Simboli di Milano
Lo stemma della Città di Milano è costituito da uno scudo sannitico di color argento su cui è presente una croce rossa, lo scudo è timbrato da una corona da città.
Blasonatura
Lo stemma è stato approvato con Decreto CG del 19 marzo 1934. La descrizione dei simboli della città è così riportata nello statuto comunale:[1]
2. Lo stemma della Città di Milano è araldicamente così descritto: d'argento (bianco) alla croce di rosso, cimato di corona turrita (un cerchio d'oro aperto da otto pusterle), e circondato ai lati nella parte inferiore da fronde verdi di alloro e di quercia annodate con un nastro tricolore.
3. La bandiera del Comune di Milano è costituita da una croce rossa su sfondo bianco.»
Il gonfalone è decorato dalle seguenti onorificenze:
Stemma
Origine
La leggenda vuole che la croce rossa in campo bianco venisse data quale insegna ai milanesi da papa Gelasio I nella persona di Alione Visconti, ipotetico maestro di campo generale dell'esercito cittadino contro Teodorico, re degli Ostrogoti, ma questa ipotesi non regge alla verifica storica.[2] Nel 1038, quando l'arcivescovo Ariberto da Intimiano arma la plebe e le dà il Carroccio, Milano non aveva ancora uno stemma ma secondo il cronista Arnolfo, testimone oculare, dall'antenna del Carroccio pendevano due fasce di tessuto candido, sul Carroccio era anche presente una croce ma si trattava di una croce latina in legno attaccata più in basso delle fasce e sopra l'altare ed usata per la celebrazione dei riti religiosi.[3]
L'adozione del simbolo della croce rossa in campo argento risale sicuramente ad un'epoca successiva alla prima crociata, infatti tutti gli studiosi sono concordi nel non ammettere l'esistenza di simboli araldici prima di allora. La leggenda vuole che la croce venisse adottata dai crociati milanesi nel corso della conquista del Santo Sepolcro.[4]
Inizialmente, alla fondazione del comune medievale (1045) fu usato uno scudo partito di bianco (simbolo del popolo) e di rosso (simbolo dei nobili); l'adozione della croce rossa in campo bianco risale al XII secolo epoca in cui, anche quale segno di maggiore autonomia dall'Impero, fu adottata da altre città.[5] Giorgio Giulini riporta nelle sue Memorie che lo storico lodigiano Morena vide personalmente nel 1160 il Carroccio sul quale svettava una «un grandissimo vessillo bianco colla croce rossa».[6] All'epoca la croce rossa in campo bianco costituiva solo il Vexillum publicum del comune, esistendo anche il Vexillum civitas (biscione azzurro in campo bianco, divenuto poi stemma dei Visconti ed del ducato di Milano) e il Vexillum populus (l'effigie di Sant'Ambrogio).
La prima testimonianza dello stemma nella forma attuale è del XIV secolo e si trovava sull'arca di Azzone Visconti presente nella chiesa di San Gottardo in Corte, ora perduta, dove era raffigurato sant'Ambrogio portante il vessillo bianco con la croce rossa.[7] In seguito, sotto il dominio dei Visconti, lo stemma fu solitamente sostituito dal Biscione, emblema della famiglia Visconti e del ducato di Milano tornando ad essere, forse, usato durante il breve periodo dell'Aurea Repubblica Ambrosiana (1447-1450), due arazzi presenti nel Fahnenbuch (libro delle bandiere) del 1647 ed attribuiti alla Repubblica Ambrosiana vengono ritenuti di valore storico dubbio.[8]
Nei secoli successivi il simbolo fu talvolta arricchito con la testa di Sant'Ambrogio e a partire dal XVI secolo incominciarono ad apparire altri ornamenti quali cartocci, corone, fronde che arrivarono all'eccesso nel secolo successivo.
Epoca asburgica e napoleonica
A partire dal 1805 Milano divenne prima capitale della Repubblica Italiana e poi del Regno d'Italia voluto da Napoleone Bonaparte. Con la rivoluzione francese tutti gli stemmi, considerati simboli di schiavitù, vennero aboliti ma, successivamente, Bonaparte ripristinò la possibilità di avere un blasone e per evitare abusi il 17 gennaio 1812 decretò dalle Tuileries che nessuna città, nessun comune o pubblico stabilimento avesse ad esporre stemma particolare se prima non ne avesse ottenuta la espressa concessione con lettere patenti. Milano ebbe, il 9 gennaio 1813, la concessione di un nuovo stemma la cui blasonatura recitava:
Il capo presente al di sopra dell'antico simbolo era quello delle buone città del regno. Comunque caduto Napoleone nel 1814 anche il relativo stemma fu dismesso.
Il 3 aprile 1816 l'imperatore Francesco I d'Austria con un decreto sostituiva alle frasche vegetali un ornamento in oro con la motivazione che l'oro, il più nobile dei metalli, meglio si addiceva ad una città regia ed importante quale Milano era, al di sopra della corona veniva posta l'aquila bicipite asburgica. I fregi dorati e le frasche vennero in seguito sostituiti da delle fronde verdi di olivo e di quercia legate da un nastro solitamente di color celeste.[9]
Unità d'Italia e riconoscimento
In seguito al passaggio sotto il Regno d'Italia fu dapprima tolta l'aquila bicipite e in seguito furono modificati la forma della croce, dello scudo e degli ornamenti (ottobre 1860). La giunta municipale approvò altre lievi modifiche il 13 maggio 1867 e altre se ne aggiunsero nel 1899.[10]
Nel 1932 il podestà Marco Visconti si attivò perché, secondo le prescrizioni della legge vigente, anche l'arma di Milano avesse un riconoscimento legale. Il 13 maggio scrisse al prefetto dichiarando che essendo necessario sostituire lo stemma su numerosi edifici e per altre attività e abbandonata l'idea di includere nello stesso il fascio littorio, visto il dispendio di tempo necessario, richiedeva la sanzione legale del “nuovo” blasone (che comunque rimaneva essenzialmente uguale all'antico.[11] In data 14 giugno il prefetto trasmise la domanda alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, allegando gli estremi del precedenti riconoscimento asburgico. In attesa del riconoscimento il podestà nominò, il 16 febbraio 1933, una commissione avente «l'incarico di proporre un progetto di uno stemma della città di Milano che richiamandosi alle tradizioni della città risponda alle esigenze araldiche ed estetiche»,[12] la commissione, presieduta dal podestà, era composta da Giovanni Vittani, Romolo Caggese, Lodovico Pogliani, Alessandro Giulini e Giorgio Nicodemi (segretario). Il 19 marzo 1934 fu emanato, dopo vari solleciti, il decreto di riconoscimento. Nello stemma fu inserito il capo del Littorio divenuto obbligatorio con il decreto decreto n. 1440 del 24 ottobre 1933, questo verrà poi abrogato nel 1944 con un decreto luogotenenziale.[13]
Gonfalone
Il primo gonfalone della città di Milano è un arazzo realizzato intorno al 1565 su disegni di Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Pusterla; esso misurava 5,2 metri di altezza per 3,57 di larghezza. Venne benedetto da Carlo Borromeo e portato per la prima volta in processione per la festa di Pentecoste del 1566 (2 giugno). Restaurato una ventina di volte nei successivi 300 anni e attualmente custodito nel Castello sforzesco, nella Sala del Gonfalone.[14] Esso raffigura, al centro, Sant'Ambrogio, munito di una sferza, in atto di cacciare gli Ariani. Al di sotto vi sono riportati i sei scudi delle porte cittadine e tre volte lo scudo della città. Ai lati, episodi della vita del Santo.
Una copia viene custodita a Palazzo Marino, nella Sala dell'Alessi, e viene esibita nelle ricorrenze ufficiali più importanti per rappresentare la città.
Altri simboli
La scrofa semilanauta
La prima insegna della città di Milano fu la scrofa semilanuta, animale legato alla leggenda della sua fondazione, testimonianze in proposito sono contenute nelle opere di Claudio Claudiano, Sidonio Apollinare e del vescovo Dazio. Secondo un'ipotesi etimologica, il nome di Milano proverrebbe da una certa scrofa semilanuta che il fondatore mitico della città – il celta Belloveso – avrebbe visto in sogno (ispirato dalla dea Belisama), il che lo avrebbe indotto a fondare in quel luogo la sua città (i suini erano animali propizi secondo le tradizioni celtiche). Un rilievo raffigurante la scrofa semilanuta si può tuttora osservare su di un capitello del Broletto di piazza Mercanti. In via Mercanti è ancora visibile un antico bassorilievo con l’immagine della scrofa, collocata sul secondo arco del palazzo della Ragione; fu ritrovato nel 1233, durante gli scavi del palazzo. In seguito è probabile che venisse sostituita dall'effigie di Sant'Ambrogio.[15]
Le sei porte
Anche le sei porte di Milano (con cui si identificavano i rioni in cui era divisa la città) avevano ognuna una sua arma la cui prima menzione e del 1162,.[16] esse erano:
- Porta Orientale ora Porta Venezia: leone rampante nero in campo bianco (in precedenza il leone era scaccato bianco e nero e prima ancora si avevano tre leoncini neri, passanti uno su l'altro, su fondo bianco
- Porta Romana: di vermiglio
- Porta Ticinese: sgabello ligneo (o rosso) a tre gambe semplici e con tre fori nel sedile, su fondo bianco (in precedenza lo stemma era completamente bianco senza figure)
- Porta Vercellina (in seguito Magenta): troncato di rosso e di bianco
- Porta Comasina (in seguito Garibaldi): scaccato di rosso e di bianco
- Porta Nuova: inquartato di argento e di nero (in precedenza inquartato di bianco e di rosso e prima ancora leone bianco su scudo nero)
Il biscione
Un biscione (in milanese el Bisson), ritratto nell'atto di mangiare un fanciullo ignudo[17] e sovrastato da una corona d'oro[18], fu il simbolo del casato dei Visconti, signori di Milano tra XIII e XV secolo, e rimase un simbolo della città di Milano. Lo stemma è stato inserito nel logo dell'Alfa Romeo, inoltre "la bissa" è uno dei simboli dell'Inter, squadra di calcio milanese. Infine il biscione è stato ripreso dalla società Fininvest, fondata nel 1978 da Silvio Berlusconi. In questo stemma il basilisco, persa la sua caratterizzazione di "cattivo", porta in bocca un fiore.
La Madonnina
La cosiddetta "Madonnina", una statua d'oro collocata sulla guglia più elevata del duomo, rappresentante Maria, madre di Gesù Cristo. Proprio la Madonnina è la protagonista della canzone Oh mia bela Madunina di Giovanni D'Anzi, che è di fatto considerata l'inno della città:
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Meneghino
Meneghino, maschera legata alla città dopo avere soppiantato quella più antica e tradizionale di "Baltramm de Gaggian". Il nome viene talvolta usato, a mo' di aggettivo, come sostituto di "milanese" (si veda ad esempio la nota istituzione culturale Famiglia meneghina, ecc.).
Note
- ^ Statuto del Comune di Milano, pag. 2, art. 4
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 12
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 13
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 14
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 16
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 18
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 20
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 120
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 21
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 22
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 40
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 44
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 39
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 20
- ^ Milano e il suo stemma, pag. 10
- ^ Cenno storico dello stemma di Milano, pag. 18
- ^ Una tradizione risalente a Galvano Fiamma (XIV secolo), vuole che tale stemma provenga dall'immagine raffigurata sull'elmo e sullo scudo di un saracino abbattuto da un Ottone Visconti durante la prima crociata. Si tratta però di un racconto inverosimile, al pari delle altre notizie di questo storico sulla partecipazione lombarda alla prima crociata (Giancarlo Andenna, Deus non voluit: i Lombardi alla prima crociata (1100-1101). Dal mito alla ricostruzione della realtà. Atti del Convegno Milano, 11-11 dicembre 1999, Milano, Vita e Pensiero, 2003, ISBN 8834307992, in partic. pp. 233-234). Un altro mito attribuisce l'origine del simbolo ad un analogo scontro tra Eriprando Visconti e un cavaliere tedesco nel 1034. La prima attestazione sicura del simbolo è il 1226, quando venne raffigurato sul pastorale, "ornato con vipere d'avorio", di Ardengo Visconti, abate del monastero di Sant'Ambrogio (Romussi 1927, vol. II, p. 245). Un'altra storia, inverosimile per anacronismo, è riferita dal Petrarca: il simbolo sarebbe stato adottato da Azzone Visconti, cui una vipera sarebbe entrata nell'elmo mentre riposava, ma ne sarebbe uscita, all'atto dell'indossarlo, a fauci spalancate, senza però morderlo. Andenna (cit.) ritiene verosimile l'origine da simboli vescovili raffiguranti un mostro marino che inghiotte Giona, simbolo della resurrezione.
- ^ L'aggiunta della corona d'oro venne concessa nel 1336 a Bruzio Visconti dai duchi d'Austria (Romussi, loc. cit.).
Bibliografia
- Giulia Bologna, Milano e il suo stemma, Milano, Comune di Milano. Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 1989.
- Gentile Pagani, Cenno storico dello stemma di Milano. Dedicato all'onorevole consiglio comunale della città di Milano, Milano, Stabilimento tipografico Enrico Reggiani, 1903.
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