Giorgio Baffo
Giorgio Baffo, all'anagrafe Zorzi[1] Alvise Baffo (Venezia, 11 agosto 1694 – Venezia, 30 luglio 1768), è stato un poeta veneziano.

Biografia
La famiglia e la giovinezza
Nato da Zan Andrea (Gian Andrea) e Chiara Querini, apparteneva alla rilevante casata Baffo ascritta al patriziato, della quale era l'ultimo erede maschio.
La residenza dei Baffo cambiò più volte nel corso della vita di Giorgio, tuttavia per quarant'anni la famiglia abitò in Campo Santo Stefano, finché, dopo la tarda morte di Zan Andrea nel 1759, Zorzi si spostò poco distante, a Palazzo Bellavite, che si affaccia su Campo San Maurizio: sulla facciata di quest'ultima Ca' Baffo, dove il poeta visse gli ultimi nove anni di vita, è stata affissa nel XX secolo una targa che, con parole di Apollinaire, ricorda la presenza del poeta.
Non si conosce il luogo e l'enitità della sua formazione culturale scolastica. Le informazioni successive sono del 1914, quando, all'età di vent'anni, entra prematuramente a far parte del Maggior Consiglio, per estrazione della balla d'oro.
Gli anni della carriera politica
In vita, in quanto patrizio, Baffo ricoprì anche vari incarichi politici e fu membro della Quarantia Criminale.
Gli ultimi anni
Negli ultimi anni di vita si ammalò di una grave malattia, che lo condusse a morte all'età di 74 anni; in questo periodo, su consiglio della moglie, bruciò tutti i suoi componimenti, che tuttavia riuscirono a salvarsi perché trascritti dai numerosissimi ascoltatori.
Le Poesie
Baffo è autore di un corpus di oltre 1200 poesie in veneziano, finito sotto il titolo di Poesie nelle edizioni moderne (cfr. bibliografia): circa 700 di questi componimenti furono raccolti in volume sono nell'edizione postuma del 1771, a Londra. Pur essendo autore di un numero non esiguo di opere contro la corruzione della sua città, soprattutto del clero, e su temi filosofici, Baffo resta noto soprattutto per i suoi componimenti licenziosi: tale risonanza è dovuta soprattutto al fatto che l'edizione del 1771 escludeva i testi a carattere filosofico-sociale in virtù di quelli a carattere erotico, fonte di maggiori proventi per l'editore.
Critica
Molti dei contemporanei del poeta, veneziani e non, si espressero su di lui, perlopiù aspramente.
Già Baffo si trovò spesso in polemica con l'artista più riconosciuto del suo tempo, Carlo Goldoni, e coi suoi seguaci, intraprendendo con essi una diatriba in versi, provocata dalla rappresentazione del Filosofo Inglese, che nel gennaio del 1754 era l'opera teatrale più vista insieme a Pamela Maritata di Pietro Chiari.
Contro Giorgio Baffo si scagliò molta parte degli intellettuali del Settecento veneziano, di cui Leandro Borin, Anzolo Maria Labia, Giuseppe Baretti, Antonio Bianchi sono solo alcuni dei nomi. Proprio dell'ultimo citato è la seguente definizione della poesia barona:
L'opera di Baffo è stata vittima di una critica moralistica che lo ha perseguitato fino a tutto il Novecento.
Tuttavia fu rivalutata più volte nel corso della storia e vivamente apprezzata da Stendhal e Guillaume Apollinaire, che tradusse in francese una buona parte delle sue poesie dette barone.
Ecco come lo definì Apollinaire:
Di seguito l'opinione dell'amico e discepolo Giacomo Casanova:
Nel Novecento la critica continuò a lungo a liquidare Baffo con citazioni perlopiù mirate a colpirne la licenziosità e, anche laddove Baffo è stato rivalutato, spesso la sua esegesi è rimasta a un livello superficiale di studio dei testi erotici, tralasciando l'opera nella sua interezza e le poco note questioni biografiche. Esempio archetipico di questo filone di critica anche novecentesca è Guido Almansi, che dai suoi studi sul poeta arrivò alla tiepida conclusione di definirlo meraviglioso cantore della mona[4], escludendo ogni implicazione storico politica. Esiste però, nella seconda metà del XX secolo, anche una apertura a una lettura completa e problematica dell'autore: testimone di questa corrente è Ludovico Zorzi, che per la prima volta passa a un'analisi storico-sociale degli scritti di Baffo, con attenzione alla ricerca biografica.
Bibliografia
Note
- ^ Zorzi: corrispondente di Giorgio in lingua veneta.
- ^ Citazione da Introduzione dell'edizione Mondadori citata in bibliografia delle Poesie del Baffo, p.7.
- ^ a b http://www.stampalternativa.it/libri.php?id=635-1
- ^ Cfr. ALMANSI 1988.
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