Con il termine clavicembalo si indica uno strumento appartenente alla famiglia di strumenti musicali a corde dotati di tastiera: tra questi il più noto è il grande strumento attualmente chiamato clavicembalo, ma anche i più piccoli virginale e spinetta. Questi strumenti generano il suono pizzicando una corda e non colpendola, come avviene nel pianoforte o nel clavicordo. La famiglia del clavicembalo ha probabilmente avuto origine quando una tastiera è stata adattata ad un salterio, fornendo così un mezzo per pizzicare le corde. Il termine stesso, che compare per la prima volta in un documento del 1397 [1], deriva dal latino clavis, chiave (intesa come il meccanismo che utilizza il movimento del tasto per azionare il leveraggio retrostante), e cymbalum, termine che designava nel medioevo gli strumenti musicali con corde parallele tese su una cassa poligonale e senza manico, come i salteri e le cetre. In ogni caso, la più antica descrizione organologica del clavicembalo, che sia conosciuta, vien fatta risalire al 1440 circa [2].

Clavicembalo di stile Fiammingo

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del clavicembalo.

L'età del clavicembalo copre un arco temporale di circa tre secoli (XVII e XVIII secolo), periodo in cui sono sorte diverse scuole in tutta Europa, sequenzialmente:

  1. Italia principalmente a Venezia, Milano, Firenze, Roma e Napoli.
  2. Fiandre, ad Anversa soprattutto con la celebre famiglia di artigiani Ruckers
  3. Francia, principalmente a Parigi con artigiani originali e con riadattamenti di strumenti fiamminghi.
  4. Inghilterra, gli artigiani più famosi situati a Londra
  5. Germania, nelle zone di Amburgo, Berlino e Dresda

Queste nazioni hanno fabbricato la maggior parte degli strumenti, solo alcuni esemplari erano fabbricati nella penisola iberica (Spagna e Portogallo) ma erano evidentemente di derivazione della scuola italiana.

Il periodo 1650-1750 viene considerato l'età aurea del clavicembalo: a questo periodo appartengono i brani dei più importanti clavicembalisti della storia (Couperin, Rameau, Bach, Handel, Scarlatti) ed in questo arco temporale di circa cento anni il clavicembalo fu assurto a strumento principe della prassi musicale, non solo come strumento solistico per eccellenza, ma anche perché utilizzato come strumento ideale per la realizzazione del basso continuo. In ogni castello o palazzo dell'aristocrazia ed in ogni abitazione di esponenti della borghesia colta era presente un clavicembalo.

Funzionamento del clavicembalo

 
Parte superiore del salterello: 1) corda; 2) asse della linguetta; 3) linguetta; 4) plettro; 5) smorzatore.

Tutti i tipi di clavicembalo hanno un funzionamento simile:

  • La linguetta è una semplice leva che ruota intorno ad un asse orizzontale costituito da una spina che passa attraverso un foro. Nella linguetta è incastrata una penna, anticamente ricavata dal calamo di una penna (usualmente di corvo) e oggi generalmente realizzata in materiale plastico (Delrin); ogni penna è sagomata con la punta di un coltello in modo da regolarne la larghezza e l'elasticità in funzione del diametro della corda che deve pizzicare, e del timbro che si vuole ottenere.
  • Il salterello è un listello di legno con una feritoia rettangolare in cui è imperniata la linguetta. Quest'ultima è tenuta in posizione verticale da una molla, in modo che il plettro fuoriesca orizzontalmente da una delle facce del salterello.
  • Ogni salterello appoggia sull'estremità del tasto corrispondente (quest'ultimo è una leva con fulcro centrale) e scorre entro due fori allineati verticalmente, praticati in due liste di legno (registri) poste una sull'altra perpendicolarmente ai tasti. La lunghezza del saltarello è regolata in modo che il plettro, a riposo, si trovi appena al di sotto della corda che deve pizzicare. Abbassando il tasto, il saltarello si solleva e il plettro pizzica la corda; la corsa del saltarello è limitata da una barra posta orizzontalmente sopra la fila dei saltarelli, inferiormente guarnita di feltro, che può essere rimossa per la manutenzione dei salterelli.
  • Quando il tasto si rialza, il salterello ricade verso il basso per il proprio peso e la linguetta ruota all'indietro permettendo al plettro di superare la corda senza più pizzicarla.
  • In cima al salterello è posto uno smorzatore in feltro, che si appoggia sulla corda quando il saltarello è in posizione di riposo, smorzando la vibrazione quando il tasto viene rilasciato (e impedendo che la corda entri in vibrazione per risonanza quando il tasto non è premuto).
  • Nella maggior parte dei clavicembali, per ogni tasto vi sono due corde e due salterelli: per una delle due file di salterelli il registro superiore può scorrere, permettendo di allontanare i plettri dalle corde. Questo consente di escludere una delle file di corde, variando timbro e volume sonoro dello strumento, similmente all'uso dei registri dell'organo. Nei clavicembali a due manuali vi sono usualmente tre registri, e quindi tre file di salterelli: la tastiera inferiore agisce sulle prime due, quella superiore sulla terza.
  • Le differenze timbriche fra i diversi clavicembali sono legate:
    • al materiale delle corde (ottone giallo, ottone rosso o acciaio), alla loro lunghezza e al loro diametro, che ne determinano la tensione (la tensione ottimale delle corde è di poco inferiore al carico di rottura): la successione delle lunghezze delle corde determina la forma dello strumento (più tozzo o più affusolato) e l'equilibrio timbrico e di intensità fra le zone bassa, media e acuta dell'estensione dello strumento;
    • alla posizione della fila dei salterelli rispetto alla corda: quando per una stessa tastiera vi sono due file di corde all'unisono, una di queste risulta avere un timbro più "nasale" semplicemente perché è pizzicata più vicino al ponticello;
    • alla dimensione della cassa e allo spessore della tavola armonica.

Tipi di clavicembalo

Nei secoli XVII e XVIII esistevano numerosi tipi di clavicembalo, diversi per dimensioni, forma della cassa, posizione della tastiera rispetto alle corde, numero di tastiere ed estensione delle medesime. Queste differenze corrispondono a esigenze musicali diverse. Si deve notare che, a parte le differenze più evidenti (fra una spinetta italiana e un clavicembalo francese a due manuali, ad esempio), anche fra strumenti di forma apparentemente simile (come un clavicembalo italiano e uno fiammingo del XVII secolo) vi è differenza nel modo in cui la lunghezza delle corde varia dalle note più gravi alle più acute: ad esempio, in un clavicembalo italiano, in confronto agli strumenti fiamminghi e francesi, le corde più gravi sono più lunghe e quelle più acute sono più corte. Questo è determinato dalla forma dei ponti dal lato opposto a quello dei salterelli, e produce sensibili differenze nel timbro degli strumenti, anche perché lunghezze diverse rendono necessario l'uso di materiali diversi per le corde (ferro, ottone giallo, ottone rosso).

Clavicembalo

Nell'accezione moderna, il termine clavicembalo può indicare sia tutti gli strumenti della famiglia, sia - più specificamente - lo strumento più grande della famiglia, con una cassa di forma poligonale (con un solo lato curvo) in cui la tastiera è posizionata sul lato corto, perpendicolarmente alle corde. La cassa è più stretta (circa 90-100 cm) e più allungata (anche 250 cm) di quella di un pianoforte moderno, particolarmente negli strumenti di scuola italiana. Un clavicembalo ha generalmente una o due corde per ciascun tasto. Negli strumenti a due manuali, è possibile accoppiare questi ultimi in modo che un solo tasto faccia suonare tre corde; in questo caso, una delle tre è da 4 piedi, ossia è accordata un'ottava più in alto di quella normale da 8 piedi. Le tastiere a singolo manuale sono comuni, specialmente negli strumenti di fattura italiana, mentre in molti altri paesi la tendenza era di produrre strumenti a due manuali.

Virginali

 
virginale della Coll. Maggi di Cremona.

Virginale è il nome generico di una famiglia di strumenti dalla forma genericamente rettangolare, più piccoli e semplici rispetto al clavicembalo e dotati di una sola corda per ciascuna nota, disposta parallelamente (virginale) o angolata (spinetta) rispetto alla tastiera, lungo il lato più esteso dello strumento. L'origine del termine non è chiaro, ma spesso viene collegata al fatto che lo strumento era suonato di frequente da donne giovani. Si noti che la parola "virginale" nel periodo Elisabettiano era utilizzata per designare qualsiasi tipo di clavicembalo; così i capolavori di William Byrd e dei suoi contemporanei erano spesso suonati su clavicembali di grandi dimensioni, di fattura italiana, e non solamente su quelli che oggi chiamiamo virginali. Una classificazione moderna più precisa è data nel New Grove Dictionary of Music and Musicians che definisce virginale «uno strumento in cui le corde sono disposte ad angolo retto rispetto ai tasti, piuttosto che parallelamente (clavicembalo) o angolate (spinetta)».

 
virginale della Coll. Maggi di Cremona.

I virginali possono essere suddivisi in spinetta (il tipo più diffuso, soprattutto in Italia) e muselar o muselaar.

Strumento di dimensioni ridotte, chiamato così forse dal nome del costruttore veneziano J. Spinetus. Questo è il tipo più diffuso di virginale e consiste in uno strumento a corde con le corde impostate ad un angolo con la tastiera di circa 30°. In questo strumento le corde sono troppo vicine per avere un attuatore normale: le corde sono gestite a coppia, con gli attuatori che pizzicano l'una o l'altra con un movimento in direzioni opposte.

Le spinette vengono classificate in base alla forma della cassa: sono inoltre possibili classificazioni che prendono in considerazione differenze nella meccanica, quali la lunghezza dei legni dei tasti (leve) ed altri particolari.

Il nome "Spinetta" è più spesso riservato alla spinetta inglese, di forma triangolare, mentre il virginale più comune in Italia è il virginale napoletano o veneziano di forma rettangolare: questi strumenti venivano chiamati spesso spinette, ma la disposizione delle corde fa sì che essi siano in realtà da classificare come virginali.

Costruttore di spinette e virginali fu Bartolomeo Cristofori, la cui fama è soprattutto associata all'invenzione del pianoforte. Notevole una sua spinetta ovale (costruita attorno al 1690) di forma del tutto particolare: la cassa, riccamente intarsiata, è resa ovale aggiungendo, ai lati di un corpo rettangolare, due cuspidi a forma di arco gotico anche in questo caso la disposizione delle corde dovrebbe far classificare lo strumento come un virginale.

Muselar (muselaar)

Nel virginale di tipo muselar la cassa è rettangolare e la disposizione della tastiera solitamente è a destra. Inoltre la disposizione delle corde è leggermente obliqua e queste vengono pizzicate al centro della loro lunghezza. Ciò rende il suono più caldo e ricco, ma con alcune importanti limitazioni: l'azione della mano sinistra è al centro della cassa di risonanza, quindi anche i rumori meccanici vengono amplificati, inoltre la resa sonora delle corde più lunghe e dal suono basso è penalizzata. Un commentatore del XVIII secolo scrisse che il muselar "grugnisce nei bassi come un maialino". Nonostante tutto i muselar furono popolari, soprattutto nei paesi di lingua fiamminga.

Variazioni e modifiche nei clavicembali

Non è una sorpresa che uno strumento costruito in un certo numero di esemplari nell'arco di oltre tre secoli, presenti delle variazioni e modifiche anche di una certa importanza.

Oltre alla varietà nelle forme e nelle dimensioni, si registrano a che disposizioni o regolazioni differenti nella meccanica e quindi anche nella resa sonora.

Generalmente i primi clavicembali hanno minore estensione, più avanti nel tempo l'estensione aumenta, anche se esistono ovviamente delle eccezioni. Abbiamo così clavicembali con appena quattro ottave, mentre quelli più grandi ne hanno cinque o poco più. Spesso, alle tastiere più corte, veniva adattato il sistema dell'"ottava corta".

Curiosità sui clavicembali

Il colore dei clavicembali

 
Tastiera di clavicembalo

Si associa facilmente l'idea del clavicembalo a quella di una tastiera dove i tasti diatonici sono neri e quelli cromatici bianchi, cioè colori invertiti rispetto a quelli del pianoforte. Questa pratica di colorazione appartiene soprattutto alla scuola francese e si ritrova anche in molti esemplari della scuola fiamminga rimodernati o riadattati dagli artigiani francesi.

Nelle altre scuole non ci furono regole precise in tal senso e si possono trovare antichi strumenti con i tasti dello stesso colore di tutto lo strumento oppure con tasti fabbricati in legno di colore più o meno chiaro. Occasionalmente sono state usate per la fabbricazione dei tasti anche materie più pregiate come la madreperla.

Quando i tasti cromatici sono bianchi è solo la loro parte superiore che riceve un placcaggio in avorio o in osso; i tasti integralmente in detti materiali sono molto rari. I tasti diatonici sono invece generalmente ornati, nella parte anteriore rivolta allo strumentista, di ricopertura in legno duro finemente cesellato o intarsiato.

I clavicembali eterodossi

Molte delle modifiche che si tentò di apportare alla struttura originaria dello strumento nel corso dei secoli ebbero vita breve, e produssero strumenti curiosi, di diffusione limitata. Di questi strumenti sopravvivono oggi pochissimi o nessun esemplare.

  • Geigenwerk (Germania, XVII secolo): detto anche violicembalo, le corde non sono pizzicate ma sfregate da ruote di legno messe in rotazione da un pedale. Come nella ghironda, quando si preme un tasto la corda corrispondente viene avvicinata alla ruota, producendo un effetto analogo agli strumenti ad arco.
  • Lautenwerk (Germania, XVII secolo): clavicembalo con corde di budello, costruito per simulare il suono del liuto. Si ritene che alcuni brani "per liuto" di J.S. Bach siano stati scritti per questo strumento (Bach ne possedeva ben due).
  • Clavicitherium (clavicembalo verticale): la coda dello strumento è posizionata in verticale e i meccanismi di funzionamento orizzontali sono azionati con una serie di rinvii e snodi. Si guadagnava in area occupata sul pavimento, ma necessitavano soffitti molto alti!!
  • Moeder en kind (madre e figlio, Fiandre XVII secolo): Una piccola spinetta inserita all'interno o al di sopra del clavicembalo "madre" per suonare insieme.
  • Spinettone da teatro (Cristofori, Italia, XVIII secolo): clavicembalo con coda modificata per ridurre l'ingombro dello strumento nella fossa dell'orchestra.
  • Doppio virginale (Cristofori, Italia, XVIII secolo): con le corde incrociate
  • Vis a vis (Germania, XVIII secolo): un clavicembalo ed un pianoforte montati nello stesso mobile con le tastiere contrapposte tra loro.
  • Clavicembalo a pedali: associato a un normale clavicembalo a due manuali, permette di eseguire la letteratura organistica che prevede l'uso della pedaliera.
  • Claviorganum, costituito da un clavicembalo sovrapposto a un organo a tavolo (truhenorgel), con due tastiere distinte ma accoppiabili in modo da poter far suonare corde e canne con lo stesso tasto.
  • Clavicembalo pieghevole (Francia, XVIII secolo): smontabile in 3 parti per poter essere più facilmente trasferito.
  • Archicembalo, clavicembalo basato su una divisione dell'ottava in 19 tasti, secondo i principi enunciati da Nicola Vicentino nel 1555.

Musica per clavicembalo

La pubblicazione della prima musica scritta specificamente per clavicembalo solo risale intorno alla metà del XVI secolo. Dopo la diffusione del pianoforte, il confronto tra i due strumenti fu inevitabile: al clavicembalo erano quindi attribuiti alcuni vantaggi, ma anche svantaggi. Oltre alle opere per strumento solista, il clavicembalo è molto adatto per l'accompagnamento con lo stile a basso continuo (un ruolo mantenuto nell'opera fino al XIX secolo).

Durante il XIX secolo il clavicembalo fu pressoché ignorato dai compositori, sostituito dal pianoforte. Tuttavia, nel XX secolo, con il crescente interesse per la musica antica e la ricerca di diverse sonorità, alcuni pezzi sono stati nuovamente scritti per questo strumento. Alcuni concerti furono scritti da Francis Poulenc (il Concert champêtre), Manuel de Falla e, infine, da Henryk Górecki. Bohuslav Martinu ha scritto sia un concerto che una sonata, mentre il Concerto Doppio di Elliott Carter è per clavicembalo, pianoforte e orchestra da camera. György Ligeti ha composto un certo numero di opere per lo strumento solo (tra cui Continuum). Tra i compositori italiani, Goffredo Petrassi ha scritto diverse composizioni per clavicembalo, tra le altre la Sonata da Camera, per clavicembalo e 10 strumenti, e la Serenata, per 5 strumenti. Tra gli 8 dialoghi di Gian Francesco Malipiero, il sesto è dedicato al clavicembalo, quasi ad omaggiare l'antica civiltà strumentale italiana del '600 e '700 tanto amata dal compositore veneziano. Da ricordare anche Doubles (1961) e Portrait per clavicembalo e orchestra (1977) di Franco Donatoni, oltre a Mordenti di Ennio Morricone. Più di recente, il clavicembalista Hendrik Bouman ha composto in stile barocco 32 assoli, 1 Concerto per clavicembalo e 2 composizioni di musica da camera con clavicembalo obbligato.

Clavicembalisti (esecutori moderni)

I musicisti che suonano lo strumento sono chiamati clavicembalisti. L'arte di suonare il clavicembalo moderno può essere divisa in tre ere, iniziando dalla grande artista Wanda Landowska (1879-1959), autrice della riscoperta dello strumento. La Landowska utilizzava un clavicembalo costruito da Pleyel, del tipo somigliante ad un pianoforte, come indicato più in alto. Strumenti come questo, anche se adesso considerati non appropriati per la musica più antica, hanno una certa importanza per la musica che è stata composta appositamente per quel tipo di clavicembalo.

La vera "svolta" si ebbe negli anni '60 del Novecento con la nascita, in Europa e nel Nordamerica, di un nuovo orientamento in ambito musicale: il movimento "filologico", che considera gli strumenti d'epoca (o le copie di strumenti originali) elementi irrinunciabili per una corretta prassi esecutiva della musica del passato. Da allora, grazie soprattutto alla riscoperta ed al restauro di preziosi clavicembali dei secoli XVII e XVIII, la musica per clavicembalo ha potuto rivivere in tutta la sua straordinaria bellezza ed è oggi eseguita con rinnovata coscienza e con maggiore fedeltà. I primi strumenti realizzati secondo le tecniche costruttive dell'epoca e copiando fedelmente strumenti originali si ebbero grazie alla pionieristiche iniziative di costruttori del mondo anglosassone come Frank Hubbard e William Dowd.

La situazione italiana

In Italia, purtroppo, l'orientamento "filologico" è arrivato in ritardo rispetto agli altri Paesi.

Un serio problema in Italia è stato determinato dalla obsoleta legislazione musicale risalente all'inizio del Novecento; si tratta di una normativa che costituisce l'espressione di una visione e di una mentalità tardo-ottocentesche e che non tiene conto dell'evoluzione della situazione avvenuta negli ultimi cento anni. La legislazione italiana, dunque, non consente ad un giovane di poter studiare il clavicembalo in conservatorio se non dopo aver conseguito un diploma di pianoforte o di organo (corsi decennali!), strumenti non aventi alcuna propedeuticità al clavicembalo. Il corso di clavicembalo è ridotto ad un corso triennale (3 anni!) al quale si accede con il diploma di pianoforte o di organo.

Con la recente riforma degli studi musicali nei conservatori e con la conseguente creazione di corsi di laurea triennali e biennali, molti conservatori hanno consentito, tramite audizione, l'ingresso al corso di laurea triennale in clavicembalo a giovani in possesso dei requisiti adatti (diploma di scuola superiore). Purtroppo, però, ancora oggi nei conservatori italiani non esistono corsi di clavicembalo aperti a ragazzi e giovani di età inferiore ai 18-19 anni. In sostanza: non è stato elaborato un corso di clavicembalo di durata decennale (con i compimenti inferiore, medio e diploma), come è stato fatto per il liuto, la viola da gamba o per altri strumenti come la chitarra, il flauto dolce e la fisarmonica.

Il clavicembalo (strumento con tre secoli di immenso e straordinario repertorio), dunque, è ancora oggi in Italia l'unico strumento a non avere riconosciuta la propria dignità e, di conseguenza, non ha un corso autonomo ed articolato come l'organo ed il pianoforte. Si tratta di una situazione scandalosa e priva di senso che non ha eguali in nessun altra Nazione europea, né nel Nordamerica e che mostra come in Italia la libertà degli studi non sia garantita, in spregio ai più elementari diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana.

Note

  1. ^ Dal documento redatto da un anonimo giurista padovano risulta che un tale Hermann Poll affermava di aver inventato uno strumento chiamato 'clavicembalum' (The New Grove Dictionary of Music and Musicians, voce "Harpsichord").
  2. ^ V. Les traités d'Henry-Arnaut de Zwolle et de divers anonymes, cit. in Bibliografia.

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Voci correlate

Compositori di musica barocca per clavicembalo solo

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