La fenomenologia è una disciplina fondata da Edmund Husserl (1859 - 1938), un membro della Scuola di Brentano, specificamente un discepolo sia di Franz Brentano che di Carl Stumpf. La fenomenologia ha avuto una profonda influenza sull'Esistenzialismo in Germania e Francia, ma anche sulle scienze cognitive odierne e nella filosofia analitica.

Storia del termine fenomenologia

Fenomenologia ha tre significati principali nella storia della filosofia, uno desunto da Hegel nel 1807, uno da Husserl nel 1920, e infine uno da Heidegger nel 1927:

  • Per Hegel, la fenomenologia è un approccio alla filosofia che inizia con l'esplorazione dei "fenomena" (che si presenta a noi nell'esperienza conscia) come mezzo per cogliere lo Spirito Assoluto che è dietro il fenomeno. Nel caso della fenomenologia hegeliana si parla dunque di "fenomenologia dialettica"
  • Per Edmund Husserl, la fenomenologia è un approccio alla filosofia che assegna primaria rilevanza, in ambito gnoseologico, all'esperienza intuitiva, la quale guarda ai fenomeni (che si presentano a noi in un riflesso fenomenologico, ovvero da sempre indissolubilmente associati al nostro punto di vista) come punti di partenza e prove per estrarre da esso le caratteristiche essenziali delle esperienze e l'essenza di ciò che sperimentiamo. È appunto chiamata "fenomenologia trascendentale". Il punto di vista di Husserl parte dalla Scuola di Brentano ed è stato ulteriormente sviluppato da filosofi come Max Scheler, Maurice Merleau-Ponty, Jan Patočka, Hannah Arendt, Dietrich von Hildebrand e Emmanuel Levinas.
  • Per Martin Heidegger, la visione fenomenologica del mondo delle cose deve essere superato attraverso la comprensione dell'Essere che è dietro tutti gli enti, e può considerarsi come un'introduzione all'ontologia. Questa è stata denominata "fenomenologia esistenzialista", anche se Heidegger ha rifiutato sempre la definizione di esistenzialismo attribuita in particolare alla prima fase del suo percorso filosofico.

Concetti fondamentali

Un elemento importante che Husserl prese da Brentano è quello dell'intenzionalità, l'idea che la coscienza sia sempre intenzionale, cioè che sia diretta ad un oggetto, che abbia un contenuto. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici. Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l' oggetto intenzionale). Ogni credere, desiderare etc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato.

La fenomenologia della prima edizione delle Ricerche Logiche (1900/01)

Sotto l'influenza di Brentano, Husserl concepisce la fenomenologia ancora come psicologia descrittiva. Husserl analizza la struttura intenzionale degli atti mentali e come essi possano essere diretti ad oggetti sia reali che ideali. Le ricerche logiche iniziano con una devastante critica dello psicologismo ovverosia il tentativo di assorbire la logica nella psicologia. Husserl rivendica per la logica, la filosofia e la fenomenologia un campo proprio di ricerche, non sottostante le scienze empiriche.

La fenomenologia trascendentale e costitutiva dopo le Idee (1913)

Alcuni anni dopo la pubblicazione della sua opera principale, le Logische Untersuchungen Ricerche logiche (prima ediz. 1900 - 1901), in cui le idee base della fenomenologia presero forma per la prima volta, Husserl fece alcune scoperte essenziali per l'ulteriore sviluppo della fenomenologia, che lo portarono alla distinzione tra l'atto mentale (noesis) ed il fenomeno a cui tale atto è diretto (noema). La conoscenza di essenze o idee pure sarebbe possibile solo eliminando tutte le assunzioni riguardo l'esistenza del mondo come esterno ed indipendente. Questa procedura è chiamata epoché, ma viene spesso interpretata come una forma di solipsismo metodologico e somiglia a certi esperimenti mentali di Hobbes e Cartesio.

Oltre a questo, Husserl introdusse il metodo della riduzione fenomenologica, che procede attraverso l'epochè e la riduzione trascendentale a non solo sospender il giudizio sull'esistenza del mondo, ma anche a ri-con-durlo alla soggettività pura o assoluta.

Queste nuove scoperte furono alla base della pubblicazione delle Ideen (Idee) nel 1913, in cui furono incorporate per la prima volta, e istigarono Husserl a intraprendere una seconda edizione dell Ricerche logiche.

Dalle Idee in poi Husserl concentrò sempre più la sua indagine sulle strutture ideali ed essenziali della coscienza. Volendo escludere ipotesi sull'esistenza di oggetti esterni, utilizzò il metodo di riduzione fenomenologica per eliminarli. Ciò che rimane è l'ego trascendentale, opposto al ego empirico, concreto nel qui ed ora. Ora la fenomenologia trascendentale è lo studio delle strutture essenziali che rimangono rivelate nella coscienza pura: in pratica questo è lo studio dei noemata.

In un periodo successivo, Husserl si avvicinò ancor di più ad una posizione espressamente idealista, come è formulata nelle sue Cartesianische Meditationen Meditazioni Cartesiane (1931).

Esponenti

La fenomenologia realista

Pochi fenomenologi seguirono Husserl sulla strada della fenomenologia trascendentale. Soprattutto i fenomenologi monacensi, influenzati da Max Scheler, furono restii ad adottare la riduzione fenomenologica, o epoché. Da ciò nacque la corrente della fenomenologia realista, che rimase più vicina al progetto originario della prima edizione delle Ricerche logiche. Ai fenomenologi realisti la svolta trascendentale di Husserl pareva un tradimento del motto "ritornare alle cose stesse", che avevano trovato nelle Ricerche logiche e che li aveva allontanati dallo psicologismo di Lipps. L'idea della inattingibilità del noumeno unita a quella di una riduzione del filosofare allo studio delle forme del conoscere sembravano essere tramontate di fronte al progetto di un ritorno alle cose stesse, cioè di fronte allo sviluppo di un metodo che rendesse rigorosa la ricerca delle essenze.

Il realismo fenomenologico si applica a temi e problemi del mondo attuale, p.e. all'analisi del linguaggio, dell'arte, dell'etica, etc., piuttosto che al dato della coscienza pura e trascendentale.

Esponenti

Le principali divergenze fra la fenomenologia di Husserl e di Scheler

Scheler rientra solo per certi aspetti all'interno del movimento fenomenologico. Ad es. sul problema dell’a priori materiale (o “apriori” nella forma usata da Scheler) Husserl e Scheler non pensano esattamente la stessa cosa, anche se tuttavia sono più vicini di quanto lasci supporre la violenta polemica innescata nel 1913 da Scheler contro l’“idealismo” di Husserl.

Quando Husserl, nelle Ricerche Logiche, scrive che le forme categoriali si danno nell’intuizione categoriale, Scheler fraintendendo pensa di poter leggere che esistono riempimenti materiali "empirici" che possono essere colti indipendentemente dalla percezione sensibile, ma poi quando Husserl, in Ideen I, fa supporre che le forme categoriali siano da intendere nel senso di Bolzano, cioè in termini di essenze distinte dai dati empirici e tuttavia basate su dati sensibili, Scheler bolla troppo frettolosamente tutto il discorso come idealismo. Per venir fuori da questi fraintendimenti è allora opportuno vedere se quella di Husserl e di Scheler possano essere considerate come due posizioni complementari [1].

Le divergenze derivano dalla differente concezione della sensazione. Scheler fra il 1912 e il 1917 sviluppa una fenomenologia della corporeità in cui il corpo-vivo (Leib) grazie alla propria struttura pulsionale (Triebstruktur) viene visto come il vero "apriori materiale" della sensibilità. In questa prospettiva la sensibilità non coincide con l'esperienza, ma solo con la sfera dell'esperienza delimitata dalla rilevanza vitale dell'organismo [2]. Da notare, per inciso, che tale fenomenologia della corporeità avrà un importante, ma non ancora adeguatamente indagato, influsso su Merleau-Ponty.

Questo porta Scheler a criticare il rapporto che Husserl stabilisce fra intuizione categoriale e sensibile. Scheler teorizza un riempimento non sensibile ma tuttavia empirico, un ambito "materiale puro", nel senso di non sensibile e non ideale, ma caratterizzato dall’autodatità. Se la datità è la forma in cui si manifesta la sensibilità organica, l’autodatità è il modo inoggettivabile di rivelarsi della persona e di tutta una sfera della realtà che trascende la rilevanza organica (ad es. tutta la dimensione estetica). Husserl e Scheler aprono cioè due prospettive molto diverse, ma forse complementari, relativa al concetto di “essenza”.

E' da notare però che il concetto scheleriano di essenza risulta caratterizzato da una ambiguità di fondo in quanto da un lato viene descritto come un Sosein, cioè un oggetto ideato dalla riduzione, dall’altro viene considerato come una Tatsache esemplare, cioè un dato di fatto capace di mettere in moto un processo di funzionalizzazione. Queste ambiguità vengono in parte risolte considerando il senso ultimo che Scheler conferisce alla riduzione: non metodo conoscitivo, quanto tecnica di trasformazione del proprio stile esistenziale. In questa prospettiva l’essenza diventa qualcosa di molto simile a una matrice del proprio sviluppo: diventa cioè un’esperienza esemplare capace di funzionalizzare una trasformazione del proprio modo di vivere, che nel caso limite può essere descritta come vera e propria ri-nascita [3].

Altrettanto il concetto di Entwircklichung, la derealizzazione alla base della riduzione, viene inteso nel senso di una riduzione che più che "fenomenologica" andrebbe forse definita "kathartica" [4], e cioè non come sospensione di tutta la realtà, bensì come sospensione solo della realtà che fa riferimento alla sfera dell’Io per consentire la rinascita socratico-maieutica del centro personale. In questa prospettiva il fenomeno riuscirebbe a esprimere e coincidere con l'essenza (diventando finalmente quel Vorbild e Tatsache forse già intuiti da Scheler) solo se inteso non tanto come mero processo conoscitivo del venire alla luce, quanto del venire ontologicamente a esistenza nel senso del rinascere a vita nuova [5].

La fenomenologia esistenzialista

Dove Husserl concepiva la fenomenologia come prima filosofia, quindi come una disciplina fondamentalmente epistemologica, alcuni dei suoi studenti, tra cui Martin Heidegger, la presero come una disciplina ontologica ed erano più interessati all'esistenza delle cose, piuttosto che alla loro essenza.

Esponenti

Movimenti influenzati dalla fenomenologia


Bibliografia

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  • Karl Schuhmann. Die Dialektik der Phänomenologie I (Husserl über Pfänder). Phaenomenologica 56. Nijhoff, Den Haag, 1973.
  • Karl Schuhmann. Die Dialektik der Phänomenologie II (Reine Phänomenologie und phänomenologische Philosophie). Phaenomenologica 57. Nijhoff, Den Haag, 1973.
  • Roman Ingarden. 'On the Motives which Led Husserl to Transcendental Idealism. Phaenomenologica 64. Nijhoff, Den Haag, 1975.
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  • Herbert Spiegelberg. The Phenomenological Movement. Phaenomenologica 5/6. Nijhoff, The Hague/Boston/London, 3 ed., 1982.
  • Karl Schuhmann. ""phänomenologie”: Eine begriffsgeschichtliche reflexion". in Husserl Studies, 1(1):31–68, 1984.
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  • Eduard Marbach. Mental Representation and Consciousness: Towards a Phenomenological Theory of Representation and Reference, Contributions To Phenomenology 14. Springer, 1993.
  • Robert Sokolowski Introduction to Phenomenology. Cambridge University Press, Cambridge, 2000
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  • Steven Galt Crowell. "Is there a phenomenological research program?" in Synthese, 131(3):419–444, 2002.
  • Hubert Dreyfus. "Intelligence without Representation – Merleau-Ponty’s Critique of Mental Representation. The Relevance of Phenomenology to Scientific Explanation" in Phenomenology and the Cognitive Sciences, 1(4):367–383, 2002.
  • Dan Zahavi and Frederik Stjernfelt, ed. One Hundred Years of Phenomenology (Husserl’s Logical Investigations Revisited). Phaenomenologica 164. Kluwer, Dordrecht, 2002.
  • Kevin Mulligan. "Searle, derrida, and the ends of Phenomenology". In Barry Smith, ed., John Searle. Cambridge University Press, Cambridge, 2003.
  • Richard Tieszen. Phenomenology, Logic, and the Philosophy of Mathematics. Cambridge University Press, 2005
  • Lorenza Gattamorta, Teorie del simbolo. Studio sulla sociologia fenomenologica, Franco Angeli, Milano, 2005

Voci correlate

Collegamenti esterni

(EN) Edward N. Zalta (a cura di), Fenomenologia, in Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford.

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Note

  1. ^ G. Cusinato, La Totalità incompiuta, Milano 2008, pp. 189-191
  2. ^ G. Cusinato, La Totalità incompiuta, cit. pp. 134-137
  3. ^ Cfr. G. Cusinato, La Totalità incompiuta, cit.
  4. ^ Cfr. G. Cusinato, Katharsis. La morte dell'ego e il divino come apertura al mondo nella prospettiva di Max Scheler, Napoli 1999, pp. 52-81
  5. ^ Cfr. G. Cusinato, La totalità incompiuta cit., pp. 284-290