François Augustin Reynier de Jarjayes

generale francese
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François Augustin Reynier Pélisson, Cavaliere e Conte de Jarjayes (Grenoble, 24 ottobre 1745Fontenay-aux-Roses, 11 settembre 1822) è stato un generale francese, noto per essere stato uno degli ultimi servitori rimasti assolutamente fedeli alla monarchia nonostante gli eventi. Non è mancato che il successo, a questa impresa per immortalare il suo nome.

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François-Augustin Reynier Pélisson de Jarjayes, decorato con la Croce di San Luigi

Biografia

Sesto figlio di Jean Antoine Reynier, signore de Jarjayes (16 agosto 1713-Grenoble, 2 novembre 1779), notaio reale a Upaix e segretario in capo del parlamento di Grenoble (30 gennaio 1761), e di Suzanne Richaud (morta nel 1768), François Augustin Reynier Pélisson, futuro cavaliere e conte de Jarjayes, nasce il 24 ottobre 1745 a Grenoble, nelle Alte Alpi, sotto il regno di Luigi XV. Proviene dalla cosiddetta nobiltà di toga. La famiglia de Jarjayes è apparsa per la prima volta nella storia francese nel 1044, con Guillaume, firmatario dell'atto di divisione di Gap e dintorni fra il vescovo Rudolf ed il conte di Provenza. I suoi genitori si sono sposati a Upaix il 18 settembre 1736. Ha avuto sei fratelli e tre sorelle:

Jarjayes è un uomo di buon senso e riflessivo, e di costanza e decisione encomiabili, con uno spirito retto, una intelligenza pronta, sostenuto da una indefessa convinzione monarchica. È di una fedeltà sicura e di una devozione infallibile. Concilia il rispetto con la sincerità. Non teme di dire la verità e dà dei saggi consigli. È in linea di principio un uomo prudente. Nella sua carriera militare, comincia per collaborare ai lavori topografici di suo zio, il tenente-generale Bourcet, che aveva una reputazione di scrittore militare. Il 13 aprile 1769 diventa l'aiutante di campo del generale, carica che conserverà fino al 2 giugno 1779, quando è promosso allo stato maggiore dell'esercito con il grado di colonnello. L'11 settembre 1770 si sposa a Grenoble con la nipote del generale, Marie-Anne Louise Bourcet de la Saigne, di nove anni più giovane di lui. Ha avuto un figlio e una figlia:

  • Jean-Antoine Pierre Marie Victor de Reynier (nato a Grenoble il 25 dicembre 1771), morto senza figli;
  • Anne de Reynier (nata nel 1777), morta nubile.

Il 29 ottobre 1780, alla morte dello zio, ottiene una pensione ai meriti di 800 livres, pensione di cui verrà privato con la rivoluzione. Il 13 giugno 1784 viene promosso maggiore. Il 1 luglio 1788 diventa aiuto maresciallo generale e nel 1789 viene decorato con l'Ordine di San Luigi, una riconoscenza che veniva assegnata solo agli ufficiali meritevoli. Il 30 ottobre 1786 diventa vedovo e si risposa a Livry un anno più tardi, il 26 settembre 1787, con una delle prime dodici cameriere di Maria Antonietta, la Regina di Francia dal 10 maggio 1774 (da quando Luigi XV e morto di vaiolo): Louise Marguerite Emilie Henriette Quetpée di Laborde, di quindici anni più giovane di lui, vedova di Philippe Joseph Hinner, arpista della regina, e madre di Louise Antoinette Laure Hinner, futura Laure de Berny, amica di Honoré de Balzac. Questo matrimonio è stato per lui un evento di vitale interesse avendogli permesso di avvicinarsi al re e alla regina. Così poté entrare nella loro intimità, poi la loro fiducia per infine ottenere la loro riconoscenza. Ha avuto due figlie femmine:

  • Suzanne-Laure Louise de Reynier (Briançon 1790-Grenoble 9 settembre 1830), sposatasi il 18 maggio 1825 con l'avvocato di Grenoble Jean-Mathieu Tournu de Ventavon (Gap 11 giugno 1800-Grenoble 4 gennaio 1864), da cui ebbe tre figlie: Louise Tournu de Ventavon (Grenoble 28 luglio 1826-16 novembre 1887), Joséphine Tournu de Ventavon e Marie Tournu de Ventavon;
  • Augustine de Reynier, sposatasi nel 1830 circa con Joseph Armand Bourcet de Saignon.

La Rivoluzione Francese

Dopo la Presa della Bastiglia (14 luglio 1789) e la resa del re di fronte alla rivolta popolare, la maggior parte degli aristocratici atterriti dalla violenza popolare che si propaga subito dopo in tutta la Francia e temendo per la propria incolumità personale (come il conte d'Artois, fratello minore del re e futuro Carlo X; il principe di Condé, cugino del re e membro dell'Assemblea dei notabili ove difende gli ordini privilegiati; il barone de Breteuil, ministro delle finanze ed energico sostenitore dell'assolutismo monarchico; il maresciallo de Broglie, ministro della guerra; il principe de Lambesc, lontano cugino della regina e colonnello del reggimento di cavalleria Royal-Allemand; la famiglia Polignac, marito, moglie e figli; l'abate de Vermond, ex precettore della regina; il marchese de Vaudreuil, ufficiale di marina e deputato della nobiltà agli Stati generali; e decine di altri), cominciano ad abbandonare la loro patria travestiti da borghesi per cercare scampo all'estero. Non ci può essere alcun dubbio a riguardo: abbandonare un re in balia dei rivoluzionari e fuggire all'estero è un atto di alto tradimento. Diversamente, Jarjayes è uno dei rari nobili a non emigrare immediatamente, giurando così fedeltà al suo re.

Il 1 aprile 1791 viene nominato colonnello e, il 2 agosto seguente, direttore assistente al deposito della guerra che conserverà fino al 2 aprile 1793, quando verrà sostituito dal generale Calon. Il 22 maggio 1792 è nominato da Luigi XVI maresciallo di campo delle armate reali. Avendo saputo guadagnare la fiducia dei sovrani, il cavaliere de Jarjayes è stato incaricato da loro di diverse missioni segrete molto delicate in Francia o all'estero in qualità di intermediario: fin dal 1790 è a Torino presso il conte d'Artois per cercare di mettere un freno alle sue ambizioni di entrare in Francia attraverso Lione (riesce con successo ma non senza difficoltà); a partire dal luglio 1791 presso Barnave, Duport e Lameth (tali negoziati sono stati senza risultato); tra il 1790 e il 1793 presso il conte Hans Axel von Fersen. La regina elabora con lui un codice molto rudimentale. Per comunicare con Fersen, usa come cifrario il grande romanzo sentimentale di Bernardin de Saint-Pierre, Paul et Virginie (pubblicato per la prima volta nel 1788 riscuotendo grande successo), di cui entrambi hanno la stessa edizione; con Jarjayes, invece, usa un codice di lettere e numeri: Barnave è 2:1, dalle prime due lettere del suo cognome, e Jarjayes è 10, che sta per J.

Jarjayes si trova al palazzo reale delle Tuileries il 10 agosto 1792 come ufficiale di stato maggiore; avendogli il re fatto conoscere il piano di difesa che il barone de Vionémil (generale di grado) ha preparato, non si nasconde che, vista la debolezza dei mezzi, la disfatta è certa. Non è stato difficile per un soldato così bene addestarato come lui vedere i punti deboli del regime. Ben presto fa parte del piccolo gruppo di servitori fedeli che accompagnano il monarca nella traversata dal castello fino all'assemblea. Quando la famiglia reale viene confinata nella portineria della Logografia, Jarjayes arriva fino a Luigi XVI, dal quale riceve degli ordini formali ed è costretto ad allontanarsi. Si sà che alla fine di agosto delle visite domiciliari molto severe vengono eseguite presso tutte le persone che avevano avuto delle relazioni con la corte; queste persone vengono gettate nelle prigioni e quasi tutte vi periscono per mano di bande armate di sanculotti che invadono le carceri e li massacrano durante i fatti orribili delle giornate di settembre. È in quel momento di terrore generale che Jarjayes, non potendo affidare a nessuno il portafoglio della regina, si vede costretto a bruciarlo e a cercare asilo fuori da casa sua. Tuttavia, da quando la famiglia reale è stata trasferita alla Torre del Tempio (un edificio medievale nel quartiere de Marais, al centro di Parigi) (13 agosto 1792), è riuscito a intrattenere delle relazioni con la stessa. Ci sono lettere in codice in cui, per esempio, "Roxane" sta per "la reine", "Lucius" per Jarjayes (questa opinione è fondata sui fatti che Jarjayes è un uomo galante e un cavaliere nel vero senso della parola), "Fatime" probabilmente per Madame Elisabeth e "il vecchio amico Mercinius" ovviamente per il conte de Mercy.

Nel 1793, dopo la morte del re ordinata dal tribunale rivoluzionario, organizza insieme a François Adrien Toulan (un ex rivoluzionario ora devoto alla regina per espiare il male che le aveva fatto) e a Jacques François Lepitre (un insegnante di materie classiche che è divenuto capo dell'ufficio passaporti della Comune), un tentativo d'evasione della famiglia reale. Entrava nel Tempio indossando gli abiti dell'operaio che vi andava ogni giorno per badare all'illuminazione, e nessuno dei gendarmi faceva caso in modo particolare a lui. Il piano prevedeva l'imbarco a Le Havre, in Normandia, con destinazione l'Inghilterra. I carcerieri Tison, marito e moglie, dovevano essere addormentati con narcotico mischiato al tabacco. Previsto per inizio marzo, questo piano fallirà a causa di Lepitre, che ha perso l'occasione di procurarsi i passaporti falsi. E poi l'agitazione per le cattive notizie sulla guerra (il 2 marzo 1793 l'esercito austriaco ottiene i primi successi sconfiggendo i Francesi che abbandonano Aix-la-Chapelle) e sulle rivolte per mancanza di cibo a Parigi ha come risultato la chiusura delle barriere della città. Jarjayes avvisa la Regina che non è più possibile per lui riuscire a far evadere dalla prigione anche i suoi figli, Luigi XVII e Madame Royale, e sua cognata, Madame Elisabeth. A questo punto Maria Antonietta decide di tirarsi indietro dicendo al generale queste precise parole:

« Abbiamo fatto un bel sogno, ecco tutto; ma vi ho pure molto guadagnato, trovando ancora in questa occasione nuove prove della vostra assoluta affezione per me. La mia fiducia in voi è senza limiti; troverete sempre in me, in ogni caso, energia e coraggio; ma l'interesse per mio figlio è il solo che mi guidi, e per grande che fosse la felicità che avrei provato uscendo di qui, non posso consentire a separarmi da lui. Del resto riconosco la vostra devozione in tutto ciò che mi avete spiegato ieri. Credetemi, comprendo la bontà delle vostre ragioni nel mio interesse e che simile coincidenza non potrà più verificarsi; ma nulla mi farebbe piacere abbandonando i miei figli, e quest'idea non mi lascia neppure rimpianti ».

Consiglia al generale di emigrare finché è ancora in grado di farlo, e gli consegna il sigillo d'argento e la fede nuziale con l'incisione di Luigi XVI perché li porti al conte di Provenza (futuro Luigi XVIII), emigrato a Coblenza, con le ciocche di capelli. Ma Jarjayes esita ancora a lasciare Parigi; ancora questo valorosissimo spera di poter essere utile con la sua presenza alla regina. Incaricato del prezioso deposito, chiede di prestare servizio nell'esercito di Kellermann, nell'Armata dell'Est, come generale di brigata, sperando di comunicare con i principi emigrati. Ma viene revocato come aristocratico dal ministro della guerra Bouchotte il 15 aprile 1793. Non essendosi, fino a quell'epoca, verificata alcuna interruzione nell'esercito delle sue funzioni, il 2 maggio 1793 emigra in Piemonte obbedendo agli ordini della regina. Prima di partire, la regina gli affida una seconda missione clandestina: recapitare al Conte di Fersen l'anello che lei si fece fare per donare a quest'ultimo con impresso il simbolo della Corona di Francia e l'incisione all'interno della frase in italiano "Tutto a te mi guida". Dice a Jarjayes di assicurare a Fersen che le parole scritte sul sigillo "non sono mai state più vere".

La regina ha chiesto che sua moglie rimanga a Parigi per essere in grado di mantenere comunicazioni con l'esterno, grazie a lei e a Toulan. Jarjayes è molto in ansia per la separazione con la moglie ma non pensa ad altro che al suo dovere nei confronti della regina. Il suo unico compagno in questo viaggio è un certo de Joly, che aveva chiamato al deposito della guerra quando ne era stato il direttore. Raggiunge senza incidenti il Piemonte ed è ammirabilmente ricevuto a Torino. Le notizie che ha portato, le storie che racconta, colpiscono il Re di Sardegna Vittorio Amadeo III (padre di Carlo Emanuele IV, il cognato di Luigi XVI) in modo così vivido che lo prende al suo servizio e si rifiuta di lasciarlo andare. Il 6 maggio 1793, è nominato aiutante di campo del re e decorato con l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro come ricompensa per i suoi servizi alla corona. Jarjayes accetta l'offerta del re e, a seguito di questa nomina, partecipa alla campagna militare di Francia del 1793, nell'esercito Sardo-Piemontese (comandato dai generali austriaci Johann Provera e Luigi Colli), alleatosi con l'imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco II, nipote di Maria Antonietta. Ha però un'altra missione da compiere. Vittorio Amadeo III si impegna a trasmettere al conte di Provenza, che si trova ad Hamm, attraverso un inviato speciale, i messaggi dei prigionieri del Tempio. Jarjayes non è affatto ansioso di vedere personalmente il conte di Provenza temendo l'accoglienza che è in serbo per lui: la sua persistenza nel rimanere in Francia è stata erroneamente interpretata da coloro che avevano pensato bene di attraversare la frontiera, che lo accusano di aver offerto i suoi servizi al governo rivoluzionario. Queste insinuazione hanno raggiunto le orecchie del conte di Provenza che, sempre pronto ad ascoltare ciò che il suo entourage gli dice, naturalmente ci ha creduto. Grande è la sua sorpresa a ricevere tale souvenir, e attraverso Jarjayes. Ha poi riconosciuto coome è stato ingiusto e manifesta il suo profondo rammarico per aver ascoltato il parlare male e infondato relativo al cavaliere, e che rappresenta come un traditore il confidente e messaggero della regina. Il conte d'Artois riceve la fede nuziale con l'incisione. Il 14 maggio 1793 il conte di Provenza gli manda una lettera di ringraziamento dove parla apertamente di questo. Jarjayes ha avuto successo nella sua missione con vero rispetto. Impiega molti mesi per far giungere l'anello a Fersen e il giorno in cui il conte lo riceve è, per coincidenza, il 21 gennaio 1794 (primo anniversario della morte di Luigi XVI), un ricordo tragico che per Fersen non sarebbe mai stato cancellato.

Durante questo lasso di tempo, e nonostante il patrocinio del Re di Sardegna (che lo ha molto bene accolto ed è sempre pieno di attenzioni nei suoi confronti), il generale ha condotto una vita di povertà, avvicinandosi alla miseria, e subito dall'inerzia in cui è costretto a restare. Come spiega in una lettera che scrive al conte di Fersen a Bruxelles il 18 febbraio 1794 (e che giunge a destinazione solo dopo il 25 marzo), le sue intenzioni, così come quelle del suo amico de Joly, sono di servire nell'esercito austriaco del principe de Saxe-Cobourg (feldmaresciallo d'Austria e vincitore di Dumouriez nella battaglia di Neerwinden, a nord-ovest di Liegi, il 18 marzo 1793) per cercare di salvare la sua povera moglie e i suoi figli dalla Francia rivoluzionaria e di godere in pensione il ricordo della benevolenza della loro grande e sfortunata regina, che ha sempre servito con assoluta devozione. Sua moglie, infatti, è stata arrestata il 15 ottobre 1793 (il giorno prima della decapitazione di Maria Antonietta) e rinchiusa nella prigione de La Force. Vi rimane prigioniera per un periodo di sei settimane, dopo il quale viene rilasciata. Ma, arrestata di nuovo poco tempo dopo, è incarcerata nel Convento delle inglesi. Il suo nome poteva esser inserito nella lista dei prigionieri chiamati a comparire davanti al tribunale rivoluzionario, che l'avrebbe certamente condannata a morte. È stata salvata da morte sicura dal colpo di stato del 9 termidoro (27 luglio 1794), che pone fine al periodo del Terrore di Robespierre, e liberata dalla prigionia il 16 termidoro (3 agosto 1794). I Jarjayes divorziano, per convenienza (ma quale?), nel 1794 per poi risposarsi nel 1797.

Da Napoleone alla Restaurazione

Nella primavera del 1796, dopo l'invasione delle truppe francesi guidate dal giovanissimo generale Napoleone Bonaparte in Piemonte con l'inizio della prima Campagna d'Italia e la firma dell'armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) (che impone al regno di Sardegna l'obbligo di rifiutare l'asilo agli emigrati monarchici francesi con l'espulsione di quelli già presenti sul territorio sabaudo), Jarjayes trova il modo di rientrare in Francia per riabbracciare sua moglie ed i figli (ovviamente sempre rimanendo fedele alla causa monarchica). Ma è rovinato siccome tutto il suo patrimonio è stato distrutto dalla rivoluzione (ma anche ridotto da parte dei sacrifici che aveva fatto per Maria Antonietta). Per mantenere la sua famiglia senza servire nell'esercito rivoluzionario, riesce ad ottenere con le sue conoscenze che sono abbastanza vaste dal ministro delle finanze Jacques Ramel de Nogaret una pensione e la funzione di vice-presidente delle Saline Reali di Arc-et-Senans (la compagnia delle miniere di salgemma dell'Est della Francia, nella provincia della Franca Contea, nel dipartimento di Doubs). Tuttavia dopo la presa del potere di Napoleone con il colpo di Stato militare del 18 brumaio (9 novembre 1799), emigra ancora, ma questa volta in Inghilterra - da sempre la più acerrima ed implacabile nemica della Francia nonchè animatrice delle coalizioni antinapoleoniche - sotto il regno di Giorgio III di Hannover, che peraltro è affetto da una grave malattia mentale ed è quindi sostituito di fatto (e dal 1811 anche di diritto) dal figlio ed erede Giorgio IV. Torna in patria solo all'inizio del 1814, dopo la caduta di Napoleone e la Restaurazione dei Borboni sul trono di Francia nella persona di Luigi XVIII. Come tutti gli altri nobili francesi emigrati e ritornati in patria, con la Carta costituzionale promulgata dal re il 4 giugno 1814 (che stabilisce che le terre che hanno fatto parte dei cosiddetti beni nazionali rimangano in proprietà di coloro che le hanno a suo tempo acquistate), non viene risarcito a spese dei contribuenti delle proprietà di cui era stato privato nel periodo rivoluzionario.

Il 23 agosto 1814 il re si è degnato di confermare nuovamente il cavaliere de Jarjayes nel suo grado di maresciallo di campo per merito dei suoi servizi alla corona ed ordinare che in questa qualità prenda posto nelle sue armate a far data dell'anno 1792. Un'ordinanza reale del 4 febbraio 1815 lo eleva al grado di tenente-generale. Purtroppo il 13 marzo 1815 col Decreto di Lione, emanato da Napoleone tornato al potere dopo la fuga dall'esilio nell'isola d'Elba (di fronte alla [[Toscana) con cui ripristina l'ordinamento nobiliare dell'Impero francese, viene escluso dall'armata essendo un realista. Riprende il suo posto solo dopo la definitiva abdicazione di Napoleone (22 giugno 1815) e l'inizio della seconda Restaurazione. Colpito però dal limite d'età, il 18 ottobre 1815 (sei giorni prima del suo settantesimo compleanno) ottiene dal re una gloriosa pensione di 6.000 franchi e si ritira a vita privata nella sua casa di campagna di Fontenay-aux-Roses (25, Rue Louis Le Grand), nei pressi di Parigi, dove muore sette anni dopo, l'11 settembre 1822, all'età di 77 anni, quando la Francia è ormai completamente riabilitata dai turbinosi e sconvolgenti trascorsi rivoluzionari e napoleonici.

Sua moglie muore a Parigi quindici anni dopo, il 23 giugno 1837, all'età di 77 anni.

Araldica

Lo stemma della famiglia Pélisson de Jarjayes porta « delle bocche al pellicano d'argento nella sua pietà dello stesso ».

Curiosità

Nella serie manga e anime di Riyoko Ikeda, Lady Oscar, la protagonista (Oscar François de Jarjayes) viene rappresentata come la sesta ed ultima figlia femmina del generale, il quale compare fra i protagonisti principali della serie animata. Il generale de Jarjayes decide di educare Oscar come se fosse un uomo, per poter proseguisse la dinastia militare della sua famiglia.
L'autrice si concede la licenza di spostare indietro di qualche lustro la data di nascita di Jarjayes, in maniera tale che possa essere in età tale da diventare padre di Oscar la notte 25 dicembre 1755 (lo stesso anno di nascita della regina Maria Antonietta e del conte di Fersen).
Lo stemma della sua famiglia (diversamente da quello vero) è « un leone a due code che sorregge una spada ».
È servito ad Alexandre Dumas come modello per il personaggio de Il cavaliere di Maison-Rouge.

Bibliografia