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La Franca di Girifai o Girifai, chiamata anche “Salt JIRIFAI” o “Salto[1] di JIRIFAI (leggi Girifai) è stata un'antica franca cistercense e ospitaliera appartenente all'abbazia "nullius", autonoma politicamente dall'antico stato giudicale locale (Giudicato di Gallura)[2].

La Franca

Era detta anche Franca di “Jurifai” (leggi Giurifai). Etimologicamente il nome corretto è Jirifai termine medioevale originatosi dalle località Ghirivai (oggi 'Iriai a Dorgali e Ghiriai a Galtellì). La franca ricomprendeva anche aree del Montesanto del Golfo di Orosei. La Franca aveva una estensione definita ed era collocata in una vasta ansa fluviale nella Sardegna centro orientale ben difesa dai bacini fluviali che la racchiudevano. Era una franca di confine perché era posta proprio su quell'unica parte dell'isola dove si formava il quadruplice confinario dei quattro antichi stati sardi, i giudicati sardi, oggi scomparsi (Arborea, Cagliari, Gallura e Torres). Il primo documento scritto risale al XII secolo[3]. La franca esisteva già dapprima. Essa era il frutto di accordi internazionali volti ad impedire che vasti territori sardi e la stessa Sardegna tornassero nell'orbita bizantina (sia alla Chiesa Greca che e all'Impero d'Oriente)[senza fonte]. La franca, che aveva una sua autonomia, soprattutto fiscale, era una zona-franca da tributi giudicali.

Si era caratterizzata dal punto di vista storico per avere una sovranità congiunta statuale ed ecclesiale. La sua estensione era pari a oltre 170 km² (con le enclavi superava in totale i 270 km²)[4]. Essa era ubicata nell’attuale Provincia di Nuoro in parte dell’agro dei Comuni di Dorgali, Galtellì, Irgoli, Loculi, Oliena, Orgosolo, Nuoro ecc.. Nelle carte medioevali[senza fonte] è presente e ricorre spesso con le denominazioni di Salt Jirifai o di Salt Jurifai. La franca rimase politicamente autonoma fino al XIII secolo)[5] quando fu occupata dalle truppe del Generale Lamberto Visconti della Repubblica di Pisa che esercitava "de facto" il protettorato del Giudicato sul Gallura uno stato rimasto in piedi solo nominalmente.

Confini e origini

 
La Valle del Cedrino vista dal Monte Ortobene
 
Panorama sul Monte Ortobene - Nuoro.

I confini della franca variarono nel tempo. La franca seguiva uno sviluppo geografico allungato su una direttrice Ovest-Est lungo l'asse di congiunzione del centro abitato di Nuoro con il centro abitato di Dorgali. Il nucleo principale della franca era ricompreso in una vastissima ansa fluviale formata dal rio Sologo e dal rio Cedrino, chiusa ad Ovest dal Monte Ortobene[6]. La franca infatti aveva come confini il corso del rio Sologo dalla località Marreri-Isalle fino alla confluenza del rio Sologo medesimo con il rio Cedrino e dal corso del Fiume Cedrino dalla confluenza con il Sologo fino controcorrente al ponte di Badu è Cherchi. In particolare il confine ad Ovest era una linea che dal ponte sul rio Cedrino chiamato Badu è Cerchi (Strada Provinciale 38 tratto Oliena Nuoro) [7], seguiva le pendice del Monte Ortobene medesimo, conduceva al paese di Gortobè nel Monte Ortobene (Fonte Santu Milianu)[8], e da qui la linea proseguiva fino alla località di Marreri-Isalle dove si ricongiungeva al corso del rio Sologo.

Oggi l'accesso all'ansa fluviale allora chiamata di Jirifai e il superamento dei fiumi Sologo e Cedrino che la racchiudono è garantito dall'esistenza di almeno 10 ponti[9] tra cui due portano proprio il nome di Ghiriai[10]. Il termine Jirifai potrebbe derivare da due cambi di direzione (jiri in volgare medioevale) che coinvolgono questa vasta ansa del fiume Cedrino[11].

Jirifai ricomprendeva a Est anche i borghi di Thorpeia e quello di Gonarium presso Castrum (o Corte), oggi Dorgali, enclavi che non avevano continuità con il corpo principale del salto ecclesiale di “Jirifai” ed erano collocate al di là del Cedrino collegate allo scalo marittimo di San Giovanni Portu Nonu (lido di Sa Pischina oggi La Favorita e di Pramaera oggi Pramasera a Gonone) tutti presso l'attuale territorio di Dorgali[12]. Sempre al di là del Cedrino, a Sud, i Comuni di Orgolosolo e di Oliena contribuivano con le terre del paese di Locoe e Nothule (Dule). Nothule era una precedente dizione o una frazione di Locoe paese scomparso nel 1810. Comunque la franca può essere stata più estesa ed essendo proprio al confine di tre regni giudicatli può aver subito nel tempo delle modifiche cosiddette a fisarmonica a seconda degli accordi e delle concessioni agli ordini monastici. È pertanto possibile che l'intero territorio di Dorgali, dalla sponda destra del Cedrino fino al mare, comprendendo anche il Montesanto ed i piccoli borghi rurali ora scomparsi[13], possano aver fatto parte del Salto. A Dorgali la tradizione riporta la presenza degli ordini ospitalieri (antoniti e lazzariti)[14] che possedevano un ospedale, un lazzareto, un romitorio[15] ecc. e che avevano provveduto alle fortificazioni di "Castro" o "Corte". Anche tutta o gran parte della giurisdizione del Comune di Nuoro può aver fatto parte di Jirifai ricomprendendo oltrecché il borgo di Gortobè poi Seuna anche quello di Nugor (che in origine coincideva quasi interamente con il solo quartiere di San Pietro), con gli altri abitati rurali sparsi nel suo territorio. Se anche Galtellì, Irgoli e Loculi possano aver contribuito con proprie pertinenze territoriali alla franca, oltre alla Chiesa della Madonna di Gonare in agro di Sarule e di Orani ed alla chiesa dedicata a Sant'Anastasio Persiano ad Olzai, non vi sono certezze. Se così fosse si potrebbe considerare un territorio esteso per oltre 400 km².

Tre monasteri importanti

I monasteri locali più importanti erano tre. Uno era il Monastero di Santa Maria di Gultudofe[16] detto anche Gultuofè o Gortobè(ne) presso il Monte Ortobene di Nuoro. L'antico monastero montano era collocato probabilmente nell'area sottostante l'Hotel Sacchi dove vi è la Fontana "de Prades" (dei padri/frati)[17] mentre il borgo di Gortobè (o Gortobene) era probabilmente vicino alla Fonte di Milianu, forsa da San Mamiliano, Vescovo di Palermo, cui era dedicata la parrocchia del centro.

Il secondo era il Monastero di San Giovanni Battista "Su Lillu"[18] (Il Giglio) annesso al borgo di Santa Maria Magdalena Thorpeiae, che si ritiene fosse situato presso la zona "S'Eremu" in Via Dante a Dorgali.

Il terzo era il Monastero di Santa Maria e di Sant'Angelo di Gonarium[19] (oggi Rione di Gonare in Via Gonare a Dorgali), detta anche Corte o Castro dal nome del centro più importante limitrofo a Gonare. Questi monasteri tenevano contatti marittimi, con la navigazione sottocosta, con Bonifacio (dove era presente un monastero benedettino) e con le isole dell'arcipelago toscano e di Ponza. I traffici di Jirifai partivano per il monastero madre di San Giovanni dell’Isola del Giglio e di Orbetello servendosi probabilmente dell’ausilio logistico del vicino porto di San Giovanni Portu Nonu ( l'attuale Cala Gonone) e dei vascelli degli ordini ospedalieri. Di fatto erano questi tre monasteri erano i centri propulsivi della Franca.

I centri scomparsi

Thorpeia fu la capitale della Franca. Citata in un atto di cessione del salto alla Repubblica di Pisa nel XII Secolo, essa era sede dell'Abbazia Vescovile di San Giovanni Battista "Su Lillu", Il Giglio. La potestà vescovile abbaziale è forse all'origine di quel el Bisbat de Dorgaly (in catalano "il Vescovado di Dorgali"), citato dall'Alberti quando parla della Chiesa di San Nicola e San Sebastiano a Thorpeia. Nel borgo si ritiene fosse presente la forza militare degli ordini ospitalieri.

In epoca medioevale anche la Sardegna era caratterizzata da una miriade di piccoli borghi rurali che nascevano e terminavano la propria esistenza in modo del tutto correlato alle contingenze legate alle incursioni moresche, alle epidemie o all'assimilazione da parte di centri via via più importanti. I piccoli centri abitati erano:

  • in territorio di Dorgali: Thurcalis-Portu Nonu, Ortomurcato, Siffilionis (o Siffiline oggi Filine, qui era presente un cenobio dedicato a Sant'Anastasio Persiano), Scopeta, Castrum (o Corte), Thorpeia-S'Armulanza-Miriai-Gorgollennoro, Gonarium, Corache, Nurachi, Cares, Agugheda, Ilohe, Nurulis, Isarlis;
  • a Galtellì: Villademuro, Torpee Iscra Garteddi;
  • ad Oliena: Golcone, Gadu o Giumpattu, Filihuri, Nothule;
  • ad Orgosolo: Locoe;
  • a Nuoro: Goltofè o Gortobè o Gortobene.

oltre a pertinenze presso Loculi e Irgoli.

Larga parte di questi centri scomparve nella seconda metà del secolo XIV in concomitanza con l'inizio della dominazione aragonese per via del peggioramento delle condizioni generali (soprattutto fiscali) ed all'assimilazione da parte dei comuni che si rafforzavano demograficamente, come avvenne nel caso di Dorgali e Nuoro.

Storia

Le origini

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gonario II di Torres.

L'area geografica di Jirifai era già appartenuta agli ordini monastici della Chiesa Greca Sarda[senza fonte]. Quest'ultima, dopo lo Scisma d'Oriente (1054), con la reciproca scomunica intercorsa tra il Papa ed il Primate di Bisanzio, fu sostituita dalla Chiesa Latina con l'abbandono della Sardegna da parte degli ordini monastici greci (studiti, basiliani ecc.), esautorati dalla Riforma gregoriana. I Giudici di Gallura, locali capi di stato, allora si posero il problema di riassegnare queste terre ad ordini monastici latini. Pertanto la franca cistercense di Jirifai fu costituita con atti di cessione statuali emanati successivamente dai Giudici di Gallura. Nel Secolo XII un atto[senza fonte] fu siglato dall’allora Giudice di Gallura Costantino de Lacon per la cessione in amministrazione extraterritoriale di un vasto territorio ai cistercensi[senza fonte]. Questi monaci diedero vita alle locali filiazioni del monastero cistercense di San Giovanni Battista dell’Isola del Giglio (in sardo Santu Juanni Su Lillu mal trascritto nella documentazione giudicale in Su Lili, Solliali, Ossillilli, Offilo ecc.) e di Orbetello in Toscana[20].

L’atto istitutivo della donazione di Jirifai fu confermato con successivi atti giudicali di ampliamento territoriale. Al salto di Jirifai e quindi al centro di Sant'Angelo e Santa Maria di Gonarium (o Corte) e di San Giovanni Battista di Thorpeia è legata la vicenda storica del giudice Gonario II di Torres che, nella seconda metà del Sec. XII, tenne i contatti con i cistercensi laziali servendosi forse dei cistercensi della Franca o Salto di Jirifai, oramai già sotto il giogo politico pisano. Questi monaci dalle caratteristiche vesti bianche, praticavano il precetto del lavoro manuale ed erano legati agli ordini cavallereschi impegnati nelle Crociate (Templari, Giovanniti, Antoniti, di quest’ultimi si segnala la presenza nel territorio assieme ai Lazzariti).

Questa presenza cavalleresca consentì a Gonario II di salpare per la Terra Santa con una nave forse templare che, proprio dal Golfo di Orosei, lo condusse a Gerusalemme. Nell’Abbazia delle Tre Fontane (dedicata a Sant'Anastasio Persiano) a Roma e nell’Abbazia di Montecassino nel Lazio riuscì ad attivare uno stretto contatto con San Bernardo di Chiaravalle. Al rientro dal viaggio in Terrasanta sempre nel Golfo di Orosei Gonario rischiò di fare naufragio. Esso si appellò alla Vergine e gli apparve miracolosamente in visione un monte che gli servì per orientarsi verso la terra ferma, salvandosi da morte certa. In quel monte (Monte Gonare a Orani/Sarule), secondo tradizione, Gonario II fondò come riconoscimento della grazia ricevuta il santuario della Madonna di Gonare. Gonario si ritirò anni dopo come monaco nel convento cistercense di Chiaravalle in Francia.

L'ostilità pisana

Tornando alla vicende locali dei cistercensi occorre ricordare che Pisa (ghibellina e filoimperiale) guardava sempre più con fastidio all'autonomia e al potere politico di queste Abbazie filopontificie (guelfe) che interferivano con i propri interessi nel Lazio settentrionale, nell'Arcipelago Toscano e in Sardegna. Infatti nella zona franca di Jirifai i pisani non avevano il monopolio esclusivo dei commerci in quanto questi intercorrevano anche con Genova, con gli Ospedalieri di San Giovanni, con la Provenza, con vascelli di singoli mercanti ecc. ed era interesse della classe politica giudicale avere ambiti di libero scambio svincolati dalla predominanza pisana con la presenza di altre potenze marinare. Inoltre questa area dei monasteri serviva anche come zona di cuscinetto tra i giudicati ed i monasteri stessi potevano essere chiamati per derimere controversie o per fare da intermediari con le potenze straniere.

Il primo atto della Repubblica di Pisa utile a ridimensionare la franca di Jirifai fu di precludere il collegamento diretto con il Golfo di Orosei controllandone l'accesso al locale porto (Portu Nonu) e nel 1160 obbligò il Giudice di Gallura a revocare la cessione ai cistercensi di Thorpeia S'Armulanza e Miridai che passò sotto lo stretto controllo dei pisani per il tramite dell'Opera di Santa Maria di Pisa.

Successivamente le truppe pisane nel XIII secolo finirono con l'occupare militarmente le terre di queste abbazie svotandole del loro potere politico. La franca perse la sua autonomia politica. I beni fondiari di Jirifai vennero comunque riconosciuti da Pisa come proprietà della Chiesa ed in particolare del Vescovo di Galtellì che grazie a queste estese proprietà ebbe il titolo di Barone. Analogamente nell'isola del Giglio i pisani acconsentirono al che le terre dell'Abbazia passassero alla Famiglia degli Aldobrandeschi. Nella Sardegna Centro Orientale Pisa aveva creato il Vescovado di Galtellì suffraganeo dell'Arcivescovo di Pisa per ragioni di mero controllo politico sulla Chiesa locale.

Nella seconda metà del 1200 il Monastero di San Giovanni "Su Lillu" (in questo caso la scrittura medioevale è stata interpretata come "Offilo"), seppur sotto stretto controllo politico pisano, è segnalato come sede di Precettoria Templare. Questo significa che erano comunque presenti per tutto il 1200 i cistercensi, i monaci, affiancati dalla forza militare, gli ordini ospedalieri. Il porto di questo monastero, quello di San Giovanni Portu Nonu, viene citato nei versamenti delle collettorie pontificie del 1341. In questo periodo le pertinenze templari, anche quelle di Jirifai, erano già passate all'Ordine di Malta o Ospedalieri di San Giovanni. L'area ecclesiale, descritta nell’atto costitutivo del salto di Jirifai, risultava ancora presente in parte nel XVI Secolo quanto fu nuovamente perimetrata dalla Chiesa una parte del Salto di Jurifai, appartenente al Vescovado di Galtellì, fusosi con Cagliari, chiamata “Biriddo” e poi successivamente quando queste aree ecclesiali furono cedute nel XVII Secolo ai gesuiti[senza fonte]. Con l'abbrogazione di quest'ordine nel XVIII Secolo alcune aree ecclesiali furono messe all'asta, altre finirono comunque per essere trasformate nel 1800 in ademprivi che, ancora oggi, sono presenti come aree pubbliche gravate da uso civico e cioè le Paludi di "Biriddo", "Dorrisolo", "Mannolitto", "Porcarzos", il "Monte Ortobene" ecc. e altre come aree sempre pubbliche ma senza uso civico "Isalle-Orrule", "Prunetta" ecc.

Aspetti particolari

Stato Giuridico

La cessione del Giudice di Gallura come sostanza giuridica era ben diversa da quelle che in genere venivano emanate dai giudici sardi a favore degli enti monastici ecclesiastici non tanto per via dell'extraterritorialità ma per il fatto che si trattava di un'alienazione dello Stato locale (Giudicato di Gallura) ad un'entità politica creata da un altro Stato esistente tradizionalmente alleato dei sardi (quello dei franchi che creò il patrimonio politico delle Tre Fontane). Infatti il Monastero di San Giovanni del Giglio era ricompreso in una giurisdizione politica indipendente, e quindi non si trattava esclusivamente di una giurisdizione religiosa. Intatti il Giglio era parte integrante dell’Abbazia cistercense, "nullius dioeceseos", delle Tre Fontane, o di Aquas Salvias, o di Sant'Anastasio Persiano, a Roma che allora era una realtà dotata di autonomia politica dalla Stato Pontificio. La giurisdizione politica delle Tre Fontane (Isola di Ponza, Orbetello, Argentario, Ansedonia, Isola del Giglio e Giannutri, Montalto di Castro, Castro, Serpeta, Manopello e i territori ultramarini "per 100 miglia e più e cioè la Sardegna" ecc.) costituiva un vero e proprio stato, era molto vasta, e si era formata con il riconoscimento pontificio del grazioso atto istitutivo della giurisdizione statale delle Tre Fontane da parte dell’Imperatore CARLO MAGNO. Quest'atto risale all’803 d.C., era una ricompensa del miracolo compiuto dalle reliquie di San'Anastasio, custodite dalla stessa Abbazia, che condotte dai monaci delle Tre Fontane sul campo di battaglia, fecero ottenere all'Imperatore una grande e schiacciante vittoria militare sui longobardi ad Ansedonia. Quest'abbazia e le sue filiali avevano la giurisdizione (politica, giudiziaria, fiscale ecc. ecc.) sugli abitanti residenti nelle proprie pertinenze che venivano così esentati dagli obblighi (p.es. fiscali) in genere dovuti allo Stato Giudicale (giornate di corvèè ecc.). Pertanto questi abitanti non erano soggetti alla giurisdizione dello Stato locale (a Jirifai il Giudicato di Gallura). La Repubblica di Pisa che tra l'altro si era guadagnata il protettorato sul Regno di Gallura non si rassegnava ad avere un'altra realtà statale estranea al limite del suo stesso territorio sia in Sardegna che sulla terraferma (Toscana Meridionale, Arcipelago Toscano e Sud della Gallura) ed iniziò ad avversare non solo gli interessi dei rivali storici, i genovesi, ma anche quelli di questa abbazia "nullius dioeceseos". Sicuramente le vicende legate al controllo dei beni di questa abbazia legata strettamente agli interessi della Chiesa, o con il Pontefice Bonifacio VIII alla sua stessa famiglia, in concorrenza con la Repubblica di Pisa fu una delle cause poco conosciute che spinsero proprio il Papa Bonifacio VIII a progettare l'espulsione di Pisa dalla Sardegna, dall'Arcipelago Toscano, dal Sud della Toscana e dal Nord del Lazio. Questo Papa si risolse a dare il via libera in funzione antipisana e antighibellina alla conquista della Sardegna, dell'Arcipelago Toscano, di Bonifacio in Corsica da parte degli aragonesi. Lo Stato pontificio si preparava ad espellere Pisa dal Nord del Lazio nell'area di Castro con l'ausilio dei Farnese. Si crearono, in questi ambiti, dopo questa decisione, a partire dal 1321, gli stati aragonesi del "Regnum Sardiniae", in Sardegna, di Bonifacio, in Corsica (per soli per 70 anni) e dei "Presidi" nell'Arcipelago Toscano e si formò poi nel Nord del Lazio il Ducato di Castro che ricomprendeva i beni di Montalto di Castro già appartenuti alle Tre Fontane. Nella prima metà del 1600 Castro fu raso al suolo dagli stessi Farnese, il Ducato fu abrogato, e i suoi bemi passarono alle dipendenze del Patrimonio, persona giuridica dello Stato Pontificio, utilizzato da quest'ultimo per gestire in modo non diretto il Nord del Lazio (Tuscia).

Oggi giuridicamente le terre già appartenute a Jirifai sono un bene monastico dinastico in quanto non soggetto nel tempo a cambio di proprieta’[senza fonte]. Allo Stato non è possibile la trascrizione a suo carico di beni di questo tipo in quanto sono stati riconosciuti dalla legge come usi civici non usucapibili di origine abbaziale che restano in perpetuum patrimonio dei discendenti degli ex conversi stabiliti nel territorio. Questo a maggior ragione per il fatto che questa abbazia aveva una specialità politica che la differenziava dalle altre. Gli altri eredi, nominali, sono per i beni ospedalieri di Jirifai l'Ordine di Malta[senza fonte], per i beni ecclesiali di Jirifai il Barone Vescovo di Nuoro[senza fonte] e i monasteri cistercensi (trappisti) presenti localmente (Nuoro e Dorgali)[senza fonte]. Oggi lo Stato italiano è sovrano sul territorio della franca. Una menzione spetta al ruolo avuto dal Regno dei Franchi (oggi Stato Francese) che funse da tutore dell'ambito ecclesiale in cui era ricompresa la Franca di Jirifai.

La cosovranità statale (Capo di Stato) e ecclesiastica (Abbate Vescovo) fu garantita dal potere giudicale.

Ogni monastero di Jirifai era legato ad una sua propria area di pertinenza amministrativa costituita dalla comunità o pieve dove l’organizzazione comunitaria sortiva dall’interfaccia del potere ecclesiale con i locali capifamiglia. I capifamiglia, in genere conversi, componenti di tutti i nuclei abitati, ogni tre anni si rinunivano in riunione plenaria e designavano una terna di persone che si alternavano rivestendo l'incarico annuale del PRIORE. Il priore si affiancava al potere abbaziale ed aveva come primo compito quello di organizzare la ricorrenza annuale, seguivano le altre incombenze.

Il potere giudicale a partire dal secolo XII veniva gradualmente sostituito anche formalmente dalla Repubblica di Pisa che annientò l'autonomia di queste abbazie (lo stesso avvenne nell'Isola del Giglio dove nella metà del 1200 scompare il locale monastero i cui poteri furono annessi a Pisa). Con Pisa i beni dell'Abbazia vescovile "nullius dioeceseos" passarono prima al Barone Vescovo di Galtellì nel XIII Secolo per poi passare dopo alcuni secoli al Barone Vescovo di Nuoro alla fine del XVIII secolo.

I cittadini divennero così soggetti allo Stato e non più all'Abbazia "Nullius".

Moneta, Ricorrenze, Stendardo

La moneta locale nominale fu il franco. I cistercensi fondati dai francesi San Roberto di Molesnes e San Bernardo di Chiaravalle infatti avevano il loro riferimento in Francia e prediligevano il franco come nome della moneta locale. Quest'unità di misura era anche il retaggio della presenza della flotta franca che nel IX secolo aveva concorso con la politica degli Abassidi di Baghdad (avversi agli arabi andalusi di Museto), in funzione antibizantina e in alleanza con lo Stato della Chiesa, a preservare la Sardegna come Stato neutrale (fonte Bazama). Infatti nell'area di Jirifai nel medioevo circolavano anche le monete arabe frutto del commercio con la Siria e con Baghdad. Il franco locale era una semplice unità di misura monetaria. La dizione "francu" è rimasta in uso in Sardegna fino a tempi recenti. Occorre dure che nel Medioevo vista la posizione geografica marittima baricentrica dell'isola di Sardegna nel Mediterraneo non c'era convenienza a emettere monete, pertanto circolavano diverse monete europee che non andavano fuori corso. Nel Giudicato di Gallura e in Sardegna, in quel periodo non esisteva una zecca dello Stato e cioè dei Giudicati. Tutte le monete forestiere venivano soppesate e valutate in termini di corrispondenti franchi nominali.

Le ricorrenze festeggiate ad Jirifai erano:

quella cistercense della Festa della Natività della Madonna, la più importante, il 7 e l’8 di settembre o Festa di Gonare ricorrenza festeggiata nel borgo di Gonarium a Dorgali e nel santuario di Monte Gonare (agro di Orani e di Sarule).

San Mamiliano Vescovo di Palermo (Santu Milianu), 18 novembre e 15 settembre, patrono della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello dove è ricompresa l'Isola del Giglio, e patrono di Gortobe (L'Ortobene), o Goltofe, borgo scomparso in agro di Nuoro (e anche di Golcone oggi Corcodde borgo scomparso in agro di Oliena).

San Lucifero Vescovo di Cagliari (fondatore della Chiesa Autocefala Sarda di rito greco VIII-XI secolo) e Santa Maria Maddalena, 20 maggio il primo, 23 luglio la seconda, ricorrenze di Thorpeia. San Sebastiano era il Patrono di Thorpeia. Festa il 20 di gennaio, vigilia il 19, a Teti invece è il 29 di agosto. Il santo a Dorgali aveva una chiesa dedicata anche a San Nicola. La chiesa è citata da Monsignor O. Alberti in "La Diocesi di Galtellì", prima edizione anastatica, come sede dell'antico Bisbat de Dorgaly, l'abbazia "nullius".

Tutti i borgi festeggiavano San Giovanni Battista il 24 di giugno.

Sant'Anastasio Il Persiano è il titolare dell'Abbazia "Nullius" delle Tre Fontane di Roma, la sua ricorrenza e il 22 gennaio ed il suo culto è presente nel territorio a Olzai e a Filine in agro di Dorgali . L'Abbazia delle Tre Fontane è dedicata anche a San Vincenzo di Saragozza la cui festa è sempre il 22 gennaio. In genere il culto di questi due santi è congiunto.

Lo stendardo di Jirifai era uno stendardo cistercense, quindi bianco con al centro una grande croce cistercense rossa. La croce cistercense era una croce patente e scorciata (detta anche di Mantova) ma con le braccia finite a foggia di coda di rondine mentre il giglio bianco di San Giovanni Battista [21] ricorre ancora come simbolo nell'oreficieria locale.

A San Giovanni infatti era dedicato il locale Monastero di San Giovanni (a Dorgali in Via Dante) collegato allo scalo marittimo di San Giovanni Portu Nonu (località la Favorita e Palmasera a Gonone) e quello madre dell'Isola del Giglio sull'Arcipelago Toscano. Si parla della locale Abbazia Vescovile (Il Bisbat in catalano) in un documento cinquecentesco proprio per la località (Thorpeia) dove era collocato il Monastero di San Giovanni Battista "Su Lillu".

L'inno più diffuso In Sardegna e a Girifai è Deus Ti salvet Maria cantato durante la Festa di Gonare. In Europa c'è un inno non prosato dedicato a Carlo Magno[22].

Osservazioni

L'inno più famoso della Sardegna cantato anche a Girifai è "Deus Ti salvet Maria":

http://www.youtube.com/watch?v=QdNOxG47uSY

L'Inno a Carlo Magno di Bons è senza prosa:

http://www.youtube.com/watch?v=uxHyrgc8rew.

Stemma di un Abate Vescovo o Mitrato: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Abbot.png

Note

  1. ^ In geografia esistono diversi toponimi riconducibili a questo termine che può indicare anche un repentino cambio di pendenza o di dislivello, oppure una cascata.
  2. ^ Dionigio Panedda – Il Giudicato di Gallura – Editrice Libreria Dessì
  3. ^ Si tratta di rogiti notarili di due cessioni successive commissionati dal Giudice di Gallura Costantino de Lacon di cessione al Monastero di Santa Maria di Gultudofe e di San Giovanni "Su Lillu" del vasto Salto di Jirifai. I Rogiti sono conservati nellì'Archivio di Stato di Cagliari. Il contenuto dei rogiti è riportato integralmente nel libro dell'Arch. Francesca Chessa: Loculi e nel testo dello storico Alberto Boscolo - La Sardegna Bizantina e Giudicale - Chiarella
  4. ^ Pietro Fanciulli - Archivio abbaziale di Orbetello. Ex Abbazia "Nullius" delle Tre Fontane - Laurum
  5. ^ Presidenza del Consiglio Regionale-Raccolta Carte Storiche
  6. ^ Si veda il testo della cessione ai monasteri di Costantino de Lacon Giudice di Gallura riportata integralmente nel libro Loculi di Francesca Chessa
  7. ^ Qui c'era il guado che da Santa Maria della Misericordia di Dule (Nothule nel Medioevo) e Locoe conduceva a Santa Maria di Gortobè (Goltofè o Gortofè nel Medioevo) sul Monte Ortobene agro del Comune di Nuoro. Gortobè in agro di Nuoro e Dule-Locoe in agro di Oliena e di Orgosolo costituivano un'unica parrocchia.
  8. ^ L'Ortobene si deduce dalla linea che univa Notule (Dule a Oliena) con Gultudofe passando per il guado di "Badu de Cherchi" presso la località "Su Crastu" raggiunte seguendo controcorrente il corso di "Su Rivu Mannu", il Cedrino. Santu Milianu è la dedicazione della fonte sulle starda che conduce al Monte Ortobene dalla Chiesa della Solitudine
  9. ^ Nel comune di Dorgali i Ponti di Iriai e quello di Abbacana, a Galtellì il Ponte di Ghiriai e quello di Su Manganu, a Nuoro il Ponte di Marreri, il Ponte di Su Crastu (il castello) e il Ponte di Badu 'e Cherchi, infine in agro di Oliena i ponti di Norgheri, di Oleo ed il Ponte romano di Pappaloppe
  10. ^ Uno sulla Strada Provinciale 38 direzione Dorgali Nuoro e più a Nord il ponte sulla Strada Statale 129 direzione Galtellì Nuoro
  11. ^ Le anse del Cedrino, fiume della Sardegna Centro orientale sono concomitanti rispettivamente con il confine Dorgali-Oliena, località "Iriai" e con il confine Dorgali-Galtellì, località "Ghiriai"
  12. ^ Portu Nono secondo l'archivista della Diocesi di Nuoro Rettore Mrcello che scrisse una monografia sul Vescovado di Galtellì era proprio a Cala Gonone. Inoltre che l'Ecclesia Galtellinsis Sanctae Mariae Magdalenae Thorpeiae con le località di "S'Armulantha" (Santo Stefano a Mulattai) e "Miriai" (San Pantaleo e Nostra Signora degli Angeli a Mariscai e Iriai), citate dall'Alberti nella prima edizione del Vescovado di Galtellì, fosse a Dorgali lo testimonia il fatto che l'unica chiesa di Santa Maria Maddalena di Torpeia la più vicina a Galtelli e con le campagne adiacenti dotate di chiese che portano questi nomi sia proprio a Dorgali. Il borgo di Thorpeia (oggi i rioni di "Gorito" e di "Sa Chejedda de Unu", in Via Eleonora, e di "Sa Chejedda de Duos", in Via Goito) coincideva con il quartiere collocato sula sponda sinistra del Rio di San Giovanni Battista a Dorgali, oggi Corso Umberto perchè il rio fu tombato nel 1870. Qui vi era l'antica parrocchia nella Chiesa scomparsa dei Santi Sebastiano e Nicola in Piazza del Monumento. Infatti San Sebastiano è ancora coopatrono di Dorgali. Il nome Thorpeia si origina dal verbo latino "torpesco", privo di mezzi, ed è riferito alla condizione servile della popolazione medioevale in quando dedita alle operazioni agricole a favore del locale monastero di San Giovanni Battista "Su Lillu", ubicato in Via Dante a "S'Eremu" in "Sa Chejedda de Duos". Le Thorpeie, i Gallura ce ne erano tre: Torpee de S'Iscra de Garteddi, Torpè posadinu e Thorpeia a Dorgali. Erano tutte popolazioni collocate extra muros dei centri più importanti (Galtellì, Posada, Castro di Dorgali e cioè Sa Serra-Sa Porta) proprio perchè la popolazione di condizione servile a favore di Abbazia "Nullius" e non erano cittadini giudicali
  13. ^ Siffiline, Scopeta, Ortomurcato-Sos Mucarzos, Corache-Oroviddo, Nurachi, Agugeda-Cucché e Villademuro-Muru
  14. ^ A Dorgali è stato trovato il sigillo del locale priore del Lazzareto presente nel XIII secolo e cioè Padre Tibaldo. Si trattava di un templare colpito dalla lebbra e spostato all'Ordine di San lazzaro. Nel Bollettino Archeologico Sardo quando si parla di questo religioso soldato si dice che fondò gli ospedali di Oristano, Bosa. Orosei e Dorgali. I Templari sardi dipendevano giuridicamente dalla Lombardia. San Giovanni "Su Lillu" (qui citato come Offilo) viene descritto dallo stucioso Pirodda come una precettoria templare. Nel quartiere di Sant'Antonio a Sa Serra-Sa Porta a Dorgali è molto viva la memoria del locale ospedale, Hospitalis Sancti Antoni collocato in Via Venezia, del quale esiste un sigillo. In ultimo l'ospedasle fu gestito da frati minori francescani alcantarini. Cfr. il paragrafo i sigilli in Dorgali Wikipedia
  15. ^ Il lazzareto era in Via Sa Lepora (La lebbra in sardo), come riporta il Casalis Angius in Statististica degli Stati Sardi. Il romitorio era collocato in Via del Pelelgrino la cui denominazione della via ne ricorda ancora la destinazioen dell'isolato. L'ospedale era in Via Veenzia dove l'isolato viene ancora chiamato "S'Ospidale". Gli ordini ospedalieri erano collocati dentro il Castro di Dorgali oggi Sa Serra - Sa Porta
  16. ^ Il paese di Gultudofe viene citato nella cessione del 1160 e ricorre nella documentazione pisana, Liber Fondachi del 1317 e nelle collettorie pontificie del XIV secolo
  17. ^ La toponomastica, la tradizione orale e la presenza di conci porta a ritenere che il Monastero fosse ubicato in questo sito. Occorrerebbero comunque degli accertamenti archeologici per averne certezza
  18. ^ Ricorre nelle fonti medioevali con il nome di San Giovanni "Sulliali", "Sollilli","Ossillili", "Offilo" che per l'autorevole storico medioevale Monsignor Ottorino Alberti sarebbero solo delle cattive trascrizioni dei manoscritti medioevali che riporterebbero il termine "Su Lillu", il Giglio in lingua sardo
  19. ^ Gonarium è il nome di un centro medioevale, di cui non si conosce l'ubicazione, citato dal Panedda nel libro il Giudicato di Gallura. Era probabilmente il borgo di Gonare a Dorgali dove era presente un monastero del quale esistono ancora i resti e la memoria storica. In Via Gonare era collocata la Chiesa dei santi Cecilia e Lamberto di Liegi cistercense. Gonare era un borgo confinante con il borgo di Castro, che oggi sarebbe presso i quartieri di Sa Serra (La Cinta Muraria) e Sa Porta di Dorgali. Non è da eslcludere che il Monastero in questione fosse proprio quello di Sant'Angelo di "Porcarzos" che confinava con la Chiesa di santa Maria Maddalena
  20. ^ oggi nell'Isola del Giglio le località dove erano collocate le pertinenze del monastero sono la campagna di “La Bredici” e la “Fortezza Aldobrandesca” a Giglio Castello collegata all'Abbazia di San Giovanni Orbetello e queste ultime alle Tre Fontane). Nel territorio di Jirifai era presente anche il Monastero cistercense di San Felice di Vada (Comune di Castiglione della Pescaia, Provincia di Livorno
  21. ^ La più famosa lode a San Giovanni Battista è stata attribuita a Paolo Diacono storico e mentore di Carlo Magno (Ut quaeant laxis/Resonare fibris/Mira gestorum/Famuli tuorum/Salve polluti/Labii reatum/Sancte Johannes). Fonte A. Boscolo - Le fonti ecc.
  22. ^ Il Gran Carlo Magno con musica del compositore catalano E. M. Bons.

Bibliografia

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  • Antonio Francesco Spada - Storia della Sardegna Cristiana e dei Suoi Santi - S’Alvure.
  • Elettrio Corda - Storia di Dorgali e della sua Marina Rusconi.
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  • F. Artizzu - Liber Fondachi Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia e Magistero dell’Università di Cagliari vol. XXIX (1966) pp. 215-299.
  • F. Artizzu - Studio dei Vittorini in Sardegna “La Sardegna nel primo medioevo”- CEDAM 1963.
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  • Monsignor O. Alberti - La Diocesi di Galtellì – Raccolta di Documenti.
  • Monsignor O. Alberti – Scritti di storia civile e religiosa della Sardegna – Edizione Della Torre.
  • Monsignor Giovanni Melis - La Cristianizzazione della Sardegna Centrale.
  • Massimo Rassu - Pellegrini e Templari in Sardegna – Artigianale.
  • Mohamed M. Bazama - Declino di una grande e ricca Sardegna - Edes.
  • Ottorino Pietro Alberti - Il Cristo di Galtelli.
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  • Ottorino Pietro Alberti – Scritti - Edizione La Torre.
  • Paba - La Repubblica Teocratica Sarda dell’Altomedioevo.
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  • P.M. Marcello – L’Antica Diocesi di Galtellì.
  • Pietro Fanciulli - Archivio abbaziale di Orbetello. Ex Abbazia "Nullius" delle Tre Fontane - Laurum.
  • Salvatore Bussu - Nuoro ed il Senato del Vescovo - Edizioni Solinas.
  • Salvatore Bussu - Ollolai Cuore della Sardegna - l’Ortobene.
  • Sebastiano Putzu - I gesuiti nel Nuorese - Ed. Coop. Grafica Nuorese.
  • Vedi anche Salto di Jirifai in Wikipedia stessa fonte.