Pala d'altare
Una pala d'altare o ancóna è un'opera pittorica, o anche scultorea, di genere religioso, che come dice il termine, si trova sull'altare delle chiese o, qualora l'altare sia staccato dal muro, appesa alla parete di fondo del presbiterio. Le pale d'altare si diffusero soprattutto nel Medioevo e nel Rinascimento, mentre durante in periodo Barocco quando ormai era entrato in uso il culto dei Santi fortemente sostenuto dalla Controriforma, si passò ad un'unica opera su tela, solitamente raffigurante il Patrono della Chiesa a lui dedicata. Le pale d'altare avevano svariate forme, ma quelle esposte al pubblico erano solitamente concentrate su una scena centrale (ad esempio Cristo, la Crocifissione, la Vergine) attorno a cui erano raccolte, sempre in forma simmetrica, altre tavole che rappresentavano Santi e Apostoli, in tutto da tre a cinque elementi. Con l'avanzare del rinascimento le suddivisioni si fecero sempre più complesse: figure nella zona mediana, mezze figure in quella superiore, una predella con altre storie come base. Ogni pala era poi contornata da una ricca cornice, che nel Medioevo era intagliata coi caratteristici riccioli e punte gotiche, mentre nel Rinascimento, si ispirava molto di più all'arte romana classica, disponendosi in candelabre verticali, ovuli e rosette. Ogni figura della pala recava oggetti di riconoscimento: ad esempio San Pietro le chiavi, Santa Caterina d'Alessandria la ruota, San Paolo la spada, Maria Maddalena il vasetto d'unguento. Non bisogna dimenticare infatti che essendo a quell'epoca la popolazione quasi sempre analfabeta, l'arte era spesso intesa come mezzo didattico per insegnare le Scritture. Le tecniche medievali e in parte quattrocentesche erano basate sulla tempera su tavola. Il pittore stendeva uno strato di mestica (gesso mescolato a colla animale) e su quella altre velature di colore, fino al risultato finale. Con la scoperta quattrocentesca della pittura ad olio, forse ad opera della scuola fiamminga, questo tipo di miscela, assai più resistente della tempera, finì per sostituirla del tutto. Tale materiale inoltre, rendeva più facile la realizzazione di grandi formati. Una ulteriore differenza dal medioevo fu la scomparsa dei cosiddetti fondi oro, ossia dei fondi che attorniavano le figure, eseguite solitamente in lamina aurea, spesso con emergenze in stucco lavorate con un punzone, specie per le aureole. Potevano essere anche arricchite da gemme. Le pale d'altare godevano anche di una devozione privata: si trattava dei cosiddetti altaroli, di solito a due o tre valve e di piccole dimensioni.

Storia
Le prime pale d'altare vennero realizzate intorno all'XI secolo ma ebbero poi un grande sviluppo nel XIV secolo e nei secoli seguenti. Esse ornavano gli altari delle chiese cristiane e potevano assumere strutture e forme diverse. Dalla tavola unica si passò alla coordinazione di più tavole, generando strutture complesse quali il trittico o il polittico a seconda che si trovino tre o più pannelli affiancati. Nel nord Europa sono frequenti pale a sportelli apribili, anche a più livelli, che permettevano la realizzazione di un vasto programma iconografico oltre alla enfatizzazione dei momenti liturgici annuali. Spesso questi sportelli apribili avevano la zona anteriore policroma, e quella posteriore a grisaglia, sovente dipinta con l'Annunciazione. Più frequenti in Europa che in Italia, troviamo pale scolpite, a basso o ad altorilevo, in tutti i materiali lavorabili: legno, ogni sorta di pietra, osso e avorio. Dall'epoca barocca è facile incontrare, oltre ad enormi tele scenograficamente incorniciate di stucchi e colonne, dei veri e propri gruppi scultorei a tutto tondo. Nella Spagna essa assume la particolare forma del Retablo, struttura composita che riveste l'intera parete di fondo del presbiterio, fino al soffitto, e che è solitamente scolpita con colori vivacissimi. Va ricordato che le pale d'altare erano sempre accompagnate da incorniciature e strutture atte ad appendere tendaggi e cortine che ne permettevano lo svelamento. La struttura stessa delle pale, suddivisa in tavole, ne ha permesso con grande facilità lo smembramento, cosicchè parecchi polittici sono stati suddivisi o hanno perso la loro cornice originale. Accade quindi che che parte di una pala si trovi in una nazione e un'altra in una nazione diversa. La stessa sorta hanno subito le predelle.
Tutti gli artisti hanno contribuito alla realizzazione di pale d'altare, arredo necessario alla liturgia fino alla Riforma liturgica. Fra i più importanti che si sono cimentati in queste opere possiamo ricordare Giotto, Duccio di Boninsegna, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, Ambrogio Lorenzetti,Andrea Mantegna, Masaccio, Piero della Francesca, Correggio, Lorenzo Lotto, Tiziano, Caravaggio, Bernini, Tiepolo, ma anche iFiandre fiamminghi Juan de Flandes, Jan Van Eyck, o il tedesco Mathias Grűnevald.
Curiosità
Non bisogna dimenticare che queste pale, ora apprezzate per la loro bellezza, erano in età antica un vero e proprio oggetto di culto. Famoso ed emblematico è il caso della Maestà di Duccio di Buonisegna, dipinta su entrambi i lati e di dimensioni monumentali, complessivamente metri 2,14 per 4,12. L'opera destinata al duomo di Siena, reca la scritta: Mater sancta dei/ sis causa Senis requei/ sis Ducio vita/ te quia pinxit ita, ossia, [Madre Santa di Dio proteggi Siena e la vita di Duccio che ti dipinse così]. La pala finita fu trasportata nel 1311 in solenne processione, stando al Cronista Tura del Grasso, tra due ali di folla in preghiera e con la solenne benedizione vescovile. La tavola pur essendo sull'altar maggiore, era ricoperta da veli e tabernacoli, collegata a congegni movibili, ora scomparsi <Lorenzo Ghiberti - Commentarii>. Anche la famosa Madonna del Parto di Piero della Francesca, un tempo collocata in una cappella cimiteriale a Monterchiera oggetto di devozione da parte dei paesani, in special luogo dalle donne, chele attribuivano poteri miracolosi
Bibliografia
- Eleonora Bairati, Anna Finocchi - Arte in Italia, Loescher editore
- Giulio Cattaneo, Edi Baccheschi - L'opera completa di Duccio, Rizzoli editore
- Chiara Frugoni - Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Le lettere, editore
- Martin Wackernagel - Il mondo degli artisti nel rinascimento fiorentino, Carocci editore