Hip hop italiano
Il rap italiano è la trasposizione italiana del rap americano, legato anch'esso alla cultura hip hop. Nella penisola si sviluppa nei primi anni 80 passando da testi in inglese (es. Let get dizzy oppure Ontha Run degli storici Radical Stuff,1992) a quelli in lingua italiana (uno dei primi esperimenti è stato fatto nel 1986 dalla band Bolognese "Raptus" con la Attack Punk Records), ma è negli anni 90 che i gruppi appartenenti alla scena hip hop incidono i loro primi lavori significativi: Assalti frontali con Baghdad 1.9.9.1. (1991); Dj Gruff con la compilation Rapadopa (1993); Sangue Misto con SXM (1994) e molti altri lavori provenienti dal mondo delle posse.[1] Negli anni 2000 il rap italiano ha riscontrato una notevole crescita commerciale con il lancio mediatico stagionale di numerosi rapper, la nascita di molte competizioni come il 2TheBeat e la produzione e diffusione massificata di brani e gruppi rap grazie a comunità internet come myspace.
Gli anni Ottanta: the Old School
Dalla metà degli anni Ottanta si formarono i primi gruppi Hip Hop a Roma, a Torino e Genova. Una vivace scena hip-hop nasce e si sviluppa a Torino sopra il marmo del teatro regio dove i primi b-boy iniziarono a brekkare, attorno al breaking si condensa una scena rap fatta di personaggi come The NextOne, Atomic, Lionel, Maurizione, Steu. Queste persone fecero sì che molte altre attirate da quest'arte si trovarono in Via Verdi a Torino per poter esprimere tutto il loro potenziale, chi con la danza chi con il rap (Mc Grassopper, Basic Bass, Carry D, Pinzu, Josta, Dilandopa, Maco Mc, il gruppo The Next Level, Thc, tra gli altri).
Nella capitale la cosiddetta Old Skool vide Breaking e graffiti tra il centro della capitale ed Ostia. La galleria Colonna (oggi Galleria Sordi) era al centro di un raduno settimanale per b-boys tra cui ricordiamo: Mc Shark, Dj Chino, Ice One, Crash Kid. Afrika Bambaataa fece il suo primo concerto italiano a Roma nel 1985 al mitico locale del Piper supportato da Dok. Frank e Dj Chino.
Jovanotti (alias Lorenzo Cherubini), che a Roma ha conosciuto questo genere, nel 1987 incide il suo primo disco: Jovanotti for President. Non si può assolutamente parlare di un lavoro Hip hop, ma i testi sono interpretati "rappando" in inglese con contenuti volutamente leggeri e faziosi, che conferiranno a Jovanotti quell'etichetta di "eterno ragazzino" che ancora oggi lo marchia. Naturalmente niente a che vedere con l'Hip Hop di allora che già trattava tematiche sociali della New York pericolosa degli anni '80 come "The Message" e "New York New York" di Grandmaster Flash and the Furious Five. Jovanotti con "La mia moto" (e poi nel 1990 con "Giovani Jovanotti") abbandona in buona parte il corso iniziato l'anno precedente, sebbene "Il capo della banda" si possa considerare il primo rap cantato in italiano a scalare le classifiche. Quando rientrerà in scena con un disco hip hop nel 1991, sarà già parte di un fenomeno leggermente più vasto, e in espansione. Il personaggio Jovanotti non veniva tenuto in alta considerazione nell'ambiente hip hop, rappresentava infatti il tipico prodotto nazional-popolare, che cercava di ricopiare talvolta in maniera grossolana mode e atteggiamenti di oltreoceano sul vecchio stampo di "Tu vuò fà l'americano" del compianto Renato Carosone. Successivamente gli venne riconosciuto un ruolo di "rompi-pista" per l'Hip Hop in Italia, in realtà si può dire che Jovanotti fece sì che una forma di espressione già presente sul suolo italiano spesso in ben altra veste, fosse conosciuta da quello che viene definito "grande pubblico", ovvero il pubblico generalista abituato a ben altro tipo di musica come ad esempio la canzone popolare italiana. I rapper di allora rappavano prevalentemente in inglese testi propri sui modelli newyorkesi. L'italiano non veniva infatti usato, a favore della lingua madre di questo genere musicale. I membri della Old Skool fecero comunque da apripista a una sensibilità verso l'hip hop, erano comunque fuori dal giro della musica cosiddetta "commerciale".
Il rapper di Senigallia, Fabrizio Tarducci, più noto come Fabri Fibra, è forse il cantante più contestato nella storia della musica italiana. In particolare per i testi di Mr.Simpatia, Venerdì Diciassette, Mi Stai Sul C***o, Niente Male, Rap In Vena, Idee Stupide, Cuore di Latta e Cattiverie. Nei casi di Mr.Simpatia, Cattiverie e Rap in Vena per le offese alle chiese e le bestemmie con censura. Nei casi di Niente Male e Venerdì Diciassette per l'aggressività e le rime agghiaccianti sullo stupro di una ragazzina di dodici anni da un adulto. Nel caso di Cuore di Latta per il banalismo del crimine (racconta della storia di Erika e Omar due ragazzi appena alle superiori che a Novi Ligure, nel 2001 uccisero con 97 coltellate nel petto la madre e il fratellino della stessa Erika perché gli aveva proibito di frequentare il fidanzato Omar perché insieme assumevano sostanze stupefacenti e il fratellino perché avrebbe raccontato tutto alle autorità. Vennero però giocati da una videocamera in casa, e vennero arrestati in camera di Omar pochi giorni dopo). Idee Stupide terzo singolo estratto da Tradimento offende in modo feroce i Gemelli Diversi ma in modo particolare Grido con la frase ""...Mi sta sul c***o Grido i gemelli il cugino, i duecento nomi a caso che non sa persino che io rimo...". Grido risponderà con la parodia del primo singolo estratto da Tradimento: Applausi per Fibra, con il nome di Standing Ovation sulla base di Applausi per Fibra e con il video simile a quello originale. Fibra risponderà durante l'MTV Day 2006 con una nuova versione del brano "Ah Yeah Mr.Simpatia" estratto da Pensieri Scomodi lo street album venduto in allegato a Tradimento Platnum Edition. Infine "Mi Stai Sul C***o", brano estratto da Turbe Giovanili primo album del rapper di Senigallia, contiene una frase razzista.
I primi anni Novanta
All'inizio degli anni Novanta si muovono i rapper delle "Posse", termine inglese che significa "gruppo", attivisti nel campo politico-sociale e di rivendicazione di diritti, che si servono della forte attitudine comunicativa di questo genere per esprimere le proprie opinioni e diffonderle. Il movimento si sviluppa essenzialmente nell'ambito dei centri sociali e delle case occupate.
Si possono delineare due realtà completamente distinte per il rap italiano di questi anni. Nella prima si hanno rapper e crew strumentalizzati dal fattore economico e molto spesso criticati dalla scena "Underground" (ossia la non commerciale) per il semplice fatto che, andando a colpire un certo tipo di "ascoltatori", la scena commerciale (parolone grosso per un genere come questo) propone sonorità e rime che sanno di già noto o banale, nonché più orecchiabili per il grande pubblico, senza perciò creare niente di nuovo: semplicemente attenendosi ai canoni dati dallo stereotipo di MC (rapper).
Alla scena commerciale, si contrappone la sopracitata sub-urbana o antagonista, e le differenze non sono poche. Contrariamente al rap che mira all'incasso, l'Underground sottolinea le varie sfumature che assume questo genere per lo stile di ogni mc, richiedendo più attenzione nell'ascolto dell'album o della singola canzone e proponendo, o per lo meno cercando di proporre, qualcosa di nuovo nell'ambiente e, per pochi, nel rap in generale. Per farla breve la scena sub-urbana cerca, e probabilmente riesce, a dare il posto a produzioni più accurate, dove non basta più inventare qualche rima su una base qualsiasi ma è fondamentale la ricerca di uno "stile" (in molti casi, la ricerca dello stile sarà a scapito dei contenuti).
Probabilmente, pur essendoci, non era così drastica la distinzione fra le due realtà quando "Batti il tuo tempo", col quale l'Onda Rossa Posse di Roma invitava a combattere la disinformazione imperante a colpi di rap, comincia a far indossare pantaloni larghi ai giovani, o quando, nel 1992 gli Aeroplanitaliani portano al Festival di San Remo un brano dal titolo "Zitti Zitti (Il silenzio è d'oro)" che sfonda il muro dell'underground e si fa notare per una interpretazione sul palco del Teatro Ariston in cui un prolungato silenzio di 30 secondi, paradossalmente è ciò che fa più scalpore in quell'anno o ancora quando, nel periodo molto prolifico che ne segue Frankie HI-NRG MC e Assalti Frontali, tuttora in circolazione, riescono a emergere. Ovviamente il sound di quegli anni, molto semplice, fu completamente abbandonato quando cominciarono a farsi notare nell'ambiente rappresentanti del genere come OTR, Porzione Massiccia Crew, Bassi Maestro al Nord, Sangue Misto, Colle Der Fomento e Lou X con C.U.B.A. Cabbal al Centro, La Famiglia al Sud, ognuno con un proprio stile e un proprio modo di fare rap. Senza dubbio fra i citati i maggiori esponenti sono il precursore Lou X e i Sangue Misto che con l'album SxM (ritenuto il migliore album di hip hop made in Italy) segnano l'epoca. Il punto di forza della crew fu il rappresentare il rap in modo davvero eccezionale, con basi cupe e acide e metrica incredibile.
Nel 1993 l'album Strade di città degli Articolo 31 (J.Ax e Dj Jad) entra nella Classifica degli Album più venduti in Italia, e vende più di 50 mila copie. Un record per un album hip hop dell'epoca.
Anche Adriano Celentano nel 1994 saltò sulla carovana in corsa della scena rap in pieno sviluppo, con il disco Quel punto, in cui rivendicava la paternità del rap italiano grazie alla sua Prisencolinensinainciusol, datata 1973, in cui effettivamente si poteva intravedere una certa attenzione dell'autore alla scena Americana, che proprio in quegli anni dava i natali all'Hip Hop.
La "golden age"
Comincia così quella che viene definita la "golden age" del rap italiano. Uno dei protagonisti dell'età d'oro è Joe Cassano aka Johnny Jab, rapper cresciuto musicalmente tra New York e varie crew italiane, tra cui Bologna. Con l'album Dio Lodato del 1999, postumo alla sua morte per arresto cardiaco (1999), Joe raggiunge l'apice per flow e rime del rap italiano. Quest'opera, che comprende la maggior parte delle composizioni di Joe, è uno degli album centrali della golden age, segnato da pezzi quali Dio Lodato per sta chance... , Gli Occhi della Strada e Nocche Dure. Altri personaggi importanti di quest'epoca sono indubbiamente Neffa, Dj Gruff, Kaos One con uno stile aggressivo e graffiante, Esa, Deda e più in generale i Messaggeri Della Dopa, supercollettivo che dà vita all'associazione culturale Zona Dopa. Con la Zona si promuovono tantissime manifestazioni e jam in tutta Italia e tutt'ora attiva.
Vengono pubblicati in quel periodo dischi considerati classici, quali Strade di Città degli Articolo 31, Fastidio di Kaos, Contro gli estimatori di Bassi Maestro, Novecinquanta di Fritz Da Cat' o Neffa & I Messaggeri Della Dopa di Neffa, che riscuote un buon successo a livello commerciale grazie al singolo Aspettando Il Sole, sindrome di fine millennio, degli uomini di mare. Di quegli anni è anche l'esplosione dei Gemelli Diversi, spesso criticati e considerati fuori da questa ondata perché troppo "commerciali", e portatori di messaggi spesso disimpegnati. Oltre i Messaggeri non vanno dimenticati per i loro contributi i già citati OTR, capeggiati da Esa, La Pina e Polare. La crew stabilisce contatti con gruppi internazionali, come la CNN Crew di Bruxelles, formando il team La Connessione. Da non dimenticare poi personaggi come Dj Double S, dj, o Speaker Deemo, grafico. Altro importantissimo gruppo sono i Gate Keepaz che nel '99 pubblicano il loro secondo album : " Dietro Il Cancello " .
Questo periodo, tuttavia, segna per l'hip hop italiano (nonostante una finalmente raggiunta ampia diffusione al pubblico di massa), un grande disimpegno nei contenuti. Sono infatti di questo periodo i brani tanto di successo quanto futili negli argomenti. Nei testi di questo periodo, infatti, si esaltava la droga senza argomentarne i motivi, ci si azzuffava tra artisti dello stesso genere a colpi di dischi o si facevano rime quasi nonsense. In questo periodo insomma, vi è stato il completo distacco dalla linea precedente (periodo delle posse), in cui il linguaggio nelle rime era argomento primario per il genere.
Le guerre in rima dagli anni Novanta al terzo millennio
La scena Rap italiana degli anni Novanta si è caratterizzata per alcune polemiche interne allo stesso genere musicale che hanno solo in parte una connessione con le cosiddette beef tipiche dell'hip hop statunitense. La prima di queste grosse polemiche è riferita alla contrapposizione delle due idee di hip hop presenti in Italia ad inizio del decennio ovvero quella del "muretto" e quella del "centro sociale": il risultato storico della contrapposizione fu un progressivo accostamento delle due filosofie, tanto da fondersi oggi in una musica hip hop capace di argomenti di rilevanza sociale mescolati a temi emozionali, il tutto costruito con rime dalla tecnica evoluta su basi in alcuni casi talmente curate da interessare persino gli artisti di oltreoceano.
La seconda faida interna, seppure con toni velati, è quella che opponeva ed oppone gli artisti ritenuti "commerciali" a quelli che continuano a percorrere la strada dell'autoproduzione e della auto-distribuzione. Per cui vi era una vera e propria guerra a colpi di CD tra gli artisti underground e quelli ritenuti commerciali. Dj Gruff, ha dedicato diversi brani nel tentativo di screditare gli Articolo 31. Anche i sardi La Fossa non sono da meno. Vi era un botta e risposta anche abbastanza crudo tra le band, tale pratica oggi trova un minor riscontro anche se non è del tutto sparita.
La scena attuale
Il Rap italiano odierno è divisibile in 3 categorie:
- L'hip hop underground classico, è caratterizzato da rime e stili piuttosto complicati ed elaborati con contenuti ampi nei testi, come ad esempio la vita di strada, le proprie capacità, l'amore per la cultura hip hop, le narrazioni quotidiane, ribellione contro le ingiustizie, spesso anche con elevato livello di crudezza nel linguaggio. Precursori di questa categoria possono essere Colle der Fomento, Dj Gruff, Dj Lugi, Kaos, Bassi Maestro, Otierre, Mistaman, Uomini Di Mare, One Mic, Kiave, Inoki, Ufficio Sinistri ecc.
- L'hip hop di massa, propone argomenti e tecniche espressive molto semplici, oltre che basi musicali accattivanti tali da poter essere orecchiabili dal grande pubblico. In questa categoria si possono collocare artisti come Piotta, Jovanotti, i Sottotono, Gemelli Diversi, Articolo 31, ecc. - per ciò che riguarda la scena di "ieri" - Fabri Fibra, Nesli, Amir, Bassi Maestro, Mondo Marcio, Marracash, Cor Veleno e Club Dogo per la scena attuale.
- Infine c'è la categoria underground "impegnata" nella quale si possono collocare quei rapper che trattano di argomenti legati alle vicende politiche e/o sociali (dalla mafia, alla droga, alla politica ecc...), o di temi legati alla realtà quotidiana. Essi sono in buona sostanza gli eredi delle posse, sebbene vi sia un netto miglioramento della tecnica, lasciata un tempo in secondo piano, rispetto ai contenuti (Villa Ada Posse, 99 Posse, Salento posse, Assalti Frontali ecc...) e sono artisti come,Frankie Hi-NRG MC, CapaRezza, Lou X, DLH Posse, Combomastas ecc.
Dopo un periodo di stanchezza che va dal 2000 al 2002 la scena italiana si risveglia con alcune produzioni notevoli: in primis va ricordato Alla Corte De Lo Governatore di C.U.B.A. Cabbal del 2001, L'alba dei La Crème, datato 2002, che riesce a vendere bene nonostante la quasi morte del rap italico; 5° Dan di Inoki e della PMC di Bologna; Mi Fist dei milanesi Club Dogo, scossone definitivo che rientra nella lista dei classici del nuovo millennio. I titoli non si fermano qui e i restanti costituiscono quella che viene definita la nuova era dell'hip hop tricolore.
L'impatto del parlato e delle relative rime spesso si coniuga con la cultura popolare e viene filtrato dai diversi dialetti della penisola, favorendo la divulgazione di realtà regionali e l'evoluzione complessiva dello stile italiano, evidente in produzioni come quelle dei Co'Sang, Clementino e La Famiglia di Napoli o i pugliesi Pooglia Tribe.
Nonostante l'Italia rimanga salda nell'underground il mercato dei dischi, capeggiato da etichette indipendenti come la Portafoglio Lainz o la Vibrarecords, dà comunque dei risultati. E nel 2006 diversi MCs riescono ad ottenere un contratto discografico con delle majors: Mondo Marcio, giovane rapper milanese, firma per la EMI, Fabri Fibra, apprezzato e contestato artista di Senigallia, con la Universal, i romani Cor Veleno per la H2O Music (primi artisti italiani a sfruttare la musica formato digitale) ed Amir per la Virgin Records. Alcuni video indipendenti, come quello di Una Volta Sola del Club Dogo, riescono ad arrivare su emittenti come All Music o MTV e guadagnare discrete posizioni nelle classifiche. La scena si spinge anche molto al sud, dove rappers sconosciuti come Thug Team a Lecce e Master Ice in Basilicata, insieme a molti rappers in Sicilia, come Stokka & Madbuddy e Audioritratti e Clementino a Napoli, vincitore del contest di freestyle nazionale 2thebeat 2006.
Immagini dell'hip hop italiano
Nella produzione cinematografica italiana, l'hip hop ha ricoperto un ruolo tutto sommato marginale e spesso affidato a produzioni low cost rintracciabili a fatica oppure affidate a distribuzioni indipendenti ed alternative.
Il documentario di Renato de Maria dal titolo Lu Papa Ricky realizzato per la serie di Rai Tre Storie Vere non viene riproposto in Tv oramai da anni, dopo essere stato presentato per la prima volta nel 1993 al Festival Cinema Giovani di Torino. Il lungometraggio parla dell'hip hop come di un movimento in crescita parallelamente alle vicende di vita dei suoi protagonisti, sullo sfondo dell'Isola del Kantiere di Bologna. In Lu Papa Ricky il protagonista è lo stesso Papa Ricky, membro originario dell'Isola Posse All Stars e poi dei Sangue Misto, emigrato da Lecce a Bologna dove la sua famiglia diventa quella dell'Isola Posse e dell'etichetta indipendente Century Vox con cui produce i suoi primi brani. Nel lungometraggio compaiono diversi esponenti della scena non solo bolognese, tra cui i Sud Sound System.
Tracce del festival della comunità hip hop nazionale tenutosi ad Ampollino in Calabria sono riportate nel documentario in videocassetta di realizzazione indipendente dal titolo Ampollino Rap, dove si ravvisa una moltiplicazione degli stili di rima, segno di un progressivo superamento della distanza tra disimpegno e militanza. Nel documentario appaiono artisti di importanza nazionale come Sangue Misto, Sud Sound System, 99 Posse, Piombo a Tempo e Frankie HI-NRG MC.
Nel 1997 i Manetti Bros. realizzano con un budget limitato il film Torino Boyz che non riguarda prettamente l'hip hop ma è incorniciato in una colonna sonora curata da Neffa e rappata poi da vari MC per raccontare la vita notturna come territorio da esplorare: Al Castellana, Piotta, Colle Der Fomento, Sottotono e La Pina, per un risultato piuttosto raffinato ed evoluto.
Nel 2000 Piotta collabora alla realizzazione de Il segreto del giaguaro a cui partecipano anche G Max ed uno dei miti dell'hip hop Kurtis Blow. Nel 2002 in abbinamento con il libro Hip-Hop Sangue e Oro, 20 anni di cultura rap a Roma, scritto da Vincenzo Patanè Garsia per l’Editrice Arcana s.r.l. è uscito il film Superautomatic Roma Metal Jacket di Aj Sikabonyi, girato a costo bassissimo nel 1998-1999 e narrante un ferragosto romano al ritmo di un cast d'eccezione per la scena, con Ice One, Neffa, Flaminio Maphia, Cor Veleno ed Piotta. Si intrecciano non solo la scena musicale ma anche la aerosol art, il b-boying e le sfide di MC e DJ in una atmosfera che mutua molto dall'improvvisazione tipica dell'hip hop primordiale. Il critico Pierfrancesco Pacoda lo tratteggia come:
Note
Voci correlate
- Lista degli album di hip hop italiano
- Cronologia degli album di hip hop italiano
- Underground hip hop italiano
Bibliografia
- Pierfrancesco Pacoda, La CNN dei poveri, Einaudi, 2000, ISBN 9788806154738
- Pierfrancesco Pacoda, Hip hop italiano: suoni, parole e scenari del Posse power, Einaudi, 2000, ISBN 8806154737
- Vincenzo Patanè Garsia, Hip-Hop Sangue e Oro, 20 anni di cultura rap a Roma, Arcana, 2002, ISBN 887966266X