Aldo Moro
Template:Presidente del Consiglio dei Ministri Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana.
Venne rapito il 16 marzo 1978 ed ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista denominato Brigate Rosse.
Moro era considerato un mediatore tenace e particolarmente abile nella gestione e nel coordinamento politico delle numerose "correnti" che agivano e si suddividevano il potere all'interno del suo partito.
All'inizio degli anni sessanta Moro fu un convinto assertore della necessità di un'alleanza tra il suo partito, la Democrazia cristiana, ed il Partito Comunista Italiano per creare un centrosinistra. Nel congresso democristiano di Napoli del 1962 riuscì a portare su questa posizione l'intero gruppo dirigente del partito. La stessa cosa avvenne all'inizio del 1978 (poco prima del rapimento), quando riuscì a convincere la DC della necessità di un governo di "solidarietà nazionale", con la presenza del PCI nella maggioranza parlamentare.
Biografia
Nacque a Maglie, in provincia di Lecce, da genitori originari di Gemini, frazione di Ugento (Le). A quattro anni si trasferì con la famiglia a Taranto, dove conseguì la Maturità Classica al Liceo "Archita".
Si iscrisse presso l'Università degli studi di Bari alla Facoltà di Giurisprudenza, dove si laurea, sotto la guida del prof. Biagio Petrocelli, con una tesi su "La capacità giuridica penale".
Durante gli anni universitari è iscritto ai GUF e partecipa ai Littoriali della cultura e dell'arte.
Militò, assieme a Giulio Andreotti, nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), di cui fu presidente nazionale tra il 1938 e il 1941.
Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico «La Rassegna» che uscì fino al 1945.
Nel 1945 sposò Eleonora Chiavarelli, con la quale ebbe quattro figli: Maria Fida, Agnese, Anna e Giovanni.
Attività
Nel 1945 diventò inoltre presidente del Movimento Laureati dell'Azione Cattolica e direttore della rivista «Studium».
Tra il 1943 ed il 1945 aveva iniziato ad interessarsi di politica ed in un primo tempo mostrò particolare attenzione alla componente della "destra" socialista, successivamente però il suo forte credo cattolico lo spinse verso il costituendo movimento democristiano. Nella DC fin da subito mostrò la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana (in pratica la "sinistra DC").
Nel 1946 fu vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea Costituente, dove entrò a far parte della Commissione che si occupò di redigere il testo costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi.
Divenne professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Bari e nel 1953 fu rieletto alla Camera, ove fu presidente del gruppo parlamentare democristiano. Nel 1955 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni e l'anno dopo risultò tra i primi eletti nel consiglio nazionale del partito durante il VI congresso nazionale del partito.
Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi (governi Zoli e Fanfani), introdusse lo studio dell'educazione civica nelle scuole. Nel 1959 ebbe affidata la segreteria del partito durante il VII congresso nazionale. Nel 1963 ottenne il trasferimento all'Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze Politiche.
Fino al 1968 ricoprì la carica di Presidente del Consiglio alla guida di governi di coalizione con il Partito Socialista Italiano, insieme agli alleati tradizionali della DC: i socialdemocratici ed i repubblicani.
Dal 1969 al 1974, assunse l'incarico di ministro degli Esteri, per divenire nuovamente presidente del consiglio fino al 1976. Nel 1975 il suo governo conclude il Trattato di Osimo, con cui si sanciva l'appartenenza della Zona B del Territorio Libero di Trieste alla Jugoslavia.
Nel 1976 fu eletto Presidente del Consiglio Nazionale del partito.
L'impegno politico
Aldo Moro era un cattolico molto credente e la sua grande fede in Dio si rispecchia nella sua vita politica[2].
La sua intenzione dominante era di allargare la base democratica del sistema di governo, vale a dire che il vertice del potere esecutivo avrebbe dovuto rappresentare un numero più ampio di partiti e di elettori. Questo sarebbe stato possibile solo con un gioco di alleanze aventi come fulcro la Dc, seguendo così una linea politica secondo il principio di democrazia consociativa: questa idea di Moro non va confusa con la strategia, enunciata dal segretario del PCI Enrico Berlinguer, del “compromesso storico”, che prevedeva l'entrata al governo del Pci.
Se si analizzano brevemente i compiti di Moro nell'ambito della sua vita politica, risaltano le grandi difficoltà a cui doveva far fronte: soprattutto la necessità di conciliare l'aspirazione cristiana e popolare della democrazia cristiana con i valori di tendenza laica e liberale della società italiana. Il cosiddetto “miracolo economico”, che ha portato l'Italia rurale a diventare in pochi decenni una delle grandi potenze industriali mondiali, comportò anche un cambiamento sociale con il risveglio delle masse nel senso di una presenza attiva nella vita del Paese. Moro, quando saggiamente affermava che “di crescita si può anche morire”[3], voleva esprimere il reale pericolo di una società in crescita rapidissima: il risveglio delle masse creava la nascita di nuovi e più forti componenti popolari (tra cui i giovani, le donne e i lavoratori) che avevano bisogno di integrazione all'interno del sistema democratico. Durante questa rapidissima crescita industriale, il prezzo pagato a livello di diritti umani fu altissimo.
Le masse popolari secondo alcuni[4] tendevano a esprimere in forma “emotiva e mitologica” il loro bisogno di una partecipazione diretta alla gestione del potere. Secondo altri, più semplicemente, le masse popolari italiane erano e sono - per ragioni storiche, politico-culturali e di fragilità del ceto intellettuale - propense ad inclinare verso una destra autoritaria: recuperare le classi popolari dal fascismo e traghettarle nel sistema democratico fu una missione che Moro ascrisse alla Democrazia cristiana[5].
Per questo motivo, Moro si ritrovò nell'ingrata situazione di dover “armonizzare” realtà apparentemente inconciliabili tra loro. Sandro Fontana, nel suo citato articolo Moro e il sistema politico italiano, sostenne che questa strutturazione culturale delle masse da un lato le induceva a cercare “soluzioni di tipo simbolico” che si risolvono spesso in “situazioni drammatiche”. Questo fattore era un fondamentale presupposto per la nascita di gruppi terroristici che, visti sotto quest'ottica, si potevano considerare il frutto dell'estremizzazione di una forma di partecipazione attiva e extraparlamentare alla politica del paese da parte di una piccolissima parte della popolazione; in questo tipo di partecipazione componenti emozionali e mitologiche si mescolano comportando quasi sempre “situazioni drammatiche”[6].
Dall'altro lato c'era la necessità di far sopravvivere il sistema politico, che a questo scopo aveva bisogno sia di regole precise, sia di scendere continuamente a compromessi alla ricerca di una forma di tolleranza civile. Vale a dire due realtà opposte, agli antipodi tra loro. Sandro Fontana riepiloga con le seguenti domande l'arduo compito di Moro (e della Dc): “Come conciliare l'estrema mobilità delle trasformazioni sociali con la continuità delle strutture rappresentative? Come integrare nello Stato masse sempre più estese di cittadini senza cedere a seduzioni autoritarie? Come crescere senza morire?”[7]
Per forza di cose, la soluzione a tali quesiti non poteva non essere vista nell'ambito di un compromesso politico, una esperienza già in parte collaudata con “l'apertura a sinistra” della Dc nei confronti del Psi di Pietro Nenni, all'inizio degli anni 60[8]. Ma la situazione era diversa: dopo la rivoluzione ungherese del 1956 il Psi si era dichiaratamente staccato dal Pci per intraprendere una strada autonoma. Ciononostante, lo sviluppo di tale coalizione fu bruscamente fermato dal tentativo di colpo di stato del generale De Lorenzo, che per tanti anni era stato alla guida dei servizi segreti[9].
Negli anni settanta e soprattutto dopo le elezioni del 1976, le quali videro un quasi - sorpasso del Pci sulla Dc, Moro vide l'esigenza di dar vita a governi di "solidarietà nazionale", che avessero una base parlamentare più ampia, comprendente anche il PCI. Questo fatto rese Moro oggetto di aspre critiche, che lo accusavano di volersi rendere artefice di un secondo “compromesso storico”, più clamoroso del primo in quanto prevedeva una collaborazione di governo con il Partito Comunista di Berlinguer, che ancora faceva parte della sfera d'influenza sovietica. Questa soluzione presentava grandi rischi sul piano della politica internazionale in quanto non trovava il consenso delle grandi superpotenze mondiali[10]:
1. Disaccordo degli Usa:
L'ingresso al governo di persone che avevano stretti contatti con il partito comunista sovietico avrebbe consentito loro di venire a conoscenza, in piena guerra fredda, di piani militari e di postazioni strategiche supersegrete della Nato. Inoltre, una partecipazione comunista in un paese d'influenza americana sarebbe stata una sconfitta culturale degli Usa nei confronti del resto del mondo, e soprattutto dell'Urss.
2. Disaccordo dell'Urss:
La partecipazione al governo del Pci sarebbe stata una forma di emancipazione dal governo madre sovietico e di avvicinamento agli Usa.
Inoltre il “compromesso storico” non piaceva a molti settori dello stato italiano, che per mantenere il potere si erano serviti spesso dell'aiuto di associazioni mafiose, logge massoniche (P2) e dei servizi segreti, che erano di fatto sotto l'influenza diretta della Cia e quindi del governo americano. Le divergenze sul piano internazionale - rispetto al suo disegno politico - Moro le aveva già potute constatare sulla propria pelle nel periodo direttamente antecedente il sequestro: la sua accorata difesa di Rumor nella discussione parlamentare sullo Scandalo Lockheed fu da taluno spiegata con un suo personale coinvolgimento nel sistema di tangenti versate dall'impresa aerospaziale americana Lockheed in cambio dell'acquisto di aerei da trasporto militari C-130. Secondo alcuni giornali (che si disse foraggiati da circoli ostili statunitensi), Moro era il fantomatico Antelope Cobbler, destinatario delle bustarelle. L'accusa, che aveva lo scopo di assassinare Moro politicamente e far naufragare in tal modo i suoi progetti politici, fallì con l'assoluzione di Moro del 3 marzo 1978, tredici giorni prima dell'agguato in via Fani[11].
No al "Processo in piazza" e "Compromesso storico"
Nel 1975, il 28 agosto, Pier Paolo Pasolini lanciò un appello dalle colonne del Corriere della Sera a processare pubblicamente la DC[12].
Il 10 marzo 1977 Luigi Gui esponente e ex ministro democristiano, venne rinviato all'Alta Corte per lo Scandalo Lockheed: il giorno prima, a chiusura del dibattito dinanzi al Parlamento in seduta comune, Aldo Moro aveva difeso l'operato della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini, pronunciando una frase che divenne famosa: "Onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo sulle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare"[13].
In seguito a questi avvenimenti fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione al progetto del cosiddetto Compromesso storico di Enrico Berlinguer, che nell'anno precedente pubblicamente aveva fatto lo strappo con Mosca, rendendosi quindi accettabile agli occhi democristiani. Il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano aveva infatti proposto un accordo di solidarietà politica fra i Comunisti, e Cattolici, in un momento di profonda crisi economica, sociale e politica in Italia. La conseguenza fu un intenso confronto parlamentare tra i due schieramenti, che fece parlare di "centralità del Parlamento".
All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana fu l'esponente politico più importante fra coloro che ritennero percorribile una strada per un governo di "solidarietà nazionale", che includesse anche il PCI nella maggioranza, sia pure senza fare entrare direttamente nel Governo dei ministri comunisti in una prima fase.
Il sequestro
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro, dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei Deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all'incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. In pochi secondi, i terroristi uccisero i 5 uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Morte e sepoltura
Dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Montalcini[14], il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato il 9 maggio nel baule posteriore di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani, emblematicamente vicina sia[15] a Piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano).
Fu papa Paolo VI ad officiare il rito funebre ufficiale per la scomparsa di Aldo Moro, amico di sempre e alleato. Non poche critiche vennero mosse al Pontefice per questo gesto che ha pochissimi eguali nella storia della Chiesa, ma Papa Montini non volle sentire ragioni. La cerimonia funebre venne celebrata senza il corpo dello statista per esplicito volere della famiglia, la quale ritenendo che lo stato italiano poco o nulla avesse fatto per salvare la vita di Moro, rifiutò il funerale pubblico ufficiale di stato, scegliendo di svolgere le esequie in forma privata.
Le lettere di Aldo Moro
Rinchiuso dalle Brigate Rosse nella "prigione del popolo", Aldo Moro scrisse moltissime lettere, indirizzate perlopiù ai familiari e alla dirigenza della Democrazia Cristiana, più precisamente a Benigno Zaccagnini. Non si sa ancora se le lettere, che degli esami grafologici hanno attribuito come scrittura al politico, siano state pensate da Moro o dettate dalle Brigate Rosse.
Trentotto di queste lettere vennero pubblicate, con una introduzione attribuita a Bettino Craxi, nel pamphlet "Lettere dal Patibolo" dalla rivista Critica Sociale[3]
Le polemiche successive
Il settimanale "Panorama" nel numero del 19.5.80 in un articolo dal titolo Perché rubano tanto?[16]. aveva sollevato il caso delle fattorie del senese amministrate dal consigliere di Aldo Moro, Sereno Freato. La polemica fu poi ripresa da Giorgio Pisanò sul settimanale Candido
Riconoscimenti ufficiali
Dall'anno seguente alla sua uccisione, l'esponente della Democrazia Cristiana viene ogni anno ricordato con messaggi e cerimonie presenziate dalle cariche istituzionali. In questi anni, ad Aldo Moro sono state dedicate diverse trasmissioni televisive. Il 4 maggio 2007, il Parlamento ha votato e approvato una legge con il quale si istituisce il 9 maggio il "Giorno della memoria" in ricordo di Aldo Moro e di tutte le vittime del terrorismo.
Tra aprile e maggio 2007 è stata presentata presso la sede dell'Istituto San Giuseppe delle suore Orsoline a Terracina e presso la sede dell'associazione Forche Caudine a Roma (storico circolo dei Romani d'origine molisana), alla presenza di Agnese Moro, figlia del leader democristiano, una raccolta ragionata degli scritti giornalistici di Aldo Moro, curata dal giornalista Antonello Di Mario ed edita da Tullio Pironti.
Nella notte tra l'8 ed il 9 giugno 2007, giorni della visita del Presidente degli USA George W. Bush in Italia, la lapide di via Fani che ricorda il rapimento di Aldo Moro e le cinque persone della scorta uccise è stata profanata con la scritta "Bush uguale a Moro". Le più alte cariche istituzionali, personalità politiche e rappresentanti della società civile si sono dette indignate per quello che ritengono un atto vile e insensato.
Il giorno della domenica delle Palme del 2008, 16 marzo, a trenta anni esatti dal suo rapimento, il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro nell'omelia pasquale ha espressamente chiesto che si avvii un processo di canonizzazione per Aldo Moro: "uomo di infinita misericordia, che perdonò tutti". La notizia è stata riportata dalla stampa locale come l'Eco di Caserta, o da quella nazionale come il settimanale L'Espresso.
Nel giorno del 30º anniversario della sua morte, l'Università degli Studi di Bari ha deliberato di intitolarsi ad Aldo Moro, che fu studente e docente presso quest'ultima. La decisione è stata lunga e ha avuto il pieno consenso ed apprezzamento da parte della figlia Agnese Moro.
A lui è dedicato il Ponte Aldo Moro di Taranto conosciuto anche come Ponte Punta Penna Pizzone
Termine della secretazione dei lavori governativi di Aldo Moro
Ormai i termini di secretazione sono terminati, e lentamente vengono pubblicati alcuni documenti realizzati durante la sua attività politica[17][18][19][20].
Opere su Aldo Moro
Filmografia
- Todo modo: film di Elio Petri, 1976, nel quale il personaggio del presidente, interpretato da Gian Maria Volonté, è palesemente ispirato ad Aldo Moro. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.
- Il caso Moro: film di Giuseppe Ferrara, 1986. Il protagonista è nuovamente Gian Maria Volonté.
- Piazza delle Cinque Lune: film di Renzo Martinelli, 2003. Il vero Moro appare in immagini di repertorio. Quello finto è interpretato da un caratterista mai in primo piano. Il film è dedicato all'allora 27enne nipote Luca Bonini Moro, che compare sui titoli di coda in veste di cantautore, interpretando il brano Maledetti voi; sullo sfondo del ragazzo (figlio di Maria Fida Moro e spesso affettuosamente citato nelle lettere dello statista durante la prigionia), alcune fotografie di lui a due anni col nonno nei giorni immediatamente precedenti il sequestro.
- Buongiorno, notte: film di Marco Bellocchio, 2003. Moro è interpretato da Roberto Herlitzka.
- Nel cuore dello Stato: film documentario di Alberto Castiglione, scritto con Fabrizio Scibilia, presentato a Palermo il 18 marzo 2008.
- Aldo Moro - Il Presidente: fiction televisiva in due puntate, prodotta dalla TaoDue di Piero Valsecchi, diretta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretata da Michele Placido, in onda su Canale 5 il 9 ed 11 maggio 2008 in occasione del trentennale dalla morte dello statista.
Teatro
- L'ira del sole, un 9 di maggio (1998) di Maria Fida Moro e Antonio Maria Di Fresco, regia di Antonio Raffaele Addamo. Con Maria Fida Moro e Luca Bonini Moro. Teatro Biondo Stabile di Palermo.
- Aldo Moro - Una tragedia italiana (2007) di Corrado Augias e Vladimiro Polchi, regia di Giorgio Ferrara. Con Paolo Bonacelli (Aldo Moro) e Lorenzo Amato (il narratore). Teatro Stabile della Sardegna, Teatro Eliseo di Roma.
- Corpo di stato - Il delitto Moro: una generazione divisa (1998) di Marco Baliani, regia di Maria Maglietta. Con Marco Baliani. Casa degli Alfieri - Trickster Teatro.
- "Se ci fosse luce - i misteri del caso Moro" (2007) scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Loffarelli. Con Emiliano Campoli, Marina Eianti, Giancarlo Loffarelli, Luigina Ricci, Elisa Ruotolo,Maurizio Tartaglione. Compagnia "Le colonne".
- Roma, Via Caetani, 55º giorno (2008) scritto ed interpretato da Lucilla Falcone - Associazione Culturale "La Buona Creanza".
Bibliografia
- Aldo Moro, La democrazia cristiana per il governo del paese e lo sviluppo democratico nella società italiana, 1962
- Giovanni Acquaviva, Un italiano diverso: Aldo Moro, 1968
- Gianni Baget Bozzo, Il partito cristiano e l'apertura a sinistra: la DC di Fanfani e di Moro 1954-1962, Firenze, Vallecchi, 1977.
- Gianni Baget Bozzo, Democrazia cristiana, Moro, «partito americano», in Argomenti radicali, n, 10, 1978.
- Gianni Baget Bozzo e Giovanni Tassani, Aldo Moro: il politico nella crisi, 1983
- Roberto Bartali, Giuseppe de Lutiis, Sergio Flamigni, Ilaria Montoni e Lorenzo Ruggiero, Il sequestro di verità. I buchi neri del delitto Moro, 2008
- Giovanni Bianconi. Eseguendo la sentenza. Einaudi, 2007
- Francesco Biscione, Il delitto Moro: strategie di un assassinio politico, 1998
- Carlo Bo, Aldo Moro. Delitto d'abbandono, 1988
- Giorgio Bocca e Silvia Giacomoni, Moro: una tragedia italiana, 1978
- Annalaura Braghetti e Paola Tavella, Il prigioniero, 1998
- Manlio Castronuovo, "Vuoto a perdere ", 2007
- Marco Clementi, La 'pazzia' di Aldo Moro, 2001
- Aniello Coppola, Moro, 1976
- Eugenio Cutolo, Aldo Moro: La vita, l'opera, l'eredità, 1980
- Augusto D'Angelo, Moro - I vescovi e l'apertura a sinistra, 2005
- Giuseppe De Lutis, Perché Aldo Moro, 1988
- Giovanni Di Capua, Aldo Moro: il potere della parola (1943-1978), 1988
- Antonello Di Mario, L'attualità politica di Aldo Moro negli scritti giornalistici dal 1937 al 1978, 2007
- Roberto Ducci I Capintesta, Rusconi 1982
- Giovanni Fasanella, Giuseppe Rocca Il misterioso intermediario - Igor Markevic e il caso Moro, 2003
- Sergio Flamigni, La tela del ragno. Il delitto Moro, 1988
- Antonio Ghirelli e FrancoAngeli, Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978, 1991
- Agostino Giovagnoli, Il caso Moro - Una tragedia repubblicana, Il Mulino, 2005
- Ferdinando Imposimato-Sandro Provvisionato, Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il racconto di un giudice, edizioni Chiarelettere, 2008, ISBN 8861900259
- Robert Katz, I giorni dell'ira, 1986 (libro da cui è tratto il film di G. Ferrara Il caso Moro)
- Daniele Luttazzi, Stanotte e per sempre, racconto grottesco su Andreotti e il caso Moro
- Mario Moretti, Rossana Rossanda, Carla Mosca Brigate Rosse. Una storia italiana, 2002
- Agnese Moro, Un uomo così, 2003
- Carlo Alfredo Moro, Storia di un delitto annunciato, 1998
- Maria Fida Moro, La nebulosa del caso Moro, 2004
- Roberto Pantanelli, Ammazzate Moro, 1987
- Roberto Ruffilli, Vicenda Moro e sistema politico, ne Il Mulino, 4, luglio-agosto 1978, pp. 668-fine
- Vladimiro Satta, Odissea nel caso Moro, 2003
- Vladimiro Satta, Il caso Moro e i suoi falsi misteri, 2006
- Salvatore Savoia, Aldo Moro. L'iniqua ed ingrata sentenza della D.C...., Dellisanti editore, Massafra, 2006
- Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, 1994
- Leonardo Sciascia, Todo modo romanzo
- Webster Tarpley et al., Chi ha ucciso Aldo Moro? studio commissionato dall'On. Zamberletti. 1978
- Vittorio Vettori, Diario apocrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982
- Giovanni Moro, Anni Settanta, 2007
- Andrea Ligorio, Il caos Moro, 2008
- Antonio Volpi, La macchina Rossa, 2008
- Giovanni Maddamma, Aldo Moro - Omicidio Misterioso Edizione Boopen, 2008
Uffici politici
Uffici di governo
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Note
- ^ Intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari, l'Espresso 24 ottobre 1965
- ^ Aniello Coppola, Moro, Feltrinelli, Milano, 1976, pag. 13
- ^ Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, Giuffrè, Milano, 1982, pag. 183
- ^ Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, cit., pag. 184.
- ^ Secondo Beppe Pisanu, nell'intervento dell'8 maggio 2009 alla Sala delle colonne di palazzo Marini in Roma nel corso della presentazione del libro di Corrado Guerzoni Aldo Moro, Moro dissentì dall'entusiasmo di Granelli e degli altri della sua corrente che nel 1977 prevedevano una vittoria della DC spagnola alle prime elezioni post-franchiste, e richiesto del perché (al ritorno dal suo viaggio a Madrid) spiegò a Pisanu: "Lì nessuno dei nostri amici democratici cristiani s'è incaricato di traghettare nella democrazia le masse che per mezzo secolo hanno inneggiato a Franco; non supereranno il 4 per cento dei voti". Manco a dirlo, la previsione, ha concluso Pisanu, risultò precisa al millesimo.
- ^ Si pensi all'aspetto “romantico” del perseguire un ideale con ogni mezzo.
- ^ Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, cit., pag. 184
- ^ Italo Pietra, Moro fu vera gloria?, Garzanti, Milano, 1983, pp. 111–114
- ^ Il cosiddetto “Piano solo”, tentato nel 1964 con lo scopo di bloccare le riforme strutturali avviate con il governo di centro-sinistra
- ^ Marcello Veneziani, "Ma è oggi che trionfa in Italia la formula chiamata moroteismo", ne: Il Messaggero, 16/3/1998
- ^ Robin Erica Wagner-Pacifici, "The Moro Morality Play. Terrorism as Social Drama", The University of Chicago Press, Chicago, 1986, pp. 30–32; Paolo Cucchiarelli – Aldo Giannuli, Lo Stato parallelo, Gamberetti Editrice, Roma, 1997, pag. 422
- ^ Pasolini.
- ^ Atti parlamentari, VII legislatura, Parlamento in seduta comune, Resoconto stenografico della seduta dal 3 all'11 marzo 1977, p. 455. La vicenda si concluderà nel 1979 con l'assoluzione di Gui e la condanna del socialdemocratico Mario Tanassi
- ^ Per una curiosa ironia della Storia, il luogo della prigionia del teorico della "centralità del Parlamento" fu una via periferica di Roma, nel quartiere Portuense, intitolata al più grande dei funzionari parlamentari, quel Camillo Montalcini che resse la Segreteria generale della Camera dei deputati dal 1900 al 1927, quando fu rimosso dal fascismo alla luce delle risultanze della Commissione di inchiesta sulle presenze massoniche nelle istituzioni parlamentari.
- ^ Erroneamente, forse ad enfasi del fatto, venne riportato dalla stampa che il luogo del ritrovamento fosse esattamente a metà strada fra le sedi dei due partiti.
- ^ Massimo Riva, già articolista economico del "Corriere" e poi di "Repubblica". afferma: " Per la sua tragica fine la vicenda di Aldo Moro ha giustamente toccato e commosso la coscienza civile di tutti gli italiani. Però mi chiedo se sia giusto dimenticare che dietro quel personaggio non c'era soltanto un disegno politico, ma esisteva un mondo di affarismo molto spinto"
- ^ da la Repubblica.it del 9 agosto 2008: "Aldo Moro e quella mano tesa verso la Libia di Gheddafi"
- ^ da la Repubblica.it: "Gli archivi segreti di Moro"
- ^ [1]
- ^ [2]
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Aldo Moro
- Wikiquote contiene citazioni di o su Aldo Moro
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aldo Moro
Collegamenti esterni
- Accademia Aldo Moro
- Archivio900, Gli ultimi discorsi di Aldo Moro in Parlamento
- Il Memoriale Moro
- Caso Moro dalla A alla Z
- Gli scritti di Aldo Moro dal carcere brigatista
- Sito della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo
- Il caso Moro, La Storia Siamo Noi, filmati e documenti
- Tre milizie, tre fedeltà: storia della Democrazia Cristiana La storia siamo noi - Rai Educational.
- Moro, mio padre Intervista a Giovanni Moro di Giovanni Minoli.
- "REBUS Speciale: Aldo Moro, il complotto?" Trasmissione speciale di Odeon, curata e condotta da Maurizio Decollanz, dedicata alle teorie complottiste sul rapimento Moro.
- Barbara Fois: il caso Moro parte I
- Barbara Fois: il caso Moro parte II
- B. Fois: il caso Moro parte III
- Tutti gli interventi di Moro nell'assemblea costituente e commissioni del 1946-1947
- Il caos Moro
- Il sito dello scrittore Giovanni Maddamma, scrissi Aldo Moro - Omicidio Misterioso e Brigate Rosse, è giunta l'ora della verità
- Raccolta di discorsi di Aldo Moro nel sito web dell'Istituto Renato Branzi di Firenze