Trascendenza

concetto filosofico
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Il termine trascendenza, antitetico al concetto di immanenza, deriva dal latino ("trans" + "ascendere" = salire al di là) e indica in filosofia e teologia il carattere di una realtà concepita come ulteriore, "al di là" rispetto a questo mondo, al quale pertanto si contrappone secondo una visione dualistica. Assumendo spesso il significato di superiore[1], cioè avente una propensione verso piani al di fuori dell'esperienza e della percezione fisica dei sensi umani, come ad esempio Dio, la parola trascendente è usata anche in altre discipline come la musica e l'arte.

La trascendenza in metafisica e in teologia

Il concetto caratterizza sia le metafisiche dell'assoluto di tipo platonico, per le quali esiste un mondo sovrasensibile, puramente ideale, superiore a quello materiale, sia le teologie negative, come quella presente anche nel cristianesimo, per cui Dio è trascendente nei confronti della realtà, suo «totalmente Altro» (ganz Andere), in un'«infinita differenza qualitativa».

La "doppia veduta" di Giordano Bruno

Giordano Bruno parla di Dio in duplice modo: come "Mens super omnia" (Mente al di sopra di tutto) e come "Mens insita in omnibus" (Mente presente in ogni cosa). Per il primo aspetto Dio è trascendente, fuori del cosmo e dalle capacità razionali dell'uomo, è oggetto di fede e di lui ci parla solo la Rivelazione. Per il secondo aspetto, invece, Dio è principio immanente del cosmo e risulta accessibile alla ragione umana, costituendo anzi oggetto privilegiato del discorso filosofico.

La trascendenza nel pensiero moderno

La negazione di ogni trascendenza caratterizza gran parte del pensiero moderno a partire da Kant.

Kant

Kant negò la possibilità stessa della conoscenza metafisica, cioè la possibilità per la conoscenza umana di attingere la realtà "in sé", al di là e al di fuori dell'esperienza.

Occorre distinguere il concetto di trascendente da quello di trascendentale, che nella filosofia kantiana e successiva a Kant non designa una realtà che supera il concetto di esperienza; invece si definiscono i concetti che rendono possibile (a priori ) tale esperienza.

Husserl

Secondo Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia, la coscienza è intenzionale, cioè si rivolge a oggetti che sono trascendenti rispetto ai vissuti della coscienza medesima, ovvero sono al di là di essi: in questo senso, trascendente è l'oggetto, il contenuto dell'atto che compie la coscienza.

Jaspers

L'esistenzialismo di Karl Jaspers teorizza l'impossibilità per l'uomo di raggiungere l'essere, che rimane sempre al di là delle sue possibilità: la trascendenza dell'essere si rivela per l'uomo nelle situazioni-limite (come ad esempio il dolore, la colpa, la morte), poiché in esse egli fa esperienza dello scacco che subisce nel tentativo di superarle e di comprenderle. Jaspers dice: "La trascendenza non è esistenza. L'esistenza infatti sussiste solo in quanto c'è comunicazione; la trascendenza invece è se stessa senza bisogno d'altro".

Voci correlate