Profondo rosso

film del 1975 diretto da Dario Argento

Profondo rosso è un film del 1975, diretto da Dario Argento.

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[[File:File:Profondo rosso.jpg|frameless|center|260x300px]]Una scena del film
Durata126 min
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Regia{{{regista}}}
Logo ufficiale del film

Rappresenta, secondo molti critici cinematografici e molti appassionati, il miglior film di Argento. L'opera segna il passaggio fondamentale fra la fase thriller nell'itinerario del regista, della quale fanno parte L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio, e quella horror cominciata con Suspiria.
Fin dalla sua uscita nelle sale, la pellicola ebbe un ottimo successo di pubblico e, col passare degli anni, divenne un film di culto, grazie anche ai terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal pianista jazz Giorgio Gaslini con l'ausilio del gruppo rock progressive dei Goblin. Il film fu girato tra Torino, Perugia e Roma; all'inizio del film si vuol dare a capire che la città in cui si svolge la vicenda è la Capitale.

Trama

La trama prevede che la vicenda si svolga interamente a Roma, mentre, in realtà (vedi infra), la maggior parte delle scene in esterni sono state girate a Torino. La storia ha inizio in un piccolo teatro della capitale, dove si svolge un congresso di parapsicologia presieduto da una sensitiva tedesca, Helga Ulmann (Macha Méril). Dopo aver dato dimostrazione delle sue facoltà medianiche rivelando il nome di un signore seduto in platea, senza averlo mai conosciuto prima, la medium lancia un urlo. Una volta calmatasi, la Ulmann dichiara di aver avuto la sensazione che una lama invisibile attraversasse il suo corpo, ma tranquillizza subito i suoi assistenti e decide di continuare con il congresso. Dopo pochi secondi, quella terribile sensazione la raggiunge nuovamente, ma questa volta in maniera estrememente violenta e molto più chiara. La Ulmann afferma di essere entrata in contatto - senza volerlo - con una mente perversa, probabilmente presente tra il pubblico. Aggiunge anche che questa persona ha già ucciso e che ucciderà ancora. Infine parla di una villa e di una strana nenia infantile.

Tornata a casa, mentre parla al telefono, la sensitiva comincia a sentire una strana musica, molto simile ad una canzoncina per bambini. Poco dopo sente il suono del campanello della porta e, mentre sta per andare ad aprire, la terribile sensazione avuta in teatro si ripresenta. La porta viene sfondata e una mano che impugna una mannaia da macellaio sferra violenti colpi sul corpo della sensitiva, che cade al suolo. Si rialza e cerca di scappare, raggiunge una finestra per gridare aiuto, ma prima che possa aprirla l'assassino la colpisce a morte.

In quel momento il pianista inglese Marc Daly (David Hemmings), arrivato a Roma per insegnare jazz, assiste dalla strada all'epilogo del delitto. Il suo appartamento è nello stesso stabile in cui si svolge l'assassinio. Con lui c'è Carlo (Gabriele Lavia), un altro pianista amico di vecchia data, in quel momento completamente ubriaco. Mentre Carlo torna nel locale dove suona, Marc sale subito all'abitazione della medium, dove viene raggiunto poco dopo dalla polizia, guidata dall'irruente commissario Calcabrini (Eros Pagni). Appare improvvisamente sulla scena anche una giovane giornalista, Gianna Brezzi (Daria Nicolodi, all'epoca compagna di Dario Argento). Gianna, intrigata dal possibile scoop e attratta da Marc, decide di non lasciarlo solo nelle indagini.

Un parapsicologo che era stato presente alla conferenza dichiara che la nenia infantile, che secondo lui serve al killer, un maniaco, per ricreare il climax di una certa situazione in cui aveva già ucciso, è contenuta in un vecchio libretto di leggende popolari che Marc riesce a rintracciare in una biblioteca. Il libro contiene la fotografia di una villa di cui Marc cerca di scoprire l'ubicazione. L'unico elemento interessante è la presenza nel giardino di una grande pianta, molto rara per la zona di Roma. In giornata, Marc si reca anche a casa di Carlo, per sincerarsi che abbia smaltito la sbronza. Conosce la madre, Marta (Clara Calamai), ex attrice a riposo, la quale lo informa che Carlo è a casa di un suo amico e gli dà l'indirizzo. Giunto sul posto, Marc scopre che l'amico di Carlo è un travestito e che a Carlo piace stare in sua compagnia.

Mentre prosegue le indagini, Daly si accorge di essere diventato il bersaglio numero uno del killer, che intanto continua a commettere i suoi delitti, arrivando sempre più vicino a lui e uccidendo tutte le persone che gli stanno accanto oppure che giungono alla verità. Muoiono infatti, uno dopo l'altro, la scrittrice Amanda Righetti (Giuliana Calandra), autrice del libro in cui si parla della villa, che il killer affoga in una vasca piena di acqua bollente, e lo psichiatra Giordani (Glauco Mauri), già presente alla seduta della medium e collaboratore di Marc alle indagini, il quale scopre il nome del killer lasciato dalla Righetti - un attimo prima di spirare - sulle maioliche del bagno di casa.

Continuando le sue indagini, Marc Daly mostra la foto della villa a diversi vivaisti; uno di questi riconosce la pianta, da lui venduta anni prima, e gli fornisce l'indirizzo della villa. Questa è disabitata, ma custodita. Il musicista rintraccia il custode, che ha una figlia in età scolare, Olga (Nicoletta Elmi), e si fa prestare le chiavi. Quando entra nella villa, scopre subito qualcosa d'interessante: sotto l'intonaco di una parete c'è un affresco raccapricciante che raffigura un bambino con un lungo coltello in mano e un uomo gigantesco con il petto inondato di sangue.

Tornato a casa, Daly decide però di abbandonare le sue ricerche e di lasciare Roma: chiede pertanto a Gianna se vuole partire con lui per la Spagna. La giornalista accetta entusiasta e i due si danno appuntamento per la sera stessa. Ma a Daly torna in mente un particolare: la villa che ha appena visitato ha quattro finestre, mentre nella foto ce ne sono cinque. Decide allora di tornare a investigare e scopre che all'interno della villa c'è una stanza murata. Con un piccone abbatte il muro divisorio e, con sua grande sorpresa, trova un corpo in decomposizione all'interno della stanza. Subito dopo riceve un colpo sulla testa e sviene.

Quando si sveglia vede il volto di Gianna: la giornalista lo ha seguito e lo ha trascinato fuori dalla villa, a cui qualcuno ha appiccato il fuoco. Poco dopo Marc e Gianna raggiungono la casa del custode e il musicista ha un sussulto quando - nella cameretta della bambina - scopre un disegno che è uguale a quello che ha trovato dentro la villa, scavando sotto l'intonaco. Marc interroga la bimba, la quale confessa di aver copiato il disegno a scuola: l'ha trovato in una vecchia raccolta, mentre era stata messa in punizione in archivio. Marc e Gianna si recano subito nella scuola di Olga e si mettono a cercare insieme il disegno. Mentre Gianna si allontana per chiamare la polizia, Marc trova il disegno e ne legge la firma. Cerca immediatamente Gianna, ma la ritrova ferita, con un coltello conficcato nel fianco, ma ancora viva. Il killer, dunque, è già dentro la scuola. Marc dichiara al killer ancora nascosto di aver riconosciuto la sua identità. Alle sue spalle appare l'amico e collega Carlo che gli punta contro la pistola. Ma prima che prema il grilletto, Carlo viene messo in fuga dalla polizia: non fa però molta strada, poiché viene prima investito e trascinato da un camion e poi ucciso da una macchina, che gli schiaccia la testa.

Tutto risolto? No, perchè mentre Gianna viene portata in ospedale, Marc torna verso il suo appartamento e ripercorre gli eventi che gli sono accaduti. Resosi conto che Carlo non può essere il killer, perché si trovava con lui nella piazza mentre veniva compiuto il primo delitto, decide quindi di ritornare nell'appartamento della medium per cercare nuovi indizi. Appena entra, si rende conto che subito dopo il delitto della Ulmann, aveva già visto il misterioso assassino, il cui volto era riflesso in uno specchio appeso a una parete dell'appartamento, tra altri quadri.

Si ripete la scena già vista nella scuola: Marc si volta e vede finalmente il killer, questa volta quello vero: il suo volto è quello di Marta, la pazza madre di Carlo, che - quando quest'ultimo era ancora piccolo - aveva assassinato sotto i suoi occhi il padre, che voleva ricoverarla in clinica perché malata di mente. Carlo, da bambino, aveva quindi dipinto a scuola l'orrenda scena del delitto. La villa era stata la prima abitazione di Carlo e il corpo in decomposizione era quello di suo padre.

Marta cerca di colpire Marc con una mannaia, finendo però incastrata nelle inferriate dell'ascensore, per colpa di un ciondolo di metallo con grossi elementi. Il pianista preme allora il tasto per far scendere l'ascensore, e la donna rimane decapitata dalla sua stessa collana. I titoli di coda, accompagnati dall'angosciante tema musicale, scorrono su una macchia rosso sangue, in cui si vede riflesso il volto del protagonista.

Realizzazione

"Profondo Rosso" nasce, come altri film di Argento, durante le battute finali della realizzazione della sua opera precedente, l'atipico Le cinque giornate. L'idea di base, la medium che, durante una seduta, percepisce i pensieri di un assassino, risale addirittura ad una prima stesura di Quattro mosche di velluto grigio. Argento lavora febbrilmente sulla sceneggiatura ma, insoddisfatto del risultato, si fa aiutare da Bernardino Zapponi, tanto che alla fine ne risulta una sceneggiatura a quattro mani. Zapponi, intervistato, si attribuisce l'idea di aver voluto rendere molto "fisico" l'orrore del film e di legarlo ad un contesto "realistico" e comune, mentre attribuisce ad Argento il lato "fantastico" della vicenda (la medium, i fantasmi della villa).[1]

Il film, inoltre, risente della particolare situazione affettiva di Argento, che si era appena separato da Marilù Tolo, con cui aveva convissuto per un anno dopo il divorzio dalla prima moglie Marisa Casale. Argento ricorda quel periodo come ricco di febbrile creatività. Inoltre, è sul set del film che la sua relazione con Daria Nicolodi si consolida. La Nicolodi stessa riconosce che nel personaggio di Gianna Brezzi, la giornalista da lei interpretata nel film, c'è molto del suo vero carattere e molto del giovane Dario Argento quando faceva il giornalista.[2]

La scelta di Clara Calamai per interpretare la folle assassina non è casuale: Argento voleva infatti un'attrice anziana, un tempo famosa ma adesso dimenticata, in parte per la lunga assenza dallo schermo, in parte perché passata di moda. Quando David Hammings si reca per la prima volta in casa della donna, le fotografie che la Calamai gli mostra sono proprio le sue, che la ritraggono sui set dei suoi vecchi film.[3]

La famosa colonna sonora del film, eseguita dal gruppo progressive rock Goblin su spartiti di Giorgio Gaslini, fu scelta da Argento come ripiego. Il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per comporla. Il gruppo declinò gentilmente l'invito, perché troppo impegnato nella composizione di un nuovo album, quindi la produzione si rivolse a Gaslini, che aveva già lavorato con Argento ne "Le Cinque Giornate". Tuttavia, Argento sentiva che la musica di Gaslini non andava bene per il film e che occorreva qualcosa di più moderno. Intrigato dal demo "Cherry Five", il regista contattò i Goblin ed il gruppo aderì volentieri al progetto. Secondo Argento, il 90% della colonna sonora definitiva è da attribuirsi ai Goblin e solo il resto a Gaslini.[4]

Luoghi dove è stato girato il film

Il film si svolge a Roma ma è stato girato prevalentemente a Torino, ma anche a Roma e Perugia.

  • La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.
  • La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all'interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6, attualmente riaperto dopo un accurato restauro.
  • La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino[5].
  • La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nel Cimitero monumentale.
  • Il locale dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita di fronte all'abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper;
  • La scuola Leonardo da Vinci, dove Marc entra di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico "Mamiani" di Roma.
  • La lugubre villa "del bambino urlante" dove Marc rinviene il cadavere è sita a Torino in Corso Giovanni Lanza 57, ed è nota come Villa Scott, dal nome del committente della sua costruzione, progettata da Pietro Fenoglio nel 1902 ed esempio di stile Art Nouveau dell'epoca. Attualmente ristrutturata ed abitata da privati, all'epoca del film ospitava un convitto femminile gestito da suore. Per girare le scene, la produzione pagò un periodo di villeggiatura alle suore ed alle ragazze del convitto.

Automobili degli attori

Nel film i mezzi utilizzati nelle scene hanno un ruolo importante. Tra essi si ricordano la Fiat 500, in precarie condizioni, di Gianna Brezzi, teatro delle discussioni tra la stessa e Marc, la Lancia Beta noleggiata da Marc, la Lancia Beta Coupé che uccide Carlo schiacciandogli il capo e l'autocarro Fiat 642 che lo travolge e trascina. Come detto, il film è ambientato a Roma ma è stato quasi interamente girato a Torino. Ciò spiega perché, nonostante vi siano molte scene ambientate per strada e in automobile, in nessuna di esse vengono inquadrate le targhe dei veicoli.

Curiosità

  • In Giappone il film uscì solo alcuni anni dopo l'uscita italiana, sull'onda del grande successo di "Suspiria", e fu quindi rititolato Suspiria - Parte II.
  • Nel 2000 (a 25 anni dall'uscita del film nei cinema italiani), Dario Argento e il gruppo dei Goblin realizzarono un cortometraggio ispirato al film: sulle note del tema musicale principale il regista romano, in veste di assassino, uccideva uno ad uno tutti i componenti del gruppo, nello stesso identico modo in cui venivano assassinate le vittime del film. Il cortometraggio fu trasmesso da Rete 4 nell'aprile 2000, in coda alla trasmissione in onda del film.
  • L' 8 luglio 2009 è stata organizzata una proiezione pubblica del film a Torino, in "Piazza Comitato di Liberazione nazionale" (teatro nel film degli incontri notturni tra David Hemmings e Gabriele Lavia e del primo omicidio), alla presenza di Dario Argento. Il musicista Claudio Simonetti si è occupato della sonorizzazione dal vivo del film.
  • E'da notare come Argento focalizzi spesso l'attenzione dello spettatore con riprese ravvicinate in stanze da bagno, dove spesso vengono mostrati lavandini con i rubinetti aperti; questo si può notare a inizio film, nei bagni del teatro dove il killer viene mostrato per qualche istante, nel bagno della casa dove la scrittrice viene affogata e nei bagni della scuola dove i protagonisti cercano il macabro disegno.
  • Il titolo originale del film era La tigre dai denti a sciabola.

Il remake in 3D

Nel luglio 2009 Dario Argento annuncia un remake del film in versione tridimensionale come progetto successivo alla distribuzione di Giallo. Dovrebbe dirigerlo lui stesso ma ancora non c'è accordo su questo punto. L'iniziativa rientra nell'ambito di una cessione di diritti operata recentemente da Argento su tre suoi film, per farne realizzare dei remake Usa; gli altri due titoli interessati sono L'uccello dalle piume di cristallo (non ancora entrato in pre-produzione) e Suspiria (già entrato in pre-produzione).

Note

  1. ^ Nocturno dossier n.18 - Le Porte sul Buio : il cinema, la vita, le opere di Dario Argento
  2. ^ Nocturno dossier n.18 - Le Porte sul Buio : il cinema, la vita, le opere di Dario Argento
  3. ^ "Spaghetti Nightmares" di Luca M. Palmerini e Gaetano Mistretta
  4. ^ Nocturno dossier n.18 - Le Porte sul Buio : il cinema, la vita, le opere di Dario Argento
  5. ^ Negli stessi paraggi (il parcheggio sotterraneo sotto la suddetta piazza, tutt'ora attivo) furono girate alcune scene dell'inseguimento tra la Porsche 356 e la Fiat 125 che appaiono in un altro film di Dario Argento, Il gatto a nove code.

Collegamenti esterni

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