Un borghese piccolo piccolo (film)

film del 1977 diretto da Mario Monicelli

Un borghese piccolo piccolo è un film del 1977 diretto da Mario Monicelli, basato sul romanzo omonimo di Vincenzo Cerami, pubblicato nel 1976.

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Durata118 min
Regia{{{regista}}}

È stato presentato in concorso al 30° Festival di Cannes.

Trama

Giovanni Vivaldi (Alberto Sordi) è un modesto travet alla soglia della pensione in un ufficio pubblico della capitale. La sua vita si divide tra lavoro e famiglia. Con la moglie (Shelley Winters) condivide grandi aspettative per il figlio Mario (Vincenzo Crocitti), neo-diplomato ragioniere, un ragazzo non molto brillante che asseconda volentieri gli sforzi che il padre compie per impiegarlo nello stesso Ministero.

Giovanni si espone nel tentativo di aiutare il figlio, fino al punto da umiliarsi nei confronti dei suoi superiori, iscrivendosi a una loggia massonica che gli consentirà di acquisire amicizie e favoritismi ai quali prima non avrebbe mai potuto accedere.

Proprio quando i tentativi di Giovanni Vivaldi sembrano volgere al successo, il figlio Mario rimane ucciso, colpito da una pallottola vagante esplosa nel corso di una sparatoria successiva ad una rapina nella quale padre e figlio si trovano accidentalmente coinvolti.

L'evento tragico e le sofferenze che ne conseguono stravolgono la vita, le convinzioni e la morale dei coniugi Vivaldi. La moglie di Giovanni, colpita da malore, perde la voce e rimane gravemente invalida; Giovanni, accecato dal dolore e dall'odio, si getterà a capofitto in una impresa solitaria che lo porterà dapprima a individuare l'assassino del figlio, quindi a sottrarlo alla cattura della Polizia e, una volta sequestratolo in una capanna isolata, a sottoporlo ad una violenza cupa e inaudita che lo condurrà lentamente alla morte.

Per Giovanni arriva il giorno della tanto desiderata pensione e, dopo nemmeno un giorno, la triste morte della moglie oramai gravemente segnata dall'invalidità. Giovanni si prepara, con serenità e rassegnazione, a vivere la propria vecchiaia: ma uno scontro verbale, involontario, con un giovane sfaccendato gli farà rivivere quel ruolo di giustiziere che lo porterà, presumibilmente, a uccidere ancora.

Critica

Un borghese piccolo piccolo segna una sorta di resa, di sconfitta. Monicelli comprende che ridere dei vizi degli italiani, ridicolizzarli e sbeffeggiarli, equivaleva ad una manifestazione di fiducia, ad un atto d'amore e ad una speranza sincera nelle loro capacità umane.[1] Dinnanzi alla trasformazione della società, rappresentata dalla trasformazione subita da Giovanni Vivaldi, il regista però getta la spugna e afferma l'«irrappresentabilità degli italiani, per perdita irreversibile di tutti i caratteri positivi».[1] In sostanza, non c'è più nulla da sperare, da credere, da ridere.[2]

Il film segna anche una grande interpretazione di Alberto Sordi ed un punto di svolta per la carriera cinematografica dell'attore romano, che per la prima volta scinde il comico dal tragico.[2] Da questo momento in poi infatti si atrofizza la qualità delle sue interpretazioni ispirate alla società italiana, a riprova del fatto che la commedia all'italiana muore anche per l'esaurirsi dei suoi interpreti e delle sue maschere, alle quali era intimamente legata.[2]

È nel contesto storico-politico generale degli anni settanta che Mario Monicelli, confermando la profonda vena politica che permea tutto il suo cinema, abbandona la satira sociale della commedia all'italiana e confeziona un puro film drammatico, attingendo dai problemi della società italiana di quel periodo[3].
Per certi aspetti si potrebbe definire Un borghese piccolo piccolo come l'atto conclusivo della commedia che a partire dalla metà degli anni settanta aveva già intrapreso la sua parabola discendente.[2]

Note

  1. ^ a b G. Piero Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano (1905-2003), Torino, Einaudi, 2003.
  2. ^ a b c d Mario Monicelli e Dino Risi, i Maestri della Commedia all’italiana, su quartopotere.com. URL consultato il 13-10-2009.
  3. ^ Un borghese piccolo piccolo, Mario Monicelli, su activitaly.it, activitaly.iy. URL consultato il 13-10-2009.

Collegamenti esterni

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