Alhambra
L'Alhambra è un complesso palaziale andaluso a Granada. Etimologicamente, Alhambra in arabo è "al-Hamrā'" (la Rossa, الحمراء), dal momento che il suo nome intero era Qalˁat al-hamrā' (Fortezza rossa).
![]() | |
---|---|
Alhambra, Generalife e Albayzín, Granada | |
![]() | |
![]() | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (i) (iii) (iv) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1984 |
Scheda UNESCO | (EN) Alhambra, Generalife y Albayzín, Granada (FR) Scheda |



Secondo talune versioni il nome veniva dal colore rosato delle mura che circondavano l'Alhambra. L'Alhambra è una vera città murata ( medina ) che occupa la maggior parte del colle della Sabika, mentre per parte sua Granada fruiva di un altro sistema di mura protettive di cinta. Pertanto l'Alhambra poteva funzionare in modo autonomo rispetto a Granada. Nell'Alhambra vi erano tutti i servizi propri necessari agli abitanti che vi vivevano: moschee, scuole, botteghe e altro.
Nel 1238 fece il suo ingresso a Granada dalla Porta di Elvira, per occupare il Palazzo del Gallo del Vento, Muhammad ibn Nasr (noto anche come Nazar), chiamato al-Hamar, "Il Rosso", perché aveva la barba di colore rossiccio, fondatore della dinastia nasride.
Quando Muhammad ibn Nasr entrò trionfatore a Granada, la popolazione lo accolse al grido di Benvenuto al vincitore per la grazia di Dio ( marhaban li-l-Nāsir ), al quale egli rispose dicendo: Non v'è altro vincitore se non Dio ( wa lā ghālib illā Allāh ). Questo è il motto dello stemma nasride ed è scritto in tutta l'Alhambra.
Muhammad ibn Nasr fece edificare il primo nucleo del palazzo. Suo figlio Muhammad II, che fu amico di Alfonso X di Castiglia, lo fortificò.
Lo stile granadino nell'Alhambra rappresenta il punto supremo raggiunto dall'arte andalusa, che non si realizzò fino alla metà del secolo XIV con Yusuf I e Muhammad V nel 1333 e 1354.
Nel 1492, con la conquista di Granada da parte dei Re Cattolici, l'Alhambra passò ad essere palazzo reale dei re castigliani e questo salvò il complesso dalla distruzione patita invece da tanti altri monumenti islamici per la rancorosa vendetta voluta dalla Chiesa e da una parte importante della nobiltà.
Il Comitato del patrimonio mondiale dell'UNESCO ha dichiarato l'Alhambra e il Generalife di Granada Patrimonio Culturale dell'Umanità nella sua sessione del giorno 2 novembre 1984.
È stata nominata uno dei 21 candidati finalisti per essere indicata una delle sette meraviglie del mondo moderno.
Descrizione
Un modo per accedere al recinto è attraversare la Porta de las Granadas (uscendo da plaza Nueva), un altro accesso è costituito dalla Cuesta de los Chinos (alla fine del "paseo de los Tristes"):
La strada centrale, se si esce dalla Puerta de las Granadas, è per il trasporto pubblico, e giunge fino al Palazzo di Carlo V. Procedendo si può arrivare fino alla Porta della Giustizia (giustizia per i casi più semplici) [secondo altri autori questa Porta si chiama della Spianata, e in essa non si esercitò mai giustizia] che risale al tempo di Yūsuf I (1348).
Al centro può scorgersi il rilievo d'una mano e, sopra il secondo arco, il rilievo d'una chiave. Questa simbologia ha dato luogo a molte spiegazioni, per quanto nessuna di esse sia stata definitiva. Una possibile è leggere il tutto come una metafora della conoscenza (la mano deve impugnare la chiave che apre la porta della conoscenza).
Si sbocca in una spianata chiamata Piazza degli Aljibes, per il fatto che sotto vi sono delle cisterne[1]. A destra si trova la Porta del Vino, che mette in comunicazione la Alcazaba con la zona dei palazzi (i due più noti e meglio conservati sono il Palazzo de Comares e il Palazzo dei Leoni).
La Alcazaba comprende:
- Il Giardino degli Adarves: alla fine vi è un piccolo balcone da cui si può avere un buon panorama.
- La Torre della Vela (cioè della veglia): è una torre di guardia cui si può accedere. Da essa si vede Granada, il Sacromonte e l'Albaicín.
- La Torre del Homenaje.
- La Torre Quebrada.
- La Torre Adarguero. Queste tre ultime torri danno sulla grande spianata.
Dietro la Porta del Vino, lasciando a destra il Palazzo di Carlos V, si accede alla zona dei palazzi.
Palazzi
Sono del primo terzo del secolo XIV. Scendendo le scale vi è l'entrata. Si incontrano le seguenti dipendenze:
Mexuar:
È la sala più antica. Era destinata alle udienze e all'amministrazione della giustizia nei casi importanti. Ospitava una stanza sopraelevata, chiusa da gelosie da cui il sultano poteva ascoltare senza essere visto. Non esistevano finestre laterali. Aveva un tetto scoperchiato nella sua parte centrale. Al fondo, una piccola abitazione dalla quale si scorge l'Albaycín. Parte superiore con un fregio scritto. È un oratorio. Di seguito si entra in un patio con una fontana al centro y una stanza sulla sinistra. È il:
Patio del Mexuar o del Cuarto Dorado:
Con una gronda originale di legno di cedro, decorazione di pigne e conchiglie. Al di sotto, finestre chiuse da gelosie. Due facciate rettangolari bordate da un'orlatura in ceramica. È l'entrata ufficiale del palazzo. La stanza è decorata con pitture gotiche e scudi ed emblemi dei Re Cattolici. Proseguendo:
Patio de la Alberca o de los Arrayanes:
È il recinto centrale del Palazzo de Comares. I mirti (in spagnolo arrayane(s), dall'arabo al-rayhān) sono piantati da ambo i lati della vasca, che occupa gran parte del patio. In questo patio possiamo osservare una delle costanti dell'Alhambra: la presenza dell'acqua. Non solo da gustare in quanto tale ma anche nella sua funzione di specchio. Proprio in questa vasca si riflette l'imponente Torre de Comares. Una galleria corre sul lato lungo del patio e da essa si entra nell'anticamera chiamata:
Sala de la Barca:
Fa da anticamera al salone del trono o salón de Comares e veniva usato come sala di ricevimento e oratorio. Sul fregio inferiore è presente la parola Baraka che significa benedizione o saluto.
Salón de Comares:
La sala più grande e alta del palazzo. All'interno si distingue la:
Torre de Comares:
Ai lati ci sono 9 camere e finestre chiuse anticamente da ante di legno e vetrate colorate chiamate cumarias (da qui il nome Comares). Le pareti interne sono decorate in stucco con motivi di conchiglie, fiori, stelle e scritte. Il salone centrale è decorato con rilievi dorati su sfondo chiaro. Lo zoccolo inferiore è decorato con azulejos, le tipiche piastrelle di maiolica spagnole. Il suolo originale era di ceramica vetrata, di color bianco e azzurro con scudi della casata e motivi ornamentali. Il tetto è una rappresentazione dell'Universo, probabilmente una delle migliori del Medio Evo. Realizzato in legno di cedro, con intarsi di differenti colori che formano stelle sovrapposte a differenti livelli. Nel punto più in alto, al centro, c'è uno Scranno (عرش) sul quale è assiso Dio (Allah) secondo quanto viene detto dal Corano. A partire da questo punto vanno a ripetersi le figure geometriche che dividono il tetto in sette parti, che rappresentano il numero dei cieli al di sopra del mondo terreno (Il 7 è uno dei numeri-simbolo per eccellenza). Tra i cieli spicca il Trono (كرس), che è il simbolo della creazione eterna. Questo uso simbolico della cosmologia coranica, con tante allusioni allo Scranno, al Trono e al Re che si siede sopra di esso, è la chiara intenzione di legittimare il sovrano come rappresentante (Khalīfa, da cui proviene la parola Califfo) di Dio in Terra. Questa tesi era comprovata dal fatto che la stanza fosse effettivamente il salone del trono, che era situato nel centro, in corrispondenza dello scranno divino raffigurato sul soffitto. La simbologia della sala non finisce qui: le 4 diagonali del tetto rappresentano i quattro fiumi del Paradiso e l'Albero del Mondo (o Axis Mundi ) che, avendo le sue radici nello scranno divino, espande i suoi rami in tutto l'Universo. Le 9 salette, tre per ognuno dei tre lati, più altre 3 omesse per lasciare spazio alla Sala della Baraka (della Benedizione), sono un riferimento alle dodici case zodiacali. Le pareti sono decorate, inoltre, con versi coranici e poemi scolpiti in gesso.
La saletta centrale era per il sultano Yūsuf I, colui che realizzò il Palacio de Comares. Gli interni erano riscaldati d'inverno tramite bracieri ed erano illuminati con lampade ad olio. Uscendo di nuovo nel Patio de los Arrayanes, al lato destro del cortile un piccolo arco fa da ingresso alla zona privata del monarca: l'Harem (Haram significa "luogo riservato"). Si accede al Palacio de los Leones (Palazzo dei Leoni) attraverso la:
Sala de los mocárabes (mozarabi):
Trae il nome della volta interna che è decorata da muqarnas, una particolare decorazione tipica dell'architettura islamica con una forma simile alle stalattiti. Quella che vediamo oggi è stata restaurata nel XVII secolo. I muri interni lavorati in gesso, sono incisi con delle iscrizioni religiose e stemmi della dinastia Nasridi. Una serie di arcate con muqarnas fanno strada verso il:
Palacio de los Leones:
Datato 1377, venne realizzata da Muhammad V, il figlio di Yūsuf I. La pianta è rettangolare, il cortile interno è circondato da un portico con 124 colonne di marmo bianco di Almería, dal fusto sottile e dal capitello cubico intarsiato da iscrizioni. Intorno le sale private del Sultano e delle sue spose, non hanno finestre che danno all'esterno, ma sono aperte al giardino interno come vuole l'idea musulmana del Paradiso. Tra le colonne venivano calate delle tende che lasciavano passare la luce. Le placche grigie di piombo sono ammortizzatori per i terremoti. I due templi ai lati opposti del giardino riecheggiano alle tende dei beduini. Sono a pianta quadrate, decorati con cupole di legno che appoggiano su pennacchi di muqarnas. La grondaia è un inserimento del XIX secolo.
Fuente de los Leones:
Gli ultimi studi fatti dicono che i leoni di questa fontana provengono dalla casa del visir ebreo Samuel Ben Nagrela, che li regalò al Sultano, sono del XI secolo e rappresentano le Dodici tribù di Israele. Due dei leoni, che hanno inciso un triangolo sulla fronte, indicano le tribù elette: quella di Giuda e quella di Levi. Sul perimetro della vasca sono iscritti i versi del ministro e poeta Ibn Zamrāk descrivono la fontana stessa: "(...) A tal trasparente vascone, perla intarsiata, / per gli orli da perle decorati, / va tra le margherite l'argento, /fluido, anch'esso bianco e puro / tanto è duro com'è in apparenza fluente / che è difficile sapere quale di essi fluisca veramente (...)"
Sala de los Abencerrajes:
Questa sala, priva di finestre che danno all'esterno, fu la stanza privata del Sultano. I muri sono riccamente decorati: lo stucco ed i colori sono originali. Le piastrelle sulle pareti sono di fabbrica sivigliana, del XVI secolo e rappresentano lo zodiaco. La cupola è decorata con muqarnas; al centro del pavimento una piccola fontana serviva per riflettere le decorazioni della cupola anche sul suolo. A seconda delle ore della giornate la luce che penetrava all'interno della sala dava una colorazione sempre differente, incantevole e magica.
Sala de los Reyes:
La "Sala dei Re", occupa tutto il lato orientale del cortile, è chiamata così per le pitture che decorano la volta dell'appartamento centrale. È la sala più grande dell'Harem, divisa in 3 stanze uguali e due più piccole che potevano servire da armadi, per via della loro posizione e della carenza di illuminazione. Probabilmente questo luogo era destinato alle feste di famiglia. Nella volta centrale, i dipinti rappresentano i primi 10 sovrani di Granada, dalla fondazione del sultanato, quello con la barba rossa si presuppone che sia Muhammad ibn Nasr, conosciuto come al-Hamar (il Rosso), fondatore della dinastia dei Nasridi. Sulle volte laterali delle decorazioni raffigurano cavalieri e dame, realizzate alla fine del XIV secolo: durante il suo regno, Pietro I di Castiglia chiese aiuto al Sultano di Granada per restaurare il suo castello (l'Alcázar di Siviglia), questo portò ad un vero e proprio "interscambio" artistico tra i due regni. Le decorazioni pittoriche sono realizzate con una tecnica molto complessa:
- L'armatura della volta era una ellisse fatta di legno ben spazzolato per rendere la superficie porosa.
- Sopra la superficie concava si stendeva del cuoio bagnato con colla ed acqua e successivamente inchiodato con piccoli chiodi di stagno, per evitare l'ossidazione.
- Sopra al cuoio veniva stesa una mano di gesso, delle canne ed infine 2 cm di colla tostata e dipinta di rosso. Sopra questa superficie preparata si disegnava con un punteruolo.
Sala de las Dos Hermanas:
La "Sala delle Due Sorelle" si trova sul lato opposto alla Sala de los Abencerrajes. Si passa attraverso una porta di legno intarsiato, una delle più belle del palazzo. Le due sorelle sono le 2 lastre di marmo bianco poggiate sul suolo ai lati della fontana centrale, uguali per dimensione, colore e peso. Sono le più grandi dell'Alhambra. La sala ha un balcone che dà sulla città ed ha una comunicazione diretta con i bagni.
Anche questo luogo come tutto il resto della Alhambra, ha dei poemi scritti lungo le pareti. In questa sala ne troviamo uno che dice: "Senza pari, c'è una raggiante cupola in essa / con incanto evidente e nascosto" (...) "Mai vedemmo un giardino tanto verde, / Come nella più dolce e aromatica raccolta".
In ogni appartamento dell'harem ci sono 2 piccole porte: una conduce all'altro harem, l'altra è il bagno. Non ci sono cucine dal momento che si utilizzavano i bracieri sul posto oppure si cucinava all'aperto. In fondo sala c'è il Balcone di Lin-dar-Aixa, dava sulla valle del fiume Darro e si vedeva la città in lontananza. Nel balcone possiamo leggere un'altra poesia: "Io sono di questo giardino l'occhio fresco" (...)"In me, si vede Granada, dal suo trono".
Cuarto del Emperador:
"L'appartamento dell'Imperatore", venne costruito perché potesse vivere qui durante la sua permanenza a Granada, nel suo viaggio di nozze. C'è una lastra di marmo in memoria dello scrittore Washington Irving, che qui visse e scrisse i suoi Racconti dell'Alhambra, nel 1829.
El Peinador de la Reina:
"La toeletta della Regina" è una torre araba che inizialmente si chiamava Abū l-Hajjāj, usata dal Sultano per le feste. Cambiò il nome dopo che qui risiedette Isabella di Castiglia.
Patio de la reja o de los Cipreses:
È un cortile costruito ai tempi di Carlo V.
I Bagni:
Il gioiello della casa araba. Il bagno per i musulmani è un obbligo religioso, a causa dei lavacri che precedono la Ṣalāt. La struttura è una copia delle antiche terme romane, è suddivisa in 3 sale:
- Spogliatoio: sala dei letti per il riposo. Qui ci si denudava, successivamente si passava al bagno ed in seguito si tornava qui per riposarsi. A volte si portavano sul posto anche cibarie. Nella galleria in alto suonavano musici e cantori.
- Sala dei massaggi, suddivisa in due gallerie con archi.
- Sala del vapore, la più piccola. Le volte sono aperte con lucernari a forma di stella che una volta erano coperti da cristalli colorati, ma non in maniera ermetica, in modo tale che il vapore potesse uscire e allo stesso tempo potesse entrare l'aria a rinfrescare l'ambiente.
Il Palazzo di Carlo V:
Dalla pianta quadrata ed un cortile interno circolare, sorprendente per l'anno della sua costruzione, nel 1527, risponde a caratteristiche che potevano inquadrarlo nel pieno Manierismo. Colonne doriche nel primo piano e ioniche nel secondo. Fregi con teste di toro (chiamato Bucranio), di tradizione greco-romana.
La facciata è imponente, grandiosa, di gusto puramente rinascimentale. Il primo corpo è in stile tuscanico con il tipico bugnato. Nel secondo compaiono elementi caratteristici della decorazione barocca. Sopra la porta principale, due statue alate di donne reclinate dentro il frontone. In alto, 3 medaglioni incorniciati in marmo verde. Ai lati, scene di Ercole. Gli anelli di ferro della parte bassa sono solo delle decorazioni, non hanno alcuna utilità. L'edificio fu progettato da Pedro Machuca.
Il Convento di San Francesco
Attualmente la struttura è di proprietà dello stato spagnolo che ne ha fatto la sede del "Parador de Granada", un albergo di lusso gestito direttamente dallo stato che come tutte gli altri "paradores de turismo" (vedi http://www.parador.es/) è ospitato solitamente in palazzi di grande valore storico.
Originalmente era una casa nobiliare del periodo arabo, in seguito venne donata ai Francescani, trasformandosi nel primo convento di Granada (infatti viene chiamato anche "Parador de San Francisco". Nel patio/cortile interno, in stile orientale, con le tipiche "mocárabes" potrete degustare un caffè oppure una cena nell'ottimo ristorante.
Secano o Alhambra alta:
Ci sono ancora degli scavi che la stanno portando alla luce. Era un quartiere popolare degli antichi musulmani di al-Andalus, vi sono conservata anche le rovine di un palazzo nobiliare (degli Abencerrajes).
Torre de los Siete Suelos:
Dei sette pavimenti se ne sono ritrovati solamente 4 (sono tutti sotto il suolo). Questa torre è famosa soprattutto perché al suo interno si svolgono alcune avventure dei Racconti dell'Alhambra, di Washington Irving.
Torre de la Cautiva:
È una sontuosa costruzione del periodo di Yūsuf I. Dalle poesie sulle pareti si legge: "Nel suo zoccolo, fatto di piastrelle (azulejos), / e nel suolo, ci sono prodigiosi tesori".
Torre de las Infantas:
Costruita nel 1445, è la meglio conservata di tutte le torri. Buon esempio dello stile di vita degli abitanti di al-Andalus, con tutte le loro comodità. È una piccola casa con banchi all'entrata per gli eunuchi, cortile interno circondato da alcove, fonte al centro; il piano superiore era riservato alle donne. In alto la terrazza, il tetto finemente decorato crollò durante un terremoto. Fu la residenza delle sorelle Zaida e Zoraida.
Note
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Alhambra