Argo (città moderna)
Template:Città Argo (in greco antico, Ἄργος)è oggi solo piccola città (30.239 abitanti) dell'Argolide (Grecia), distante circa cinque chilometri dal golfo di Nauplia.
È una località turistica, dominata dal castello fortezza (il kastro) incastonato sulla sommità della collina di Larissa, ove ha sede un importante museo archeologico. La fortezza, edificata dai Franchi sulle rovine dell'acropoli, fu in seguito modificata dai Turchi e, nel primo Settecento, dai Veneziani.
L'economia si basa prevalentemente sulle industrie alimentari e del tabacco.
Nome
La regione di Argo è conosciuta come Argolide, Argolis, or Argeia. Gli abitanti di Argo sono detti Ἀργεῖοι or Argīvī.
Il nome della città può avere origine pregreca ("Pelasgica") mentre lo è sicuramente il nome della sua acropoli, Larissa. La città deriva il suo nome dal suo mitologico fondatore Argo figlio di Zeus e Niobe, figlia di Foroneo, successe allo zio Apis come Re di Foronea, che ribattezzò dandole il suo nome. Secondo un racconto, sposò Evadne, figlia di Strimone e Neera, ed ebbe come figli Ecbaso, Peiras, Epidauro e Criaso. Secondo un'altra versione, sua moglie era senza nome, e i suoi figli furono Peiras, Forbas, e Tirinto. Se il nome è di origine indoeuropea probabilmente è collegato alla radice arg- che significa "brillante" o "splendente" o simili (per esempio argyros è l'argento).
Mito
Dunque il mito attribuisce la sua fondazione ad Argo i cui discendenti regnarono per nove generazioni fino al re Gelanore. Questi fu detronizzato da Danao (nipote di Poseidone e gemello di Egitto), che divenne così il decimo re di Argo. A questi succedette Linceo (che sposò Ipermnestra) , ed a questi il figlio suo, Abante che fu marito di Aglea, e che fu il padre dei gemelli Acrisio e Preto, di Idomenea e di Lirco, figlio bastardo.
I due gemelli essendo entrambi figli maggiori e pretendendo entrambi alla successione lottarono a lungo, fino a quando Preto non venne sopraffatto, ed Acrisio poté salire al trono della città di Argo. Preto si rifugiò a Tirinto e divenne re di questa città.
Secondo il mito[1], dal matrimonio del re Acrisio con Euridice nacque una figlia: Danae.
Danae è la protagonista del celebre mito, che ha ispirato molti pittori fra cui Tiziano e Gustav Klimt. Il racconto è questo: un oracolo predisse al re Acrisio che sarebbe stato ucciso per mano del figlio di sua figlia. Dato che sua figlia Danae, bellissima ragazza, non aveva ancora figli, Acrisio pensò bene di rinchiuderla in un appartamento sotterraneo, o forse in una torre di bronzo; ma Zeus se ne innamorò e la raggiunse sotto forma di pioggia d'oro. Dalla loro unione nacque Perseo. Quando il re Acrisio seppe della nascita del nipote fece rinchiudere Danae e Perseo in una cassa che fu poi abbandonata in mare.
Nonostante i molti ostacoli e pericoli, con l'aiuto di Poseidone, Perseo e Danae riuscirono a tornare a casa, approdando sull'isola di Serifo. Acrisio, appena apprese la notizia del loro ritorno, abbandonò la città e si rifugiò nella rocca di Larissa. Nonostante tutte queste precauzioni, ciò che era stato predetto si avverò: Perseo fu chiamato a Larissa per partecipare a dei giochi funebri e lanciando il disco, colpì involontariamente Acrisio, che morì.
Perseo divenne così re di Argo ma, non sentendosi degno di succedere ad un re che aveva involontariamente ucciso, propose al cugino Megapente, succeduto al padre Preto come re di Tirinto, di scambiarsi i regni. Poi fondò Micene, facendo costruire ai Ciclopi delle mura invincibili[2] come quelle di Tirinto[3]. Micene divenne la capitale del regno.
A Megapente succedette prima il figlio maggiore Ifianira e poi l'altro figlio Anassagora. Quando le donne argive impazzirono, per colpa di Dionisio, la loro furia venne scatenata durante il regno di Anassagora. Il re allora chiese aiuto all'indovino Melampo ed a suo fratello Biante che riuscirono a riportarle alla ragione, grazie alle loro tecniche mediche. Essi però chiesero in cambio al re un terzo del regno. Quando il re si rifiutò di accontentarli, le donne tornarono ad impazzire ed Anassagora dovette richiamarli e pregarli di guarirle di nuovo, ma questa volta la richiesta fu di un terzo del regno a testa ed il matrimonio con le figlie del re. Anassagora acconsentì, tenendo per se solo il terzo del regno comprendente la città di Argo. Seguirono dunque alcune generazioni in cui i re furono tre: i discendenti di Anassagora e quelli di Melampo e quelli di Biante. [4]
Ad Anassagora succedette il figlio Alector (Gr. Ἀλέκτωρ) poi Iphis. Iphis lasciò il regno ad un nipote Stenelo (figlio di suo fratello Capaneo) che fu uno degli Epigoni nel secondo mitico assedio di Tebe e partecipò alla guerra di Troia come auriga di Diomede. Questa famiglia regnò più a lungo di quella di Anassagora e quella di Melampo, e così il regno fu riunito sotto Cilarabo[5].
In primo piano Statua A (il giovane),
in fondo la Statua B (il vecchio)
A Melampo succedette il figlio Antifate, poi il figlio di questi Oicle che accompagnò Eracle nella sua guerra contro Troia. Ad Oicle succedette il figlio Anfiarao che ereditò i poteri di Melampo divenendo indovino e che morì durante il primo assedio a Tebe (è probabile che uno dei due bronzi di Riace, quello detto il vecchio, provenga da Argo e rappresenti proprio Anfiarao). Il casato di Melampo terminò con i figli di Anfiarao, Alcmeone che morì dopo la guerra degli Epigoni e Anfiloco che dopo la guerra degli Epigoni partecipò alla guerra di Troia e fu uno dei guerrieri chiusi con Ulisse nel cavallo, aveva capacità di veggente e fu ucciso da Apollo.
A Biante succedette il figlio Talao, ed a questi il figlio Adrasto che fu l'ideatore della prima e disastrosa mitica impresa contro Tebe, coinvolgendovi anche Anfiarao. Adrasto lasciò il regno al figlio, Egialeo,che morì durante la guerra degli Epigoni. Adrasto appresa questa notizia morì a sua volta di crepacuore. Essendo il figlio di Egialeo ancora piccolo, divenne re Diomede, nipote Adrasto attraverso il genero Tideoe la figlia Deipile e fu re di Argo durante la guerra di Troia. Ultimo re di questa casata fu Cianippo, figlio di Egialeo, salito al trono subito dopo l'esilio di Diomede e morto senza eredi.
Dopo il regno di Cilarabo il trono venne occupato da Oreste, figlio di Agamennone re di Micene. Durante il periodo greco oscuro, Argo scompare dalla storia per ricomparire nel X - XI secolo a.C.
Argo rappresenta dunque un luogo importante della mitologia greca. Inoltre sembra che sia il luogo in cui partì la seconda spedizione capitanata da Agamennone alla conquista di Troia.
Cenni storici
La città sorge ai piedi di una catena montuosa che chiude a nord l'omonima pianura e che a sud termina nel golfo di Nauplia. Inserita lungo importanti vie di comunicazione che collegavano il peloponneso all'Attica ed alla Beozia, la città poteva contare sulle produzioni agricole della pianura circostante e sui commerci marittimi che si svolgevano nel vicino porto di Nauplia.
Ad est ed a ovest della città sorgono due colline, Larissa e Aspis. La prima fu la sede dell'agglomerato e della rocca micenea, sulla seconda sorgeva un tempio dedicato ad Apollo Liceo(Lyceios)[6] ed altri dedicati a Diomede ed Atena. Ricavato alla base della collina di Larissa è il teatro
Edificata durante l'età del bronzo fu probabilmente rifondata nel 1000 a.C. come gli altri centri dell'Argolide fu abitata dagli Ioni, poi scacciati dai Pelasgi, che a loro volta furono sostituiti dai Pelopidi, la stirpe di Agamennone, re di Micene. Quindi, nel X secolo a.C. i Dori giunsero nella regione e si mescolarono alle genti che si erano qui stabilite.
La città fu nella Grecia antica la seconda città del Peloponneso ed "una delle più importanti terze forze nel quadro internazionale greco"[7].
Dell'Argo dell'epoca micenea restano ben poche vestigia. La città, insieme a Micene e Tirinto, doveva far parte dell'organizzazione difensiva palaziale micenea, che si è persa nei secoli successivi[8].
Dopo i secoli bui greci, caratterizzati dalla decadenza dei palazzi micenei e da un brusco calo della popolazione del Peloponneso, Argo si riformerà per sinecismo di alcuni piccoli centri situati ai piedi delle due colline[9] espandendosi poi fino a raggiungere la massima estensione nell'VIII secolo a.C.
Personaggio fra mito e storia di questo periodo fu il tiranno Fidone. Sotto la sua guida, fra l'VIII ed il VI secolo a.C. Argo raggiunse l'apice della sua potenza [10] arrivando a controllare la maggior parte del Peloponneso, a dirigere i giochi Olimpici strappando Olimpia dal controllo degli Elei [11] e consegnadola ai suoi alleati Pisiati, ad imporre un diverso sistema di misure (più piccole di quelle Ateniese e dette appunto fidoniane ed infine a possedere l'esercito più potente grazie alla introduzione della falange oplitica. La supremazia militare di Argo nel Peloponneso e su Sparta si mantenne fino al 600 a.C.
L'espansione si consolidò con la schiacciante vittoria a Isie nel 669 a.C. contro Sparta, dopo tale scontro le due città furono eterne nemiche.
Estendendo il suo dominio sull'Argolide e su parte del Peloponneso, in questo periodo espanse la sua influenza alle oramai decadute citta micenee di Tirinto e Micene, occupando Nauplia e il suo porto, espandendosi ad ovest verso l'Arcadia e a sud lungo il fiume Parnone riducendo gli occupati, definiti orneati in una condizione di semilibertà simile a quella dei perieci spartani.
Non dobbiamo infatti dimenticare che la stirpe argolide era dorica, come gli Spartiati, e quindi con una impostazione politica simile. Ciò che è interessante nella storia di questa città è l'evoluzione originale che ebbero le sue forme di governo, sulla spinta delle ricorrenti crisi demografiche, causate dallo stato di guerra continua, ben descritto da Isocrate: "Gli Argivi da quando abitano nella loro città sono in guerra con i confinanti, come gli Spartani, ma con la differenza che questi combattono contro avversari più deboli, quelli con avversari più potenti, e questo, come è noto, è il peggiore dei mali"[12]. Anche la città di Corinto e l'isola di Egina subirono per un certo periodo la supremazia argiva.
Dopo il periodo fidoniano Argo comincia gradatamente a perdere il proprio predominio. A Nord, nelle città di Sicione e Corinto si affermarono due dinastie di tiranni, gli Ortagoridi di Sicione e i Cipselidi di Corinto, fortemente ostili ad Argo che contrastarono non solo il dominio politico e commerciale argolide ma anche quello culturale (il tiranno ortagoride Clistene (ca.600 a.C. - 570 a.C.) vieterà la lettura dell'Iliade perché esaltava troppo le glorie deli eroi argivi[13])
Argo così, con l'andare del tempo, vide diminuire la sua area di influenza su territori via via più importanti strategicamente, come le città di Epidauro, Trezene ed Ermione e successivamente l'isola di Egina.
In particolare fu l'intervento di Sparta a ridimensionare definitivamente la potenza argiva fino ad impedirle il controllo della stessa pianura circostante. Sparta infatti strappò la città di Tirinto al dominio argivo nel 545 durante al cosiddetta battaglia dei campioni che vide gli spartani vittoriosi se pur con notevoli perdite [14]. In seguito a questa battaglia numerose poleis più piccole si posero sotto la tutela spartana.
Dopo aver vinto i Corinti che assediavano l'alleata Megara, Argo subì altre gravi sconfitte ad opera degli spartani durante il regno del potente re spartano Agiade Cleomene I. La prima nel 510 a.C. quando Argo fu salvata dalle donne che scesero in armi a difendere la città sotto il comando della poetessa Telesilla. La seconda e più grave nel 494 a.C., con la battaglia di Sepeia, nei pressi di Tirinto, nella quale le perdite argive furono così gravi da provocare una tale crisi demografica che la città dovette essere governata per un lungo periodo dagli orneati (perieci) dando origine a quel complesso ed instabile equilibrio politico che caratterizzerà tutta la successiva storia di Argo[15].
Erodoto e Pausania forniscono indicazioni sulla situzione politica interna di Argo durante queste vicende: a Fidone succedette il figlio Leocede[16] che fu accusato di debolezza e considerato responsabile delle sconfitte subite e dovette dimettersi[17], stessa sorte subì il figlio suo Melta[18] la cui scacciata sancì la fine della monarchia ereditaria ad Argo.
Il potere politico venne controllato dall'Assemblea, dalla Boulè (un assemblea ristretta riservata ai più anziani) ed a varie magistrature come quella dei Damiurghi[19]. Rimarrà ancora la figura del re ma sarà elettiva e con poteri molto limitati.
La sconfitta di Sepeia (Sepia) con la successiva strage di opliti avversari operata del re spartano Cleomene I causerà un gravissima crisi demografica in Argo (Erodoto parla di 6000 caduti). Dell'antica aristocrazia dorica restavano solo vecchi, donne e bambini, fu necessario coinvolgere nell'amministrazione della città gli schiavi o orneati o perieci. Non vi fu un vero e proprio mutamento istituzionale ma molte persone nuove entrarono nelle strutture di potere della poleis. L'antica aristocrazia dovette accettare questo mutamento, conservando il controllo della Boulè, in attesa che i bambini crescessero ed una nuova generazione di nobili fosse disponibile[20]. Argo comunque non venne distrutta (e di questo gli spartani accusarono Cleomene I), non dovette entrale nella lega del Peloponneso e poté mantenere l'indipendenza.
Quando nel 480 a.C., dopo il consiglio dell'istmo, alla vigilia dello scoppio della guerra persiana, ambasciatori della greci confederati contro la Persia vennero a chiedere l'aiuto di Argo[21], la Boulè argiva chiese una pace trentennale con Sparta ed il comando di almeno la metà dell'esercito per partecipare all'impresa[22]. Era una richiesta non accoglibile che nascondeva l'incapacità della poleis a radunare un esercito efficace in quel periodo[23].
Il mutamento sociale ad Argo è testimoniato dall'introduzione di una nuova tribù nella suddivisione del corpo cittadino: alle tre classiche doriche dei Dimani, degli Illei e dei Panfili viene aggiunta quella degli Irnati che comprende la maggior parte dei nuvi venuti. Le tribù erano suddivise in dodici fratrie. Ogni fratria eleggeva un magistrato (consiglio dei dodici) con funzioni probabilmente finanziarie (magistratura interna alle tribù). Ciascuna tribù eleggeva un magistrato con funzioni sacerdotali: gli ieromnemoni.
Dal 474 a.C. al 470 a.C. sarà in Argo l'ateniese Temistocle che ostracizzato da Atene per le sue idee antispartane tenta da qui di organizzare una lega antispartana. La presenza del grande stratega e politico ateniese probabilmente favorì ulteriormente il processo di democratizzazione della città.
Il mutamento della politica estera ateniese sotto il dominio di Cimone, con il concetto delle due sfere di influenza e la fine della ostilità verso Sparta, lascerà sconcertati gli argivi che infatti non parteciparono alla battaglia di Dipea a fianco degli Arcadi contro gli Spartani. Ciò favorì una ripresa del partito oligarchico nel 468 a.C. quando i figli degli aristocratici giunti alla maggiore età ripresero il controllo della città scacciando gran parte dei nuovi venuti che si rifugiarono a Tirinto conquistandola e poi furono definitivamente sconfitti. Nel 464 a.C. Argo non approfittò della debolezza spartana causata del terremoto e non scese in guerra a fianco dei Messeni Ma il processo di democratizzazione era ormai avviato perché i giovani aristocratici erano cresciuti in una città diversa dal passato ed avevano ammirazione per la democratica, Atene, nemica di Sparta ed anche perché stava crescendo una nuova generazione di meticci fra i vecchi e nuovi cittadini. Il potere dell'assemblea (che raccoglieva tutti i cittadini adulti) continuò a crescere e le nuove magistrature (come gli artini[24]) ridussero ulteriormente il potere regio fino alla sua scomparsa.
Con la caduta del partito filospartano ad Atene e l'ostracismo di Cimone a favore di Pericle si avrà un riavvicinamento fra Atene ed Argo ed una ripresa del partito democratico argivo.
Note
- ^ Sofocle, Antigone, 944
- ^ http://www.scuolascacchi.com/storia_antica/nalbor16.jpg dal sito scacchi e scuola
- ^ http://www.scuolascacchi.com/storia_antica/nalbor18.jpg dal sito scacchi e scuola
- ^ Pausania. Descrizione della Grecia XVIII,4
- ^ Pausania. Descrizione della Grecia XVIII,4
- ^ Pausania Descrizione della Grecia XIX,3: La ragione per cui Danao fondò un tempio dedicato ad Apollo Liceo [protettore dei Lupi, ndt] è questa. Quando egli giunse ad Argo, reclamò il regno contro Gelanore, figlio di Stenelo. Molti argomenti plausibili vennero presentati a favore di entrambe le parti e coloro che parteggiavano per Stenelo erano pari a quelli favorevoli al suo oppositore ... Al tramonto un lupo attaccò una mandria che pascolava vicino le mura della città ed attaccò il toro leader della mandria. Gli argivi pensarono che Gelanore fosse come il toro e Danao come il lupo. ... Fu perchè il lupo vinse il toro che Danao vinse il regno.
- ^ Argo: una democrazia diversa, introduzione; Di Cinzia Bearzot e Franca Landucci Gattinoni;collana storia e ricerche; Vita e Pensiero editore
- ^ Argos des origines au synoecisme du VIIIe siècle avant J.-C. di Piérart Marcel in Argo: una democrazia diversa. Collana: Storia. Ricerche. Vita e Pensiero editore.
- ^ Argos des origines au synoecisme du VIIIe siècle avant J.-C. di Piérart Marcel in Argo: una democrazia diversa. Collana: Storia. Ricerche. Vita e Pensiero editore.
- ^ Erodoto storie I,2,1: "Argo era, per ogni aspetto, la più importante delle città nella regione ora chiamata Grecia"
- ^ Erodoto, storie VI,127
- ^ Isocrate, Filippo 51-52
- ^ Erodoto, storie, V,27
- ^ Erodoto storie I,82
- ^ Il regime politico di Argo e le sue istituzioni tra fine VI e fine V secolo a.C.: verso un'instabile democrazia di Paolo A. Tuci in Argo: una democrazia diversa. Collana: Storia. Ricerche. Vita e Pensiero editore.
- ^ Erodoto, storie, V,127,3
- ^ Plutarco, Moralia, 89,e
- ^ Pausania, Descrizione della Grecia, II, 19, 2:"Ma negli ultimi tempi gli Argivi hanno desiderato la libertà e l'autogoverno e limitarono al massimo l'autorità dei loro re ... un regno che era tale solo nel nome. Melta, figlio di Leocede, ..., fu condannato dal popolo che lo depose e mise definitivamente fine al suo dominio"
- ^ Argos: une autre démocratie di Piérart Marcel.
- ^ Erodoto storie VI,83: Ma Argo fu così totalmente privata di uomini che i loro schiavi presero il controllo di tutti gli affari, amministrando e governando finché i figli dei caduti non crebbero. Poi questi riconquistarono Argo e scacciarono gli schiavi che si rifugiarono a Tirinto, conquistandola con la forza.
- ^ Erodoto, storie, VII,145
- ^ Erodoto, storie, VII,148,4
- ^ Erodoto, storie, VII,149.
- ^ Tucidide, La guerra del Peloponneso, V,47,9