Palazzo Malenchini Alberti
Palazzo Malenchini Alberti si trova in via de' Benci, all'incrocio col Lungarno Diaz a Firenze, ma la sua facciata principale è su via dei Benci.
Storia e architettura
Gli Alberti
Gli Alberti, famiglia nobile fiorentina originaria del Casentino, si era insediata in questa zona di Firenze dalla prima metà del Trecento, con numerose case lungo l'attuale via de' Benci, tra cui resta ancora oggi la vicina torre degli Alberti. Nel 1358 ai possedimenti vennero aggiunte 2.450 braccia quadrate nel sito del futuro palazzo sul lungarno, a ridosso del ponte di Rubaconte. La residenza gentilizia dovette mantenere a lungo l'aspetto di un agglomerato di case, casette e botteghe, che erano unite da passaggi interni e da un orto o giardino sul retro, come dimostra una veduta della zona nell'affresco dell'Assedio di Firenze di Giovanni Stradano e aiuti in Palazzo Vecchio. A ricordo di quel periodo esiste una targa in facciata che descrive l'aspetto del palazzo nel 1400, affiancata da un'altra che mostra le trasformazioni al 1849.
Nel 1760-1763 vennero unificate le facciate in un unico prospetto, su iniziativa di Giovan Vincenzo Alberti, figlio del senatore Braccio e consigliere di Francesco Stefano di Lorena a Vienna e poi del Granduca Pietro Leopoldo a Firenze.
I Mori Ubaldini
Il figlio di Giovan Vincenzo, Leon Battista, morì senza eredi nel 1836 e la dimora passò in via ereditaria a un nipote, appartenente alla famiglia Mori Ubaldini, che ebbe l'obbligo di aggiungere il nome Alberti al suo, dando origine alla famiglia Alberti-Mori Ubaldini. Pochi anni dopo, nel 1840, la nuova famiglia si prese cura di una ristrutturazione del palazzo, affidata all'architetto Vittorio Bellini ed altri artisti, che risistemarono anche il giardino. A questi lavori risale la facciata neoclassica sul lungarno e la recinzione del giardino, composta da uan ringhiera sopraelevata a mo' di camminamento/terrazza, sostenuta da colonne doriche con trabeazione e raggiungibile da due scalette gemelle elicoidali ai lati del portone d'ingresso. Il giardino venne arricchito di un tepidarium di stile ionico, che in seguito venne riconvertito in abitazione. Nell'occasione venne collocata una statua rappresentante Leon Battista Alberti, antico membro della famiglia, in fondo allo scalone del palazzo.
Altri interventi si ebbero nel 1849-1851 ad opera degli architetti Odoardo Razzi e Niccolò Salvi. Il primo creò la facciata neorinascimemtale con bugnato e un grande portale d'ingresso, dal quale si poteva iontravedere la fuga prospettiva col giardino. Il secondo architetto si occupò invece del loggiato sul lato nord del giardino. A quell'epoca risalgono anche le due targhe sulla facciata.
Nel 1874 Vittorio Bellini fu di nuovo chiamato per il vicino oratorio di Santa Maria delle Grazie, costruito su un terreno degli Alberti-Mori Ubaldini per conservare un'immagine ritenuta miracolosa della Vergine proveniente da uno degli antichi romitori del distrutto ponte alle Grazie. In quell'epoca venne anche ridisegnato il giardino, che perse la conformazione all'italiana, in favore di una disposizione all'inglese, che è sostanzialmente quella odierna, con una grande aiuola centrale di forma curvilinea tenuta a prato e piante ad alto fusto attorno.
I Malenchini
Alla fine dell'Ottocento il conte Arturo Alberti Mori Ubaldini si trasferì a Parigi con la moglie Giulia Bartolini Baldelli e, messo alle strette per le spese eccessive e per i debiti di gioco, fu costretto a liquidare gran parte del suo patrimonio fiorentino. Il palazzo venne acquistato allora all'asta dai duchi di Chaulnes, lontani discendenti degli Alberti. Nel 1887 essi lasciarono Firenze e nel 1895 palazzo e giardino furono acquistati dal marchese Luigi Malenchini, della nobiltà livornese. La famiglia si era distinta a metà del secolo con il patriota e senatore Vincenzo Malenchini, ricordato da una lapide nell'atrio d'ingresso del palazzo. In quell'epoca vennero posti anche gli altri arredi dell'atrio, tra cui un affresco staccato degli inizi del XV secolo con San Cristoforo che trasporta Gesù Bambino sulle spalle, proveniente probabilmente da un edificio religioso dell'Italia settentrionale, una Lupa capitolina con i gemelli e lo stemma di Siena, scultura della fine del XVI secolo e due grandi pigne in maiolica della seconda metà del XIX secolo.
Grazie ad importanti lavori di restauro sono stati cancellati i gravissimi danni sia della seconda guerra mondiale (che distrusse il vicino Ponte alle Grazie), sia dell'alluvione del 1966, duranet il quale andò distrutto l'archivio di famiglia dei Malenchini, conservato al piano terra. L'ultimo restauro risale al 2000-2003.
Altre immagini
-
Aspetto del palazzo nel 1400
-
Aspetto del palazzo nel 1849
-
Decorazione nell'atrio
-
Controfacciata sul giardino
Bibliografia
- Toscana Esclusiva XII edizione, Associazione Dimore Storiche Italiane 2007.
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995 ISBN 887166230X
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Malenchini Alberti