Biagio di Monluc

condottiero e scrittore francese

Biagio di Monluc (Blaise de Lasseran- Messencome) (Saint-Puy, 1502Estillac, 26 giugno 1577) è stato un condottiero e scrittore francese.

Biagio di Monluc

Signore di Monluc, discendente da famiglia nobile e numerosa, ma ormai in decadenza, Biagio di Monluc per necessità e per vocazione si arruolò in giovane età nell'esercito francese prendendo parte alle "Guerre d' Italia" combattute dal re di Francia Francesco I contro l'imperatore Carlo V. Successivamente ebbe un ruolo rilevante nell' eroica difesa della Repubblica di Siena assediata dall' esercito di Carlo V. Sotto il regno di Francesco II e Carlo IX si distinse per l' implacabile ferocia nella guerra di religione contro gli Ugonotti. Nell' ultimo periodo della sua vita scrisse le memorie delle sue azioni di guerra nei Commentari.[1]

Il condottiero

Battaglia della Bicocca (1522)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia della Bicocca.

Fu la prima battaglia a cui prese parte il giovane guerriero Monluc. I Francesi di Francesco I, giunti nei pressi della Bicocca( Rocca siruata tra (Milano e Monza) con l' inento di liberare la rocca dall' occupazione delle milizie di Prospero Colonna, condottiero italiano al comando dell' esercito imperiale spagnolo di Carlo V, subirono una rovinosa sconfitta. La battaglia segnò una svolta nell' arte della guerra per il ruolo determinante esercitato dalle nuove armi da sparo usate dagli Spagnoli contro i picchieri della fanteria Svizzera assoldati dai francesi. Circa 3000 soldati caddero sotto il tiro degli archibugieri spagnoli.[2] Bicocca è rimasto nel linguaggio popolare italiano con l' accezione di " oggetto pagato a caro prezzo " parimenti all' espressione francese C' est une bicoque; al contario in lingua spagnola Bicoca assume il valore di " grande opportunità".


 
La battaglia di Pavia

Battaglia di Pavia (1525)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Pavia (1525).

Il re di Francia Francesco I che dopo l'armistizio di Crepy era sato privato dei domini italiani già posseduti in Piemonte e Lombardia, scese in Italia alla guida di un poderoso esercito con l' intento di liberare il Ducato di Milano caduto sotto il controllo spagnolo: Milano, governata da Francesco Sforza gli si arrese senza opporre resistenza. Lasciata Milano il re francese si diresse più a sud, stringendo in lungo assedio la piazzaforte di Pavia, nodo strategico della viabilità Milano-Genova.[3].

 
Francesco I

Non appena agli Spagnoli assediati giunsero i soccorsi portati dal viceré di Napoli Carlo di Lannoy e dal marchese di Pescara Francesco Ferrante d'Avalos, ebbe luogo lo scontro finale che portò l' esercito francese alla disfatta, decimato dal tiro degli archibugieri del d'Avalos. Francesco I, in prima linea alla guida della prestigiosa cavalleria francese, disarcionato e ferito da un colpo d'archibugio continuò a combattere valorosamente, ma cadde prigioniero degli Spagnoli. Dalla sua prigionia, rivolgendosi alla madre Luisa di Savoia che perorava la sua liberazione, Francesco scrisse le celebri parole: << Tutto è perduto fuorché l' onore! >>.[4] Monluc che in quella battaglia si era battuto strenuamente guadagnando la stima dei suoi capi, anche lui prigioniero del nemico riuscì a liberarsi senza pagare il riscatto.

 
Alfonso d'Avalos in un dipinto di Tiziano

Battaglia di Ceresole Alba (1544)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Ceresole.

In questa battaglia si scontrarono ancora i Francesi con a capo il Conte di Enghien, contro l' esercito spagnolo condotto da Alfonso d'Avalos, marchese di Vasto.[5] Lo scontro avvenne nelle colline di Ceresole e si risolse con la vittoria dei Francesi che inflissero al nemico gravi perdite. Secondo Monluc, però, l' inesperienza impedì al Conte di Enghien di cogliere l' occasione favorevole per infliggere al nemico il colpo decisivo e riconqustare Milano già abbandonata dalla guarnigione spagnola. Nell' inverno del 1543, le forze francesi si stanziarono nelle vicinanze di Torino sulle piazzeforti da Pinerolo a Moncalieri mentre quelle imperiali presero posizione più a nord nelle fortezze situate tra Mondovì fino ad Ivrea.[6] La battaglia di Ceresole fu una delle poche battaglie campali con gli schieramenti contrapposti. La cavalleria imperiale effettuò la prima carica contro la prima fila dei picchieri francesi che si difesero strenuamente protetti dal fuoco dei giovani archibugieri volontari, reclutati in Francia dal Monluc.[7] Successivamente lo sfondamento centrale sui Lanzichenecchi permise archibugieri francesi vittoriosi di portare soccorso alla cavalleria del Conte di Enghien in grave difficoltà.[8] Monluc riferisce che nella fase finale della battaglia circa 3000 soldati nemici, circondati dai cavalieri francesi, gettarono gli armamenti a terra e furono fatti prigionieri.

Guerra di Siena (1554-1559)

Fu la più lunga eultima delle numerose "Guerre d 'Italia" combattute tra il re di Francia Enrico II e l'imperatore di Spagna Carlo V. Agli inizi del mese di giugno 1554, le milizie Franco- Senesi condotte dal generale Piero Strozzi, incalzate da quelle Ispano- Medicee del Marignano, furono costrette a ritirarsientro le mura di Siena e sottoposte ad un lungo assedio. Il 17 lugio1554, lasciando a Siena un nucleo di sicurezza al comando del capitano Biagio di Monluc, lo Strozzi con una mossa a sorpresa, detrminata dalla necessità di rifornire di viveri la popolazione, uscì da Siena col grosso delle sue forze dirigendosi verso le colline della Val di Chiana ricca di granaglie già stoccate nei magazzini. Ma inseguito dal Marignano subì la rotta di Scannagallo 2 agosto1554. Quindi Marignano con le milizie vincitrici tornò a ricongiungersi con le altre rimaste occupate nell' assedio.

 
Marignano- Condottiero Ispano-Mediceo
 
Piero Strozzi-Condottiero Franco- Senese














Note

  1. ^ P. Courteault, Un cadet de Gascogne au XVI siècle, Parigi, 1909, p. 312.
  2. ^ P. Verri, XIII, in Storia di Milano, 1798, pp. 186-189.
  3. ^ F. Seneca, VII, in La Storia, Novara, Mondadori V., 2007, p. 44.
  4. ^ Ibidem, p.45.
  5. ^ C. Oman, A. History of the Art of War, Londra, 1937, p. 229.
  6. ^ Ibidem, p. 29.
  7. ^ Ibidem, p.230.
  8. ^ Ibidem p.236.