Muse (divinità)

divinità della religione greca

Le muse (Template:Polytonic; in latino: Mūsae, -ārum) sono 9 personaggi della mitologia greca e romana, figlie di Zeus e di Mnemosine o Memoria, o, secondo un'altra versione, di Gea (Terra) e Urano (Cielo). L'importanza delle muse nella mitologia antica fu assai elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, di cui erano anche patrone.

Baldassarre Peruzzi, Apollo e le Muse (Firenze, Galleria Palatina).

Mito

Erano dette anche Eliconie [1], poiché la loro sede era il monte Elicona; dato che tale monte si trova in Beozia, regione abitata dagli Aoni, venivano anche chiamate Aonie. A volte erano definite anche Aganippidi, dal nome della fonte omonima, Aganippe, situata proprio in prossimità del monte Elicona.

Origini

Esiodo le enumera nella sua Teogonia, fissandone il numero in nove, ma non specifica quale sia raggio di azione di ognuna, specializzazione che si sarebbe avuta solo più tardi. Sempre secondo il mito, Apollo era il loro protettore, quindi venivano invitate alle feste degli dèi e degli eroi perché allietassero i convitati con canti e danze. Spesso allietavano Zeus, loro padre, cantandone le imprese. Le Muse erano considerate anche le depositarie della memoria (Mnemosine era la dea della memoria e secondo altre fonti anche quella del canto e della danza) e del sapere in quanto figlie di Zeus. Il loro culto fu assai diffuso fra i Pitagorici.

Un altro autore[2] riferisce che originariamente fossero tre, ossia Melete, la Pratica, Mneme, il Ricordo, e Aoide, il Canto. Altri inoltre riferiscono che fossero figlie di Urano e Gea[3].

Muse

 
Clio, Talia, Erato, Euterpe, Polimnia, Calliope, Tersicore, Urania e Melpomene, sarcofago in marmo (Parigi, Louvre).

Preposte all'Arte in ogni campo, chiunque osasse sfidarle veniva punito in maniera severa. Le Sirene, volendole sfidare nel canto, furono private delle proprie ali, utilizzate poi dalle stesse Muse. Anche le Pieridi, sempre in una sfida simile, vennero tramutate in uccelli.

Il numero delle muse e il campo dell'arte in cui esse agivano venne precisato intorno al IV secolo a.C. I loro nomi erano:

Culto

I sacrifici dedicati a loro prevedevano l'uso di acqua, latte e miele. Il loro culto, diffusosi dalla Beozia in tutto il mondo greco, giunse anche a Roma. Benché non fossero oggette di vera e propria divinazione, venivano comunque considerate come protettrici delle Arti; qui vennero considerate parallelamente alle Camene.

Iconografia

 
Scuola di Prassitele, base da Mantinea (Atene, Museo Archeologico).

Le Muse sono oggetto di grande devozione in tutti i campi dell'arte, ma dal punto di vista iconografico se ne conoscono esempi dal mondo greco arcaico fino ad oggi. Fra le più antiche, si ricorda la base di Mantinea attribuita a Prassitele, ed oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Atene. Nel mondo romano sono noti moltissimi dipinti provenienti da Pompei. Raffaello realizzò nel 1511 l'affresco Parnaso, mentre in tempi più moderni Giorgio De Chirico dipinse Le Muse inquietanti (1918).

Note

  1. ^ Esiodo, Teogonia
  2. ^ Pausania, IX, 29, 2
  3. ^ Diodoro Siculo, IV, 7

Bibliografia

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