Palazzo Corrado Alvaro
Il Palazzo della Provincia di Reggio Calabria occupa l'isolato, compreso tra Piazza Vittorio Emanuele II (detta Piazza Italia), il Corso Garibaldi, la via Pietro Foti e la via Miraglia. Nella stessa area prima del terremoto del 1908 sorgeva il Palazzo dell'Intendenza andato distrutto.
L'attuale palazzo fu progettato nel 1913 dall'architetto Camillo Autore e dall'ingegnere Gaetano Spinelli, e fu realizzato nel 1920, subendo delle modifiche in corso d'opera (nel frattempo gli uffici dell'amministrazione provinciale vennero ospitati in uno dei baraccamenti del rione Manti tra via Possidonea e via Filippini).
La volumetria esterna del Palazzo della Provincia trova la sua maggiore espressione sulla facciata che da sulla piazza e nei quattro elementi che caratterizzano gi angoli. I prospetti presentano al pian terreno una serie di finestre architravate, al primo piano dei balconi sormontati da timpani ricurvi e decorazioni. Le superfici sono caratterizzate a piano terra da una disposizione regolare di bugnato, al primo piano da intonaco liscio. Una cornice sormontata da balaustra, contenente motivi floreali e geometrici, delimita l'altezza dell'edificio.
Al Palazzo Provinciale sono oggi disponibili varie aree per mostre, esposizioni, convegni ed eventi. In linea con l’idea originaria del progetto di restituire il Palazzo ai cittadini, rendendolo più fruibile ed aperto a tutti, sono oggi disponibili varie aree per mostre, esposizioni, convegni ed eventi.
Il restauro
Ogetto di un interminabile restauro, di recente il Palazzo della Provincia di Reggio è stato restituito alla città, ampliato grazie al recupero di due nuovi spazi nelle vecchie chiostrine (la sala convegni e la sala mostre) e di un solarium sul terrazzo. Oltre le strutture dell'edificio sono stati oggetto di restauro:
- i mosaici e le tele inserite nelle strutture di soffitti pavimenti e pareti, come la Fata Morgana di Galante ed altri dipinti della sala Monsignor Ferro.
- i bassorilievi di Monteleone, nella sala del Consiglio del 1954.
- i busti in marmo e bronzo come il Generale di Giuseppe Renda, l’Eroica e l’Era di Maggio e Victa di Francesco Jerace degli anni 1920-1924.
- tutti i mobili antichi, le ringhiere, i lampadari, i cancelli e i pastorali sono stati restaurati e preservati.