Maximilien de Robespierre
Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre (Arras, 6 maggio 1758 – Parigi, 28 luglio 1794) è stato un politico e rivoluzionario francese. Probabilmente è il più noto, ed uno tra i più controversi, dei protagonisti della Rivoluzione Francese e del Terrore.

Biografia
Le origini
Maximilien Robespierre nacque ad Arras, nel nord della Francia, il 6 maggio 1758, da una famiglia i cui membri maschi esercitavano la professione notarile dall'inizio del XVII secolo. Il nonno paterno era avvocato ad Arras. Il padre continuò la professione legale; nel 1757 sposò Jacqueline Marguerite Carraut, figlia di un birraio. Maximilien fu il primo dei loro quattro figli. Nel 1767 Madame Derobespierre, quello era allora il cognome familiare, morì. Il marito lasciò Arras e vagò per l'Europa fino alla morte, nel 1777, a Monaco di Baviera. I figli furono cresciuti dal nonno materno e dalle zie. Maximilien stesso si occupò peraltro dei fratellini.
Studiò al Collegio di Arras. Nel 1770, su raccomandazione del vescovo, Robespierre ottenne di potere studiare al liceo Louis-le-Grand di Parigi: fra i suoi compagni vi furono Camille Desmoulins e Stanislas Fréron. Negli studi Robespierre s'appassionava in special modo alle vicende dell'antica Roma repubblicana e agli autori classici, in particolare alla retorica di Cicerone e Catone.
Le prime esperienze politiche
Maximilien completò i primi studi di giurisprudenza con una nota di merito e fu ammesso all'avvocatura nel 1781. Tornò a Arras per esercitare la propria professione. La sua fama lo aveva preceduto e il vescovo di Arras M. de Conzié lo nominò, nel marzo 1782, giudice criminale per la diocesi di Arras. Questa nomina – alla quale rinunciò peraltro presto per non dovere pronunciare una condanna a morte – non gli impedì di esercitare la professione legale, infatti Robespierre divenne presto un avvocato di successo. Si dedicò pure alla letteratura e alla vita sociale divenendo rapidamente una delle figure più rilevanti di Arras.
Nel dicembre 1783 Robespierre fu eletto membro dell'Accademia di Arras, che avrebbe frequentato sempre regolarmente. Nel 1784 ottiene, insieme a Pierre Louis de Lacretelle, avvocato e giornalista parigino, una medaglia dall'Accademia di Metz per un suo lavoro sul diritto penale. Le sue opere successive ebbero meno successo; Robespierre fu tuttavia compensato dalla propria popolarità nell'associazione letteraria e musicale di Arras, chiamata "Rosati", tra i cui membri vi era Lazare Carnot, futuro componente del Comitato di salute pubblica, insieme a Robespierre stesso.
Nel 1788 partecipò al dibattito sul modo di elezione degli Stati generali. Con il suo scritto Adresse à la nation artésienne sostenne che se si fosse usato il vecchio metodo di elezione degli "Stati provinciali", ne sarebbero usciti degli Stati generali non rappresentativi della volontà popolare.
Con tale metodo furono tuttavia eletti non soltanto i principali esponenti delle corporazioni ma pure Robespierre, loro oppositore, che si era rivolto agli elettori con il suo Avis aux habitants de la campagne. Malgrado fosse relativamente povero, privo di sostegni e appena trentenne, Robespierre fu il quinto eletto del terzo Stato dell'Artois.
Gli anni della Rivoluzione
Democratico, progressista, repubblicano rivoluzionario e seguace delle correnti filosofiche di Jean-Jacques Rousseau, Robespierre, non appena eletto deputato negli Stati Generali nel 1789 come rappresentante del Terzo Stato, fu subito tra i primi firmatari del giuramento della Pallacorda in cui il Terzo Stato si autoproclamò Assemblea Nazionale.Luigi XVI allora obbligò il clero e la nobiltà ad unirsi all'Assemblea Nazionale a cui diede il nome di Assemblea Nazionale Costituente.
Durante i due anni di vita 1789-1791 della Costituente, Robespierre si distinse per l'eloquenza e la combattività, battendosi con fermezza per la libertà di stampa, il suffragio universale e l'istruzione gratuita e obbligatoria e contro la pena di morte, posizionandosi in quella che con termini moderni si definirebbe l'estrema sinistra dello schieramento politico.
Robespierre fece parte dal 1789 del club Bretone, diventato, dopo lo spostamento dell'Assemblea da Versailles a Parigi (6 ottobre 1789), Club dei Giacobini. Nell'aprile del 1790 gli venne data la presidenza dei Giacobini, che spostò su posizioni rivoluzionarie. Inoltre, in questa veste, chiese a gran voce l'abolizione della monarchia e l'approvazione di alcune riforme che abrogavano i privilegi della nobiltà e del clero. Si guadagnò così il favore delle correnti più estremiste della Rivoluzione Francese.
Contrario all'esportazione frettolosa della Rivoluzione negli altri paesi ("si farà, ma con calma", disse lui stesso in un circolo politico), si oppose con fermezza alla guerra che i Girondini dichiararono all'Austria. Iniziò così la sua grande rivalità con i girondini, che erano nati proprio da una scissione a destra dei Giacobini.
Il periodo del Terrore
Entrato nel Comitato di Salute Pubblica il 27 luglio 1793, in veste di suo rappresentate intraprese un'azione politica volta ad alleviare la miseria delle classi più umili e a recepire le indicazioni dei sanculotti. Seppure contrario alla guerra, fu tra i più attivi nel rafforzare militarmente l'esercito repubblicano attraverso provvedimenti di controllo dell'economia (per esempio, la razione minima sul pane, sul sale e sulla farina). Questi ed altri provvedimenti sarebbero stati ripresi dalla Costituzione del 1793, sebbene questa non sia mai effettivamente entrata in vigore.
Preoccupato dagli eventi bellici, dai tentativi contro-rivoluzionari e deciso a estirpare ogni residuo della monarchia e dell'Ancien régime, decise di sostenere la politica del cosiddetto Terrore, nel corso del quale si procedette all'eliminazione fisica di tutti i possibili rivali della Rivoluzione francese.
Il numero delle vittime causate dal periodo del Terrore è difficilmente quantificabile: Aurelio Musi ne conta 16.594[1].Secondo altri storici i morti sarebbero stati 70.000, prevalentemente appartenenti alla media borghesia. Altri ancora parlano - con le approssimazioni del caso - di circa 35.000 esecuzioni, delle quali ben 12.000 senza processo. La metodica cancellazione di ogni forma di dissenso fu eseguita anche mediante l'incarcerazione di circa 100.000 persone (alcuni studiosi arrivano addirittura a stimarne 300.000) soltanto perché sospettate di attività controrivoluzionaria.
Va ricordato che la Rivoluzione, secondo la sensazione di molti suoi sostenitori, era attaccata sia dall'estero che internamente, con l'esistenza anche del terrore "bianco" degli avversari della nuova repubblica, che si espresse sia prima, sia dopo l'esperienza politica di Robespierre.
Durante il Terrore furono ghigliottinati, tra gli altri, Jacques-René Hébert e Georges Danton, popolari capi rivoluzionari, e il duca Filippo d'Orléans, soprannominato Filippo Égalité (uguaglianza). Per questo si disse che la rivoluzione divora i suoi figli. Inoltre fu decapitata Olympe de Gouges, fondatrice del Centre Socìal, che si batteva attivamente per i diritti delle donne, da sempre negati da Robespierre.
Contrario a ogni affievolimento e a ogni tentativo moderato (fu per questo soprannominato "l'Incorruttibile"), Robespierre, temendo l'influenza della religione cattolica, proclamò religione dello stato il culto laico dell'"Essere Supremo", basato sulle teorie di Rousseau, ma il suo decreto gli attirò l'ostilità sia dei cattolici sia degli atei.
Conscio dell'odio che la Convenzione Nazionale provava per lui, era convinto che il suo destino fosse nelle mani dell'esercito francese. Paradossalmente fu invece proprio la vittoria dell'esercito repubblicano a Fleurus (in Belgio) contro l'armata alleata di Inghilterra, Olanda ed Austria, il 26 giugno 1794, a contribuire alla fine dell'Incorruttibile.
La caduta
Venuto meno il pericolo di un'invasione straniera, le misure eccezionali emanate durante il Terrore iniziarono a sembrare eccessive e i loro responsabili a essere malvisti, anche perché il crescente clima di terrore faceva sì che chiunque si sentisse un possibile bersaglio e futura vittima, in particolare dopo che era stato ghigliottinato anche Danton, uno dei capi più accesi e popolari. Tale cambiamento di situazione internazionale assicurò un ampio sostegno al colpo di stato organizzato dagli avversari politici di Robespierre anche all'interno dell'Assemblea della Convenzione.
Dopo quattro settimane di assenza, finalmente, il 26 luglio 1794 Robespierre si presentò alla convenzione dove tenne un discorso di più di due ore. Egli ammonì sulla possibilità di una cospirazione contro la Repubblica, minacciò alcuni deputati che avevano, a suo parere, agito ingiustamente e avevano ecceduto nei loro poteri e che andavano dunque puniti, infine suggerì che il Comitato di Salute Pubblica e quello della Sicurezza generale fossero rinnovati.
Tali velate minacce crearono grande agitazione nella Convenzione, Robespierre non aveva fatto nomi e ci si chiese chi fossero i deputati destinati ad essere puniti. Tutti erano peraltro sorpresi che l'Incorruttibile imputasse il terrore agli eccessi di quel Comitato di Salute Pubblica di cui lui stesso era membro.
La maggioranza del Comitato di Salute Pubblica era determinata ad agire prontamente. La Convenzione, di primo acchito, mossa dall'eloquenza di Robespierre approvò la sua mozione. Il giorno successivo, 27 luglio, o secondo il calendario rivoluzionario 9 termidoro, tuttavia, a dimostrazione che il clima era decisamente cambiato, quando Saint-Just, molto vicino a Robespierre, iniziò a parlare alla Convenzione, fu continuamente interrotto da violente proteste. Jean Lambert, Tallien, Billaud-Varenne e Vadier attaccarono nuovamente Robespierre e numerose furono le grida di "abbasso il tiranno!".
Quando Robespierre esitò nel replicare a questi attacchi, si alzò il grido C'est le sang de Danton qui t'étouffe (è il sangue di Danton che ti soffoca). Robespierre tentò invano di continuare a parlare, ma, alle cinque del pomeriggio, Robespierre, Couthon e Saint-Just, con due altri giovani deputati, Augustin Robespierre (il fratello) e Philippe-François-Joseph Le Bas, gli unici rimasti nella convenzione a sostenere Robespierre, furono arrestati.
Nessuna prigione accettò però di incarcerarlo e nelle ore successive Robespierre si ritrovò libero con gli altri suoi sostenitori e fu condotto dalle truppe della Comune di Parigi all'Hôtel de Ville dove fu raggiunto dai suoi fedeli guidati da Payan e Coffinhal.
Erano tuttavia passati i giorni in cui la Comune poteva dettar legge alla Convenzione. Alla notizia della liberazione di Robespierre la Convenzione si riunì nuovamente e dichiarò fuori legge i membri della Comune e i deputati da questi liberati. La Guardia nazionale sotto il comando di Barras ebbe grandi difficoltà nel raggiungere l'Hôtel de Ville.
Nella mattinata del 28 luglio 1794, le Guardie Nazionali, fedeli della Convenzione, si impadronirono, senza trovare ulteriore resistenza, dell'Hotel de Ville e arrestarono numerosi dirigenti giacobini fedeli a Robespierre, tra cui nuovamente Saint-Just, Couthon, Le Bas e il fratello di Robespierre, Augustin, il quale, nel tentativo di sfuggire alla cattura, si gettò dalla finestra sul selciato, dove fu raccolto moribondo. Su ciò che successe a Maximilien le opinioni degli storici divergono. C'è chi sostiene che egli cercò di opporre resistenza, ma un colpo di pistola, sparato dal gendarme Charles-André Merda, gli fracassò la mascella. Altri storici, fra cui Thomas Carlyle e, soprattutto, Albert Mathiez, accreditano la tesi del tentato suicidio.
Tutti i prigionieri catturati, una ventina, vennero condotti alla Conciergerie per un formale atto di riconoscimento e quindi inviati alla ghigliottina, tra la folla esultante per la fine del "tiranno" Robespierre. La stessa sorte toccò il giorno dopo ad altri 80 seguaci di Robespierre, facendo quindi diminuire nettamente l'influenza giacobina in Francia.
Con la morte di Robespierre finì il periodo del Terrore giacobino, iniziò il governo dei Termidoriani, espressione della borghesia moderata, che diedero corso per un certo periodo a una sorta di Terrore bianco per eliminare i giacobini.
Valutazione storica della figura di Robespierre
Robespierre è una figura storica molto controversa, ma che ha comunque affascinato gli storici, non soltanto francesi. Lo storico Albert Soboul, ad esempio, ha sottolineato la bontà delle sue riforme, ma ha anche ricordato la sua severità durante il periodo del Terrore. Simon Schama, invece, punta il dito contro i collaboratori di Robespierre, e rimprovera all'Incorruttibile l'estremizzazione del concetto rivoluzionario. Contribuì alla diffusione del pensiero di Robespierre anche Filippo Buonarroti, suo sostenitore, che lasciò la Francia dopo la cospirazione di Babeuf.
L'Enciclopedia Britannica del 1911 dipinge Robespierre come un teorico giovane e crudele, la cui profondità di pensiero non derivava dall'esperienza politica maturata negli anni immediatamente precedenti alla rivoluzione francese. Nella vita privata, è storicamente provato che egli fosse caritatevole, gentile ed elegante. Inoltre, fu un sincero nemico della corruzione, tanto da essere soprannominato l'incorruttibile.
Secondo alcune moderne teorie storiografiche la figura di Robespierre influenzò Mao Zedong, che in effetti lesse da giovane tutte le sue opere. Inoltre, il motto di Robespierre "imporre la virtù, anche con la forza" è diventato un caposaldo del maoismo.
Moderne ricerche[2] ne sottolineano la responsabilità per quanto concerne la repressione in Vandea, che cagionò oltre 120 mila morti (moltissimi uccisi mediante pratiche di annegamento collettivo o nelle fosse comuni, secondo lo storico americano Donald Greer), e le circa 16600 condanne a morte (sempre secondo Donald Greer) eseguite nella sola Parigi nel periodo della "Convenzione Giacobina", sottolineando l'arbitrarietà della sua condotta in qualità di membro del Comitato di Salute Pubblica.
Scritti di Robespierre
La principale opera letteraria di Robespierre è Il terrore e la virtù (1793), nel quale egli sosteneva con grinta le motivazioni che lo avevano spinto ad attuare il Terrore e la necessità di prolungarlo. I suoi scritti precedenti, invece, non ci sono giunti in maniera organica: sappiamo solo che non piacquero al conte Honoré-Gabriel de Mirabeau. Interrogato a tal proposito, il conte Mirabeau disse di Robespierre: "Non andrà lontano, perché egli crede in tutto ciò che dice". La società degli studi robespierristi ha pubblicato (1910-1967) le Œuvres di M. Robespierre, in cui sono presenti le opere edite, parte della corrispondenza, i giornali pubblicati e quasi tutti i discorsi pronunciati dall'Incorruttibile. Nel 2000 è stata fatta un riedizione anastatica delle Œuvres.
Bibliografia
- Alberta Gnugnoli, Robespierre e il terrore rivoluzionario, Giunti 2003, ISBN 8809031296
- Henri Guillemin, Robespierre politico e mistico, Garzanti 1989, ISBN 8811693020
- Albert Mathiez, Robespierre, Erre Emme 1989
Note
- ^ Aurelio Musi, Le vie della modernità, pag. 424, Sansoni Editore, Milano 2000. Secondo lo storico l'8,5% di essi erano nobili, il 6,5% ecclesiastici, il 25% borghesi, il 31% artigiani e lavoratori urbani, il 28% contadini
- ^ Come quelle condotte dal professor Adriano Cavanna e dai suoi collaboratori in "Storia del diritto moderno in Europa", tomo secondo, Giuffrè, 2005
Voci correlate
Altri progetti
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