Stereoscopia
La stereoscopia è una tecnica di realizzazione e visione di immagini, disegni, fotografie e filmati, atte a trasmettere una illusione di tridimensionalità, similare alla visione binoculare dell'occhio umano.
Inventata nel 1832 da sir Charles Wheatstone utilizzando coppie di disegni similari e successivamente la nascente fotografia, la stereoscopia ha trovato poi applicazione anche nel cinema, e, con tecniche diverse dall'originale stereoscopio ottocentesco, anche in altri campi, non ultime la televisione e l'informatica.
Più recentemente sono state sviluppate sofisticate tecniche digitali per la visione di immagini tridimensionali.

La visione binoculare
Ciò che permette ai nostri occhi di percepire la realtà a tre dimensioni, è la visione binoculare. Gli occhi vedono la stessa scena da due posizioni differenti (a distanza di circa 6cm. l'una dall'altra), il cervello unisce queste due immagini ed elabora la profondità.
Semplicemente sovrapponendo le due immagini il cervello può alla fine valutare la distanza degli oggetti percepiti: se un oggetto è nella stessa posizione in entrambe le immagini, il cervello interpreta l'oggetto come lontano, più un oggetto è scostato nelle due immagini più esso viene percepito come vicino.
Per poter riprodurre l'effetto proprio della visione binoculare è perciò necessario creare una illusione: l'illusione stereoscopica, per creare la quale è necessario disporre di due immagini del medesimo soggetto riprese alla stessa distanza l'una dall'altra, scostate lateralmente dello stesso scarto dei due occhi umani.
Le immagini così create dovranno essere poi traguardate, tranne nel caso della libera visione stereoscopica, con appositi ausili tecnici quali ad esempio possono essere i visori stereoscopici o gli occhiali 3-D.
Storia
La visione binoculare e la percezione tridimensionale della realtà che circonda l'uomo, sono oggetto di interesse di diversi studiosi e artisti durante l'intero arco della storia dell'umanità. Tra i tanti a interessarsi a questo fenomeno ci sono Euclide e Leonardo Da Vinci.
Tra '500 e '600 Giovanni Battista della Porta e Jacopo Chimenti da Empoli pare abbiano realizzato i primi esperimenti di disegni "stereografici", mentre si deve al gesuita François D’Aiguillon la coniazione del termine “stereoscopique” nel 1613 per il suo lavoro Opticorum libri sex philosophis juxta ac mathematicis utiles[1].
Tuttavia è solo con il 1800 che la stereoscopia diviene finalmente una realtà alla portata di tutti.
La stereoscopia ottocentesca
Durante la prima metà dell'800 sir Charles Wheatstone realizza i primi esperimenti stereoscopici con coppie di disegni affiancati così da poter riprodurre due immagini leggermente differenti come quelle percepite dall'occhio umano. Per la visualizzazione di questi primi disegni "stereografici" utilizza un sistema di specchi e prismi che propone di chiamare Stereoscope. L'invenzione di Wheatstone risale al 1832 ma la brevetterà solamente nel 1838.
Grazie agli sviluppi della fotografia, e in particolare con l'invenzione della sciadografia (ovvero del negativo fotografico), sir Charles Wheatstone intravede nuovi possibili sviluppi nella sua ricerca. Entra così in contatto con William Fox Talbot, commissionandogli i primi esperimenti di "stereofotografia".
Nel 1838 Wheatstone presenta il primo stereoscopio così realizzato alla Royal Society di Londra. Lo stereoscopio di Wheatstone non riscontra però un grande successo, poiché complesso e ingombrante, si dovrà infatti attendere il 1849 quando sir David Brewster, che aveva già brevettato il caleidoscopio, realizza un più leggero e maneggevole stereoscopio: si tratta di un "binocolino" dotato di lenti attraverso cui traguardare una coppia di fotografie, realizzate con una fotocamera binoculare, poste all'altra estremità dell'apparecchio.
È del 1852 l'invenzione della fotocamera binoculare (anche conosciuta come fotocamera stereoscopica o stereo camera), per opera di J.B. Dancer, un ottico di Manchester.
Nel 1858 lo stereoscopio di Brewster viene presentato all'Esposizione Universale di Londra, suscitando l'interesse della regina Vittoria che ne volle subito uno per sé.
Visto l'enorme interesse riscosso dall'oggetto, da prima la ditta parigina Duboscq & Soleil, poi svariate altre ditte, soprattutto inglesi, francesi e americane, produrranno in serie lo stereoscopio Brewster, che divene a breve un enorme successo presso la borghesia europea e americana. Negli Stati Uniti Oliver Wendell Holmes realizza infatti una versione più economica dello stereoscopio di Brewster.
Col tempo alle fotografie in bianco e nero su cartoncino, si affiancheranno fotografie colorate a mano stampate su carta sottile e, successivamente, stampe fotografiche su lastre di vetro (delle diapositive ante litteram), sovente anch'esse colorate, che conferiscono maggiore profondità alle immagini stereoscopiche.
A fine ottocento per lo stereoscopio inizierà una fase di declino, destino condiviso con la lanterna magica, causata principalmente dalla nascita del cinema.
La stereoscopia nel novecento
Tru-Vue
Già tra la fine dell'ottocento e i primi del novecento la pellicola fotografica 35mm, standardizzata a fine Ottocento da Thomas Alva Edison per il cinema, comincia a prendere il posto di cartoncini e vetrini negli stereoscopi sviluppati dai prototipi di Whatstone e Brewster, tuttavia si dovrà alla statunitense Tru-Vue Company di Rock Island il rilancio a livello popolare dello stereoscopio attraverso un visore che utilizzi rullini di pellicola 35mm in bianco e nero come supporto per le immagini stereoscopiche.
Il compatto ed economico visore Tru-Vue viene infatti introdotto nel 1933 in una America bisognosa di svaghi economici, poiché fiaccata dal crollo della borsa di Wall Street, il giovedì nero del '29. Il visore Tru-Vue diviene immediatamente un successo, tuttavia la fortuna della Tru-Vue non sarà destinata a durare a lungo, poiché il 1938 vede la nascita del maggior rivale della casa di Rock Island: il View-Master
View-Master
Nel 1938 la Sawyer's di Portland, commercializza per la prima volta l'invenzione di un bizzarro riparatore di pianoforti tedesco immigrato negli Stati Uniti durante gli anni '20: si tratta di William Gruber e del suo visore stereoscopico View-Master.
A differenza del predecessore Tru-Vue, il View-Master utilizza dischetti di cartoncino a supporto di 7 coppie di diapositive a colori da 16mm, più economiche rispetto al rivale e al contempo permettono di godere per la prima volta di panorami realistici e a colori.
Inizialmente prodotto come ausilio per la visione di panorami statunitensi, il View-Master ottiene un crescente successo durante tutti gli anni '40 e '50, arrivando ad acquisire la rivale Tru-Vue e con essa i diritti per produrre immagini tratte dai cartoni animati Disney.
Passato di mano dalla Sawyer's alla GAF nel '66, e successivamente ad altre case di giocattoli tra cui la Tyco Toys, il View-Master viene infine acquisito dalla Mattel nel 1997, casa di giocattoli per la quale è in produzione a tutt'oggi, ma è ormai ridotto a mero giocattolo per bambini.
Durante tutto il secondo dopoguerra View-Master e Tru-Vue saranno imitati in svariati paesi. Ciò avviene soprattutto in Europa da parte di ditte che metteranno in commercio autentiche imitazioni degli stereoscopi statunitensi: molte di queste imitazioni, utilizzano persino il medesimo formato di supporto, tanto che originale e copie sono perfettamente interscambiabili per la visione delle diapositive. Tra le più celebri imitazioni di View-Master vanno ricordate il Meoskop della Meopta cecoslovacca e lo Stereo-Rama italiano. Mentre il Tru-Vue trova degli emuli soprattutto nei francesi Stereoscope Lestrade e Stereoclic Bruguiere.
Cinema 3-D
Si può parlare di cinema atto a produrre un effetto di tridimensionalità, già con la celebre locomotiva che avanza verso la cinepresa dei Fratelli Lumière, tuttavia il cinema realmente stereoscopico viene sviluppato soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali in film di sperimentazione del sistema a basso costo.
Il primo periodo di diffusione a livello di massa del cinema 3-D sono gli anni cinquanta: il primo lungometraggio realizzato in 3-D (con cinepresa binoculare e impressione sincronizzata su due rulli di pellicole) è Bwana Devil del 1952. In quel decennio furono girati più di 60 film[2], tra cui certamente il più celebre è Il mostro della laguna nera del 1954, diretto da Jack Arnold, che utilizzava la più costosa tecnica delle lenti polarizzate[3], che richiedeva cinema appositamente attrezzati.
Dimenticato per un certo periodo, il cinema 3-D ebbe un nuovo periodo di popolarità tra il 1973 e il 1985, periodo durante il quale vennero realizzati altri film stereoscopici, come ad esempio Lo squalo di Steven Spielberg.
Nel 1986 viene introdotta la nuova tecnologia IMAX-3D, che utilizza tutte le tecniche disponibili: anaglifo, lenti polarizzate e occhiali LCD, sfruttando due sistemi, a doppio obiettivo, con due rulli di pellicola sincronizzati, o a singolo obiettivo (che può usufruire delle normali sale IMAX), nel qual caso vengono alternate le immagini per l'occhio destro e per l'occhio sinistro.
Il sistema IMAX-3D è attualmente diffuso in molte sale del nostro paese.
Televisione
I primi eseprimenti di televisione stereoscopica vengono realizzati durante gli anni venti da John Logie Baird che li applica alla televisione meccanica attraverso l'uso del disco di Nipkow: i segnali dei due canali, destro e sinistro, venivano trasmessi alternativamente.
Così viene trasmessa, nel 1952 la prima trasmissione ufficiale stereoscopica, convertendo in segnali elettromagnetici film 3-D in bianco e nero. Il sistema utilizzato è quello dell'anaglifia, perciò gli spettatori devono essere dotati di appositi occhiali duo color per poter godere dell'effetto tridimensionale.
Nel 1981 verranno effettuate trasmissioni a colori.
Un altro sistema ampiamente utilizzato per la trasmissione televisiva di immagini stereoscopiche, è l'effetto Pulfrich. Durante gli anni settanta la Rai manda in onda clip pubblicitarie e cartoni animati, che sfruttano questo sistema.
Creazione dell'immagine stereoscopica
Esistono tanti metodi per ottenere una immagine stereoscopica, ma in quasi tutti i casi occorrono sempre due immagini da unire con varie tecniche. Le immagini possono essere scattate o riprese nella realtà, o generate al computer.
Un'immagine stereofotografica può essere creata utilizzando:
- una fotocamera binoculare stereoscopica o una coppia di fotocamere affiancate;
- una normale fotocamera con obiettivo singolo.
Fotocamera stereoscopica
La fotocamera stereoscopica è una fotocamera dotata di due obiettivi, posti tra loro alla stessa distanza degli occhi umani, 6cm. circa, e che proiettano sul piano della messa a fuoco due immagini, permettendo alla pellicola fotografica di impressionare contemporaneamente due diverse immagini. Utilizza normalmente il formato 35mm, ma può essere utilizzata anche pellicola 70mm e, specie i modelli più antichi, pellicola piana.
Tuttavia alcuni fotografi [4] hanno preferito fare ricorso a due fotocamere tradizionali, specialmente reflex, accoppiate, al fine di ottenere una migliore qualità (messa a fuoco e definizione) dell'immagine.
In questo caso le fotocamere devono essere sincronizzate per scattare perfettamente all'unisono. Con fotocamere tradizionali è sufficiente ricorrere ad un doppio cavetto flessibile per far scattare gli otturatori di entrambe le fotocamere nel medesimo istante, la cosa si complica nel caso di fotocamere digitali, poiché non risultano essere prodotte fotocamere digitali binoculari, occorrono approfondite conoscenze di elettronica per poter sincronizzare i due apparecchi.
Doppia ripresa con fotocamera a obiettivo singolo
Utilizzando una sola fotocamera è possibile ottenere ugualmente una immagine stereoscopica, ma solo nel caso gli oggetti fotografati siano fissi, perché, per poter ottenere un'immagine stereoscopica, il soggetto deve essere identico e colto nello stesso istante.
Avendo a disposizione una fotocamera con obiettivo singolo, di dovranno scattare due distinte fotografie in 2 tempi diversi avendo cura di far scivolare la fotocamera lateralmente di circa 6cm, senza però basculare ne orizzontalmente, né verticalmente. Pertanto un risultato soddisfacente è piuttosto difficile da ottenere.
Sistemi stereoscopici
Esistono diversi sistemi stereoscopici, che vanno dal semplice traguardare un'immagine a occhio nudo fino a complessi sistemi di visione 3-D digitali.
Di seguito i principali sistemi stereoscopici divisi per tipologie analogiche (ottiche ed elettroniche) e digitali.
Sistemi stereoscopici analogici
Libera visione stereoscopica
La "libera visione stereoscopica" è sicuramente la tecnica più semplice ed economica, ma anche la più difficile, tanto che alcune persone risultano impossibilitate a far convergere le due immagini in una unica tridimensionale, e consiste nel traguardare una coppia di immagini stereoscopiche a occhio nudo.
Occorre posizionare le due immagini affiancate, stampate o elettroniche (nel qual caso si consiglia l'utilizzo di un monitor LCD o Plasma per non danneggiare la vista), ad una opportuna distanza dall'occhio (variabile da persona a persona), cercando di mettere a fuoco le due immagini in un punto oltre o prima (dipende dalla posizione delle due immagini) del piano di messa a fuoco reale, fino a che non le si vede letteralmente "fondere" in un'unica immagine ottenendo una illusione di profondità.
Utilizzando le immagini stereoscopiche create per lo Stereoscopio, su stampa fotografica o tipografica, è opportuno allontanare le immagini dagli occhi di almeno un metro (dipende dalla dimensione delle stesse). L'effetto è più facilmente ottenibile con immagini semplici, che riproducono forme geometriche, come i disegni di Charles Wheatstone.
Per quanto riguarda invece le immagini digitali, è conveniente provare con immagini di piccole dimensioni, per esempio 320x240 pixel: sarà più semplice apprendere e applicare la tecnica. Poi di volta in volta si potrà provare ad aumentare la dimensione fino a raggiungere il proprio limite.
Stereoscopio
Lo stereoscopio è una sorta di "mascherina" o "binocolino" dotato di un paio di lenti, con un rapporto di ingrandimento più o meno grande, che permette ad ognuno dei due occhi di vedere soltanto l'immagine ad esso destinata. Usufruendo di una coppia di stampe fotografiche su cartoncino, stampe su vetro o pellicola fotografica diapositiva.
Lo stereoscopio classico, ampiamente diffuso durante l'ottocento, usufruisce di una coppia di stampe fotografiche illuminate per luce riflessa. Successive varianti di questo stereoscopio utilizzavano immagini stampate su carta più sottile o vetrini su cui veniva stesa l'emulsione fotografica, spesso colorate a mano in una fase successiva, che venivano retroilluminate.
Questo tipo di stereoscopio è ampiamente sorpassato, poiché il sistema a luce riflessa e la stampa su carta, sono stati sostituiti dal sistema a retroilluminazione che usufruisce di diapositive, che fornisce maggiore illusione di tridimensionalità.
Questo sistema è utilizzato nei moderni visori View-Master e derivati, nel Tru-Vue e derivati, e in tutti gli altri stereoscopi del novecento, come il francese Stereoscope Lestrade, che utilizzano come supporto diapositiva fotografica a colori o in bianco e nero.
Anaglifo o duo color
L'anaglifo è composto da due immagini stereoscopiche monocromatiche, ognuna composta con una dominante di un colore differente (comunemente rosso e blu) e stampate sovrapposte sul medesimo supporto.
Le immagini devono essere osservate con dei filtri in modo tale che ognuno dei due occhi possa osservare solamente l'immagine ad esso destinata, i filtri sono normalmente montati su degli occhialini di cartone, aventi le lenti di colori diversi.
Si possono trovare con colori:
- Rosso - Blu, il più comune.
- Rosso - Verde.
- Giallo - Ciano.
Gli occhiali in questione sono semplici da reperire e anche da costruire, volendo, e poco costosi, però l'effetto stereoscopico non è dei più soddisfacenti, poiché l'immagine risulta poco luminosa. Altro deficit di questo sistema è l'impossibilità di usufruire di immagini a colori soddisfacenti, poiché la resa di molti colori è quasi impercettibile.
Questo sistema è ampiamente utilizzato nel cinema tridimensionale, poiché permette di proiettare sullo schermo la pellicola 3-D usufruendo di un singolo proiettore (altri sistemi necessitano di una coppia di proiettori sincronizzati), quindi potendo sfruttare una comune sala cinematografica.
L'immagine dell'anaglifo è composta da due immagini filtrate attraverso filtri colorati (comunemente blu e rossi). L'immagine con dominante blu, verrà filtrata dalla lente dello stesso colore, "scomparendo", l'occhio vedrà così solamente l'immagine con dominante rossa.
Viceversa, la lente rossa filtrerà la corrispondente immagine con dominante rossa, permettendo all'occhio di vedere solamente l'immagine con dominante blu.
In tal modo ogni occhio vedrà la sua immagine che poi il cervello elaborerà e ricreando l'illusione di tridimensionalità.
Attualmente è facilmente possibile creare un anaglifo partendo da una coppia di immagini stereoscopiche, utilizzando appositi programmi per computer.
Luce polarizzata
Questo sistema complesso, sfruttato nel cinema e per la proiezione di diapositive (il sistema View-Master Personal usufruisce di questo sistema), utilizza un doppio proiettore le cui lenti sono dotate di filtri polarizzatori, orientati ortogonalmente uno rispetto all'altro, così da proiettare due immagini polarizzate in modo differente l'una dall'altra.
Lo spettatore viene dotato di un paio di occhiali montanti anch'essi due lenti polarizzate, in modo tale che ogni occhio visualizzi solamente l'immagine ad esso destinata.
Questo sistema necessita di un apposito proiettore, di uno speciale schermo e di occhiali specifici, e pertanto risulta più costoso di un sistema duo color, tuttavia il risultato è di gran lunga superiore, permettendo una resa ottimale di immagini a colori (cosa pressoché impossibile con gli anaglifi) oltre a una maggiore luminosità e sensazione di profondità.
Effetto Pulfrich
Utilizzato esclusivamente per la produzione di programmi televisivi, l'effetto Pulfrich deve il suo nome al fisico tedesco Carl Pulfrich che illustra il fenomeno nel 1922.
È un'illusione ottica che si manifesta solo se l'immagine che raggiunge un occhio è meno luminosa rispetto a quella che raggiunge l'altro, fornendo così una minore stimolazione retinica. Ciò causa una illusione di tridimensionalità al centro dell'immagine rispetto ai suoi lati, ma solamente nel caso di immagini in movimento laterale: non vi è alcun effetto tridimensionale con immagini stazionarie.
L'effetto Pulfrich si ottiene diminuendo leggermente la luce che raggiunge uno degli occhi con appositi occhialini o anche semplicemente anteponendo ad uno dei due occhi la lente polarizzata di un paio di occhiali da sole.
L'effetto Pulfrich è stato sfruttato dalla televisione italiana per la trasmissione del cartone animato Remì le sue avventure nel 1979.
Sistemi stereoscopici digitali
Autostereogramma
L'autostereogramma, comunemente detto anche stereogramma[5], è un'illusione ottica, atta a creare una immagine tridimensionale da una immagine piana bidimensionale, senza utilizzare alcuno strumento ottico, ma usufruendo della visione a occhio nudo.
Questo tipo di immagine, creata attraverso appositi programmi per computer, unisce una texture a una singola immagine digitale tridimensionale (a differenza della stereoscopia tradizionale che utilizza due immagini) e la cui lontananza dal soggetto che la guarda è rappresentata attraverso varie gradazioni di grigio definite da una depht map (letteralmente "mappa di profondità" o "mappa delle altezze").
L'illusione di profondità si ha mettendo a fuoco oltre l'immagine (divergenza) o davanti all'immagine (convergenza), cosicché i due metodi prendono il nome di wall-eyed e di cross-eyed.
L'autostereogramma è dunque uno strumento digitale solamente per quanto riguarda la realizzazione, ma nella visione richiede una tecnica completamente analogica, qual è infatti la "libera visione stereoscopica".
Occhiali elettronici 3D a cristalli liquidi
Il complesso e costoso sistema elettronico coordinato da un processore, usufruisce di occhiali 3D elettronici con lenti a cristalli liquidi e può essere utilizzato sia per la proiezione di film 3-D in sala, che per la visione casalinga di immagini tridimensionali elettroniche attraverso computer, console e lettori DVD appositi (gli occhiali possono essere facilmente reperiti su Internet, per lo più all'estero).
Un processore, tramite un software apposito, trasmette al proiettore o al monitor alternativamente prima l'immagine destinata all'occhio destro e poi quella destinata all'occhio sinistro. La sequenza perché non sia percepibile ad occhio nudo deve avvenire ad una frequenza molto più elevata di quella utilizzata di solito nei monitor LCD: per gli Stati Uniti si consiglia una frequenza di aggiornamento di 120 Hz, per i paesi europei invece una frequenza di 100 Hz, questo perché la frequenza della luce artificiale ambientale (rispettivamente di 60 e di 50 Hz) non interferisca con l'effetto[6].
Gli occhiali sono dotati di due lenti costituite da un piccolo schermo a cristalli liquidi, che, sincronizzate dal processore, alla stessa frequenza oscurano prima un occhio e poi l'altro, in questo modo quando sullo schermo compare l'immagine destinata all'occhio sinistro, viene oscurata la lente destra e viceversa. Ad una frequenza elevata le due immagini sembrano arrivare agli occhi nello stesso momento, e il cervello riesce ad elaborarle e formare l'immagine tridimensionale.
L'effetto ottenuto è molto coinvolgente, ma si è notato un certo affaticamento di chi indossa gli occhiali che può portare, specialmente le prime volte, ad una sensazione di nausea e vertigine. Il fenomeno sembra dovuto ad un'errata interpretazione della realtà del cervello, che percepisce la scena tridimensionale come reale, ma non riceve dagli altri sensi (tipicamente dal senso dell'equilibrio) nessun altro stimolo collegato all'esperienza[6].
Visore digitale LCD
Un visore digitale ha un costo elevato, di un migliaio di euro per strumenti economici, ma è uno strumento che ricrea l'effetto alla perfezione, quasi realmente.
Si tratta di un'apparecchiatura elettronica da indossare, composta da due piccoli schermi LCD e da apposite lenti, posizionate davanti agli occhi ad una ridotta distanza, atte ad ingrandire i piccoli monitor consentendo una visione panoramica.
Non utilizzando filtri colorate o lenti scure che abbasserebbero la luminosità dell'immagine, la stessa risulta nitida e a dimensione massima ricreando l'effetto in maniera ottimale. Le immagine utilizzate possono essere interlacciate o affiancate.
Monitor autostereoscopico
L'autostereoscopia (autostereoscopy in inglese) è un recente sistema basato su monitor costruiti in base al principio della cosiddetta barriera di parallasse[7], un tecnica utilizzata di frequente nella realizzazione dei disegni olografici per bambini.
Nello schermo LCD l'immagine viene suddivisa tra le colonne pari e dispari del display, con una serie di sottili prismi che deviano la colonna corretta verso l'occhio destro o sinistro.
Tale tecnologia, ancora in fase sperimentale, consentirebbe la visione di immagini stereoscopiche senza l'ausilio di apparati esterni come occhialini o visori.[8]
Applicazioni
La stereoscopia trova applicazione in moltissimi campi, che vanno dal semplice svago al compendio negli studi scientifici. Di seguito vengono riassunti brevemente i media che, nei quasi due secoli di storia, hanno saputo sfruttare gli svariati sistemi stereoscopici.
- Fotografia: la più antica applicazione che è stata fatta della stereoscopia riguarda immagini fotografiche statiche, su svariati supporti, dalla stampa fotografica fino alle più recenti immagini digitali. La visione migliore di fotografie stereoscopiche avviene senz'altro utilizzando come supporto la diapositiva a colori, traguardata con appositi visori. Per le immagini digitali è invece diffusissimo l'anaglifo.
- Libri: anche nel campo editoriale è possibile trovare applicazioni pratiche della stereoscopia. Libri illustrati con immagini 3-D possono utilizzare le tecniche della libera visione stereoscopica, della stereoscopia con specchio riflesso[9] o dell'anaglifo. Non vanno poi dimenticati i libri scientifici corredati di immagini stereoscopiche come avvenuto negli anni '60, quando si è fatto ampio uso di dischetti View-Master per illustrare il corpo umano o altri campi della ricerca. Mentre durante gli anni '90 c'è stata una grande diffusione di libri di stereogrammi.
- Cinema: il cinema 3-D usufruisce principalmente del sistema duo color, degli occhiali con lenti polarizzate, fino ai più recenti occhiali elettronici con lenti a cristalli liquidi.
- Televisione: per la televisione è stato sfruttato quasi esclusivamente l'effetto Pulfrich, poiché l'unico in grado di fornire, a chi non usufruisce di supporti ottici adeguati, una normale visione bidimensionale.
- Videogiochi: i più recenti sistemi elettronici consentono l'applicazione della stereoscopia ai videogiochi, soprattutto attraverso l'utilizzo di un visore stereoscopico LCD e appositi driver per la scheda video, permettendo di calarsi completamente nel gioco.
- Computer: è ancora in fase sperimentale l'interazione con il PC tramite schermi autostereoscopici.
Note
- ^ en:Stereographic_projection#History
- ^ Stereoscopia Origini, cinema, televisione
- ^ en:Creature from the Black Lagoon
- ^ tra i quali William Gruber, l'inventore del View-Master
- ^ Tuttavia il termine "stereogramma" definirebbe tutti i tipi di immagine piana stereoscopica, comprese le doppie immagini affiancate per stereoscopio o gli anaglifi en:Stereogram.
- ^ a b Davide Piumetti, "Alla scoperta del vero 3D", PC Professionale n. 228, Marzo 2009, pag. 58.
- ^ http://www.lithium.it/dream0014p1.asp
- ^ (EN) http://www.reviewspring.com/3d-lcd-monitors-a80.php
- ^ Una coppia di immagini stereoscopiche di cui una delle due è invertita specularmente, va traguardata ponendo uno specchio perpendicolarmente davanti al naso. Il risultato è il medesimo dello stereoscopio ottocentesco, anche se le immagini sono certamente più difficili da illuminare in modo ottimale.
Bibliografia
- (IT) Franco Agostini Giochi con le immagini, Arnoldo Mondadori Editore, 1986. ISBN non esistente
- (EN) Wim van Keulen 3D Imagics. A stereoscopic Guide to the 3D Past and its Magic Images 1838-1900, 3-D Books Productions, 1990. ISBN 9071377040
- (IT) Roma in stereoscopia (1855-1908), De Luca Editori d'Arte, 1994. ISBN 8880160648
- (IT) Henry Le Lieure, Il mondo in stereoscopia, Electa Mondadori, 1996. ISBN 8843555758
- (IT) Anton Hautmann, Firenze in stereoscopia, Ocatvo, 1999. ISBN 8880301225
- (EN) John Waldsmith, Stereo Views - An Illustrated History & Price Guide, Krause Publications, 2002. ISBN 0-87349-409-1
- (IT) Carlo Alberto Zotti Minici, Il fascino discreto della stereoscopia, Collezione Minici Zotti, 2006. ISBN non esistente
- (EN) Keith Claworthy, The Collectable Stereo Viewers Guide, Keith Claworthy, 2006. ISBN 1-905290-35-7
- (IT) Donata Pesenti Campagnoni, Quando il cinema non c'era. Storie di mirabili visioni, illusioni ottiche e fotografie animate, UTET Università, 2007. ISBN 8860080797
Voci collegate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stereoscopia
Collegamenti Esterni
- (EN) International Stereoscopic Union
- (IT) Società Stereoscopica Italiana
- (IT) Archivio Stereoscopico Italiano
- (IT) Stereoscopia Origini, cinema, televisione articolo di Marzio Barbero e Mario Muratori su Elettronica e Telecomunicazioni N°2 - agosto 2004
- (IT) Blog italiano dedicato alla stereoscopia
- (IT) La stereografia ricerca di Fabio Piccione
- (IT) Stereofotografi italiani, collezioni di stereofotografia
- (EN) The Stereoscopic Society
- (EN) Rivista online dedicata al 3-D
- (EN) Guida ai visori stereoscopici del XX secolo
- (EN) Portale sul mondo della stereoscopia
- (EN) Storia per immagini della stereoscopia
- (EN) Portale sul mondo della stereoscopia live