear No-Threshold model), arriva a fornire ulteriori 30 000 - 60 000 decessi in eccesso su tutta la popolazione mondiale che comunque sarà del tutto impossibile evidenziare, essendo una frazione inferiore allo 0,005% di tutti quelli (1 miliardo e 200 milioni) che comunque moriranno per tumori e leucemie dovuti a cause naturali.
Infine altre formazioni antinucleariste hanno contestato il rapporto del Chernobyl Forum, sebbene con molto minor rigore scientifico rispetto al rapporto TORCH dei Verdi Europei. Fra queste si segnala il rapporto di Greenpeace che tuttavia non è affatto chiaro nell'indicare una cifra ben definita di vittime. Si parla di più di 100 000 vittime, forse 200 000, alcuni però vi leggono 270 000. Nell'ultima linea di una tabella si possono addirittura leggere 6 milioni di morti. Qui di seguito viene esattamente riportata la tabella che appare nel rapporto di Greenpeace:
Popolazione | Numero | Radiazioni assorbite | Malati | Periodo | Patologia | Mortalità in eccesso | Periodo (anni) | Causa |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Liquidatori 1986-1987 e Residenti in aree della Russia meno contaminate | 145 | nd | tutte le malattie | |||||
Liquidatori 1986-1987, Evacuati, Residenti in aree altamente contaminate | 4 000 | nd | tumori solidi, leucemie | |||||
Liquidatori 1986-1987, Evacuati, Residenti in aree altamente e meno contaminate | 9 335 | 95 | tumori solidi | |||||
10 | leucemie | |||||||
Popolazione dell'Ucraina, Russia e Bielorussia | 9 335 | 95 | tutti i tumori esclusa tiroide | |||||
Popolazione globale mondiale | 17 400 | 50 | tutte le malattie | |||||
Popolazione globale mondiale | 32 000 | nd | malattie tumorali e non | |||||
Popolazione globale mondiale | 46 000 - 150 000 | 70 | tumori alla tiroide, altri tumori e leucosi | |||||
Residenti in aree altamente contaminate | 210 000 | 15 | tutte le malattie | |||||
Popolazione globale mondiale | 475 368 | tutti i tumori | ||||||
Popolazione globale mondiale | 905 016 - 1 809 768 | nd | esposizioni acute a tutti i tumori (esclusa tiroide) | |||||
Popolazione globale mondiale | fino a 6 000 000 | 70 | tutti i tumori |
Come risulta dalle tabelle, per comprendere il bilancio del disastro è necessario analizzarne gli effetti, in termini di radiazioni assorbite, malati e mortalità in eccesso, su diverse popolazioni da considerare separatamente: il personale della centrale e i soccorritori delle prime ore (emergency workers); la popolazione di età 0-18 al 1986 residente in zone a partire da 37 KBq/m²; i liquidatori che lavorarono al recupero dal 1986 al 1990; tutta la popolazione a largo raggio residente in zone a partire da 37 KBq/m²; resto della popolazione mondiale.
Personale della centrale e soccorritori
A causa dell'esplosione del reattore morirono sul colpo 2 lavoratori della centrale, travolti dai detriti, mentre 1 lavoratore morì di trombosi coronarica[15].
Nelle prime ore successive all'incidente, le operazioni di emergenza per il contenimento del disastro furono a carico di circa 1057 soccorritori (emergency workers)[16], fra personale della centrale e del centro medico locale, forze dell'ordine e pompieri non adeguatamente equipaggiati e preparati a una tale evenienza. Ad essi fu affidato il compito di spegnere l'incendio operando in condizioni al limite della sopravvivenza e ricevendo altissime dosi di radiazioni, al di là del fondo scala dei dosimetri di cui erano equipaggiati ma che fu possibile stimare per mezzo degli effetti biologici patiti. Fra lavoratori e soccorritori di emergenza, 237 furono ricoverati e su 134[17] di loro fu riscontrata la sindrome da intossicazione radioattiva acuta per aver ricevuto dosi di radiazioni comprese tra i 2 e i 20 gray[18]. Di questi, 28 persone morirono nel 1986, nei giorni seguenti all'incidente[19]. Inoltre altri 19 morirono nel periodo dal 1987 al 2006[20], sebbene per alcuni di questi ultimi la causa della morte non possa essere con certezza direttamente attribuita all'esposizione alle radiazioni (anzi per alcuni certamente non lo è)[21]. Il numero totale delle vittime fra il personale della centrale e i soccorritori di emergenza ammonta pertanto a 50, secondo la stima massima.
Rilascio di materiale radioattivo e contaminazione ambientale
L'UNSCEAR nel suo rapporto del 2000[22], sulla base di misure di radioattività e analisi di campioni, ha stimato che il rilascio totale di radioattività nell'atmosfera, escludendo l'attività dovuta ai gas nobili, è stato pari a 5300 PBq. Il rapporto del Chernobyl forum[23], considerando la radioattività totale inclusi anche i gas nobili, arriva a una stima di 14 EBq, pari a 14 000 PBq. Di queste, 1800 PBq sono dovute allo iodio-131 dalla emivita di 8 giorni, 85 PBq al cesio-137 di 30 anni di emivita, 10 PBq dovuti allo stronzio-90 e 3 PBq a isotopi di plutonio.
I più alti valori di cesio-137 si trovano sugli strati superficiali del terreno, da dove vengono assorbiti da piante e funghi e quindi entrano nella catena alimentare locale. Test recenti[senza fonte] hanno dimostrato che il livello di cesio-137 negli alberi continua a crescere. La principale fonte di eliminazione sarà il decadimento naturale del cesio-137 nel più stabile bario-137.
La contaminazione provocata dall'incidente di Černobyl' non interessò solo le aree vicine alla centrale ma si diffuse irregolarmente secondo le condizioni atmosferiche interessando soprattutto aree di Bielorussia, Ucraina e Russia. Sempre lo stesso documento dell'UNSCEAR[24] fa un rapporto delle aree contaminate e loro livello di contaminazione misurato sul cesio-137, riassunti nella seguente tabella e relativi alla mappa a fianco:
Denominazione | Livello si contaminazione | Superficie | Popolazione residente |
area di esclusione, zone chiuse o confiscate | > 1480 kBq/m² ( > 40 curie/km²) | 3100 km² | 0 (evacuati tutti i 116.000) |
area a stretto controllo, zone di controllo permanente | fra 555 e 1480 kBq/m² (fra 15 e 40 cu/km²) | 7200 km² | 270.000 |
zone di controllo periodico | fra 185 e 555 kBq/m² (fra 5 e 15 cu/km²) | 19.100 km² | 830.000 |
aree a bassa contaminazione | fra 37 e 185 kBq/m² (fra 1 e 5 cu/km²) | 200.000 km² | 5, 6 milioni |
Fra le aree a bassa contaminazione, ve ne sono anche alcune che interessano i paesi scandinavi (Svezia, Finlandia e Norvegia) e dell'Europa orientale (Bulgaria, Grecia, Moldovia, Slovenia, Austria, Svizzera e anche 300 km² in Italia).
È stato calcolato che l'incidente di Černobyl' abbia rilasciato una quantità di radiazioni pari a 400 volte a quelle rilasciate in occasione della bomba caduta su Hiroshima[25]. Alcuni ritengono tuttavia che altre azioni quali gli esperimenti nucleari del XX secolo abbiano liberato quantità di radiazioni ancora maggiori.
Esposizione alle radiazioni
L'Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo rapporto[26] del 2006, fornisce una tabella che riporta la media delle dosi effettive accumulate su un totale di 20 anni dalle popolazioni più altamente esposte alle radiazioni dovute al disastro di Chernobyl:
Popolazione (anni di esposizione) | Numero | Dose ricevuta (in media) sul totale dei 20 anni1 |
Liquidatori (1986–1987) (più altamente esposti) | 240 000 | > 100 mSv |
Evacuati (1986) | 116 000 | > 33 mSv |
Residenti nelle zone a stretto controllo (> 555 kBq/m²) (1986–2005) | 270 000 | > 50 mSv |
Residenti nelle zone di bassa contaminazione (37 kBq/m²) (1986–2005) | 5 000 000 | 10–20 mSv |
Fondo Naturale di Radiazione 2,4 mSv/anno (range tipico 1-10, max > 20) | 48 mSv (range tipico 20-200 mSv, max > 400 mSv) | |
Dosi tipiche approssimate da esposizione a pratiche mediche radiologiche: | ||
TAC completa | 12 mSv | |
mammografia | 0.13 mSv | |
radiografia del torace | 0.08 mSv | |
[1] Queste dosi sono addizionali a quelle dal fondo naturale di radiazione. |
La tabella riporta inoltre un confronto con le dosi effettive che normalmente si ricevono a causa del fondo di radioattività naturale, in media 2,4 millisievert/anno, ma che può variare da 1 mSv a 10 mSv a seconda del luogo geografico, fino in alcuni casi anche a oltre 20 mSv, per popolazioni residenti nell'aree del mondo a più alta radiazione naturale[27] quali Ramsar in Iran (con picchi fino a 260mSv/anno), Guarapari in Brasile, Kerali in India e Yangjiang in Cina. Senza che però sia stato evidenziato in queste popolazioni un effettivo rischio per la salute.
Liquidatori
I liquidatori (recovery operation workers) sono i lavoratori che operarono al recupero della zona negli anni 1986-1987, con un proseguo delle attività fino al 1990. Loro compiti furono la decontaminazione dell'edificio e del sito del reattore, delle strade, la costruzione del sarcofago. In base a leggi promulgate in Bielorussia, Russia e Ucraina, 600 000 persone[28], fra militari e civili, ricevettero speciali certificati che confermavano il loro status di "liquidatori". Sebbene altre stime basate su registri nazionali parlino di 400.000 e altre ancora 800 000. In ogni caso, fra il totale dei liquidatori la popolazione costituita dai 226 000 ~ 240 000 che operarono nella zona in un raggio di 30 km e negli anni 1986 e 1987 è quella che ricevette la dose di radiazioni più critica. Questa popolazione ricevette una dose media di 62 millisievert[29] e fino a 100-110 millisievert (fra i militari)[30]. Il resto entrò nella zona per residue operazioni di bonifica due anni dopo l'incidente in presenza di un livello di radiazioni molto più basso, o lavorarono in zone oltre i 30 km. Tutti i soccorritori ed i lavoratori sapevano di rischiare conseguenze sanitarie, anche perché in larga parte non erano equipaggiati di tute protettive adeguate ma solo di maschere e guanti. Per mantenere basso il livello di radiazioni assorbite furono stabilite turnazioni brevissime nei lavori, ma in diversi casi, come mostrato da alcune registrazioni tra gli elicotteristi e le centrali operative, i militari sovietici rifiutarono volontariamente il turn over, che avrebbe potuto metterli al riparo dai rischi delle radiazioni e spesso questo accadde apertamente contravvenendo agli ordini.
Evacuati
Dalla notte del 27 aprile fino al Settembre del 1986, un totale di 116 000 abitanti[31] (inclusi tutti i 50 000 abitanti della vicina città di Pripyat) furono evacuati dalla zona di esclusione (contaminazione maggiore di 1480 KBq/m² ovvero 40 cu/Km² di cesio-137) e in parte anche dalla zona a stretto controllo, in un raggio di 30 km e oltre. 220 000 altri abitanti[32] furono trasferiti altrove negli anni successivi.
Tumori alla tiroide fra la popolazione di età 0-18 anni al 1986
I registri oncologici di Bielorussia, Russia e Ucraina, insieme a studi epidemiologici basati su altre fonti, hanno evidenziato un incremento drammatico[33] dell'incidenza del tumore alla tiroide nella popolazione all'epoca dell'incidente in età 0-18 anni residenti nelle aree di Bielorussia, Russia e Ucraina colpite dal disastro. Fino al 2002 sono stati registrati più di 4000[34], fino quasi a 5000[35] casi di tumore alla tiroide in questa popolazione, con un incremento anche fino a 10 volte rispetto al periodo precedente il disastro. La maggior parte di questi 4000 tumori alla tiroide sono senza alcun dubbio da attribuirsi all'assunzione di iodio-131 avvenuta nei giorni immediatamente successivi al disastro. Lo iodio-131 è infatti un isotopo con tempo di dimezzamento relativamente breve di 8 giorni. La fascia di popolazione più colpita fu la più giovane a causa della maggiore assunzione quotidiana dello iodio in bambini e adolescenti, soprattutto attraverso il consumo di latte dove lo iodio-131 era presente. L'assorbimento di radiazioni conseguente fu stimato essere fino anche a 50 gray, ma con una media nelle zone contaminate di 0,03 gray fino a qualche gray[36]. Fra l'altro, le dosi di iodio-131 alla tiroide nella popolazione infantile di Pripyat fu notevolmente ridotta grazie alla somministrazione di iodio non radioattivo. Se questa profilassi fosse stata seguita ovunque nelle aree colpite dal disastro, il numero di casi sarebbe stato notevolmente inferiore.
I tumori tiroidei infantili che sono stati diagnosticati sono per lo più carcinomi papillari di un tipo più aggressivo di quello classico. Se diagnosticati prima che raggiungano uno stadio troppo avanzato, questi tumori possono essere curati mediante intervento chirurgico, solitamente seguito da terapia specifica. La probabilità di guarigione nel tumore alla tiroide è normalmente del 90%. Ad oggi, sembra che il 99% dei casi diagnosticati nelle regioni interessate di Russia, Bielorussia e Ucraina siano stati curati con successo, la ragione di questa minore mortalità dei tumori correlati a Chernobyl è facilmente individuabile nel fatto che mentre la mortalità media è calcolata su casi diagnosticati a vari stadi di progressione della malattia, perché per scoprire un tumore alla tiroide occorrono esami che normalmente non si fanno se non a causa della presenza già rilevata di sintomi, la mortalità specifica per le zone di Chernobyl è quella su una popolazione che è stata controllata fin da subito per questo specifico rischio (essendoci stato un incidente ed essendo nota la pericolosità dello Iodio 131) e quindi ha avuto praticamente solo diagnosi di tumori al primo stadio di progressione, e quindi ancora più facilmente curabili. Il bilancio totale fino al 2002 di vittime del tumore alla tiroide è di 15 morti[37].
Sulle stime dell'incidenza del tumore alla tiroide ci sono discordanze col rapporto ufficiale. Fonti[senza fonte] di associazioni umanitarie parlano di 11000 casi di tumore alla tiroide nella sola Bielorussia dal 1986 ad oggi.
Popolazione residente in zone a largo raggio a bassa contaminazione
I circa 5 milioni di persone residenti in zone a largo raggio a bassa contaminazione (fra 37 e 185 kBq/m² ovvero fra 1 e 5 Ci/km²) hanno ricevuto dosi di radiazioni relativamente modeste. In media 10-20 mSv su un totale di 20 anni dal 1986 fino al 2006 secondo il rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità[38]. Da confrontare con la dose assorbita dovuta al fondo di radioattività naturale che è normalmente di 48 mSv su 20 anni (con picchi fino a 260 mSv all'anno nella città di Ramsar in Iran).
Di fatto, studi epidemiologici condotti dagli istituti superiori di sanità di Russia, Bielorussia e Ucraina e indipendentemente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità non hanno evidenziato alcuna variazione di rilievo, rispetto al periodo precedente al disastro, del tasso di incidenza di leucemie e tumori solidi (altri che tumori alla tiroide) e del tasso di decessi per queste malattie[39]. Non è stato cioè possibile registrare aumenti vistosi, variazioni chiaramente distinguibili da fluttuazioni casuali, dei decessi dovuti a queste patologie rispetto alla media considerata "normale" di incidenza, che è di circa il 25% di decessi nella popolazione umana.
Tuttavia, studi di Agenzie specializzate dell'ONU e le conclusioni del Chernobyl Forum arrivano a stimare in 4000~5000 presunti decessi aggiuntivi per tumori e leucemie sull'arco degli 80 anni successivi al disastro, da sommarsi al 25% di quei 5 milioni della popolazione presa in esame, cioè 1,2 milioni di persone che comunque morirà per malattie oncologiche per cause non legate all'incidente. Le 4000~5000 vittime presunte rappresentano meno dell'1% del totale, percentuale troppo piccola su un arco di 80 anni per essere chiaramente osservabile, distinguibile statisticamente rispetto a fluttuazioni casuali.
L'altro studio di Greenpeace sostiene invece che il valore di 4000~5000 decessi aggiuntivi è in forte sottostima.
Sterilità, aborti, complicazioni nel parto e malformazioni congenite
A causa delle basse dosi di radiazioni (10-20 mSv) alle quali la popolazione delle regioni intorno Chernobyl è stata esposta, secondo il rapporto del Cernobyl Forum[40] non c'è nessuna evidenza e neanche alcuna probabilità di osservare una riduzione della fertilità sia in individui maschi sia nelle femmine come risultato dell'esposizione alle radiazioni. È anche fortemente improbabile che così basse dosi di radiazioni possano comportare un aumento di aborti spontanei, complicazioni nelle gravidanza e nel parto o nella salute dei neonati. Il registrato diminuito tasso di nascite sembra dovuto piuttosto alla preoccupazione di avere figli dimostrata dall'aumento di aborti volontari. Si è registrato un modesto incremento delle malformazioni congenite in Bielorussia, ma questo in modo uguale in aree contaminate e in aree a contaminazione assente[41], fatto questo che si spiega meglio con un'aumentata attenzione di registrazione epidemiologica piuttosto che con un effettivo aumento dovuto all'esposizione alle radiazioni.
Impatto Sociale
Il Chernobyl forum così come le associazioni ambientaliste sono concordi nell'affermare che il disastro di Chernobyl ha avuto un impatto sociale enorme ed ha causato gravi problemi di salute mentale e conseguenze psicologiche persistenti sulle popolazione coinvolta. La deportazione forzata e quasi immediata di circa 300 mila persone e la rottura di tutte le relazioni sociali precostituite sono state gravemente traumatiche e hanno prodotto elevato stress, ansie, paure circa eventuali effetti sulla salute, depressione, includendo anche sintomi fisici da malattie psico-somatiche e da stress post-traumatico. La diminuzione della qualità di vita in questa popolazione, la disoccupazione e l'aumento della povertà, complicate ulteriormente dai contemporanei eventi politici legati al crollo dell'Unione Sovietica, hanno avuto come conseguenza un elevatissimo aumento dell'alcolismo, della tossicodipendenza, dei suicidi e di comportamenti contrari ad ogni profilassi quali l'uso di siringhe infette e di rapporti sessuali non protetti, con conseguente aumento dei casi di epatiti e AIDS, oltre che di tubercolosi e difterite dovute alla difficoltà di nutrirsi e scaldarsi in modo adeguato. Una grande responsabilità di questo fatalismo senza speranze sembra essere dovuta soprattutto ai mass media ma anche alle associazioni ambientaliste che hanno soprattutto insistito nel definire questa popolazione come vittime del disastro di Chernobyl, instillando negli individui la percezione di essere fatalisticamente condannati, senza speranze e alcun futuro. Le raccomandazioni fornite nel rapporto dell'OMS[42] vanno nel senso di cercare di ridurre questo carico psicologico sulle popolazioni coinvolte grazie ad un rinnovato sforzo di fornire una informazione corretta sugli effettivi rischi per la salute dovuti alle radiazioni.
Impatto sull'ambiente, flora e fauna
Nell'area compresa in un raggio di 10 km dall'impianto furono registrati livelli di fallout radioattivo fino a 4,81 GBq/m²[43]. In quest'area si trovava un boschetto (circa 4 km²) di pini che a causa delle radiazioni virò verso un colore rossiccio e morì, assumendo il nome di foresta rossa [2]. Vicine foreste di betulle e di pioppi tuttavia restarono verdi e sopravvissero [3]. Nelle settimane e mesi successivi al disastro nella stessa area alcuni animali come una mandria di cavalli lasciati su un'isola del fiume Pripyat a 6 km dalla centrale, morirono per danni alla tiroide dopo aver assorbito 150-200 Sv[44]. Su una mandria di bovini lasciata sulla stessa isola si osservò uno sviluppo ritardato, per quanto la generazione successiva risultò normale.
Negli anni successivi, col calare del livello delle radiazioni, la situazione è tuttavia cambiata. Studi scientifici[45] così come documentari naturalistici[46][47] e articoli[48] mostrano come l'ecosistema si sia sostanzialmente ben ripreso e sia anzi diventato una vera e propria oasi ecologica. L'evacuazione della zona in un raggio di 30 km ha in effetti generato un rifugio unico per la fauna selvatica. La biodiversità in questa area è aumentata in seguito all'assenza di ogni attività umana. Molte specie di animali selvatici e uccelli che non erano mai state viste precedentemente sono ora riapparse nella zona di evacuazione. Fra queste si citano l'alce, il capriolo, il cinghiale russo, la volpe, la lince, la lontra e la lepre[45]. Fra i grandi predatori il lupo è ritornato ben presente nella zona di esclusione e sono state persino viste impronte di orso[47]. Fra gli uccelli l'aquila dalla coda bianca [4], il gufo reale e la cicogna nera hanno ripopolato la zona e nel documentario della BBC si vedono piccioni, storni e rondini volare dentro e fuori dal sarcofago dove hanno posto il loro nido. La biodiversità della flora è anche impressionante. La ragione di questa ripresa della natura è legata all'assenza di ogni attività umana con tutte le sue implicazioni (industrializzazione, inquinamento, agricoltura, pesticidi). Pur in queste condizioni favorevoli alla fauna e alla flora, tuttavia studi scientifici mostrano come l'ancor elevato livello di radiazioni ha un effetto sulla salute degli animali, in particolare degli uccelli[49][50], il cui numero si riduce di due terzi andando dai confini della zona di esclusione fino alle zone più contaminate.
La Bielorussia ha già istituito sull'area di esclusione di sua pertinenza una riserva naturale mentre in Ucraina si sta addirittura pensando di istituire un parco nazionale[48].
Confronto con altri disastri
Il bilancio delle vittime di Chernobyl, di al massimo 65 morti accertati con sicurezza più 4000~5000 morti presunti sui decenni a venire, si confronta con altri disastri dovuti all'uomo e in particolare ai disastri imputabili all'approvvigionamento di energia:
- Il crollo delle dighe di Banquiao e Shimantan, Cina, che nel 1975 ha causato 26 000 morti per l'onda di piena più altri 145 000 morti per carestie e epidemie conseguenti, questo secondo il rapporto ufficiale del governo cinese declassificato solo nel 2005.
- Il Disastro della diga del Vajont che nel 1963 ha causato 1917 morti.
- Il Grande smog (Londra 1952), dovuto ad un eccessivo consumo di carbone per riscaldamento, che ha causato 4000 morti immediate più altre 8000 nelle settimane successive.
- Il disastro del traghetto MV Doña Paz (Filippine, 1987) nel quale morirono oltre 4000 persone a causa dell'incendio di prodotti petroliferi versati in mare dalla petroliera con cui il traghetto si era scontrato.
- Il disastro di Bhopal in India dove morirono 4000 persone in una sola notte e, si stima, circa 30 000 nel giro di qualche mese, ed un totale di 500 mila intossicati, senza tenere conto dell'aumento dei decessi negli anni successivi dovuti a tumori e leucemie per cui non esistono studi.
Černobyl' dopo l'incidente
I problemi alla centrale di Černobyl' non finirono con il disastro avvenuto nel reattore n° 4. Il governo ucraino continuò a mantenere operativi i tre reattori rimanenti a causa della scarsità di energia elettrica nel paese. Nel 1991 divampò un incendio nel reattore n° 2, in seguito le autorità lo dichiararono danneggiato irreparabilmente e fu dismesso. Il reattore n° 1 fu decommissionato nel novembre 1996 nell'ambito di accordi stipulati tra il governo ucraino e le organizzazioni internazionali come l'AIEA. Il 15 dicembre del 2000, con una cerimonia ufficiale, il presidente ucraino Leonid Kučma premette personalmente l'interruttore per lo spegnimento del reattore n° 3, cessando definitivamente ogni attività nell'intero impianto.
Necessità di future riparazioni
Le repubbliche - oggi paesi indipendenti - di Ucraina, Bielorussia e Russia, sono tuttora gravate dagli ingenti costi di decontaminazione e le popolazioni delle aree contaminate subiscono gli effetti dell'incidente.
Il sarcofago non è un contenitore permanente e duraturo per il reattore distrutto a causa della sua affrettata costruzione, spesso eseguita a distanza con l'impiego di robot industriali. Il progetto originario aveva considerato una durata massima del sarcofago di 30 anni, in quanto esso era stato previsto solo come misura di emergenza temporanea per dare il tempo di realizzare una struttura permanente.
Nonostante vengano periodicamente eseguiti dei lavori di ristrutturazione e consolidamento, l'edificio sta invecchiando. La presenza di crepe nella struttura ne può accelerare il deterioramento e permette le infiltrazioni di acqua. Inoltre l'edificio non venne costruito su solide fondamenta, perciò sprofonda lentamente nel terreno deformandosi.[51]
Sono stati discussi molti piani per la costruzione di un contenitore più duraturo ma, finora, si sono rivelati tutti troppo costosi o pericolosi da mettere in atto. Il costo attualmente stimato per una nuova copertura si aggira attorno al miliardo di euro, la difficoltà nel reperire i fondi è evidente e fino ad oggi sembra siano stati stanziati soltanto i due terzi della somma necessaria.
Note
- ^ Chernobyl Forum (OMS, UNSCEAR, IAEA, ... ), Rapporto ufficiale e bilancio sul disastro di Chernobyl
- ^ Greenpeace, Chernobyl, il costo umano di una catastrofe, aprile 2006, ultima linea tabella a pagina 2.
- ^ (EN) Rapporto TORCH dei gruppi Verdi Europei.
- ^ Chernobyl Forum (IAEA, OMS, ... ),...Rapporto ufficiale e bilancio sul disastro di Chernobyl
- ^ Greenpeace, Cernobyl, il costo umano di una catastrofe, aprile 2006
- ^ (RU) Глава 4. КАК ЭТО БЫЛО
- ^ Catastrofe/La vera storia di Chernobyl (bibliografia)
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 453 sezione 2 e pag. 469 sezioni 73-76
- ^ a b (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005.
- ^ "402. The accident of 26 April 1986 at the Chernobyl nuclear power plant, located in Ukraine about 20 km south of the border with Belarus, was the most serious ever to have occurred in the nuclear industry. It caused the deaths, within a few days or weeks, of 30 power plant employees and firemen (including 28 with acute radiation syndrome) and brought about the evacuation, in 1986, of about 116,000 people from areas surrounding the reactor and the relocation, after 1986, of about 220,000 people from Belarus, the Russian Federation and Ukraine. Vast territories of those three countries (at that time republics of the Soviet Union) were contaminated, and trace deposition of released radionuclides was measurable in all countries of the northern hemisphere. In this Annex, the radiation exposures of the population groups most closely involved in the accident have been reviewed in detail and the health consequences that are or could be associated with these radiation exposures have been considered." ANNEX J: EXPOSURES AND EFFECTS OF THE CHERNOBYL ACCIDENT pg. 515. Traduzione: "402. L'incidente del 26 aprile 1986 all'impianto nucleare di Chernobyl, in Ucraina a circa 20 km a sud del confine con la Bielorussia, è stato l'incidente più severo mai successo nell'industria nucleare. Ha causato la morte, entro pochi giorni o settimane di 30 fra dipendenti dell'impianto e pompieri (inclusi 28 con la sindrome da radiozione acuta) e ha portato all'evacuazione, durante il 1986, di circa 116000 persone dalle aree attorno al reattore, e al trasferimento, dopo il 1986, di circa 220000 persone dalla Bielorussia, dalla Russia e dall'Ucraina. Vasti territori di queste nazioni (al tempo parte dell'URSS) sono state contaminate e la deposizioe di tracce dei radionuclidi rilasciati è stata misurabile in tutte le nazioni dell'emisfero settentrionale. In questo articolo, le esposizioni alla radiazione di gruppi di popolazione coinvolti molto da vicino nell'incidente sono state riesaminate approfonditamente e le conseguenze sulla salute che sono o potrebbero essere associate con queste esposizioni alla radiazione sono state considerate."
- ^ (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Health effects of the Chernobyl accident: an overview, Fact sheet N. 303 dell'Aprile 2006.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000.
- ^ (EN) Rapporto TORCH dei gruppi Verdi Europei.
- ^ (PDF)>Bilancio di Greenpeace, (EN) Greenpeace death toll.
- ^ Rapporto del Chernobyl Forum, pag. 14.
- ^ Rapporto dell'UNSCEAR del 2000, pag. 522 tab. 10.
- ^ Rapporto dell'UNSCEAR del 2000, pag. 468 sez. 69.
- ^ Rapporto dell'UNSCEAR del 2000, pag. 523 tab. 11.
- ^ Rapporto dell'UNSCEAR del 2000, pag. 523 tab. 11.
- ^ Rapporto del Chernobyl Forum, pag. 14.
- ^ Rapporto dell'UNSCEAR del 2000, pag. 542 tab. 55.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 519 tavola 2.
- ^ Rapporto del Chernobyl Forum, 2005 pag. 22.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 520 tavola 5.
- ^ (EN) Hell on Earth, su The Guardian. 26 aprile 2006.
- ^ (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Health effects of the Chernobyl accident: an overview, Fact sheet N. 303 dell'Aprile 2006.
- ^ Aree a più alto fondo naturale di radiazione
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 453 sezione 2 e pag. 469 sezioni 73-76
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 525 tavola 16.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 525 tavola 16.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 527 tavola 20.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, Annesso J. In particolare pag. 453 sezione 2.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, pag. 497.
- ^ (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005, pag. 17.
- ^ (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Health effects of the Chernobyl accident: an overview.
- ^ (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005, pag. 13.
- ^ (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005, pag. 16.
- ^ (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Health effects of the Chernobyl accident: an overview, Fact sheet N. 303 dell'Aprile 2006.
- ^ (EN) UNSCEAR, Rapporto del 2000, sez. 331 pag. 507 e sez. 342 pag. 508.
- ^ (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005, pag. 19.
- ^ (EN) Chernobyl Forum, Rapporto del 2005, pag. 20, Fig. 4.
- ^ Overview del gruppo di esperti "sanità" dell'OMS partecipante all'UN Chernobyl Forum.
- ^ Rapporto degli scienziati sovietici convenuti alla prima conferenza internazionale sugli aspetti radiologici e biologici dell'incidente di Černobyl' , settembre 1990.
- ^ The International Chernobyl Project Technical Report, IAEA, Vienna, 1991.
- ^ a b Environmental Toxicology and Chemistry, Vol.19, No.5, pp.1231-1232, 2000.
- ^ BBC, series Horizon, 'Inside Chernobyl's Sarcophagus', 1996
- ^ a b France 2, serie Vu du ciel, L'animal sauvage existe-il encore?, Tchernobyl, quand la nature reprend ses droits, 2008
- ^ a b Wildlife defies Chernobyl radiation, di Stefen Mulvey, BBC News.
- ^ "Elevated frequency of abnormalities in barn swallows from Chernobyl", in Biology Letters, Volume 3, Number 4 / August 22, 2007.
- ^ "Did Chernobyl Leave an Eden for Wildlife?", bi Henry Fountain, New York Times, August 28, 2007.
- ^ http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/04_Aprile/26/chernobyl.shtml
Bibliografia
- Chernobyl. Confessioni di un reporter, EGA Editore, 2006, ISBN 887670566X
- Dentro Chernobyl - La vera storia della catastrofe che ha sconvolto il mondo, Grigorij Ustinovic Medvedev, Edizioni la Meridiana - Legambiente, 1996, ISBN 8885221661
- Analisi Sicurezza - Torna l'incubo di Chernobyl, Corrado Maria Daclon, Analisi Difesa, 2003, n. 35
- "Niet Problema! Chernobyl 1986-2006", Edizioni Artestampa, 2006, autori Pierluigi Senatore-Luigi Ottani-Beppe Grillo, ISBN 8889123176
- "Catastrofe/La vera storia di Chernobyl", Sperling&Kupfler, Piers Paul Read, ISBN 8820017466
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su disastro di Cernobyl'
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su disastro di Cernobyl'
Collegamenti esterni
- (EN) Sito del Chernobyl Forum
- (EN) Ultimo rapporto (2006) del Chernobyl Forum
- (EN) Pagina dell'UNSCEAR su Chernobyl e gli effetti delle radiazioni
- (EN) Pagina dell'Organizzazione Mondiale della Sanità su Cernobyl e gli effetti sulla salute
- (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Effetti sulla salute dell'incidente di Chernobyl: un riassunto, Fact sheet N. 303, aprile 2006.
- (EN) Organizzazione Mondiale della Sanità, Effetti sulla salute dell'incidente di Chernobyl e programmi speciali di salvaguardia della salute
- (EN) Overview del gruppo di esperti "sanità" dell'OMS partecipante all'UN Chernobyl Forum
- (EN) Pubblicazioni della IAEA su Cernobyl
- (EN) International Chernobyl Research and Information Network
- (EN) Sito ONU su Cernobyl
- (IT) Progetto Humus - Portale italiano di Černobyl' e il nucleare
- (EN) Photos of a visit to the reactor of Chernobyl in April 2006 by a German TV team joint by Research Center Juelich
- Immagine satellitare del reattore esploso
- (IT) Progetto Chernobyl Legambiente ValleSusa
- (IT) Ora Zero. Apocalisse a Chernobyl, La Storia Siamo Noi, Rai Educational.
- (IT) Incidente di Chernobyl, www.datriks.net
- (SW) Immagini da Černobyl' e Pripyat
- (IT) Elena Filatova
- (IT) Corriere della Sera
- (IT) Associazione 26 Aprile Pioltello
Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ