La trachite è una roccia magmatica effusiva composta da sanidino, plagioclasio sodico e biotite. Componenti accessori sono: anfiboli, pirosseni , magnetite, apatite.

Trachite

Descrizione e genesi

Trachite è una parola che trae origine dal greco "Trachys" che significa "dalla superficie scabra, ruvida": è infatti la denominazione di una roccia effusiva neovulcanica a struttura porfirica, vitrofirica o olocristallina, di colore chiaro nelle varietà cristalline, scuro nelle vetrose, spesso vacuolare o finemente porosa e perciò ruvida. Costituita da feldspati, ai quali si associano subordinatamente miche, (fillosilicati del tipo a tre strati), pirosseni (minerale ferro-magnesiaco) e anfiboli.

Il magma, risalente dal camino vulcanico, si insinua tra due strati di rocce sedimentarie "scollandosi" ed iniettandosi tra di essi; durante questa fase lo strato superiore, sollevato, a volte si frattura con fuoriuscita di lava. In ogni caso il rigonfiamento così formatosi costituisce alcune delle attuali Colline Euganee dalla struttura geomorfologica che va sotto il nome di "Laccolite". Il raffreddamento di questa grande massa lavica, originatasi in condizioni subintrusive, è relativamente lento. Questa condizione di raffreddamento ha avuto due principali conseguenze: una cristallizzazione marcata della "pasta lavica" ed il formarsi di giunti di raffreddamento che hanno dato luogo alle famose "colonne trachitiche".

Utilizzo

Questa pietra è commercializzata come roccia lavorabile per prodotti dell'edilizia e dell'arredo urbano. Essa è presente in molti luoghi in Italia: da citare la Sardegna e, soprattutto, la zona dei Colli Euganei in provincia di Padova.

La trachite fu usata in passato, e lo è tutt'oggi, prevalentemente per lastricati stradali, marciapiedi e bordature degli stessi. In tempi più recenti, grazie alle sue caratteristiche cromatiche ed alla possibilità di essere tagliata in lastre sottili e lucidata, si è resa adatta anche a scopi di rivestimento e di abbellimento di edifici, sia per esterni che per interni (scale e pavimenti).

La Trachite italiana dei Colli Euganei

La Trachite Euganea si estrae dalle colline che costituiscono il complesso dei Colli Euganei nella provincia di Padova, a poca distanza da Venezia.
Tali colli sono costituiti per la maggior parte di trachite poiché il magma, nell'oligocene inferiore (circa 35 milioni di anni fa), risalì verso l'alto ma non affiorò in superficie, bensì si intruse lungo piani di stratificazione sollevando lo strato superficiale di sedimenti (da qui la classica forma tondeggiante dei colli).

Capita assai spesso di osservare, nello stesso blocco, un netto passaggio dal grigio al marrone-rossiccio che corrisponde alla linea di avanzamento dell'ossidazione dei minerali di ferro. Questo contrasto tra diverse morfologie fa sì che i Colli Euganei siano una regione unica nel suo genere, con rilevanza geologica e mercantile dell'area di affioramento delle "Trachiti".

Sono presenti fondamentalmente due colorazioni: grigia e "gialla" (in realtà si tratta di un marrone con venature). Attualmente dalle cave del paese di Zovon di Vò è estratta la Trachite Zovonite Calda Variegata (che è detta "Gialla") e la Grigia Antiacida, mentre dalla cava di Montemerlo si estrae la Trachite Grigia Classica di Montemerlo.

La legge n. 1097 del 29-11-1971, per la tutela delle bellezze naturali ed ambientali dei Colli Euganei, ha imposto la immediata e definitiva cessazione di tutte le cave per la produzione di pietrame e pietrisco di ogni genere (il censimento del 1983 aveva rilevato 170 cave, di cui 18 attive, 6 di calcare e 12 di trachite) ed ha regolamentato più severamente la continuazione di tutte le altre cave. In questo modo ora sono rimasti attivi esclusivamente quei pochi siti estrattivi fondamentali per la produzione di materiale lapideo di pregio, che si inserisce nelle importanti opere di restauro dei centri storici veneti, a partire da Venezia: attualmente solo 7 cave di Trachite da taglio in tutto il comprensorio collinare euganeo.

Estrazione e lavorazione della trachite euganea

Dal punto di vista produttivo va ricordato che, essendo i Colli Euganei le uniche formazioni rocciose di un vasto comprensorio territoriale, che si estende alle provincie di Padova, Venezia, Rovigo, Ferrara e Mantova, ad essi si è attinto, fin dall'epoca romana, per coprire il fabbisogno interno di materiali lapidei, oltre che per soddisfare la domanda esterna generata dalla qualità e dalle caratteristiche tecnologiche peculiari delle rocce locali. L'area di mercato della Trachite Euganea è piuttosto estesa (certamente a livello interprovinciale) e la realtà produttiva, in cui trovano spazio anche forme di lavorazione artistica, è organizzata in laboratori con matrice spesso famigliare e che offrono lavoro in loco ad alcune decine di addetti.

L'estrazione della trachite euganea avviene mediante ridotte volate di mine di rilevaggio: dopo attento esame della giacitura della roccia allo scopo di produrre i minori danni ai blocchi, vengono eseguiti mediamente una decina di fori sub-orizzontali con una profondità di circa una decina di metri, solitamente alla base delle colonne di "trachite". Una volta eseguita la volata, la roccia viene spostata dal fronte cava con l'impiego di macchine operatrici, per poter effettuare il primo lavoro di sezionatura dei grossi blocchi, sotto l'attenta direzione di operai altamente specializzati.

Quindi i blocchi vengono squadrati per poterli avviare alla segagione ed ottenere così le lastre. Le lastre sono poi refilate con frese diamantate, bocciardate con bocciardatrici automatiche, lucidate e levigate con lucidatrici ed infine rifinite manualmente da abili ed insostituibili scalpellini.

Le lastre, generalmente, vengono prodotte in vari spessori commerciali (mediamente da 2 a 10 cm), scelti secondo l'impiego per cui sono destinate: dalle pavimentazioni di piazze e restauri dei centri storici veneti, ai rivestimenti interni ed esterni di scale, davanzali, caminetti, fino ai vari materiali necessari per l'edilizia di pregio.

Pavimentazioni di Venezia di "selici o masegni"

Questi particolari manufatti (detti selici, masegni, salizzoni...) costituiscono la caratteristica pavimentazione di Venezia, eseguita con sistemi tradizionali, utilizzando masselli di pietra trachite euganea, di forma rettangolare, con spessore medio di circa 8-15 cm, con larghezze, generalmente, di 30-35-40 cm e con lunghezze a correre. Il piano inferiore è di solito a spacco di cava, con la cosiddetta "culatta". La rifilatura perimetrale avviene ancora oggi a mano con uno speciale scalpello detto "giandino" e il piano di calpestio è lavorato alla bocciarda.

Storia dell'attività estrattiva della trachite euganea

La trachite euganea, che ha sempre attratto l'uomo per la sua versatilità d'impiego e per la sicurezza delle costruzioni con essa realizzate, fu estratta e lavorata sin da tempi antichissimi.
I reperti archeologici nelle zone termali di Abano Terme e Montegrotto Terme (Padova), e delle città romaniche del Veneto, evidenziano l'impiego della "trachite" sin dai primi insediamenti dei Paleoveneti nel primo millennio a.C. (periodo Atestino).

Tralasciando le cave coltivate in epoca antica, è indubbio che l'attività estrattiva della "trachite" si concentrò a partire da V-VI secolo da parte dei Bizantini, e nell'età medievale, in particolar modo sull'avamposto collinare di Monselice (Padova), "mons elicis" monte delle selici, tanto che Ezzelino da Romano nel XIII secolo eresse un castello merlato e fortificato da mura, sul "Colle della Rocca", poi ampliato dai Carraresi attorno al 1330. La "trachite" diventò ben presto materiale insostituibile per le costruzioni di edifici, strade e mura di fortificazione delle città (v. mura di Padova).
Nota con il nome di "Silix" (silice), sotto la Repubblica Veneta, fu prevalentemente chiamata "Masegna" dai "Masegni o Selici", le caratteristiche pavimentazioni di Venezia (v. Piazza S. Marco). Solo dopo il 1800 assunse commercialmente il nome di "trachite".
Ne fu fatto largo uso per i consolidamenti delle opere di difesa idraulica, data la comoda e utilissima rete fluviale; numerosi sono infatti i ricordi dei trasporti della roccia trachitica verso le zone marine con chiatte e "burci" dell'epoca, trainate da cavalli, per costruire le "difese della laguna". Celebri le dighe in soccorso ai lidi sabbiosi, periodicamente sommersi dall'acqua, spazzati dal vento e dalle mareggiate.
A seguito dell'unificazione territoriale ottocentesca, i Colli Euganei persero la propria funzione millenaria di controllo della Pianura Padana circostante, e s'intensificò nel breve volgere di mezzo secolo un'intensa attività estrattiva della "trachite": unica attività produttiva capace d'impegnare la popolosa massa di contadini espulsa dalle campagne. Accadde praticamente all'indomani dell'annessione del Veneto all'Italia nel 1866.
L'estrazione della "trachite" nel periodo fra le guerre mondiali fu favorita dall'applicazione di nuove tecnologie, sia nell'attività di cava che in quella di trasporto: dai rudimentali scalpelli si passò alla dinamite, quindi al filo elicoidale, all'aria compressa, mentre per il trasferimento dalle zone di produzione all'imbarco sui natanti, i tradizionali carri dalle grandi ruote trainati da cavalli, furono sostituiti da carrelli su binari e poi dai primi autocarri.

Oggi la legislazione regionale in materia di attività estrattive concede l'utilizzo della "trachite" solo come pietra pregiata ornamentale da taglio. Tali leggi prevedono progetti finalizzati ad un recupero ambientale dei siti estrattivi, con limitate quantità di materiale da estrarre.
Attualmente le cave di "trachite" rimaste sono circoscritte in due bacini di estrazione, ricadenti nel "Parco Regionale dei Colli Euganei", con caratteristiche sostanzialmente diverse da zona a zona e da cava a cava.

  • Bacino estrattivo di Zovon di Vò con 6 cave attive, da dove si estrae la trachite "Zovonite Calda variegata e la Zovonite Grigia antiacida".
  • Bacino estrattivo di Montemerlo con 2 cave attive, da dove si estrae la trachite "Grigia Classica di Montemerlo".

La Trachite Grigia di Montemerlo

Per le sue notevoli doti di resistenza meccanica, di lavorabilità e, soprattutto, per la sua caratteristica antiscivolo, la trachite di Montemerlo fu estratta ed usata come pietra da pavimentazione stradale fin dall'epoca romana, come dimostrano tutti gli scavi ed i reperti in città romane da Adria fino ad Altino e fino alle campagne veronesi (e pure le antiche discariche presso la cava). Conosciuta allora con il nome di "silix", nel Medioevo fu utilizzata per cinte murarie, castelli, monasteri... (ad esempio per le mura che circondano Padova), durante la Repubblica Veneta fu detta prevalentemente "Masegna" ed usata soprattutto per i tipici lastricati veneziani (severo banco di prova per le sue qualità tecniche); infine dopo il 1800 assunse commercialmente (e geologicamente) il nome di "Trachite".

Estrazione della Trachite a Montemerlo

L'odierna coltivazione procede "a fossa" e l'attuale piazzale di cava si trova ad una decina di metri al di sotto del piano di campagna. I fenomeni di fessurazione caratterizzano il fronte di cava e si vengono così ad identificare grossi prismi a sezione quadrilatera, la cui naturale e debole pendenza viene sfruttata nella prima fase di coltivazione con l'ausilio di piccole cariche esplosive. La successiva fase di lavorazione, attuata sempre in posto, consiste nel ridurre i grossi massi più o meno informi in blocchi squadrati. Tale operazione, facilitata dalla proprietà della trachite di fessurarsi lungo piani rettilinei ed uniformi, viene effettuata mediante semplice battitura di puntelli metallici lungo le direzioni desiderate. I blocchi squadrati passano poi in laboratorio dove vengono ridotti alle forme e dimensioni volute tramite seghe a disco e frese diamantate.

La Trachite Zovonite

Materiale di grande pregio, usato in moltissime opere e manufatti storici, fondamentalmente si trova in natura di due colori: la Calda variegata di colore marrone nocciola con venature ramate (gli ossidi di ferro permeanti) e la Grigia antiacida a macchioline di colore grigio più chiare e più scure.
La sua analisi chimica offre questo risultato: 64,62% Si, 15,12% Al, 5,44% Na, 5,39% K, 2,63%Ca, 1,91% Mg, 2,54% Fe, seguono altri elementi con percentuali trascurabili.
L'analisi delle caratteristiche tecniche vede invece: Peso specifico 2450-2500 Kg/mc, resistenza media a compressione 155-190 N/mm2, resistenza media a flessione: 15-19 N/mm2, coefficiente d'imbibizione: 1,35-1,70%, gelività: dopo 20 cicli di gelo e disgelo da -10 a +35 nessuna alterazione (prove eseguite su campione di "trachite euganea Zovonite" della cava "Regina" di Zovon di Vò).

La Trachite rumena della regione Caras Severin

Da un anno una ditta italo-rumena coltiva un giacimento in Romania (nel Comune di Prigor della regione Caras Severin) di una trachite grigia, certificata con rapporto di prova n.000057/7/04 norma uni en 12670;2003[senza fonte] in Italia come "trachite" di buona qualità e stato di conservazione.

Note


Bibliografia

  • Censimento delle cave nei Colli Euganei, effettuato nel 1983 dall'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Vicenza.

==Voci correlate=[Scalpellino]