Heinz Heger
Heinz Heger pseudonimo di Josef Kohout (Vienna, 1917 - Vienna, marzo 1944), cittadino austriaco, è stato prigioniero nei campi di concentramento nazionalsocialisti a causa della propria omosessualità, perseguita come crimine a norma del paragrafo 175 del codice penale tedesco.
Nel 1972 Kohout, utilizzando lo pseudonimo di Heinz Heger, pubblicò Die Männer mit dem rosa Winkel - tradotto in molte lingue e pubblicato in italiano con il titolo Gli uomini con il triangolo rosa - una delle pochissime testimonianze autobiografiche, insieme a quella dell'internato gay alsaziano Pierre Seel, relative alle condizioni di vita e al trattamento riservato agli omosessuali all'interno dei lager nazisti.
Biografia
Heinz Heger nacque a Vienna da una famiglia cattolica; il padre era impiegato statale. La madre era una donna molto affettuosa e premurosa nei confronti del figlio: quando Heger decise di dichiararle le proprie inclinazioni sessuali, pur tenendole nascoste al padre, ella rispose, eccezionalmente considerando la rigida morale austriaca del tempo:
Nel periodo dell'annessione austriaca da parte della Germania avvenuta nel 1938, con la quale l'Austria divenne parte del Reich tedesco, Heger, che si disinteressava di politica, era studente universitario a Vienna. Nel marzo 1939, Heger venne convocato dalla Gestapo in seguito ad un imprudente appunto inviato all'amante Fred, figlio di un gerarca nazista: «Al mio amico Fred in amore eterno e profondissimo affetto».
Heger venne arrestato e condannato a sei mesi di carcere, in applicazione del paragrafo 175, come «degenerato»; il padre, in seguito allo scandalo, perse il lavoro e, disperato, si suicidò lasciando una lettera per la famiglia: «Questo è troppo per me! Vi prego di dimenticarmi. Dio protegga nostro figlio!». Il suo amato Fred riuscì invece, probabilmente a causa dell'influenza del padre, ad essere prosciolto a causa di «confusione mentale».
Dopo aver scontato la pena prevista Heger, su ordine dell' Ufficio centrale per la sicurezza del Reich non venne rilasciato e deportato invece presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, dove venne obbligato ad indossare, sulla casacca da internato, il triangolo rosa, marchio distintivo dei deportati omosessuali. A Sachsenhausen Heger e gli altri 180 deportati gay non potevano avere contatti con nessun altro prigioniero per il timore che potessero "sedurlo". I lavori più duri ed inutili venivano assegnati agli omosessuali per «rieducarli attraverso il lavoro»: d'inverno erano obbligati ad spazzare la neve con le mani accumulandola di lato, per poi ricevere ordine di spostarla (sempre con le mani) da un'altra parte.
Heger riuscì a scampare in parte ai lavori più duri, e quindi a sopravvivere, diventando l'amante di un Kapò imprigionato come criminale comune, in un rapportò che egli definì «un rapporto di convenienza per ambo le parti». Nel maggio 1940 Heger venne trasferito presso il campo di concentramento di Flossenbürg, in Baviera ed internato presso il Block (blocco prigionieri) numero 6. A Flossenbürg egli fu sottoposto nuovamente ad un durissimo regime carcerario, al disprezzo del personale di guardia delle SS e degli altri internati, ma sempre riuscì a sopravvivere grazie alle numerose "amicizie" con Kapò, e forse anche di una SS omosessuale, che lo "protessero" da una morte quasi certa. Nei lager, infatti, l'omosessualità, pur duramente osteggiata ufficialmente era ampiamente praticata, soprattutto da coloro che ricoprivano posizioni di comando all'interno della gerarchia degli internati.
Nell'estate 1943 il comandante delle SS, Heinrich Himmler decise che gli omosessuali avrebbero dovuto essere «rieducati» ad un comportamento sessuale «ortodosso»; per questo egli ordinò che i gay fossero obbligati a frequentare regolarmente il bordello del campo servito da prigioniere costrette a prestare servizio come prostitute. Heger descrive queste umilianti esperienze come «non solo imbarazzante ma anche straziante».
Il 24 aprile 1945, con l'avvicinarsi delle forze anglo-americane, il campo venne sgombrato ed Heger obbligato ad una marcia della morte verso il campo di Dachau. Pochi giorni dopo egli venne liberato, prima di raggiungere Dachau, nei pressi di Chaim.
Dopo la guerra Heger rientrò a Vienna dove cercò di ottenere i previsti risarcimenti per gli ex-internati. L'ufficio preposto alla pratica non riconobbe le sue istanze in quanto i risarcimenti erano limitati agli ex-internati per motivi politici: egli, dopo 6 anni di prigionia, ricevette, come "risarcimento" un buono per l'acquisto di un fornello a gas. Heger scrisse in seguito di considerarsi fortunato: il paragrafo 175 non venne abolito dopo la guerra e le forze di occupazione anglo-americane non riconobbero il periodo trascorso in lager come legalmente valido ai fini dei termini di prigionia e reincarcerarono molti omosessuali per terminare il loro periodo di detenzione.
Heinz Heger morì nella sua città natale nel marzo 1994; tra i suoi effetti personali venne ritrovato il triangolo rosa indossato sulla sua casacca da internato con sovrapposto il suo numero di prigioniero 1896. E'l'unico esempio di triangolo rosa appartenuto ad un detenuto omosessuale conosciuto ed attualmente è proprietà del United States Holocaust Memorial Museum.
Bibliografia
- Heinz Heger, Gli uomini col triangolo rosa, Edizioni Sonda, Torino 1991.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (IT) Scheda e recensione de Gli uomini col triangolo rosa.
- (IT) Alcuni stralci de Gli uomini col triangolo rosa.
- (IT) Alcuni stralci de Gli uomini col triangolo rosa.
- (IT) Biografia di Heinz Heger dal Museo virtuale delle intolleranze e degli stermini (con fotografia).
- (EN) Una biografia di Heinz Heger, da Andrejkoymasky.com.