Utente:P tasso/Sandbox2

Versione del 28 mar 2006 alle 18:08 di P tasso (discussione | contributi) (riporto testo in rimozione (quasi integrale) dalla voce)

Terza sandbox


Testo rimsso dalla voce Sant'Antonio da Padova: Sant'Antonio di Padova, al secolo Fernando Bulhão (Lisbona, 15 agosto 1195 - Padova, 13 giugno 1231) è stato un frate francescano, ed è santo della Chiesa cattolica. La sua data di nascita è data dalla tradizione.

Nacque in una famiglia di nobili portoghesi discendenti dal crociato Goffredo di Buglione.

Prima tra i Canonici regolari agostiniani di Coimbra (1210), poi (1220) francescano viaggiò molto vivendo principalmente in Portogallo, inizialmente, quindi in Italia.

Nel 1221 incontrò, alla Porziuncola, San Francesco d'Assisi, che lo inviò all'eremo di Montepaolo, presso Forlì, città nella quale iniziò la sua attività di predicatore.

Professore di teologia e nello stesso tempo predicatore, combatté l'eresia catara, specialmente in Francia, con estremo vigore e con una eccezionale forza di convinzione. Fu trasferito poi a Bologna e quindi a Padova, città di cui è patrono.

Morì all'età di 35 anni in concetto di santità. All'indomani della sua morte le innumerevoli testimonianze di miracoli fecero sì che egli fosse invocato dai fedeli come un infaticabile taumaturgo.

Nel 1232, l'anno successivo alla sua morte, venne canonizzato da papa Gregorio IX.

Pio XII, che nel 1946 ha annoverato Sant'Antonio tra i dottori della Chiesa cattolica, gli ha dato il titolo di dottore evangelico, tanto era solito sostenere le sue affermazioni con citazioni del Vangelo.

La grande Basilica di Padova è dedicata a Sant'Antonio e viene comunemente ricordata (tanto la basilica quanto Sant'Antonio) dai padovani come "Il Santo".

Viene ricordato dalla chiesa cattolica il 13 giugno; a Padova, in occasione della ricorrenza, si svolge un'imponente celebrazione con processione.

Nel cuore del Medioevo

Gli anni in cui visse Sant'Antonio (Lisbona 1195Padova 1231) si collocano nel cuore del Medioevo. A quel tempo, tutta l'Europa era scossa da profondi cambiamenti: la società feudale dei castelli e dei monasteri stava per lasciare il posto alla società urbana dei Comuni e della borghesia.

L’affrancamento dei servi della gleba (non più schiavi della terra assoggettati al signore feudale) e l’aumento della produzione agricola avevano favorito una maggior mobilità delle persone e la ripresa dei commerci fra campagna e città. Artigiani e commercianti, notai e medici, mercanti e banchieri s’apprestavano a dar vita ad una nuova classe sociale: la borghesia, che andava ad aggiungersi ai cavalieri, al clero e ai nobili.

Le antiche città si ripopolavano, ne sorgevano di nuove: tutte animate da fremiti d'indipendenza e, come scriveva Ottone, vescovo di Frisinga, al nipote Federico Federico Barbarossa: "così desiderose di libertà da volersi reggere col governo dei Consoli anziché dei Principi".

Ad accelerare i cambiamenti – nel corso del Duecento – contribuì il declino dell'Impero. Indebolito dalle lotte con il Papato e dei Comuni, dopo la morte di Federico II, si frantumerà in una miriade di staterelli: è il caso di Germania e Italia. Altrove si costituirono invece regni nazionali: in Francia, Inghilterra e nella Penisola Iberica, dove la Reconquista favorì il sorgere, sulle ceneri dello sconfitto califfato arabo, di tre regni cristiani indipendenti, quello del Portogallo, di Castiglia, e d'Aragona.

In questo mutato quadro politico europeo meritano un cenno particolare gli avvenimenti della Chiesa di quel tempo. Gli storici, che amano racchiudere periodi ed avvenimenti entro angusti slogan esemplificativi, sostengono essere quella l’epoca delle Cattedrali e delle Crociate; altri, invece, la chiamano l’epoca della Rinascita evangelica. Hanno ragione gli uni e gli altri.

L’epoca delle Cattedrali

Monumento per eccellenza della città che rinasceva, dopo l'XI secolo, la Cattedrale divenne (così come lo erano stati i monasteri nei secoli precedenti) il cuore della vita religiosa del popolo, che attorno ad essa scandiva i ritmi dell’esistenza quotidiana: il nascere, il vivere, il morire.

All’apice di questa società cristiana medievale c’era l’onnipotenza di Dio. Non meraviglia, quindi, che la sua "casa" venisse trasformata in uno scrigno ripieno di tesori d’arte, segno visibile e maestoso dell’alleanza col suo popolo.

L’epoca delle Crociate

Per l’Europa correva un sol grido: "Dio lo vuole". Fu la parola d’ordine che scatenò le Crociate, in tutto sette: le prima nel 1096, l’ultima nel 1270.

Papa Urbano II fu il primo a prendere l’iniziativa. Convocò un Concilio in Francia, a Clermont, e convinse il popolo cristiano a raggiungere in armi Gerusalemme per liberare la Terra Santa dagli Infedeli.

L’epoca della Rinascita evangelica

I principi che sostenevano la Chiesa medievale – dominio del mondo e fuga dal mondo – trovano mirabile sintesi in due pontefici: Innocenzo III (1198-1216), papa a 37 anni, e in suo nipote Gregorio IX (1227-1241).

Assertori convinti del potere papale ed attenti riformatori in campo spirituale, avvertirono entrambi l’esigenza di rinnovare le istituzioni ecclesiastiche, sospinti anche da un incalzante movimento popolare che criticava l’eccessivo interesse della Chiesa per le cose terrene. Fu sotto questi due Papi, e con la loro benedizione, che sono nati gli Ordini Mendicanti, la cui diffusione in Europa fu davvero provvidenziale per arginare il dilagare delle numerose sette ereticali.

In questo difficile apostolato di frontiera si sono distinti, per primi, i francescani e i domenicani, i quali, superando il tradizionale isolamento claustrale con la fondazione di conventi e chiese nelle città e propugnando essi stessi un profondo rinnovamento della vita della Chiesa, seppero fronteggiare le eresie con la predicazione e la testimonianza esemplare.

Francesco d'Assisi e Domenico di Guzmán furono gli artefici di quella rinascita evangelica. Sullo sfondo di tali avvenimenti, e contemporaneo dei due santi, visse ed operò il giovane monaco Antonio, Santo di Padova.

Tra grandi uomini, tre grandi santi; Gregorio IX, che li conobbe personalmente, li canonizzerà tutti e tre, uno dopo l’altro: Francesco nel 1228, Antonio nel 1232, Domenico nel 1234.



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