Serbia

Stato dell'Europa sud-orientale
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La Repubblica di Serbia (serbo: Република Србија, Republika Srbija) è uno stato del sud-est dell'Europa, nella regione dei Balcani. Confina con Ungheria, Romania, Bulgaria, Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Croazia; si tratta di uno stato senza sbocco al mare. La capitale è Belgrado.

Serbia
Serbia - Localizzazione
Serbia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica di Serbia
Nome ufficialeРепублика Србија
Republika Srbija
Lingue ufficialiSerbo 1
CapitaleBelgrado
Politica
Forma di governoRepubblica semipresidenziale
PresidenteBoris Tadić
Primo MinistroMirko Cvetković
IndipendenzaDall'Impero Ottomano, 13 giugno 1878
Ingresso nell'ONU1º novembre 2000 2
Superficie
Totale88.361 km² (110º)
% delle acque0,13%
Popolazione
Totale10.150.265[1] ab. (stima 2007) (81º)
Densità106,34 ab./km²
Nome degli abitantiserbi
Geografia
ContinenteEuropa
Fuso orarioUTC +1
Economia
Valutadinaro serbo 3
PIL (nominale)44,830[2] milioni di $ (st. 2007) (87º)
PIL pro capite (nominale)7,233 $ (2007) (101º)
Consumo energetico0,34 kWh/ab. anno
Varie
Codici ISO 3166RS, SRB, 688
TLD.rs (da settembre 2006), .yu (ad interim)
Prefisso tel.+381
Sigla autom.SRB
Lato di guidaDestra (↓↑)
Inno nazionaleBože Pravde
Festa nazionale15 settembre
Serbia - Mappa
Serbia - Mappa
1 in Vojvodina sono ufficiali anche: Croato, Romeno, Russino, Slovacco e Ungherese; in Kosovo e Metohija anche: Albanese.
2 come Repubblica Federale di Jugoslavia, rinominata il 5 febbraio 2003 Serbia-Montenegro. Secondo la Carta Costituzionale eredita direttamente il seggio della Confederazione.
3 In Kosovo e Metohija è usato l'euro.

La Serbia era unita al Montenegro nell'Unione Statale di Serbia e Montenegro, ma in seguito al referendum del 21 maggio 2006, il Montenegro ha votato per l'indipendenza. A seguito del referendum, la Confederazione è stata sciolta e la Serbia (così come il Montenegro) è divenuta uno Stato sovrano.

Il 17 febbraio 2008 la maggioranza albanese della Provincia serba del Kosovo ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza con una dichiarazione approvata dal Parlamento del Kosovo. Il giorno seguente (18 febbraio) il Parlamento della Serbia ha dichiarato nulla e priva di ogni effetto la predetta proclamazione.

Il 30 novembre 2009 l'Unione Europea ha sbloccato l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione facendo entrare la Repubblica di Serbia nella lista bianca Schengen.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Serbia.

Per molto tempo i serbi vissero divisi nei due patriarcali principati di Raška e Zeta. Nel 1170, Stefan Nemanja, grande zupan di Rascia dal 1159, riuscì ad estendere il suo potere sulle tribù serbe di Zeta. All'epoca del passaggio della Terza Crociata, capeggiata da Federico Barbarossa, Stefan Nemanja tentò di assicurarsi l'appoggio dei crociati; si incontro perfino con il Barbarossa a Nich, nel 1189, e poi di nuovo l'anno seguente, ottenendo dall'imperatore di Bisanzio, Isacco II Angelo, il riconoscimento dell'indipendenza della Serbia. Dopo aver abdicato a favore di suo figlio minore Stefan (1196-1227), Stefan Nemanja si ritirò inizialmente nel monastero di Studenica e in seguito sul monte Athos, dove si trovava già un altro dei suoi figli, Rastko, più noto con il nome di San Sava. Stefan I riuscì, con difficoltà, a conservare l'indipendenza della Serbia, sia nei confronti dell'Impero Latino di Costantinopoli, formatosi dopo la Quarta Crociata, che dall'Impero Bizantino, ricostituito a Nicea. Nel 1219 Sava, riconosciuto come metropolita della Chiesa serba diventata indipendente, incoronò il fratello Stefano; di fatto si trattò di una seconda incoronazione, dal momento che il papa Onorio III aveva fià inviato, nel 1217, una corona reale a Stefan, sperando invano di riunire la Chiesa Serba a Roma. Stefan I Prvovencani fu il vero fondatore della monarchia serba a vantaggio della dinastia dei Nemanjidi.

Alla sua morte, nel 1227, la Serbia completò la propria riorganizzazione attorno alla Raškaa, che ne divenne il centro, durante il regno dei figli di Stefan I, Radoslav (1227-1233), Vladislav (1233-1243) e Uros I (1243-1276).

La dinastia dei Nemanjic era riuscita a tenere la Serbia distante dalle crisi che all'epoca devastavano i Balcani e a mantenere il Principato indipendente. Durante il regno di Stefan VI Uros II (1282-1321) e di Stefano VII Uros III (1321-1331), la Serbia estese il suo potere in Macedonia e in Bulgaria, ma fu con Stefan IX Dusan (1333-1355) che essa conobbe il suo apogeo e il massimo fiorire della sua civiltà. Stefan IX Dusan regnava all'epoca su di un "impero" che comprendeva la Rascia, la Zeta, la Macedonia, l'Albania e la Tessaglia, per giungere infine al golfo di Corinto. Fu allora che la Serbia si rese definitivamente indipendente dalla tutela del patriarca di Costantinopoli e,nel 1346, l'arcivescovo di Pec fu elevato al rango di "patriarca di tutti i serbi". Da quel momento fino ad oggi il Patriarca di Pec sarà eletto da soli vescovi serbi. D'altronde fu proprio questo patriarca a incoronare a Uskub Stefan Dusan, col titolo di "zar di tutti i serbi". La tradizione ha fatto di Dusan il "Carlo Magno della Serbia"

Con la sconfitta avvenuta il 15 giugno 1389,quando Murad sbaragliò le forze serbe guidate dal principe serbo Lazzaro nella storica battaglia di Kosovo Polje, ed i successivi scontri nel nord del Paese, per la Serbia è iniziato il lungo periodo di dominazione ottomana (1459-1804). I serbi della Serbia propriamente detta, ovvero la grande maggioranza del popolo serbo, furono soggetti a un rigido regime di occupazione militare, provocato oltretutto dal loro categorico rifiuto di convertirsi alla fede musulmana. Le terre dei serbi diventarono proprietà del sultano che le trasformò in feudi militari ereditari o attribuiti in vita a funzionari turchi. Come era avvenuto già in Bulgaria e in Albania, i contadini serbi diventarono fittavoli degli occupatori turchi e tutte le famiglie serbe dovettero rifornire periodicamente l'esercito di reclute per il corpo dei Giannizzeri. La Chiesa Ortodossa Serba diventò a quel punto l'anima della resistenza. All'inizio dell'occupazione turca, la tolleranza era quasi totale e il patriarcato serbo di Pec ( nella regione del Kosovo ) venne ristabilito nel 1557,ma, dopo il fallimento della rivolta del 1688-1690, migliaia di serbi guidati dal Patriarca di Pec Arsenije III dovettero rifugiarsi in Ungheria, dove il re Leopoldo I concesse loro terre e privilegi: questa fu l'origine della popolazione serba nelle provincie meridionali dell'Ungheria. Per rappresaglia, i turchi soppressero il patriarcato di Pec e il clero serbo rimasto in patria venne annesso alla chiesa ortodossa greca.

La Serbia, con l'inizio del XIX secolo, sostenuta anche dall'Impero Russo, ha cercato di aumentare la sua autonomia rispetto all'Impero Ottomano e si è strutturato nel semi-indipendente Principato di Serbia (1815). Il Principato è stato caratterizzato da una lotta interna fra le due dinastie più potenti del Paese, gli Obrenović e i Karađorđević. Il risveglio dei serbi di Serbia non fu solamente politico ma anche intellettuale. L'insegnamento compì sensibili progressi: nel 1835, secondo i dati dell'epoca, vi erano in Serbia 60 scuole elementari e nessun istituto superiore; nel 1859, il numero delle scuole elementari era arrivato a 352, di cui 15 riservate alle ragazze, alle quali bisogna aggiungere l'istituto di istruzione superiore di Belgrado, aperto nel 1855. Tuttavia i serbi di Serbia erano nettamente in ritardo in questo campo in rapporto ai loro fratelli che vivevano nell'impero asburgico.

All'indomani del Congresso di Berlino, in cui venne ufficialmente riconosciuta come Stato Sovrano, la Serbia rimaneva un piccolo paese con poco più di 50.000 km quadrati, con strutture arcaiche e una popolazione di poco inferiore ai 2 milioni di abitanti. Senza accesso al mare, priva di ferrovie, la Serbia era costituita da un'immensa società contadina di piccoli e medi proprietari, le cui attività principali consistevano nella coltivazione dei cereali, nell'arboricoltura e nell'allevamento di maiali. Le pochi industrie manifatturiere erano specializzate nella trasformazionedi prodotti agricoli. La sola città importante all'epoca era Belgrado, la capitale, con circa 30.000 abitanti.

Nel 1878 il Congresso di Berlino ha riconosciuto l'indipendenza della Serbia e del vicino Montenegro.

I due Stati hanno partecipato alle Guerre Balcaniche (1912-1913) contro Turchia prima e Bulgaria poi, uscendone rafforzati e ampliati territorialmente. Il progetto di una possibile unificazione dei due Regni è stato bloccato però dall'Austria-Ungheria.

La stessa Austria-Ungheria ha dichiarato poco tempo dopo guerra (28 giugno 1914) all'ambizioso Regno di Serbia, dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando da parte di Gavrilo Princip, un nazionalista serbo.

Dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, la Serbia,che aveva sostenuto il peso della guerra dalla fine del luglio 1914 e aveva subito perdite umane pari a quelli delle potenze occidentali, uscì ingrandita dal conflitto( con l'acquisizione della Vojvodina) è divenne parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (dal 1929 Regno di Jugoslavia), sotto la dinastia dei Karađorđević.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito dello smembramento del Regno di Jugoslavia, la Serbia è divenuta uno Stato fantoccio della Germania nazista affidato da Hitler al generale Milan Nedić, lo stesso che nel 1918 ha fatto firmare la resa agli Imperi Centrali, in modo simile al generale Pétain in Francia, ed al nazista serbo Dimitrije Ljotić. Il Governo filonazista di Nedić ha collaborato pienamente con la Germania sino alla liberazione congiunta della capitale da parte dell'Armata Rossa e dei partigiani jugoslavi nell'ottobre 1944.

Tito in quell'occasione ha abbandonato l'isola di Lissa dove era sotto protezione inglese, e si è trasferito a Belgrado dove, per rendersi accettabile dalla città ostile al comunismo, ha proceduto ad ampie amnistie ai collaborazionisti integrandoli nella Armata Popolare di Liberazione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Serbia ha costituito una delle sei Repubbliche della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (1945-1991), guidata per un lungo periodo da Tito. Nel 1992, in seguito allo scioglimento della RSFJ, Serbia e Montenegro si sono associati nella Repubblica Federale di Jugoslavia (1992-2003), divenuta Unione di Serbia e Montenegro nel 2003.

Con il referendum che si è svolto in Montenegro il 21 maggio 2006, il Montenegro ha deciso di uscire dall'Unione e di ottenere il riconoscimento internazionale e la piena indipendenza. La Serbia ha ottenuto così, indirettamente, la ricostituzione di un'entità statale nazionale autonoma dopo circa 90 anni in cui aveva sperimentato progetti di Federazione e Confederazione con le altre Regioni abitate dagli Slavi del Sud. Come stabilito dalla Carta Costituzionale della Confederazione, la Serbia è stata riconosciuta come diretto successore dell'Unione Statale, ereditando il seggio della Confederazione all'ONU, le associazioni alle organizzazioni internazionali e tutti i trattati bilaterali stipulati con gli altri paesi.

Geografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Serbia.

Morfologia

 
I rilievi

Il paesaggio della Serbia settentrionale (area a nord di Belgrado e del Danubio) è costituito da una vasta pianura alluvionale che si estende fino a raggiungere il Bassopiano pannonico, del quale la Serbia comprende la porzione meridionale, la Vojvodina. La zona è attraversata da alcuni affluenti del Danubio (Sava e Tibisco) e vi si trovano poche modeste aree di rilievi come ad esempio la catena collinare di Fruška Gora (539 m s.l.m.).

La zona occidentale (Šumadija) è invece dominata da colline e da qualche rilievo di altitudine compresa fra i 1000 e i 1500 m s.l.m. Verso sud il territorio diventa montuoso, il massiccio più importante è quello di Kopaonik, situato nel centro-sud della Serbia, nella zona fra Kraljevo, Kruševac e Novi Pazar. È un'area inclusa in un parco nazionale, famoso anche per una importante stazione sciistica.

Idrografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Fiumi della Serbia.
 
I bacini dei fiumi della Serbia
 
La fortezza di Golubac, all'interno del Parco nazionale Đerdap

La Serbia è attraversata da molti fiumi, gran parte del territorio del Paese fa parte del bacino del Mar Nero, solo nella parte sudoccidentale il fiume Beli Drim alimenta il Mar Adriatico e nella parte sudorientale il fiume Pčinja fa parte del bacino egeo.

Il Danubio,importante arteria commerciale, attraversa il Paese da ovest a est per una lunghezza complessiva di circa 588 km, nel suo percorso è alimentato da numerosi affluenti (Tibisco, Sava, Tamiš, Morava, Mlava, Nera, Pek e Timok). A loro volta gli affluenti del Danubio hanno numerosi affluenti:

Nel complesso la rete di navigazione interna dispone di circa 1500 km di vie fluviali.

I laghi della Serbia sono per lo più di origine artificiale, i laghi naturali sono pochi e relativamente piccoli, tra di essi vi sono il Palić (5 km²) e il Lago Ludaš nella Serbia settentrionale presso Subotica.
Il principale lago artificiale è il Lago Ðerdap (253 km²) al confine con la Romania. Altri bacini artificiali sono il Lago Vlasina nella parte sudorientale del paese, il Lago Gazivode sul Fiume Ibar (sud-ovest), sul Fiume Drina si trovano il Lago Zlatar nella Regione del Sangiaccato e il Lago Zvornik.

Clima

La parte settentrionale del Paese ha un clima di tipo continentale influenzato dalle masse d'aria provenienti dal nord ed est europeo, con inverni freddi e estati calde e umide, le precipitazioni sono distribuite lungo tutto l'anno[3].

Nella parte meridionale e sud-occidentale del Paese il clima subisce delle influenze da parte del Mediterraneo anche se le Alpi Dinariche formano uno sbarramento per le masse d'aria calda; il clima è prevalentemente caldo e secco in estate e autunno e relativamente freddo e ricco di precipitazioni nevose in inverno[4]

Popolazione

La Serbia è costituita da tre territori: la Provincia di Kosovo e Metohia, la Provincia della Vojvodina e la Serbia Centrale (in lingua serba: Централна Србија, Centralna Srbija). Le due Province sono etnicamente molto diverse, in quanto il Paese è stato storicamente diviso tra l'Impero Ottomano musulmano che occupava il sud e il cattolico Impero Austro-Ungarico che comprendeva il nord della Serbia.

La Provincia settentrionale della Vojvodina è dal punto di vista economico la Regione più sviluppata della nazione. Insieme alle altre ex-Repubbliche jugoslave della Slovenia e della Croazia (e per un periodo più breve la Bosnia Erzegovina), la Vojvodina faceva parte dell'Austria-Ungheria prima della Grande Guerra. La Vojvodina è uno dei territori maggiormente variegati etnicamente in Europa, con più di 25 differenti comunità nazionali. Secondo l'ultimo censimento completo (2002), la provincia ha una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, così suddivisa: serbi 65%, ungheresi 14,3%, slovacchi 2,79%, croati 2,78%, non dichiarati 2,71%, jugoslavi 2,45%, montenegrini 1,75%, romeni 1,50%, rom 1,43%, bunjevci 0,97%, ruteni 0,77%, macedoni 0,58%, ucraini 0,23%, altri (albanesi, sloveni, tedeschi, polacchi, cinesi, ecc.).

Il Kosovo, che presenta una popolazione di un milione e ottocentomila persone, è abitato, secondo i dati dell'Ufficio Statistico del Kosovo del 2005, da: albanesi 88%, serbi 7%, bosniaci 1,9%, rom 1,7%, turchi 1%, gorani 0,5%.

Nel Sangiaccato, una Regione storica priva di status ufficiale, situata a cavallo tra Serbia e Montenegro, una parte consistente della popolazione è costituita da bosgnacchi (Bosniaci musulmani).

Popolazione residente in Serbia (Stima maggio 2005)

Serbia (totale): 9.396.411
Vojvodina: 2.116.725
Serbia Centrale: 5.479.686
Kosovo e Metohija: 1.800.000

Demografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Demografia della Serbia.

Etnie

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gruppi etnici della Serbia.

Il gruppo etnico predominante in Serbia è quello serbo. Minoranze significative sono rappresentate da albanesi (che sono la maggioranza in Kosovo-Metohia), ungheresi, bosgnacchi(Bosniaci musulmani), rom, croati, slovacchi, ruteni, bulgari, rumeni.

Religione

Punto di incontro (e scontro) tra il cattolicesimo, la Chiesa ortodossa e l'Islam, la Serbia risulta essere uno dei paesi europei più variegati dal punto di vista religioso. Si possono notare differenze marcate da regione a regione: il Kosovo, a maggioranza albanese, è al 90% musulmano; la Vojvodina è per il 25% cattolica o protestante; oltre il 90% degli abitanti della Serbia centrale (compresa la regione di Belgrado) professano la confessione ortodossa.

Tra le Chiese ortodosse, quella serba è la più occidentale. Secondo il censimento del 2002[5] l'82% della popolazione (6,2 milioni di persone, Kosovo escluso) dichiara di essere di etnia serba, per la stragrande maggioranza ortodossa. Gli altri gruppi di culto ortodosso sono i Montenegrini, i Romeni, i Macedoni, i Bulgari, i Valacchi. In tutto, essi rappresentano l'84% dell'intera popolazione.

Il cattolicesimo è presente soprattutto in Vojvodina, specie nella zona settentrionale e vi aderisce almeno il 20% della popolazione regionale. Qui infatti si concentrano minoranze quali Ungheresi, Slovacchi, Croati, Bunjevci, Cechi. Si stima che in Serbia vivano 433.000 cattolici battezzati, attorno al 6,2% della popolazione.

Il protestantesimo, pure diffuso al nord, raggruppa l'1,5% degli abitanti.

Escludendo il Kosovo, l'Islam è comunque molto forte nelle regioni meridionali e conta seguaci tra i Bosniaci (2%), gli Albanesi (1%).

La Serbia ospitò per secoli anche una fiorente comunità ebraica sefardita, che giunse nella penisola balcanica in seguito alle espulsioni dalla Spagna. Già colpita dalle numerose guerre, che costrinsero molti appartenenti a fuggire altrove, fu decimata durante gli stermini nazisti e, nel 2002, solo 1.200 persone si dichiaravano israelite.

Ordinamento dello Stato

Suddivisioni storiche e amministrative

  Lo stesso argomento in dettaglio: Suddivisioni della Serbia.
 
Distretti della Serbia

La Serbia è suddivisa in 29 distretti (5 dei quali si trovano in Kosovo, attualmente fuori dell'amministrazione del Governo centrale) a cui si aggiunge la città di Belgrado. Inoltre, i distretti sono suddivisi in 108 comuni. Il Paese ha due province autonome: Kosovo e Metohija nel sud (con 30 comuni), attualmente sotto amministrazione ONU, e la Vojvodina nel nord (con 54 comuni).

Dalla conclusione della Guerra del Kosovo, la provincia autonoma meridionale è amministrata dalle Nazioni Unite in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU 1244.

La parte della Serbia esterna al Kosovo e alla Vojvodina viene chiamata Serbia centrale ma non è una suddivisione amministrativa del Paese e non ha, al contrario delle due province autonome, un governo regionale proprio.

Rivendicazioni territoriali ed exclavi

Sul territorio serbo si trova la piccola exclave bosniaca Sastavci attualmente amministrata dalla Serbia (distretto di Priboj) e rivendicata dalla Bosnia. I confini non sono definiti con precisione.

La posizione precisa del confine tra Serbia e Croazia nel tratto fluviale del Danubio è controversa. Negli ultimi secoli il corso del Danubio ha subito modifiche; il confine non correva quindi a metà del fiume ma lungo rami in secca dello stesso. Nel corso del tempo si sono formate isole che pur essendo in territorio serbo appartengono alla Croazia.

A titolo di curiosità: il 17 luglio 1945 Winston Churchill, per permettere la nascita in territorio jugoslavo dell'erede al trono jugoslavo Aleksandar Karađorđević i cui genitori erano in esilio a Londra dichiarò, per un giorno, la suite 212 del Claridge Hotel territorio jugoslavo [6]

Città principali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Città della Serbia.
 
Belgrado

Principali città con più di 100.000 abitanti (dati 2002, per il Kosovo e Metohija stime non ufficiali dell'Amministrazione Provvisoria delle Nazioni Unite):

Istituzioni

Il 4 febbraio 2003 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha adottato una nuova Carta Costituzionale che ha stabilito l'unione fra la Serbia e il Montenegro. Il 21 maggio 2006 nella Repubblica del Montenegro si è tenuto un referendum per l'indipendenza, il Parlamento Serbo ha stabilito che la Serbia rappresenta la continuità dell'Unione fra Stati rendendo le due Repubbliche indipendenti l'una dall'altra.

L'attuale Costituzione della Serbia, che sostituisce quella del 1990, è stata approvata tramite un referendum tenutosi il 28 e 29 ottobre 2006 ed è stata ratificata dal Parlamento l'8 novembre dello stesso anno [7].

La Serbia è una Repubblica Democratica Parlamentare nella quale il Primo Ministro è il capo del Governo e vige un sistema a pluralità di partiti.

Il potere esecutivo viene esercitato dal Governo della Repubblica di Serbia (Vlada Republike Srbije) guidato da un Primo ministro (Predsednik Vlade), comunemente abbreviato in premier (premijer). Il Primo ministro è scelto dall'Assemblea Nazionale; mentre i Ministri sono nominati dal Primo Ministro e scelti dal Parlamento.

Il potere legislativo è detenuto dall'Assemblea Nazionale della Repubblica di Serbia (Narodna skupština Republike Srbije) composta da 250 membri, che vengono eletti per un mandato quadriennale.

Il potere giudiziario è separato ed indipendente dall'esecutivo e dal legislativo.

Ordinamento scolastico

Nel 2001 è stata avviata una radicale riforma del sistema scolastico che, tra gli altri interventi, ha completamente rivisto e rimodernato i programmi scolastici e ha allungato la durata della formazione primaria portandola a nove anni. Il primo anno di entrata in vigore della riforma è stato il 2003 e il completamento della stessa è previsto per l'anno scolastico 2007/2008.

L'obbligo scolastico inizia a 7 anni con l'inizio del ciclo primario suddiviso in cicli triennali con materie obbligatorie e opzionali. La formazione secondaria prevede la scelta fra il liceo (4 anni), di altre scuole superiori di durata compresa fra i due e i 4 anni oppure l'accesso alla formazione professionale (due o tre anni).

In Serbia vi sono sei università:

  • Belgrado
  • Kragujevac
  • Niš
  • Novi Sad
  • Priština
  • Novi Pazar


Politica

Il 4 febbraio 2003 il Parlamento della Repubblica Federale di Jugoslavia ha votato un nuovo accordo di cooperazione fra Serbia e Montenegro, creando una Confederazione di Stati chiamata Serbia e Montenegro, definitivamente sciolta nel giugno del 2006.

Politica interna

La vita politica pluralista della Serbia si è aperta con le elezioni del 1992, che segnano la continuità del dominio di Slobodan Milošević e del suo Partito Socialista di Serbia (SPS), erede della Lega dei Comunisti Jugoslavi.

Dopo la sconfitta di Milošević nelle elezioni presidenziali del 5 ottobre 2000, si sono rese necessarie nuove elezioni parlamentari il 28 dicembre, in cui ha trionfato la coalizione Opposizione Democratica Serba (DOS), composta da Partito Democratico (DS), Partito Democratico di Serbia (DSS) e da varie altre forze di minor seguito, che ha governato il Paese. Tuttavia, nel corso del tempo, sono aumentate le tensioni all'interno dei vari partiti che formavano la coalizione, fino all'uscita dal governo del DSS di Vojislav Koštunica, di tendenza conservatrice. L'esecutivo venne retto da questo momento dai riformisti del DS di Zoran Đinđić, che venne assassinato nel marzo 2003.

Le elezioni parlamentari del 2003

Le elezioni parlamentari del dicembre 2003 hanno visto il crollo del Partito Socialista di Serbia e la scomparsa di molte forze minori, a vantaggio del Partito Radicale Serbo (SRS) di Vojislav Šešelj, che è divenuto il primo partito. Tuttavia, i quattro partiti filo-occidentali (DS, G17+, DSS, SPO-NS) hanno ottentuto la metà dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi.

Nei primi mesi del 2004, il DSS ha fermato un nuovo Governo di minoranza, con l'appoggio del G17 Plus, una formazione politica liberale costituita soprattutto da economisti e gyuidata da Miroljub Labus, il Movimento per il Rinnovamento Serbo (SPO) di Vuk Drašković e il partito Nuova Serbia (NS) di Velimir Ilić. Divenne primo ministro Vojislav Koštunica, leader del Partito Democratico di Serbia, mentre Drašković venne nominato ministro degli affari esteri. Il governo di Koštunica ha goduto dell'appoggio esterno del (SPS).

Le elezioni presidenziali del 2004

 
Il presidente della Serbia Boris Tadić

Il 27 giugno 2004, dopo una serie di elezioni invalidate per mancanza di quorum, è stato eletto presidente della Serbia Boris Tadić, del Partito Democratico (DS).

Nei giorni del 28 e 29 ottobre 2006 si è svolto un referendum per la ratifica di una nuova costituzione, già approvata a larga maggioranza dal parlamento serbo.

Le elezioni parlamentari del 2007

Le elezioni parlamentari del 21 gennaio 2007 hanno visto la crescita del Partito Democratico (DS) e la tenuta degli altri partiti democratici, benché i nazionalisti del Partito Radicale Serbo (SRS) si siano confermati come prima forza politica del Paese.

Il 14 maggio, dopo mesi di difficili trattative, si è formato un nuovo esecutivo, guidato ancora da Koštunica (DSS), sostenuto da una coalizione che comprende sia i riformisti di centrosinistra (DS), sia i nazional-conservatori e liberali di centrodestra (Partito Democratico di Serbia (DSS) e G17 Plus). Il Partito Democratico, pur rinunciando a indicare come primo ministro un proprio esponente, controlla nel nuovo esecutivo ben 13 ministeri, compresi Affari Esteri e Difesa.

Le elezioni presidenziali del 2008

Il 20 gennaio 2008 si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali, superato dal presidente in carica Boris Tadić (moderato e filoeuropeo) del DS ed il nazionalista Tomislav Nikolić del SRS, quest'ultimo con un leggero vantaggio in termini di voti. Nel ballottaggio del 3 febbraio 2008 ha prevalso, pur di strettissima misura, Boris Tadić, che è quindi stato riconfermato Presidente della Serbia.

Due settimane dopo, con la proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo, il governo serbo retto dall'ex presidente Vojislav Koštunica entra in una crisi interna; dovuta principalmente al disaccordo tra DS e DSS sulla via da perseguire verso l'integrazione europea dopo il riconoscimento della provincia secessionista da parte della maggioranza degli stati dell'UE. Mentre i DSS di Koštunica ritenevano prioritario il mantenimento dell'integrità territoriale serba, i DS (seppur contrari all'indipendenza unilaterale dichiarata da Pristina) ritenevano quello del Kosovo un problema secondario rispetto all'integrazione nelle strutture europee.

Le elezioni parlamentari del 2008

Le elezioni parlamentari tenutesi l'11 maggio 2008 sono state caratterizzate da un sostanziale pareggio tra blocco europeista (con la coalizione "Per una Serbia Europea" sostenuta dal presidente Tadić, al 39%) e conservatore (con il SRS al 28% ed i DSS di Koštunica all'11%); dove il Partito Socialista Serbo (SPS, partito che fu di Milošević) con un inaspettato 8% giocava un ruolo di ago della bilancia.

Dopo ben due mesi di colloqui con il presidente della Repubblica, l'8 luglio 2008 viene nominato un nuovo governo di coalizione tra partiti europeisti (tra cui DS, G17+) e SPS; con l'appoggio esterno dei liberali di Čedomir Jovanović. Il primo ministro designato è Mirko Cvetković, già ministro delle finanze nel precedente governo Kostunica.

Politica estera

Fonte: US State Dept.[8]

La politica estera della Repubblica Federale di Jugoslavia era caratterizzata fondamentalmente dal desiderio di consolidare la sua posizione politica e geopolitica tramite il sostegno della popolazione di etnìa serba residente nell'area balcanica. La campagna nazionalista serba sostenne e sfruttò l'espansione di violenti conflitti etnici in Bosnia Erzegovina, Croazia e nel Kosovo.

Poco prima dell'inizio dei bombardamenti NATO nella primavera del 1999 la maggioranza dei Paesi occidentali interruppe le relazioni diplomatiche con la Repubblica. Dall'ottobre del 2000 gran parte delle ambasciate sono state riaperte e la Serbia (successore della Repubblica Federale di Jugoslavia) ha riottenuto il suo posto come membro di varie organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, partecipa inoltre a progetti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Dall'ottobre 2000 la Serbia ha pressoché eliminato la sua retorica nazionalista e ha stabilizzato le relazioni bilaterali con i paese confinanti. Nel 2002 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha risolto le dispute di confine con la Macedonia e ha riallacciato relazioni diplomatiche complete con la Croazia.

Sempre nel 2002 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha costituito una commissione per coordinare la cooperazione con il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY) e ha iniziato a emettere ordini di arresto per persone accusate di crimini di guerra rifugiate entro i confini della repubblica. L'assassinio del Primo Ministro Zoran Đinđić e la successiva lotta alla criminalità organizzata hanno provocato il trasferimento all'Aja di molti accusati.

L'integrazione europea

Nel 2003 la Serbia è stata ammessa al Consiglio d'Europa. Ha inoltre espresso il desiderio di aderire al programma Partnership for Peace della NATO. Sia la NATO che l'Unione Europea hanno posto come condizione per la collaborazione la piena cooperazione da parte della Serbia con il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Dal 2004 in poi diversi indiziati si sono costituiti al tribunale internazionale, e la Serbia sembra aver dato prova di una certa volontà di collaborazione.

Nel settembre 2007 la Serbia e l’Unione Europea hanno concluso i colloqui sul testo dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, primo passo verso l’integrazione europea. L'accordo è stato firmato il 29 aprile 2008 (dopo due anni e mezzo di negoziati). La piena applicazione dell'Accordo è stata vincolata alla collaborazione con il Tribunale dell’Aja, e in particolare all’arresto e alla consegna dei latitanti ancora liberi.

Con gli arresti di Stojan Župljanin (latitante dal 2001) avvenuto nel giugno 2008 e di Radovan Karadžić avvenuto nel luglio 2008, restano solo 2 i principali latitanti ricercati: il generale serbo bosniaco Ratko Mladic e Goran Hadžić.

Nel maggio 2008 inoltre i partiti filoeuropeisti hanno vinto le elezioni, circostanza che verosimilmente favorirà il processo di integrazione del Paese.

Il 30 novembre 2009 l'Unione Europea ha ufficialmente abolito i visti per i cittadini della Repubblica di Serbia, sbloccando de facto e de iure, dopo dopo più di un'anno, l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione. Dal 19 dicembre 2009 i cittadini della Repubblica di Serbia, provvisti del nuovo passaporto biometrico, potranno viaggiare nei paesi dell'Area Schengen.Resta ancora da definirsi la situazione per i cittadini( serbi e albanesi) della provincia secessionista,dichiaratasi indipendente, del Kosovo, ma si esclude, almeno per il momento, che possano usufruire dei vantaggi dell'Asa.

Economia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Economia della Serbia.

In economia molto pesanti sono le conseguenze delle guerre e delle scelte politiche in cui la Serbia è stata coinvolta dal Governo di Slobodan Milošević (isolamento, decrescita economica, lungo periodo di sanzioni economiche internazionali, danneggiamento delle infrastrutture nazionali e della reputazione del Paese).

Nel gennaio del 2005 il PIL si attestava al 50-60% del valore raggiunto nel 1990. A partire dal 2001 tuttavia molti indicatori economici sono positivi, anche grazie a numerosi investimenti stranieri. La crescita del PIL si attestava nel 2004 attorno all'8%.

Statistiche economiche
PIL prodotto: $79.77 miliardi (2008 est.) (Fonte: CIA [1])
PIL pro capite - $10,800 (2008 est.) (Fonte: CIA [2])
Tasso di crescita della produzione industriale: 7.1% (2004), 1.3% (2005)
Tasso di disoccupazione: 20.0% (2005) (31.6% in Kosovo)
Inflazione: 15.5% (2005)
Debito estero: $15.43 miliardi (2005)
Investimenti stranieri nel 2005: $1 481 miliardi (Source: NBS [3])

Settore primario

C'è un 3% di addetti a questo settore. L'agricoltura risulta essere particolarmente importante in Serbia, soprattutto grazie alla presenza di grandi aree di terreno fertile. Si coltivano prevalentemente cereali (mais, frumento), patate e barbabietole. Estesa è anche la viticoltura. Molto diffusa è la coltivazione degli alberi da frutto, come il prugno: dalle prugne si ricava un distillato tipicamente nazionale, la sljivovica.

L'allevamento è costituito soprattutto da suini, bovini, ovini e animali da cortile.

Settore secondario

C'è un 30% di addetti a questo settore. I settori industriali più importanti sono quelli agroalimentari, chimici, meccanici e manufatturieri. Le industrie più importanti sono localizzate nella Vojvodina (Novi Sad e Subotica) e nella Serbia Centrale. A Kragujevac, Serbia Centrale, ha sede la fabbrica di autovetture e autocarri Zastava, che recentemente ha siglato un contratto con FIAT per la produzione in Serbia della Punto (seconda serie) con il nome di Zastava 10.

Settore terziario

C'è un 67% di addetti a questo settore. Negli ultimi anni in Serbia si è assistito a massicci investimenti stranieri, in particolare da Germania e dall'Italia e dalla Grecia,perciò il turismo è una delle attività più importanti nel Paese. Non disponendo di un accesso al mare, il turismo in Serbia si concentra soprattutto su quello termale, l'agriturismo e sulle grandi città come Belgrado e Novi Sad adesso completamente ricostruite dopo i bombardamenti.I laghi e le cascate naturali di Zlatibor costituiscono un'altra attrattiva turistica e, per gli amanti degli sport di montagna, vi sono ,più a sud in prossimità del Kosovo, gli impianti sciistici di Kopaonik.Le terme di Vrnjacka Banja per esempio risalgono all'epoca dell'impero romano e non sono le uniche, inoltre negli ultimi decenni sono stati scoperti numerosi siti archeologici di origine romana, ma anche più antica come la città romana di Sirmium, vicino a Sremska Mitrovica o quella di Viminacium, nei dintorni di Pozarevac. Altri centri che dal 2007 hanno cominciato ad attirare i turisti sono Djavolija Varos ( la città del Diavolo ) e i vari centri spirituali tra i quali spicca Studenica con il suo monastero. Evitare di recarsi nell'estremo sud dello Stato, dove vi sono ancora tensioni etniche, e soprattutto nella provincia secessionista del Kosovo fino a che non verrà risolta la questione riguardante lo status del territorio.

Ambiente

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette della Serbia.

Nella Repubblica sono stati istituiti cinque parchi nazionali [9]:

Flora

Il manto forestale del paese, particolarmente ricco nella sezione orientale, è caratterizzato da querce e faggi sui bassi versanti e da conifere alle alte quote.

Fauna

Nella regione sono presenti, tra gli altri, l’orso bruno, il lupo e il cinghiale. Uccelli rapaci come il falco, l’aquila e l’avvoltoio abitano le regioni montuose.

Galleria fotografica

Note

  1. ^ CIA Factbook consultazione del 8 maggio 2007
  2. ^ Il dato comprende il Kosovo
  3. ^ Encyclopedia Britannica Online - Serbia (in inglese)
  4. ^ Hydrometeorologic Service of Serbia (in inglese)
  5. ^ [http://webrzs.stat.gov.rs/axd/index.php Ufficio statistico della Repubblica Serba (in Serbo)
  6. ^ Notizia citata su varie fonti e sul sito ufficiale dell'hotel.
  7. ^ (EN) Second special sitting of the national assembly of the Republic of Serbia in 2006, su parlament.sr.gov.yu. URL consultato l'8 maggio 2007.
  8. ^ US State Department
  9. ^ Federparchi - Sito ufficiale

Bibliografia

Libri

  • Edgar Hösch, Storia dei Balcani, Il Mulino, 2006, Bologna
  • Joze Pirjevec, Serbi, Croati, Sloveni, Il Mulino, 2002, Bologna

Articoli e Saggi

  • Stevo Ostojic, Grande Serbia e Grande Croazia: progetti a confronto, in "Limes", n. 1, 1994
  • Dusan Batakovic, Progetti serbi di spartizione, in "Limes", n. 3, 1998

Voci correlate

Altri progetti

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