Cardinal nipote

storicamente, prelato della Chiesa cattolica nominato cardinale dal papa suo zio

Un cardinal nipote (in latino cardinalis nepos) è un cardinale creato da un papa che sia suo zio o, più in generale, un suo parente. L'usanza di creare cardinali nipoti ebbe origine nel medioevo, ma raggiunse la massima diffusione durante i secoli XVI-XVII[1] Il vocabolo nepotismo si riferiva originariamente proprio a questa pratica, senza accezioni negative. A partire dal periodo della permanenza del papato ad Avignone (1309-1377) fino alla bolla di Innocenzo XII Romanum decet pontificem (1692), che proibiva il nepotismo, un papa senza cardinal nipote era l'eccezione[2]. Ogni altro papa fece entrare almeno un parente nel Sacro Collegio dei Cardinali, e nella maggior parte dei casi si trattava del nipote[3].

Pietro Ottoboni, l'ultimo cardinal nipote, ritratto da Francesco Trevisani

L'istituzione del cardinal nipote andò incontro a cambiamenti ed evoluzioni nel corso di sette secoli, risentendo dei mutamenti del contesto della storia del papato e delle diverse personalità dei singoli pontefici. Dal 1566 al 1692, il cardinal nipote deteneva l'ufficio curiale di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico, e i due termini erano usati indifferentemente. L'ufficio curiale e l'istituzione decaddero in concomitanza con la crescita del potere del Cardinale Segretario di Stato e con la progressiva perdita di centralità politica dello Stato pontificio nel corso del XVII e XVIII secolo.

Furono cardinali nipoti 16, e probabilmente fino a 18 papi[4] (Giovanni XIX, Benedetto IX, Gregorio IX, Alessandro IV, Adriano V, Gregorio XI, Bonifacio IX, Eugenio IV, Paolo II, Alessandro VI, Pio III, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Benedetto XIII e Pio VII, forse anche Innocenzo III e Benedetto XII), un antipapa (Giovanni XXIII) e due o tre santi (Carlo Borromeo, San Guarino di Palestrina e forse Anselmo di Lucca, nel caso sia stato effettivamente cardinale).

Storia

Prima del 1566

 
Durante il periodo della cattività avignonese (1309-1377) il numero dei cardinali nipoti aumentò rapidamente (nella foto, il palazzo dei Papi di Avignone.

La creazione di cardinali nipoti è precedente alla supremazia dei cardinali all'interno della gerarchia della Chiesa cattolica romana, che si fa datare alla bolla In nomine Domini di Niccolò II del 1059, che stabiliva che i soli cardinali-vescovi avrebbero avuto la facoltà di eleggere il pontefice, con il consenso dei cardinali-preti e dei cardinali-diaconi[5]. Il primo cardinal nipote sembra sia stato infatti Lotario seniore, cugino di papa Benedetto VIII (1012-1024), creato nel 1015 circa[6]. Benedetto VIII creò anche il fratello Giovanni (il futuro papa Giovanni XIX) e il cugino Teofilatto (futuro papa Benedetto IX) cardinali diaconi.[6]. Forse il primo cardinal nipote posteriore al 1059 fu Anselmo di Lucca, nipote o fratello di papa Alessandro II (1061-1073)[6], tuttavia fino alla fine del XII secolo si tratta solo di casi presunti, o perché il legame di parentela fra il papa e il cardinale non è dimostrato, o perché non è certa l'elevazione al cardinalato del parente del papa[7]. Tuttavia, è certo che, nel XIII secolo, la nomina a cardinali di parenti del papa era una pratica comune.

 
Papa Paolo III con il cardinal nipote Alessandro Farnese (a sinistra) e l'altro nipote, Ottavio Farnese, duca di Parma (a destra), nel celebre dipinto di Tiziano

Secondo lo storico John Bargrave, "il Concilio di Basilea, nella ventunesima sessione, stabilì che il numero dei cardinali non dovesse superare le 24 unità, e che non dovesse esservi compreso nessun nipote del papa o di un altro cardinale (Sessione 23)"[8].

 
Ranuccio Farnese fu creato cardinale dal nonno, Paolo III, all'età di 15 anni.

Papa Clemente VI (1342-1352) fu colui che creò il maggior numero di cardinali nipoti, sei solo nel concistoro del 20 settembre 1342, il più alto numero di cardinali nipoti creati contemporaneamente. La capitolazione del conclave del 1464 impose al papa eletto (Paolo II) il limite di un solo cardinal nipote, assieme ad altre condizioni studiate per aumentare il potere del collegio cardinalizio a scapito di quello del papa[9].

Il V Concilio Lateranense, nel 1514, affermò che la sollecitudine verso i parenti era raccomandabile per il cristiano, e la creazione di cardinali nipoti fu spesso consigliata o giustificata con la necessità di provvedere a familiari bisognosi[10]. Un cardinal nipote, di regola, poteva aspettarsi incarichi remunerativi: ad esempio, Alessandro Farnese, cardinal nipote di papa Paolo III (1534-1549) deteneva simultaneamente 64 benefici, in aggiunta alla carica di vice-cancelliere[11].

Papa Paolo IV (1555-1559), in età avanzata, secondo l'opinione comune all'epoca, "era caduto quasi completamente sotto l'influenza del cardinal nipote"[12]: costui, Carlo Carafa, fu accusato nell'agosto del 1558 da un religioso teatino di aver sedotto una nobildonna romana, Plautila de' Massimi, che era entrata in possesso di una notevole quantità di denaro e gioielli, ma le accuse furono respinte dal pontefice[13]. San Carlo Borromeo, cardinal nipote di papa Pio IV (1559-1565), si era assicurato una posizione di preminenza sul secretarius intimus, e talvolta infatti il cardinal nipote era indicato come secretarius maior[14]. Pio IV era noto per il suo nepotismo: tra il 1561 e il 1565 elargì più di 350.000 scudi ai suoi parenti[15].

1566-1692

 
Papa Pio V, qui ritratto da El Greco, creò l'ufficio curiale del cardinal nipote il 14 marzo 1566.

Dopo il Concilio di Trento (1563), papa Pio V (1566-1572) creò l'ufficio di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico, che doveva occuparsi degli affari temporali dello Stato pontificio e delle relazioni diplomatiche con le potenze straniere. Dopo aver tentato senza successo di dividere questi compiti fra quattro cardinali a lui non imparentati, Pio V cedette alle richieste del Collegio dei Cardinali e dell'ambasciatore spagnolo, e nominò sovrintendente il suo pronipote, Michele Bonelli, indicando le sue competenze con una bolla del 14 marzo 1566[16]. Tuttavia, il papa si rifiutò sempre di accordare qualsiasi potere realmente autonomo al Bonelli[17].

Il cardinal nipote (chiamato anche cardinale padrone[16] o Secretarius Papae et superintendens status ecclesiasticæ) era un legato pontificio della Curia Romana, più o meno l'equivalente del Cardinale Segretario di Stato, che infatti ereditò gran parte delle sue funzioni quando la carica di cardinal nipote fu abolita nel 1692[18][19]. La carica è stata accostata dagli storici a quella di un "primo ministro" o "alter ego"[16] del papa o "vice-papa"[20]. Il cardinal nipote era di solito creato nel corso del primo concistoro presieduto dal nuovo papa, e la sua nomina veniva tradizionalmente festeggiata con una salva di cannone da Castel Sant'Angelo[21].

Il cardinal nipote era il governatore spirituale e temporale del Contado Venassino, che comprendeva il Palazzo ove i papi avevano risieduto negli anni di Avignone; nel 1475, papa Sisto IV elevò la diocesi di Avignone ad arcidiocesi, a beneficio di suo nipote Giuliano della Rovere[19].

 
Papa Innocenzo X nominò il figlio, il nipote e il cugino di sua cognata, Olimpia Maidalchini, all'ufficio curiale di cardinal nipote.

I contorni dell'ufficio di cardinal nipote vennero definiti in modo sempre più preciso dai successori di Pio V fino a Paolo V (1605-1621)[16]. Il cardinal nipote era anche il destinatario per la corrispondenza di nunzi e legati pontifici e il prefetto di due Congregazioni, la Sacra Consulta e la Congregazione del Buon Governo[10]. Era inoltre il capitano generale dell'esercito papale e "un canale attraverso cui passavano in una direzione benefici e nell'altra oro"[21].

Tuttavia, queste prerogative acquistavano un pieno valore solo durante i pontificati di papi deboli: generalmente, i cardinali nipoti non erano che riflessi del papa regnante, espressioni della sua volontà[10].

Sebbene papa Leone XI (1605) morì prima di elevare al cardinalato suo nipote, Roberto Ubaldini, questi fu creato cardinale dal successore di suo zio, Paolo V, nel 1615[22], divenendo così una sorta di cardinal nipote "postumo".

Alcuni storici considerano Scipione Caffarelli-Borghese, nipote di Paolo V, il "prototipo" del cardinal nipote, creato, a differenza dei suoi predecessori, "per conseguire e assicurare la permanente ascesa sociale ed economica della famiglia del papa regnante tra le fila dell'aristocrazia romana"[23]. Ad esempio, nel 1616, secondo una pratica che il Concilio di Trento aveva cercato invano di eliminare, 24 delle 30 abbazie detenute in commenda dal cardinale Borghese vennero ridistribuite[15]. Un'analisi completa delle finanze del cardinale Borghese, basata su alcuni libri di conti, è stata tentata da Reinhard Volcker, e getta luce sulle strategie usate da Borghese per accumulare ricchezze, non solo di provenienza ecclesiastica, durante il pontificato di suo zio, strategie ritenute da Volcker esemplari del comportamento delle famiglie papali nel periodo barocco[24]. Si calcola che Paolo V Borghese trasferì alla sua famiglia circa il 4% del totale delle entrate della Santa Sede durante il suo pontificato[25].

Papa Gregorio XIV (1590-1591) inaugurò la pratica di creare cardinali nipoti la cui investitura formale coincideva de facto con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri cardinali[22], e, quando si ammalò, autorizzò suo nipote, il cardinale Paolo Emilio Sfondrati, ad apporre il Fiat ut petitur sulle suppliche rivolte al papa, una prerogativa che fu successivamente tolta su pressione del Sacro Collegio[26]. Paolo V, con motu proprio del 30 aprile 1618, conferì formalmente al suo cardinal nipote la stessa autorità di cui papa Clemente VIII aveva investito Pietro Aldobrandini, inaugurando quella che la storica Laurain-Portemer definisce "l'età classica" del nepotismo[27].

 
Medaglione con il ritratto del cardinale Ludovico Ludovisi, dettaglio dalla tomba di suo zio, papa Gregorio XV, nella chiesa di S. Ignazio, a Roma: Ludovisi, per l'enorme potere che aveva finito per acquisire, era noto come il cardinale padrone.

Il nipote di papa Gregorio XV (1621-1623), il cardinale Ludovico Ludovisi, il primo noto come il cardinale padrone[28], accumulò un'enorme mole di benefici, il vescovado di Bologna, 23 abbazie, la carica di prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, la carica di vice-cancelliere di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, e riuscì, alla sua morte, a ridistribuire gran parte di essi fra 17 dei suoi congiunti[20]. Tutti questi benefici rendevano al Ludovisi più di 200.000 scudi all'anno, tanto che Leopold von Ranke lo definì il più potente fra i cardinal nipoti della storia[29]. È da notare che ai cardinal nipoti venne concessa la facultas testandi per nominare eredi dei ricavi dei loro benefici anche parenti laici[20]: Urbano VIII (1623-1644) riunì due commissioni speciali di teologi, ed entrambe avallarono questa decisione[30].

«Come Fabio Chigi, avevo una famiglia. Come Alessandro VII non più. Non troverete il mio nome da nessuna parte nei registri di battesimo di Siena

Non tutti i cardinali nipoti lo erano in senso stretto: in effetti, la storica del papato Valérie Pirie considera il fatto di non avere un nipote "un formidabile elemento a favore di un candidato papabile", perché lasciava libera la posizione per un cardinale alleato[21]. Ad esempio, papa Clemente X nominò il cardinale Paluzzo Paluzzi-Altieri, il cui nipote aveva sposato Laura Caterina Altieri, ultima esponente della famiglia del papa[32]. Molti storici ritengono che Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X (1644-1655), fosse de facto il vero "cardinal nipote", posizione formalmente occupata prima da suo figlio, Camillo Pamphilj, poi, dopo che questi aveva rinunciato alla porpora per sposarsi, da suo nipote, Francesco Maidalchini, e infine, dopo che Francesco si era dimostrato non adatto, da Camillo Astalli, suo cugino[33][34]. Secondo la battuta di Ludwig von Pastor, "la sfortuna di papa Pamphilj fu che l'unica persona della sua famiglia che aveva le qualità giuste per essere cardinal nipote era una donna"[34].

Papa Innocenzo XI (1676-1689), invece, disapprovava la pratica nepotistica e accettò la sua elezione al soglio pontificio solo dopo che il collegio dei cardinali acconsentì al suo piano di riforme, che includeva la messa al bando del nepotismo[1]. Tuttavia, dopo che per ben tre volte non riuscì ad ottenere che la maggioranza dei cardinali fosse favorevole alla promulgazione della bolla contro il nepotismo che era stata faticosamente approntata fra il 1677 e il 1686, fu costretto a tornare sui suoi passi[35][36]. Il papa però oppose sempre un rifiuto alle richieste provenienti dall'interno della sua corte di far venire il suo unico nipote, Livio Odescalchi, principe di Sirmio, a Roma[37], anche se nominò cardinale Carlo Stefano Anastasio Ciceri, suo lontano parente, il 2 settembre 1686[38]. Il suo successore, Alessandro VIII (1689-1691), fu l'ultimo papa a creare un cardinal nipote[1], oltre ad abolire un'altra delle riforme di Innocenzo XI, restituendo le rendite dell'ex cancelleria dei brevi al vice-cancelliere, che era appunto, al momento, il suo cardinal nipote, Pietro Ottoboni[18]. Edith Standen, del Metropolitan Museum of Art, definisce Ottoboni "l'ultimo, ma certamente non per magnificenza, esempio dello splendore di una specie ormai in via di estinzione, il Cardinal Nipote"[39].

Fino al 1692, e talvolta anche oltre questa data, il cardinal nipote (o anche un nipote laico) era il responsabile dell'archivio personale del papa, e generalmente, alla morte del pontefice, i documenti finivano nell'archivio di famiglia[40]. In particolare, gli archivi Barberini, Farnese, Chigi e Borghese contengono molti importanti documenti papali[41].

Dopo il 1692

 
Pope Innocent XII abolished the curial office of the Cardinal Nephew on June 22, 1692 and strengthened the office of Cardinal Secretary of State

Pope Innocent XII (1691–1700) issued a papal bull on June 22, 1692, Romanum decet pontificem, banning the office of Cardinal Nephew, limiting his successors to elevating only one cardinal relative, eliminating various sinecures traditionally reserved for cardinal-nephews, and capping the stipend or endowment the nephew of a pope could receive to 12,000 scudi.[10][39][31] Romanum decet pontificem was later incorporated into the Code of Canon Law of 1917 in canons 240, 2; 1414, 4; and 1432, 1.[42] In 1694, Innocent XII's series of reforms was concluded with an expensive campaign to eliminate the "venality" of offices while reimbursing their current holders.[36] These reforms are viewed by some scholars as a delayed reaction to the financial crisis created by the nepotism of Pope Urban VIII (1623–1644).[10]

 
Romualdo Braschi-Onesti, the penultimate cardinal-nephew

However, even following Romanun decet pontificem, only three of the eight popes of the 18th century failed to make a nephew or brother cardinal.[35] The College of Cardinals apparently preferred rule by nephews than by favorites, which they perceived as the alternative; for example, the College urged Pope Benedict XIII (1724–1730) to appoint a cardinal-nephew, whom they hoped would replace Benedict XIII's notorious lieutenant Niccolò Coscia.[31] Pope Gregory XIII (1572–1585) also had to be urged by key figures in the College to appoint his cardinal-nephew: Filippo Boncompagni.[43]

The cardinal-nephews of the 18th century declined in influence as the power of the Cardinal Secretary of State increased.[31] The church of Pope Benedict XIII (1724–1730) is described by historian Eamon Duffy as "all the evils of nepotism without the nephew".[44][45] Neri Corsini, cardinal-nephew of Pope Clement XII (1730–1740) was by far the most powerful cardinal-nephew of the 18th century, on account of his uncle's advanced age and blindness.[31] However, Clement XII's successor, Pope Benedict XIV (1740–1758) was described by Hugh Walpole as "a priest without indolence or interest, a prince without favorites, a pope without nephews".[44]

File:Giuseppepecci.jpg
Giuseppe Pecci, the last cardinal-nephew

Romualdo Braschi-Onesti, cardinal-nephew of Pius VI (1775–1799), was the penultimate cardinal-nephew. Despite Pius VI's lineage to a noble Cesena family, his only sister had married a man from the poor Onesti family. Therefore, he commissioned a geneaologist to discover (and inflate) some trace of nobility in the Onesti lineage, an endeavor which yielded only a circuitous connection to Saint Romualdo.[46]

After the turbulent 1800 papal conclave, Pope Pius VII (1800–1823) shunned the institution of the cardinal-nephew and instead relied on his Cardinal Secretary of State, Ercole Cardinal Consalvi.[47] During the 19th century, the only nephew of a pope created cardinal was Gabriel della Genga Sermattei, nephew of Pope Leo XII, created cardinal by Pope Gregory XVI on February 1, 1836.[48] Although the institutionalization of nepotism disappeared in the 18th century, "pietas" (duty to family) remained a theme of papal administration into the 20th century, although rarely with the overt intervention of a papal uncle.[10] Following the example of Pius VI, popes Leo XIII (who elevated his brother, Giuseppe Pecci, cardinal on May 12, 1879) and Pius XII (1939–1958) weakened the formal curial bureaucracy in favor of a parallel government, in which family members often figured prominently.[10] The loss of temporal power over the Papal States (de facto in 1870 with the "Roman Question" and de jure in 1929 with the Lateran Treaty) also eliminated the structural conditions which had figured prominently in the family politics of earlier popes.[10]

Ruolo durante i conclavi

A Pope's nephew dies twice—the second time like all men, the first time when his uncle dies.

—Cardinal Albani[31]

Even into the 18th century, the cardinal-nephew was a natural power broker at the conclave following his uncle's death, as a figure whom cardinals desirous of continuing the status quo could rally around.[31] Instruzione al cardinal Padrone circa il modo come si deve procurare una fazione di cardinali con tutti i requisiti che deve avere per lo stabilimento della sua grandezza ("Instructions to the chief cardinal on how to create a faction of cardinals with all the requisites for the establishment of his grandeur"), discovered in the archive of the Santa Maria de Monserrato in Rome offers advice to cardinal-nephews for consolidating power within the College of Cardinals.[49] Another text, the Ricordi dati da Gregorio XV al cardinale Lodovisio suo nipote ("Memoir addressed by Gregory XV to his Nephew Cardinal Lodovisio") offers advice for how to rise within the Curia.[50]

 
Pope Leo X with his cousins Giulio de' Medici (left, the future Pope Clement VII) and Luigi de' Rossi (right), whom he appointed as cardinals

An analysis of the five papal conclaves between 1605 and 1644 shows that cardinal-nephews were generally unsuccessful in electing their chosen candidates, although the victor was usually a cardinal created by the deceased pope.[51] Nine of the twenty-three cardinal electors in the 1492 papal conclave were cardinal-nephews.[52]

A papal election could bring a dramatic change of fortune for a cardinal-nephew, often bringing the former favorites into conflict with the new pope. For example, Prospero Colonna and Francisco de Borja were excommunicated,[53][54] and Carlo Carafa was executed.[55]

Legacy

 
Ippolito de' Medici, cardinal-nephew of Pope Clement VII and illegitimate son of Giuliano di Lorenzo de' Medici

Nepotism is a common feature in the history of governance, particularly in cultures where identity and loyalty are determined more at the level of the family than that of the nation-state.[56] The use of nephews, rather than direct descendants, is a product of the tradition of clerical celibacy within the Catholic Church, although hereditary descent from uncles to nephews is also seen in the patriarchate of the Assyrian Church of the East.[57]

The creation of relatives and known-allies as cardinals was only one way in which medieval and Renaissance popes attempted to dilute the power of the College of Cardinals as an "ecclesiastical rival" and perpetuate their influence within the church after their death.[58] The institution of the cardinal-nephew had the effect both of enriching the pope's family with desirable benefices and of modernizing the administration of the papacy, by allowing the pontiff to rule through a proxy which was more easily deemed fallible when necessary and provided a formal distance between the person of the pontiff and the everydayness of pontifical affairs.[10]

Gregorio Leti's Papal Nepotism, or the True Relation of the Reasons Which Impel the Popes to make their Nephews Powerful (1667) is one example of contemporary criticism of the institution of the cardinal-nephew; Leti holds the rare distinction of having all of his publications on the Index Librorum Prohibitorum ("List of Prohibited Books").[59] The Catholic Encyclopedia of 1913 defended the institution of the cardinal-nephew as a necessary countermeasure to the intrigue of the old Church.[18] According to Francis A. Burkle-Young, 15th century popes in particular found it necessary to elevate their relatives to the College of Cardinals due to their distrust of the crown-cardinals, Roman baronial families, and Italian princely families who also populated the college.[60]

File:Pedro Luis Borgia.jpg
Cesare Borgia (far left) and Pedro Luis de Borja Lanzol de Romaní (center left), two of Pope Alexander VI's ten cardinal-nephews, depicted with Niccolò Machiavelli (center right)

According to Thomas Adolphus Trollope, a famed papal historian, "the evil wrought by them in and to the church has been well nigh fatal to it; and it continued to increase until increasing danger warned the Pontiffs to abstain. The worst cardinals, providing, of course, the material for the worst Popes, have been for the most part cardinal nephews, the temptation to the creation of such having been rendered to great to be resisted by the exorbitant greatness of the power, dignity, and wealth attributed to the members of the Sacred College. The value of these great "prizes" was so enormous, that the "hat" became an object of ambition to princes, and it was the primary object with a long series of Popes to bestow it on their kinsmen."[61]

Cardinale Secretario di Stato

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cardinal Secretary of State.

The curial office of Cardinal Secretary of State in many ways evolved from the roles formerly filled by cardinal-nephews. From 1644 to 1692, the power of the Cardinal Secretary of State was essentially inversely proportional to that of the Cardinal Nephew, to whom the Secretariat was subordinate.[41] During some pontificates, for example that of Pope Pius V (1566–1572) and his nephew Michele Bonelli, the cardinal-nephew and secretary of state were one and the same.[62]

Note

  1. ^ a b c Matthew Bunson, 1995. "Cardinal Nephew". The Pope Encyclopedia. Crown Trade Paperbacks. ISBN 0-517-88256-6.
  2. ^ Fino a papa Innocenzo XII, le uniche eccezioni alla regola furono i papi che non crearono cardinali (Pio III, Marcello II, Urbano VII, Leone XI) e papa Adriano VI (che creò un solo cardinale).
  3. ^ John Vidmar, The Catholic Church Through The Ages: A History, Paulist Press, 2005, ISBN 0809142341, p. 170. Vidmar segnala l'eccezione costituita da Niccolò V, che creò cardinale il fratellastro Filippo Calandrini il 20 dicembre 1448 (cfr. Salvator, 1998, "XV Century (1404–1503)").
  4. ^ Un diciannovesimo, Vicedomino de Vicedominis, fu eletto papa ma morì prima dell'annuncio della sua elezione, e di conseguenza non è compreso nel computo dei pontefici; aveva assunto il nome di Gregorio XI. S. Miranda (cfr. Consistory of 1127, citando fonti antiche come Alfonso Chacón, sostiene che papa Anastasio IV (Corrado della Suburra) fosse probabilmente un nipote del papa che l'aveva elevato al cardinalato, Onorio II; tuttavia, gli studiosi moderni (Brixius, pp. 36, 78; Klewitz, p. 128; Hüls, pp. 128, 201; Zenker, pp. 46-48) concordano nel dire che Corrado fu creato cardinale da papa Pasquale II, e negano o non fanno parola di alcun suo legame di parentela con Onore II.
  5. ^ Miranda, Salvator. 1998. "Essay of a General List of Cardinals (112-2006)".
  6. ^ a b c Miranda, Salvator. 1998. "General list of Cardinals: XI Century (999–1099)".
  7. ^ Per la discussione relativa ai casi dubbi si veda la Lista dei cardinali nipoti.
  8. ^ John Bargrave, Pope Alexander the Seventh and the College of Cardinals, 1867, Camden Society, p. 3.
  9. ^ Francis A. Burke-Young, 1998. "The election of Pope Paul II (1464)".
  10. ^ a b c d e f g h i Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore nepotism
  11. ^ Ekelund et al., 2004, p. 703.
  12. ^ Setton, 1984, p. 639.
  13. ^ Setton, 1984, p. 711.
  14. ^ Chadwick, 1981, p. 289.
  15. ^ a b Ekelund et al., 2004, p. 702.
  16. ^ a b c d Laurain-Portemer, Madeleine, Levillain (a cura di), "Superintendent of the Ecclesiastical State", 2002, pp. 1467–1469.
  17. ^ Cfr. La corte di Roma tra Cinque e Seicento teatro della politica europea, a cura di Gianvittorio Signorotto e Maria Antonietta Visceglia, Roma, Bulzoni, 1988, p. 141.
  18. ^ a b c Template:Ws
  19. ^ a b Template:Ws
  20. ^ a b c Hsia, 2005, p. 102.
  21. ^ a b c Valérie Pirie, "The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: Preliminary Chapter", Spring Books, 1965.
  22. ^ a b Signorotto e Visceglia, p. 144.
  23. ^ Robert Bireley, recensione a Bürokratie und Nepotismus unter Paul V. (1605–1621): Studien zur frühneuzeitlichen Mikropolitik in Rom, di Birgit Emich, in: "The Catholic Historical Review", XC (2002), 1: pp. 127–129.
  24. ^ Duane J. Osheim, recensione di Kardinal Scipione Borghese, 1605–1633: Vermögen, Finanzen und sozialer Aufstieg eines Papstnepoten, in: "The American Historical Review", XC (2002), 4: pp. 971–972.
  25. ^ Thomas Munck, Europa XVII wieku, Warszawa, 1999, p. 341.
  26. ^ Tizon-Germe, Anne-Cécile, Levillain (a cura di), "Gregory XIV", 2002, p. 666.
  27. ^ Signorotto e Visceglia, 2002, pp. 144–145.
  28. ^ Williams, 2004, p. 103.
  29. ^ Leopold von Rankle, Storia ecclesiastica e politica dei papi durante i secoli XVI e XVII, p. 307.
  30. ^ Template:Ws
  31. ^ a b c d e f g h Chadwick, 1981, p. 305.
  32. ^ Template:Ws
  33. ^ Chadwick, 1981, p. 303.
  34. ^ a b Boutry, Philippe, Levillain (a cura di), 2002, "Innocent X", pp. 801–802.
  35. ^ a b Chadwick, 1981, p. 304.
  36. ^ a b Rosa, Mario, Levillain, (a cura di), 2002, "Curia", p. 468.
  37. ^ Fr. Jeffrey Keyes, "A YOUNG MAN IN THE ROME OF PIUS VII", p. 34.
  38. ^ Miranda, Salvador. 1998. "Consistory of September 2, 1686."
  39. ^ a b Edith A. Standen, Tapestries for a Cardinal-Nephew: A Roman Set Illustrating Tasso's "Gerusalemme Liberata", in: "Metropolitan Museum Journal", XVI (1981), pp. 147–164.
  40. ^ Silvia Hansman, 1999, Spring. "The Vatican Secret Archives". Seminar on Records and Archives in Society.
  41. ^ a b Chadwick, 1981, p. 299.
  42. ^ Miranda, Salvator. 1998. "Guide to documents and events (76–2005)".
  43. ^ Signorotto and Visceglia, 2002, p. 142.
  44. ^ a b Wilcock, John. 2005. "Popes and Anti-Popes".
  45. ^ Duffy, Eamon. 2006. "Saints & sinners: a history of the Popes".
  46. ^ Pirie, Valérie. 1965. "The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: XVIIIth Century: PIUS VI (BRASCHI)". Spring Books.
  47. ^ Pirie, Valérie. 1965. "The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: XIXth Century". Spring Books. p. 305.
  48. ^ Miranda, Salvador. 1998. "Consistory of February 1, 1836 (VIII)".
  49. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore s114
  50. ^ Signorotto and Visceglia, 2002, p. 93.
  51. ^ Signorotto and Visceglia, 2002, p. 121.
  52. ^ Burke-Young, Francis A. 1998. "The election of Pope Alexander VI (1492)".
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Voci correlate

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