Fragagnano
Template:S comuni Template:Comune Fragagnano (in dialetto salentino Fragnanu) è un comune di 5.543 abitanti [1] della provincia di Taranto situato nel nord Salento.
Simboli di Fragagnano
Lo stemma
Descrizione araldica dello stemma: "Partito: nel primo di verde alla spiga di grano d'oro posta in palo; nel secondo d'argento al grappolo di uva gambuta e fogliata al naturale" (Decreto reale del 17 maggio 1928)[2].
Geografia
Situato nel bel mezzo della parte orientale della provincia di Taranto, Fragagnano è sorto in quella che è nota con il nome di Murgia Tarantina (estensione meridionale delle Murge), un complesso collinare che inizia nella parte centrale della provincia ionica e termina nel Salento presso il confine tra la provincia di Lecce e quella della Città dei due Mari. Fragagnano è per altitudine il quarto paese (123 m s.l.m.) delle Murge Tarantine dopo Roccaforzata (145 m) ed i contigui comuni di Monteparano (135 m), e San Marzano di San Giuseppe (134 m).
Il paesaggio
Il territorio presenta molti elementi caratteristici della macchia mediterranea. L'agro fragagnanese è quasi ovunque coltivato, soprattutto con vigne (tipico della zona è il primitivo) e uliveti da cui si ricava un ottimo olio. La proprietà terriera è generalmente suddivisa in piccoli appezzamenti, separati dai tipici muretti a secco. La pietra è da sempre utilizzata anche per realizzare diverse costruzioni a secco, una volta utilizzate dai contadini per riposare o per riporvi gli attrezzi da lavoro. Tali costruzioni sono più simili a piccoli nuraghi sardi che ai veri e propri trulli pugliesi. La vegetazione arborea spontanea invece, presenta molti elementi tipici (caratteristici della macchia mediterranea) tra i quali spicca il fico d'India.
Il clima
Data la vicinanza al mare (una decina di km in linea d'aria) Fragagnano è caratterizzato, come la quasi totalità dei paesi salentini, da un clima più umido rispetto alla Puglia centro-settentrionale, dove invece la presenza dell'Appennino riduce l'apporto di umidità dei venti provenienti da ovest. In queste zone l'umidità determina inoltre una più netta alterazione della temperatura percepita: le stagioni estive, sono particolarmente afose, mentre le stagioni invernali, sia pure molto miti e abbondantemente al di sopra dello zero anche nei periodi più freddi, appaiono gelide soprattutto in presenza di vento.
Mese | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 13 | 13 | 15 | 19 | 24 | 28 | 31 | 31 | 28 | 22 | 17 | 14 | 13,3 | 19,3 | 30 | 22,3 | 21,3 |
T. media (°C) | 10 | 10,5 | 13,5 | 17,0 | 23,0 | 27,5 | 30,5 | 29,5 | 24,0 | 20,0 | 15,5 | 11,0 | 10,5 | 17,8 | 29,2 | 19,8 | 19,3 |
T. min. media (°C) | 4 | 5 | 6 | 9 | 12 | 16 | 18 | 19 | 16 | 12 | 8 | 6 | 5 | 9 | 17,7 | 12 | 10,9 |
Precipitazioni (mm) | 46 | 53 | 62 | 36 | 34 | 27 | 27 | 25 | 36 | 60 | 71 | 73 | 172 | 132 | 79 | 167 | 550 |
Giorni di pioggia | 6 | 7 | 7 | 5 | 5 | 4 | 3 | 4 | 4 | 6 | 6 | 7 | 20 | 17 | 11 | 16 | 64 |
Umidità relativa media (%) | 78 | 75 | 73 | 71 | 68 | 63 | 61 | 63 | 66 | 73 | 77 | 80 | 77,7 | 70,7 | 62,3 | 72 | 70,7 |
Vento (direzione-m/s) | N 9 | NNW 16 | S 16 | S 16 | SSW 16 | SSW 16 | NNE 16 | NNE 16 | NNE 16 | NNE 9 | N 9 | N 16 | 13,7 | 16 | 16 | 11,3 | 14,3 |
- Classificazione climatica: dal punto di vista legislativo, il comune di Fragagnano ricade nella Zona Climatica C, dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 10 ore giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo.
La geologia
- Classificazione sismica: la Protezione Civile ha inserito il comune e le zone limitrofe nella Zona 4, la più sicura.
Storia
Le origini
Fu scelto come sito per le loro capanne circolari, già dagli uomini preistorici di epoca neolitica, all’incirca nel 3000 a.C. Lo testimoniano i reperti trovati negli scavi sul monte Santa Sofia, ormai inglobato nell’attuale centro urbano. Altri scavi, effettuati precedentemente in contrada Cazzato, a qualche chilometro dal paese, hanno riportato alla luce molti altri frammenti di ceramiche della stessa era.
L'età classica
Venne abitato certamente anche in epoca greca, perché il sito essendo elevato, ben difeso dalla natura e provvisto di acqua sorgiva, costituiva una ottima condizione abitativa. Ancora oggi dalle rocce circostanti il monte Santa Sofia sgorga la cosidetta funtanedda (fontanella). Certamente la sua posizione geografica, a metà strada tra i messapi di Manduria ed i greci di Taranto, unita alla fertilità della valle lungo l’attuale arteria SS 7 Ter, avrà creato in quei tempi non pochi problemi e conflitti di appartenenza. Ma di tutta questa storia, lunga millenni, non ci è rimasto nulla, tranne il monte, dove si sta tentando ora di leggere a grosse linee quegli avvenimenti osservando le pietre, con l’aiuto dei tecnici della Sovrintendenza ai Beni Culturali.
Nel 1905, in località Mancini (ad ovest dell'abitato) fu rinvenuto un "tesoretto" contenente alcune monete appartenenti alle zecche di Taras, Metapontion e Thurii del 313 a.C. (cfr. Carducci, pag. 34) e questo certifica la frequentazione di queste terre nel tempo della civiltà magnogreca.
Il periodo romano
Ma furono i romani a darne l’attuale nome. Infatti il sito è vicinissimo all’antico tracciato dell’Appia antica, l’ultimo tratto di quella grande arteria che partendo da Roma univa nel suo ultimo sforzo Tarentum con Brundisium, porto dell’impero verso l’Oriente. Naturalmente tutti i soldati che facevano la spola tra l’Italia e le province, passavano da qui. Ci saranno passati anche Giulio Cesare e Cleopatra. È ancora visibile la traccia profonda lasciata dai carri nella roccia in contrada Pozzo uelo, dove è ben riscontrabile un complesso sistema viario a doppia corsia e deviazione, in prossimità di un pozzo scavato nella roccia, miracolosamente salvo, con annessi abbeveratoi per i cavalli e per i soldati. Insomma una "stazione romana". E Pirro, con soldati ed elefanti, venuto dall’Epiro (l’attuale Albania) per combattere i romani che assediavano Taranto, non è forse anch’egli passato per queste strade?
Verosimilmente il toponimo deriva dal gentilizio romano Freganius, nome di un personaggio a cui furono affidate queste terre o per meriti personali o per ragioni militari, come da consuetudine presso i romani.
Il passaggio dal nome proprio Freganius alla dizione Freganianus, è poi ottenuto con l’aggiunta del suffisso anus che indica l'appartenenza. Nella cartografia del Settecento, è ancora riportato Fregagnano, con la E, ma nella forma dialettale moderna è in uso solo la dizione con la A: infatti si dice Fragnanu e non Fregnanu. A testimoniare l’epoca romana, c’è un tesoretto di quattro monete di epoca repubblicana e rinvenute da un contadino nel 1904 in un terreno vicino ad un monte, attualmente custodite nel Museo nazionale di Taranto e c’è anche una stele funeraria, recante una scritta in latino, rinvenuta in un campo nei dintorni della zona archeologica, che era stata riutilizzata come architrave sulla soglia di un vecchio trullo.
Il Medioevo
In età medievale, nell’anno 1278, essendo già scomparso l’imperatore Federico II di Svevia, che aveva fatto edificare torri e castelli ovunque (es. quello maestoso di Oria) allo scopo militare di contrastare gli attacchi dei saraceni, in Italia meridionale scendono i francesi, al comando di Carlo D’Angiò, che conquistano il Regno di Napoli. In seguito a questa calata, il praedium (podere) di Freganius diviene una baronia. Infatti, il nuovo re lo assegnò ad un suo soldato, il nobile Erardo de Rantolio che gli aveva reso molti servigi combattendo in Sicilia nella guerra del Vespro. Erardo diviene dunque Barone di Fragagnano e da allora in poi le vicissitudini dei suoi discendenti sono legate a queste terre fino ai nostri giorni.
Dal Rinascimento ai giorni nostri
In pieno Rinascimento gli eredi di Erardo de Rantolio muteranno il proprio cognome (dall'originale francese de Nantuillet), italianizzandolo nell’attuale dell’Antoglietta e la famiglia resta feudataria col titolo di Marchesi di Fragagnano e Monteparano (demoninato all'epoca Lo Patrello, un casale colonizzato da fuoriusciti albanesi, sfuggiti alle scorribande saracene).
Il Palazzo Baronale
Viene così costruito, intorno alla robusta torre di epoca medievale a base quadrata, provvista di ponte levatoio e di fossato perimetrale, l’elegante e sobrio Palazzo Baronale di gusto rinascimentale, che domina ancora la valle degli ulivi a Sud, accompagnando agevolmente lo sguardo fino al mare, oltre i tetti di Lizzano. Situato nel centro storico, fu costruito nel 1587, sicuramente a scopo difensivo ed è ritenuto il palazzo più antico del paese. La costruzione è fatta con conci di carparo perfettamente squadrati, ricoperti da uno strato di calce nel solo prospetto meridionale. Alcuni decenni fa sono state rinvenute ossa umane al di sotto del pavimento del piano inferiore, da ricollegare, probabilmente, alla presenza dei trabocchetti.
Sul lato occidentale di un suo terrazzo, proprio a dominare il bel centro della piazza Regina Elena, si erge la statua in carparo di Santa Irene, antica protettrice di Lecce, mentre salendo sulla sommità della sua torre antica, si possono osservare senza troppi sforzi i castelli circostanti di: Monteparano, Roccaforzata, San Marzano di San Giuseppe, Grottaglie, Sava e addirittura quello più lontano di Oria.
Nel Novecento, il Palazzo Baronale, ormai disabilitato, diviene proprietà della famiglia Tamborrino di Maglie e viene in parte utilizzato a stabilimento vinicolo. Così gli vengono scavate e cementate capienti cisterne per il contenimento del vino. È risorto negli anni Settanta, quando è stato adibito temporaneamente a sede del Municipio ed attualmente, tornato ad essere di nuovo abbandonato, è in attesa di essere richiamato all’attenzione di tutti. Infatti nella volontà degli attuali proprietari è allo studio la possibilità di adibirne i locali del piano terra a Museo, ove custodire i numerosi reperti archeologici dell’antico sito, divisi tra il Museo di Taranto ed altre collezioni private.
Il Palazzo Marchesale
Nel 1701, viene edificato l’imponente Palazzo Marchesale, per volere del marchese Francesco Maria dell’Antoglietta, sensibile poeta dell’Arcadia, essendo il vecchio Palazzo Baronale non più rispondente ai nuovi gusti della filosofia barocca. Il nuovo edificio, quasi di fronte al primo, sobrio, imponente ed allo stesso tempo elegante, diviene cosi la nuova residenza dei marchesi fino al 1797, anno in cui i coniugi dell’Antoglietta cedettero tutte le loro proprietà alla famiglia Carducci Agustini di Taranto, che divennero i nuovi ed ultimi feudatari di Fragagnano.
Il palazzo, che rappresenta sicuramente la tessera più preziosa del centro storico fragagnanese, era la residenza abituale dei marchesi che ne hanno mantenuto la proprietà fino all’abolizione del feudalesimo. A pianta rettangolare, in carparo rosato, è una struttura al di fuori dei consueti canoni barocchi, è anzi un esempio di soluzione architettonica polivalente, che serviva tanto da residenza quanto da fortificazione. Una maestoso portale immette in un cortile trapezoidale dal quale prendono luce gli ambienti superiori. Al tempo del suo massimo splendore il piano superiore era formato da un ampio salone dai tetti voltati a crociera semplice o stellare e una stanza, detta la camera pittata, conteneva degli affreschi simili per stile alle pitture pompeiane. Gli alloggiamenti degli stallieri, magazzinieri, il corpo di guardia e le cucine erano ubicate a piano terra che aveva nel retro anche le stanze e gli abbeveratoi. Nel retrostante giardino, provvisto di pergolato e odoroso frutteto, i marchesi trovavano refrigerio nei giorni di calura.
Non sono mancati nel corso degli ultimi anni progetti di risanamento, da quando un incendio ne devastò i tetti nel 1920, consegnandolo ad un lento, ma inesorabile, degrado. I piani di restauro non hanno tuttavia mai trovato validi riscontri sul livello pratico, cosicché il palazzo non è utilizzabile se non per poche sale al piano terra.
Attualmente, trasferitisi a Taranto tutti i discendenti della famiglia Carducci, anche il grande palazzo è stato abbandonato e donato al Comune, nel tentativo di salvarlo dal degrado inesorabile. Ma l’economia moderna, inseguendo altri sogni, non è indulgente con le vestigia testimoni del passato e l'edificio ora, imprigionato da antiestetiche orditure metalliche che ne rallentano l’inesorabile crollo, pieno di crepe e senza più tetto al piano superiore, fa brutta mostra di sé in piazza Regina Elena, in attesa di interventi.
Palazzo Fanuzzi
Nei primi anni dell’Ottocento è stato edificato nell’antica via Garibaldi, l’elegante e signorile Palazzo Fanuzzi, attualmente abitato dagli eredi Russo. Di mirabile fattura il cortile interno con l’ampio scalone.
Luoghi d'interesse
Oltre ai sopracitati Palazzi, siti nel centro cittadino, Fragagnano presenta altri luoghi d'interesse storico, artistico e culturale. Ai tre edifici "civili" infatti si affiancano numerosi luoghi religiosi come le due chiese maggiori, alcune cappelle e le edicole votive.
La Chiesa Madre SS. Maria Immacolata
In pieno centro, al termine di corso Vittorio Emanuele III, si erge la Chiesa Madre intitolata alla Santissima Maria Immacolata, costruita a ridosso di una primitiva chiesa, databile intorno alla prima metà del XV secolo. Sono tuttora evidenti le tracce di quell'originario edificio, riscontrabili nell'antica porta di ingresso situata ad Ovest del campanile principale e nel piccolo campanile a vela sul lato Nord della cupola. In mancanza di notizie ufficiali, è possibile tracciare una ricostruzione storica nel complesso architettonico sulla base di iscrizioni d'epoca esistenti all'interno della chiesa stessa. Una pergamena muraria posta in chiave sul grande arco a tutto sesto principale, che separa la navata dal presbiterio, contiene la seguente iscrizione: Templim hoc elemosinis civium conditum A.D MDCCLXXIV (Questa chiesa fu costruita con le offerte dei cittadini nell'anno 1774). Tale data coincide anche con l'ultimazione dei lavori della chiesa e dell'annesso campanile con l'adiacente locale coperto da volte stellare, che presentano identica pavimentazione in mattoni cotti. Nei primi anni dell'Ottocento, venne invece voltata l'elegante cupola della crociera ad opera di maestranze locali e costruito il retrostante Oratorio del Santissimo Sacramento, manufatto conclusivo del complesso architettonico.
La conformazione esterna della chiesa è dominata, oltre che dalla massiccia cupola e dalla scenografica facciata, anche da possente campanile a tre livelli, di pregevole fattura settecentesca. Questo presenta in alzato della monofore con arco a tutto sesto, dotate di eleganti balaustre in pietra, che si aprono sul lato Est del primo livello, su due lati del secondo e su quattro del terzo. Sul lato Nord della cupola, in corrispondenza dell'angolo fra navata e presbiterio, risalta, ancora in buono stato di conservazione il già citato cinquecentesco campanile a vela con un'unica apertura a tutto sesto, sormontata da un timpano, a sua volta coronato da tre pinnacoli. La facciata ad Ovest, in stile tardo barocco, domina la visuale dalla via principale del paese su un'ampia scalinata in conci di tufo che conduce al portale d'ingresso.
All'interno le esigue decorazioni rappresentate da affreschi con pitture ad olio presenti sui pennacchi tra gli arconi del presbiterio, sulle quattro facce del tamburo prive di finestre, sugli spicchi interni della cupola e sulla lunetta della parete terminale dell'abside, sono state eseguite da artisti locali nei primi anni del Novecento. Sui pennacchi sono rappresentati i quattro evangelisti intenti a comporre le proprie scritture; sul tamburo durante gli ultimi restauri sono venuti alla luce quattro murali, raffiguranti episodi della vita di San Francesco d'Assisi e di Sant'Antonio di Padova, risalenti sicuramente alla metà del Settecento. In una della cappelle sulla sinistra, interessante è la tela della "Madonna del Rosario" di autore ignoto.
La Chiesa della Madonna del Carmine
La costruzione di una prima chiesa è databile sicuramente al periodo precedente al 1779, anno a cui risale la costituzione della prima confraternita. Ma nel 1911 fu costruita, a spese della cittadinanza, l'attuale chiesa intitolata alla Madonna del Carmine, anche detta Madonna del Carmelo. La facciata si presenta sobria e lineare: gli elementi decorativi sono le quattro lesine, ai due lati del portale, sormontati da finti capitelli di tipo corinzio, con foglie d'acanto. La struttura architettonica dell'edificio, in tufo caratteristico della zona, è massiccia e comprende una cupola emisferica, poggiante su un tamburo poligonale, alla cui sommità vi è il campanile. La chiesa ha pianta longitudinale a navata unica e le navate laterali sono ridotte a semplice cappelle non comunicanti tra loro. All'interno è presente un pulpito ligneo e, sui quattro pennacchi, si possono osservare altrettanti Santi carmelitani. L'interno della cupola, estremamente danneggiato da infiltrazioni d'acqua, mostra un'immagine della Vergine del Carmine che porge lo scapolare alla anime del Purgatorio. La prima cappella sinistra contiene una interessate tela, di Giuseppe Sampietro, che rappresenta, probabilmente, San Rocco.
La cappella della Madonna del Favore
La Cappella della Madonna del Favore è posta a circa un chilometro ad ovest del centro abitato, sul bordo dell'attuale strada provinciale per Grottaglie. Le prime fonti storiche certe della cappella risalgono al maggio del 1577, quando l'allora arcivescovo di Taranto, Lelio Brancaccio, giunge in visita a Fragagnano dove tra le varie chiese presenti a quell'epoca nel territorio circostante l'abitato, trova e descrive una chiesa rurale dedicata a "Sancta Maria de lo Favore". Ma certamente la chiesetta è anteriore a tale periodo, soprattutto se si considera l'orientamento dell'ingresso, tipico delle chiese di rito greco. Secondo la tradizione, comunque, la cappella nacque in seguito al rinvenimento di un'icona raffigurante la Vergine all'interno di un pozzo posto nelle vicinanze. Nel corso del tempo la chiesetta ha subito vari restauri ed attualmente si presenta in un buono stato di conservazione, grazie alla manutenzione periodica effettuata dai devoti. Il culto della Madonna del Favore è ancora oggi radicato nella tradizione fragagnanese, e annualmente si rinnova attraverso una caratteristica processione che, partendo dalla Chiesa del Carmine, raggiunge la chiesetta.
La chiesetta rupestre
Sulla strada statale 7 ter, nei pressi di via Cesare Battisti è ubicata una chiesetta rupestre abbandonata. Si tratta di una chiesa dedicata alla Vergine come dimostra la scritta ormai sbiadita Ave Maria posta sull'arco che sovrasta la porta d'ingresso. La facciata a capanna e con cuspide centrale presenta riquadri con elementi decorativi. Nell'interno la campata è rettangolare formata da quattro pilastri con volta a crociera. Sulla parte frontale dell'abside all'interno di un'edicola è inserito un affresco, chiara espressione di vita quotidiana e agricola affidata alla protezione della Madonna. Vi sono rappresentati la Madonna, la famiglia e attrezzi agricoli posti ciascuno ai vertici di un triangolo. La Madonna con Gesù Bambino sono immersi in un campo di grano dorato, il Bambino ha in mano un fascio di spighe, così come il bambino seduto tra la madre in atto di preghiera e il padre che osserva. La chiesetta situata in un'area privata è rimasta attiva fino ai primi anni Settanta.
Le edicole votive
Numerose sono infine le edicole votive. Nella maggioranza dei casi, esse costituiscono in piccoli vani a pianta quadrata, rettangolare, ovale o semicircolare, inseriti nella struttura esterna di un edificio. All'interno di queste strutture architettoniche è inserita una immagine sacra, solitamente dipinta sul legno o affrescata, o ancora realizzate in materiali plasmabili quali la terracotta. Nelle edicole più antiche, gli affreschi, degradati dal tempo, sono stati coperti con calce e sostituiti da stampe o statuette di poco conto. Le edicole venivano costruite per devozione, o in relazione a ipotetici miracoli o ancora in riferimento a particolari avvenimenti (come guerre ed epidemie), per questo la quasi totalità delle edicole fragagnanesi sono rivolte a Sant'Antonio da Padova, protettore del paese, a San Giuseppe o alla Madonna.
Società
L'evoluzione demografica
Questa è l'evoluzione demografica del paese:
Abitanti censiti[3]

Tradizioni
Le tradizioni sono un tutt’uno con la storia di ogni singolo popolo e facendo rivivere il passato, contribuiscono all’aggregazione di tutti gli abitanti dello stesso paese, riportando alla loro memoria il fatto di avere in comune le stesse radici.
Gli eventi
Nell’ambito delle tradizioni popolari, alcune tramandate da generazioni, altre introdotte soltanto da pochi anni, a Fragagnano si festeggiano:
- Nel periodo natalizio, l’allestimento dei presepi di quartiere, pratica introdotta solo da alcuni anni, con la gioiosa partecipazione dei cittadini residenti;
- A gennaio, in occasione della festa dell’Epifania, si passa alla premiazione dei presepi di quartiere;
- A febbraio si festeggia il carnevale, con sfilate di mascherine;
- A marzo, il 13 ed il 14, si perpetua la tradizionale fiera agricola con esposizione di prodotti artigianali locali ed attrezzatura meccanica che soppianta l’antica esposizione di animali da traino e da latte;
- Il 19 marzo, in occasione della festa di San Giuseppe,non si accendono più i tradizionali falò di quartiere, pratica derivante da un antichissimo rito pagano vissuto ora in chiave fideista, che tuttavia serve a riunire intorno ad un fuoco, per un momento di allegria e di aggregazione sociale gli abitanti dello stesso quartiere. Inoltre, a mezzogiorno, si effettua in piazza l’esposizione delle tavole votive con l’offerta dei piatti ai poveri dopo la benedizione e la sera, in alcune case di devoti, si può degustare la tipica massa (fettuccine fatte in casa, condite con olio d’oliva fritto e pepe);la fiera di san giuseppe da alcuni anni è sparita lasciando spazio al nulla, il giorno della processione per la benedizione delle tavole solo alcune sono rimaste tradizionali, le altre sono completamente fuori luogo e non centrano niente con la tradizione.i falo sopracitati sono caduti in dissuso da svariati anni nessun si preoccupa più dell'importanza che avevano questi falo, cosi come l'avevano i falo che si facevano per il giorno del crocefisso e il giorno di Sant'Antonio da Padova.Le infiorate del corpus domini nella magior parte dei casi sono solo dei disegni di fiori in calce,solo alcune strade mantengono la tradizione di decorare la strada con i fiori.un'altra cosa caduta nel dimenticatoio per l'occasione di questa processione e quella di coprire le facciate delle case con lezuola ricamate e le coperte più belle che l persone avevano.
- Il Giovedì Santo si perpetua il rito della processione dei Misteri e quello dell’adorazione dei sepolcri allestiti nelle due chiese;
- A maggio, sin dai primi del Novecento, si preparano quindici altarini votivi con l’immagine della Madonna per le vie del paese, dove la cittadinanza (in prevalenza le donne) si riuniscono per recitare ogni pomeriggio il Santo Rosario;
- A giugno è festeggiata la Solennità del Corpus Domini con una processione che attraversa le strade di percorrenza infiorate per l'occasione;
- Il 12 e il 13 agosto, si effettuano i festeggiamenti in onore del santo patrono, S. Antonio da Padova, con la tradizionale festa dell’emigrante;
- Settembre è caratterizzato da una serie di iniziative culturali all’aperto e serate danzanti nel parco Schiavoni o in altre piazze del paese;
L'enogastronomia
Sono ancora attivi tre forni a legna per la cottura del pane, della antichissima puccia alla vampa, delle friselle, dei biscotti alla mandorla ecc.; si utilizza come combustibile ancora la profumata stroma (strame d’ulivo) che conferisce un sapore tipico al pane e riempie l’aria di un gradevole odore antico.
A Natale in ogni casa si friggono in olio d'oliva li pettuli, o dolci tipici come li purcidduzzi, li cartiddati, li vangali. Inoltre si impastano e s’infornano li pasti di mennula e li amaretti (due varietà di dolci costituiti da farina, zucchero e mandorle).
A Pasqua invece si producono artigianalmente ancora li palommi cu ll’ovi, li taraddi cu llu pepi, li pasti mueddi e li pasti cu lu scileppu (dolci tradizionali costituiti da farina, zucchero e aromi vari).
In estate si gustano quotidianamente le friselle condite, come tradizione vuole, con pomodoro, olio d'oliva ed un pizzico di sale.
La domenica, non sono poche le famiglie che ancora impastano a mano la farina di grano per confezionare le tradizionali orecchiette, che poi vengono condite con sugo di involtini di carne equina (braciole) e con spolverate di cacioricotta.
I pasti sono spesso accompagnati da un buon bicchiere di primitivo, un vino rosso derivante dall'omonimo vitigno, molto diffuso di questa zona della Puglia.
Turismo
I collegamenti
Viaggiare in auto
I collegamenti stradali principali sono rappresentati da (vedi):
- Autostrada A14 Bologna-Taranto (barriera di Massafra) da e per l'Italia settentrionale.
- S.S. 7 ter che collega il capoluogo ionico a quello salentino e che attraversa Fragagnano nella zona sud.
- S.S. 7 Appia che collega Taranto a Brindisi e che passa nei pressi del territorio comunale.
Viaggiare in treno
Seppur privo di una stazione ferroviaria propria, il comune di Fragagnano è ben collegato con altre stazioni. Le più vicine sono situate a:
- Grottaglie a 13 Km
- Francavilla Fontana a 16 Km
- Manduria a 16,5 Km
- Oria a 19,5 Km
- Taranto a 21,5 Km
Viaggiare in aereo
Gli aeroporti più vicini a Fragagnano sono:
- Aeroporto di Taranto-Grottaglie "Marcello Arlotta" effettua servizi di linea per il traffico passeggeri con voli charter.
- Aeroporto di Brindisi-Casale "Orazio Pierozzi".
- Aeroporto internazionale di Bari "Karol Wojtyla".
Amministrazione
Note
- ^ Censimento Istat 2008
- ^ Stemma Comune di Fragagnano, su comuni-italiani.it.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
Bibliografia
- Alberto Carducci, Fonti per la storia di Fragagnano. Dalle origini alla fine del XVI secolo, Taranto, Mandese Editore, 1988. ISBN 8853500484.