[[{{{1}}} {{{2}}}|{{{1}}} {{{2}}}]] La classe Tarantul (Progetto 1241 secondo la classificazione russa) è costituita da un numeroso gruppo di corvette missilistiche di progetto e costruzione sovietica. Entrate in servizio a partire dal 1979, sono state costruite in tre versioni in oltre quaranta esemplari. Molti risultano ancora oggi in servizio con diverse marine militari mondiali. La classificazione russa è RK (imbarcazione lanciamissili).

Tecnica

Le Tarantul, dal punto di vista progettuale, sono piuttosto simili alle classe Pauk, con le quali condividono lo scafo e le dotazioni di base. Si differenziano da queste, invece, per l’impianto propulsivo. Si tratta di navi più piccole e meno capaci delle classe Nanuchka, anche se sono decisamente più veloci[1]. In generale, come ruolo, possono essere considerate un’evoluzione con armamento migliorato delle classe Osa, anche se non dal punto di vista numerico[2].
Ne sono state costruite tre versioni:

  • Tarantul I: si tratta della versione base, costruita tra il 1979 ed il 1980 per la marina soveitica in due esemplari nel cantiere Pretrovskiy (San Pietroburgo). Altri battelli di questo tipo furono costruiti per l'esportazione: la fabbricazione avvenne presso il cantiere navale Volodarskiy, a Rybinsk. I dati tecnici in tabella sono riferiti a questa versione. I sovietici utilizzarono i due esemplari in loro possesso per svolgere test ed attività di addestramento.
  • Tarantul II: si tratta della prima versione "di serie" delle Tarantul, entrata in servizio in gran numero nella marina sovietica. Lo scopo era quello di sostituire le classe Osa. Vennero costruite tra il 1981 ed il 1986 in una ventina di esemplari presso i cantieri navali Sudostroil'noye Obyedieneniye (Almaz), Petrovskiy, (San Pietroburgo), Vladivostokskiy Sudostroitel'nyy Zavod (Vladivostock) e Sredniy Neva (Kolpino). Le caratteristiche tecniche relative a propulsione ed armamento sono le medesime della precedente versione. Il dislocamento a pieno carico è leggermente superiore (469 tonnellate), così come l'equipaggio (41 elementi). Vi sono differenze per quanto riguarda l'impiantistica di bordo: il sistema di controllo del fuoco è un Titanit, mentre l'equipaggiamento EW è costituito da due decoy PK-16
  • Tarantul III: si tratta della versione "definitiva" per la marina sovietica, che fu costruita in oltre trenta esemplari (i cantieri erano gli stessi della seconda serie). Le tarantul III presentano differenze per quanto riguarda armamento antinave (decisamente più moderno, visto che i 4 SS-N-2C sono stati sostituiti da altrettanti SS-N-22 Sunburn) e propulsione (CODAG, con i soliti due motori M70 da 24.000 hp a cui sono stati affiancati altrettanti motori diesel M-510 da 8.000 hp). Inoltre, la velocità risulta leggermente inferiore (38 nodi), ed il dislocamento raggiunge le 493 tonnellate. Le caratteristiche relative a scafo ed equipaggio sono rimaste le medesime. decisamente migliorato è l'equipaggiamento EW, che risulta costituito da una suite Vympel-R2, con intercettori Foot Ball-A, Half Hat-B, da 2 a 4 decoy PK-10 e 2 decoy PK-16[3].

Occorre precisare che i dati sopra riportati sono quelli relativi alle versioni "standard" costruite in Russia/Unione Sovietica. Eventuali modifiche effettuate localmente sugli esemplari esportati saranno trattate successivamente.

Servizio

Le Tarantul vennero utilizzate in gran numero dalla marina sovietica, che resta il principale utilizzatore. Nel giugno 2009, una trentina di unità risultano in servizio con la marina russa. Parecchi esemplari furono oggetto di esportazioni in diversi Paesi del mondo, oltre che di produzioni su licenza.

La marina sovietica fu quella che schierò il maggior numero di Tarantul. Al crollo dell'URSS, risultavano in servizio una quarantina, distribuiti tra tutte le flotte sovietiche:

  • 2 Tarantul I, entrate in servizio nel 1979-1980;
  • oltre 20 Tarantul II, entrate in servizio nel 1981-1986;
  • oltre 16 Tarantul III, entrate in servizio a partire dal 1987.

Le Tarantul I ebbero una diffusione piuttosto limitata in Unione Sovietica, ma vennero costruite principalmente per l'esportazione[4].

La Russia ereditò la grande maggioranza delle navi della marina sovietica, comprese ovviamente le Tarantul. Questa flotta fu ridinensionata dopo il 1991, sia per le disastrose condizioni economiche, sia per eventi "politici" (come la spartizione della Flotta del Mar Nero tra Russia ed Ucraina, nel 1997).

Una Tarantul I o II (Progetto 1241.1M), ricevuta dall’Unione Sovietica nel 1989. Chiamata 101 Mulniya, è stata costruita a Volodarski. Risulta in servizio attivo [5].

Cinque unità, ricevute nella metà degli anni ottanta. Queste navi avevano sistemi difensivi migliori di quelli delle altre unità della Volksmarine, ma la loro operatività fu sempre piuttosto bassa. Infatti, la revisione sui sistemi propulsivi (di tipo COGAG) poteva essere effettuata solo da personale sovietico. Le cinque unità ricevettero nomi di eroi tedeschi comunisti, sia del 1918, sia della guerra civile spagnola, e furono inquadrate nella 6.Flotille. In seguito alla riunificazione tedesca, un esemplare venne trasferito alla US Navy, ed un altro fu convertito in nave museo. I restanti tre furono demoliti a Wismar.

Quattordici unità in servizio del tipo Tarantul I, di cui le prime cinque costruite in Unione Sovietica e le altre direttamente in India. Sono conosciute anche con il nome di classe Veer[7].

Le ultime due unità fanno parte di un ordine (per quattro esemplari) emesso nell'aprile 1997. Tali esemplari presentano alcune differenze. In dettaglio, il dislocamento sarebbe superiore di una cinquantina di tonnellate. Inoltre, armamento e dotazione elettronica, su suggerimento russo, sono i medesimi delle corvette della classe Kora. I quattro SS-N-2C sono stati sostituiti da 16 SS-N-25 Switchblade, ed al posto del cannone da 76 mm di fabbricazione russa è stato montato un Oto Melara 76 mm Super Rapido. La dotazione elettrnica comprende radar del tipo MR 352 Positiv-E, Garpun Bal E e, soprattutto, un BEL Lynx per il controllo del fuoco di artiglieria.

Quattro unità ricevute di produzione sovietica, costruite presso i cantieri navali di Volodarskiy, a Rybinsk. Si tratta di battelli della versione Tarantul I (Progetto 1241RE), consegnati negli anni ottanta. Dopo il crollo del muro di Berlino, era stato considerato l’acquisto di unità ex DDR, ma poi la cosa non ha avuto seguito. I primi due esemplari risultano in riserva.

  • 434 Gornik: entrato in servizio nel 1983.
  • 435 Hutnik: entrato in servizio nel 1984.
  • 436 Metalowiec: entrato in servizio nel 1988.
  • 437 Rolnik: entrato in servizio nel 1989 [9].

Tre unità di produzione sovietica, costruite presso il cantiere navale di Volodarskiy, a Rybinsk. I battelli, appartenenti alla classe Tarantul I (Progetto 1241E) sono stati consegnati nei primi anni novanta e risultano in servizio.

  • 188 Zborul: entrato in servizio nel 1990.
  • 189 Pescarusul: entrato in servizio nel 1991.
  • 190 Lastunul: entrato in servizio nel 1991 [10].

Due o tre unità ex soveitiche, ereditate in seguito alla spartizione della Flotta del Mar Nero. Le due unità sicuramente presenti sono:

  • U155 Nikopol', entrata in servizio nel 1983. Si tratta di una Tarantul II (Progetto 1241.1/1241.2).
  • U156 Kremenchuk, entrata in servizio nel 1985. Si tratta di una Tarantul III (Progetto 1241.1RZ).

La presenza di un'ulteriore Tarantul II non è stata accertata[11].

Quattro unità entrate in servizio tra il 1994 ed il 2000, costruite in Russia presso il cantiere navale di Volodarskiy, a Rybinsk. Si tratta di battelli della classe Tarantul I (Progetto 1241RE), e sono identificati con la sigla HQ. I primi due esemplari (HQ-371 e HQ-372) sono entrati in servizio nel 1994, i restanti nel 2000[12].

Due unità, consegnate probabilmente a cavallo tra la fine degli anni ottanta ed i primi anni novanta. Il loro status effettivo non è chiaro: un esemplare è ormai inutilizzabile, mentre l’altro risulta nominalmente in servizio (consegnato nel 1990). Quest’ultimo è in pessime condizioni. I missili SS-N-2 Styx non sono più imbarcarti e sono probabilmente non più utilizzabili, a causa della totale mancanza di strutture adatte per il loro stoccaggio[13].

Note

  1. ^ [1]
  2. ^ Polmar, pag. 193
  3. ^ Dati tecnici tratti da hazegray.org
  4. ^ Polmar, pag. 192.
  5. ^ [2]
  6. ^ [3]
  7. ^ [4]
  8. ^ [5]
  9. ^ [6]
  10. ^ [7]
  11. ^ [8]
  12. ^ [9]
  13. ^ [10]

Voci correlate

Bibliografia

  • Norman Polmar, The Naval Institute guide to the Soviet Navy, 5° edizione ISBN 0-87021-241-9

Collegamenti esterni

Altri progetti


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