Gaspare Spatuzza
Gaspare Spatuzza, detto u Tignusu (il Pelato) per la sua calvizie (...), è un criminale italiano, membro di Cosa Nostra al mandamento del quartiere Brancaccio di Palermo.
Attività criminale
Rapinatore e poi sicario, è stato stretto collaboratore di Filippo e Giuseppe Graviano e anche uomo di fiducia del capomafia corleonese Leoluca Bagarella.
Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d'Amelio in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.
Cooptato da Salvatore Grigoli, fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di don Pino Puglisi del 15 settembre 1993, per il quale è stato condannato all’ergastolo con sentenza definitiva.[1] È stato inoltre condannato per gli omicidi di Marcello Drago, Domingo Buscetta (nipote del pentito storico di Cosa Nostra), Giuseppe e Salvatore Di Peri e Salvatore Buscemi.[1] Il 23 novembre 1993 rapì Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santo Di Matteo, che sarebbe stato ucciso dopo oltre due anni di prigionia.[2]
Arrestato nel 1997 presso l’ospedale Cervello di Palermo, da allora è in carcere.[1] Durante la detenzione, si è iscritto alla facoltà di Teologia.[2]
Dichiarazioni
Nel 2008 ha iniziato a collaborare con la giustizia, rilasciando diverse dichiarazioni in ordine alle bombe del '92 e '93 di Milano, Firenze e Roma e ai legami fra la mafia e il mondo politico-imprenditoriale.[3].
Note