Pietra Nera

Simbolo della religione musulmana

La Pietra Nera (in arabo الحجر الأسود?, al-ḥajar al-aswad) è un betilo nero, grande quasi come un pallone, incastonato a circa 1,10 m. d'altezza nell'angolo est della Ka‘ba di Mecca.

La Pietra Nera, incastonata nell'angolo est della Ka‘ba.

Storia

Nel corso di uno dei tanti restauri della Kaʿba, richiesti dalla fragilità del materiale usato per la sua costruzione, facile a collassare in occasione delle non infrequenti impetuose piogge, la storia islamica ricorda come il giovane Maometto, non ancora prescelto come Suo profeta da Allah, partecipasse con grande avvedutezza alla collocazione dell'oggetto nell'angolo dell'edificio, coinvolgendo tutti i principali clan della sua tribù nel suo trasporto e limitando a se stesso il solo onore della sistemazione fisica della Pietra Nera nel suo angolo.

 
L'episodio del restauro cui partecipò Maometto (dal manoscritto del Jāmiʿ al-Tawārīkh, "L'insieme delle storie", storia universale scritta da Rashīd al-Dīn, conservato nella Biblioteca dell'Università di Edimburgo, illustrata a Tabriz, Persia, c. 1315).

Tradizione

Relitto forse di un antico culto, che alcuni studiosi hanno pensato fosse dimostrazione di un passato litolatrico in età preislamica, la Pietra Nera è considerata dai musulmani l'ultimo lacerto della "Casa Antica" (al-Bayt al-‘atīq), fatta calare da Dio direttamente dal Paradiso sulla Terra e andata pressoché interamente distrutta dal Diluvio Universale. La Pietra Nera fu messa in salvo da Noè - profeta dall'Islam sotto il nome di Nūh - all'interno di una caverna nei pressi di Mecca e da lì l'oggetto sarebbe stato recuperato da Abramo (profeta anch'egli, col nome di Ibrāhīm) nel momento in cui questi, con l'aiuto del figlio Ismā‘īl, avrebbe dato inizio ai lavori della nuova Ka‘ba.

Secondo una diffusa tradizione popolare la Pietra Nera è invece l'occhio di un angelo incaricato di prender nota dei pellegrini che adempiono all'obbligo canonico, per chi se lo può permettere, di effettuare una volta almeno nella loro vita il hajj a Mecca e nei suoi immediati dintorni.

Secondo un'altra tradizione, la Pietra Nera era un meteorite bianco che caduto sulla terra, assorbì tutti i peccati dell'uomo assumendo l'attuale colore nero.

Danneggiamenti

La sacralità dell'oggetto non ha impedito che esso fosse oggetto di violenze fisiche e umane. La prima violenza si registrò in occasione dell'incendio, partito dalle file dei soldati di ʿAbd Allāh ibn al-Zubayr in occasione dell'assedio portato nel 683 d.C. contro la Città Santa di Mecca dalle truppe omayyadi di al-Ḥusayn ibn Numayr al-Sakūnī, generale del califfo ‘Abd al-Malik ibn Marwān. L'incendio spaccò col suo fortissimo calore la Pietra Nera in tre pezzi, che furono quindi tenuti assemblati da un apposito castone d'argento, tuttora visibile, che fa assumere alla Pietra Nera le sembianze della pupilla di un occhio.

L'altra violenza, assai più grave, subita dalla Pietra Nera fu la sottrazione operata con la forza ai suoi danni dagli ismailiti Carmati, che giudicavano la devozione riservatale una forma di inaccettabile e superstizioso culto per un oggetto, a detrimento del puro culto riservato al solo Dio.

In una sanguinosa incursione avvenuta nel 929 d.C., la Pietra Nera fu divelta dalla malta in cui era alloggiata e per 22 anni (caratterizzati da un fortissimo indebolimento dell'autorità califfale abbaside) essa rimase in mano ai Carmati del Bahrein e del tutto inutili furono i tentativi di recuperarla. La Pietra Nera fu restituita, in cambio d'un fortissimo riscatto, agli sciiti Buwayhidi, la cui "tutela" era costretto ad accettare il califfo sunnita di Baghdad.

 
Ritratta a metà dell'Ottocento. Vista frontale e laterale.

Probabile meteorite

Secondo i non-musulmani la Pietra Nera è forse un meteorite (questo giustificherebbe la convinzione degli Arabi musulmani che parlavano appunto di un oggetto "calato dal cielo"), ma nessuna analisi scientifica può essere condotta su di essa, a causa della categorica ostilità islamica a sottoporre a prosaici e terreni esami una materia d'origine sacra perché celeste.

Bibliografia

  • al-Azraqī, Akhbār Makka (Le notizie di Mecca), rist. dell’ediz. orig. del 1934 curata da Rushdī al-Sālih Malhas, 2 voll., Beyrut, 1986.
  • Ibn Hishām (Abū Muhammad ‘Abd al-Malik), al-Sīrat al-nabawiyya (La vita del Profeta), Mustafà al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ‘Abd al-Hāfiz Šiblī (edd.), Il Cairo, Mustafà al-Bābī al-Halabī, 1955, 2 voll., II ed. (trad. inglese The Life of Muhammad, a cura di A. Guillaume, Oxford, Oxford University Press, 1955).

Voci correlate