Junio Valerio Borghese
Junio Valerio Borghese (Artena, 6 giugno 1906 – Cadice, 26 agosto 1974) membro della nobile e storica famiglia Borghese, fu militare e politico italiano.

Ufficiale di Marina, durante la seconda guerra mondiale entrò a far parte della Xª Flottiglia MAS e si rese celebre per alcune audaci imprese nel Mediterraneo. Come comandante della omonima unità indipendente aderì alla Repubblica Sociale Italiana combattendo a fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano e le formazioni partigiane. Al termine dell'attività bellica fu arrestato dal Comitato di Liberazione Nazionale e consegnato ai servizi segreti statunitensi che lo trasferirono a Roma. Nella capitale fu arrestato e processato per collaborazionismo e crimini di guerra. Il 17 febbraio 1947 si conclude il processo; la Corte dichiara Junio Valerio Borghese colpevole del reato di collaborazione militare col nazista invasore, lo condanna ad anni 12 di reclusione, di cui 9 gli vengono condonati in virtù del suo glorioso passato militare, della sua attività per la salvaguardia delle industrie del Nord e quella del porto di Genova, minacciati di distruzione dai tedeschi, oltre alla difesa della Venezia Giulia e dei confini orientali d'Italia. Inoltre si tenne conto dell'amnistia emanata da Palmiro Togliatti, a quel tempo ministro della giustizia. Tra le varie carceri di Forte Boccea, Regina Coeli, Poggioreale e l'isola di Procida, rimase in tutto in carcere quattro anni (fino al 1949), contro i tre previsti dalla sentenza del 1949 (tenendo conto del condono). [1]
Nel dopoguerra Borghese costituì gruppi clandestini armati, in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, due organizzazioni di estrema destra. Nel 1970 fu tra i promotori di un tentativo di colpo di stato, il fallito "Golpe Borghese" (noto anche come "golpe dell'Immacolata"), improvvisamente interrotto in circostanze tuttora non chiare. Borghese non nascose mai la propria aderenza politica al fascismo e il suo anticomunismo, il quale veniva spesso esternato tramite dichiarazioni estreme (è famosa una sua intervista del 1971 alla televisione svizzera nella quale sosteneva la necessità di "sterminare" tutti i comunisti italiani i quali, a suo modo di vedere, costituivano un "eterno pericolo").
Primi anni
Nacque come Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese ad Artena (Roma), in una delle famiglie più blasonate della nobiltà capitolina. Di antiche origini senesi (ultimo ramo Borghese-Torlonia), con tre cardinali, un papa e la sorella di Napoleone Bonaparte (Paolina) fra i suoi rami araldici. È il figlio secondogenito del principe Livio Borghese di Sulmona (1874-1939), principe di Rossano, principe di Vivaro, principe di Montecompatri, duca di Palombara, duca di Poggio Nativo e Castelchiodato; la madre era la principessa Valeria Maria Alessandra Keun (Smirne, 1880-Catania, 1956), figlia di Alfred August Keun e Virgina Amira. Il matrimonio venne sciolto a Roma il 31 maggio 1911. Come conseguenza del fatto che il padre era un diplomatico, Junio visse nei primi anni di vita in viaggio fra l'Italia e le principali capitali estere, soggiornando in Cina, Egitto, Spagna, Francia e Gran Bretagna. In Italia trascorse per lo più il suo tempo a Roma e ai Castelli romani (precisamente ad Artena, dove era situata la villa di famiglia, Villa Borghese appunto). Sposò a Firenze, il 30 settembre 1931, la russa Daria Wassilievna contessa Olsoufiev Schouvalov (Mosca, 1909-Roma, 1963), da cui ebbe quattro figli:
- Elena Maria Nives (nata a Roma nel 1932)
- Paolo Valerio Livio Vassilj Michele Scipione Romano Maria (Roma, 1933-Roma, 1999), sposa Nikè Arrighi, da cui Flavia.
- Livio Giuseppe Maria della Neve (Roma, 1940-Sperlonga, 1989), sposa Piera Loreta Rita Vallone (1941), da cui :
- Andrea Scirè Maria della Neve (Roma, 1942), sposa Marisa Conti, da cui :
- Luca
- Alessio (gemello di Luca)
- Karen
- Valerio
L'inizio della carriera militare
Attratto dalla vita militare, nel 1922 venne ammesso ai corsi della Regia Accademia Navale, dalla quale uscì nel 1928 con il grado di guardiamarina; dovette comunque attendere quasi un anno per avere il suo primo imbarco, sull'incrociatore Trento. Nel 1930 venne promosso sottotenente di vascello e imbarcato su una delle torpediniere operanti in Adriatico; l'anno successivo frequentò il corso superiore dell'Accademia Navale, e nel 1932 venne trasferito ai sommergibili.
Dopo aver frequentato il corso di armi subacquee, nel 1933, promosso tenente di vascello, venne imbarcato dapprima sulla Colombo, quindi sulla Titano. Nonostante avesse nel frattempo conseguito i brevetti di palombaro normale e di grande profondità, fu solo nel 1935 che ricevette il primo incarico di sommergibilista, partecipando alla guerra d'Etiopia, dapprima imbarcato a bordo del sommergibile Tricheco, successivamente del Finzi.
La guerra civile spagnola
Nel 1937 assunse, infine, il primo comando: con il sommergibile Iride prese parte alla guerra civile spagnola.[3] In questa occasione il sommergibile fece parte ufficialmente della flotta nazionale spagnola e il suo nome venne cambiato da Iride in Gonalez Lopez e poi L.3. In seguito all'esperienza della guerra civile spagnola venne decorato l'8 aprile 1939 della medaglia di bronzo al Valor militare per «... l'elevato spirito offensivo e le solide qualità professionali...» dimostrate nel corso delle operazioni.
La seconda guerra mondiale
Trasferito successivamente presso la base di Lero, nel Dodecaneso, vi rimase fino all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940. Nelle prime fasi del conflitto, come comandante del sommergibile Vittor Pisani, prese parte alla battaglia di Punta Stilo e a una serie di falliti tentativi di forzare il porto di Gibilterra, tra il settembre e l'ottobre del 1940. Promosso capitano di corvetta, nel 1941 venne designato alla Xª Flottiglia MAS, dove assunse gli incarichi di comandante del sommergibile Scirè e di capo del reparto subacqueo: anche con il suo contributo vennero pianificati e realizzati i progetti per il forzamento delle rade di Gibilterra (operazione B.G.4) (20-21 settembre 1941) e Alessandria (operazione G.A.3) (18-19 dicembre 1941, operazione che condusse al grave danneggiamento delle navi da battaglia inglesi Queen Elizabeth e Valiant), venendo per questo nominato Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
In seguito alla prima riuscita azione su Gibilterra (operazione B.G.2, 21 ottobre 1940 - 3 novembre 1940), il 2 gennaio 1941 gli viene conferita la Medaglia d'oro al Valor Militare (M.O.V.M.).
Il 1 maggio 1943, fu promosso capitano di fregata per merito di guerra in seguito al successo dell'operazione B.G.4 del settembre 1941. L'attacco era stato portato a termine da T.V. Decio Catalano, S.C. Giuseppe Giannoni, T.V. Amedeo Vesco, S.C. Antonio Zozzoli, T.V. Licio Visintini, S.C. Giovanni Magro nella notte tra il 19 e 20 settembre. I sei operatori sono stati insigniti per questa operazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare (M.A.V.M.). Le navi affondate o gravemente danneggiate sono la cisterna Fiona Shell, la motonave armata Durham e la cisterna militare Denbydale.
In totale, sono stati affondati o gravemente danneggiati dai mezzi d'assalto italiani, nelle azioni compiute nel Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943, 77.380 tonnellate di naviglio da guerra e 187.412 tonnellate di naviglio mercantile, per un totale di 264.792 tonnellate. [4]
La Repubblica Sociale Italiana e il processo
Immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre costituì un reparto di volontari denominato Decima Mas (prendendo il nome della X Flottiglia Mas), riuscendo a concludere, il 14 settembre, un accordo con il Korvettenkapitän Max Berninghaus, comandante navale delle forze del Terzo Reich in Liguria, con il quale la neonata flottiglia venne riconosciuta quale unità combattente con piena autonomia in campo logistico, organico, della giustizia, disciplinare e amministrativo e battente bandiera italiana. Alla nascita, pochi giorni dopo, della Repubblica Sociale Italiana, la Decima Mas fu inserita nell'organico della Marina Nazionale Repubblicana, sebbene essa agisse di fatto in maniera del tutto autonoma. Nonostante i contrasti con i vertici politici e militare della Repubblica Sociale (contrasti che condussero al suo arresto con l'accusa di essere a capo di una congiura tesa a rovesciare Mussolini), le sue forze furono impegnate su tutti i fronti più importanti, a partire da quello di Anzio e Nettuno.
Il regolamento della Decima è un interessante unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, pena di morte per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico.
I militari della Decima furono tutti volontari (frutto anche della volonta popolare di sottrarsi all'onta del tradimento nei confronti dell'alleato germanico), provenienti dalle più diverse armi delle Forze Armate Repubblicane.[5] Non si registrò mai un calo del numero di volontari e infatti si costituirono numerosi corpi di "fanteria di marina", il tutto anche in virtù della popolarità che Borghese riscuoteva fra le masse; in contrapposizione la GNR per aumentare il numero degli uomini fu costretta ad arruolamenti forzati a seguito di azioni di coscrizione degli abili.
Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'invasione slava. Lo sbarco si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza il consenso tedesco. L'opposizione inglese fece fallire questo piano, in favore dell'invasione titina, che ebbe invece l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.
L'attività della X MAS non si limitò alle incursioni navali contro le forze nemiche, ma si estese alla costituzione di reparti di terra che assunsero al termine del conflitto le dimensioni di una vera e propria divisione di fanteria leggera. Tuttavia a causa dell'opposizione tedesca (che mal vedeva la ricostituzione di grandi unità italiane) la Divisione Decima (composta da due gruppi di combattimento) non poté mai entrare in azione come unità organica, ma fu frazionata in battaglioni usati dai comandi tedeschi sul fronte della Linea Gotica e poi del Senio. Una parte della Divisione (il Secondo Gruppo) era pronto per muovere sul confine orientale, per difendere Trieste e Fiume dall'avanzata degli jugoslavi, ma fu bloccato prima dai tedeschi e poi dal precipitare degli eventi nell'aprile 1945. A partire dal 1944 la Decima fu impiegata anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili nelle zone dove agivano i partigiani, al fianco dei tedeschi; in queste azioni si registrarono casi di tortura su prigionieri (sia partigiani che civili) e numerose esecuzioni sommarie.[6]
Gli ultimi reparti della divisione, decimati dagli attacchi inglesi, si arresero a nord di Schio (Veneto) il 2 maggio 1945.
Il salvataggio di Borghese
Al termine del conflitto, dopo lo scioglimento formale della X MAS il 26 aprile 1945 in piazzale Fiume a Milano, Borghese fu preso in consegna dalla polizia partigiana.[7] Il 9 maggio fu contattato da un agente dei Servizi segreti italiani Carlo Resio e dall'agente dell'Oss James Angleton che lo informarono che l'ammiraglio Raffaele de Courten intendeva incontrarlo a Roma.[8] In seguito, l'11 maggio, con l'aiuto dei servizi segreti americani, scortato da Resio e Angleton, fu trasferito a Roma, dove trascorse un breve periodo prima di essere ufficialmente arrestato dalle autorità americane il 19 maggio per essere trasferito nel carcere di Cinecittà.[9] Secondo Renzo De Felice:"Gli americani erano interessati alla X Mas perché pensavano di utilizzare i suoi famosi maiali per la guerra contro i giapponesi. Gli inglesi fecero di più: una nave (ma forse le navi furono due) che, a operazion belliche finite, trasportava dalla Iugoslavia armi per gli ebrei in Palestina, fu fatta saltare dai maiali della X".[10]
Rilasciato in ottobre, venne nuovamente arrestato dalle autorità italiane e trasferito da un luogo di detenzione all'altro, in attesa dell'inizio del processo. Il 17 febbraio 1949, ritenuto colpevole di collaborazionismo con i tedeschi, venne condannato a dodici anni di detenzione, ma fu subito scarcerato grazie alla protezione accordatagli dai Servizi segreti americani, con i quali era già in contatto da diversi mesi prima della fine della guerra.
Il dopoguerra e il tentato golpe
Nel dopoguerra Borghese aderì al Movimento Sociale Italiano, di cui fu nominato presidente onorario nel 1951; inizialmente appoggiò Almirante, poi abbandonò il partito, che giudicava troppo debole, si avvicinò alla destra extraparlamentare e nel settembre 1968 fondò il Fronte Nazionale (Italia), allo scopo - secondo i servizi segreti - “di sovvertire le istituzioni dello Stato con disegni eversivi”.
Intanto nel 1963, aveva ottenuto l'incarico puramente onorario di presidente del Banco di Credito Commerciale e Industriale, banca in seguito acquisita dal "Banchiere di Dio" Michele Sindona. [11]
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 promosse un colpo di stato, avviato e poi interrotto, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale, paramilitari appartenenti a formazioni dell'estrema destra e di numerosi alti ufficiali delle forze armate e funzionari ministeriali.
Le circostanze del fallimento sono tuttora oscure e controverse. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine, ma si rifiutò di spiegarne le ragioni persino ai suoi più fidati collaboratori.
In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana che nel 1973 revocò l'ordine di cattura, rimase fino alla morte, avvenuta in circostanze sospette a Cadice, il 26 agosto 1974. Lo stesso anno Borghese era stato in Cile con Stefano Delle Chiaie, per incontrare il generale Augusto Pinochet e il capo della polizia segreta cilena, Jorge Carrasco. È sepolto nella cappella di famiglia, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.
Onorificenze
Capitano di Corvetta M.M. Al comando del sommergibile Sciré
— Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre-3 novembre 1940
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Junio Valerio Borghese
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Junio Valerio Borghese
Bibliografia
- Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS, Milano, Garzanti, 1950.
- Silvio Lanaro, Storia dell'Italia repubblicana. L'economia, la politica, la cultura, la società dal dopoguerra agli anni '90, Venezia, Marsilio, 1992, pp.381 - 382, ISBN 978-88-317-6396-7
- Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Bologna, Lo Scarabeo, 2005.
- Sergio Nesi, Scirè, storia di un sommergibile e degli uomini che lo resero famoso, Bologna, Lo Scarabeo, 2007.
- Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la X Flottiglia MAS, Mursia, 2003.
- Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008.
Note
- ^ Sergio Nesi, Il processo, in Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano. Bologna, Lo Scarabeo, 2004, pp. 555-556.
- ^ Franco Maugeri, From the Ashes of disgrace, New York, Reynal and Hitchcock, 1948, pag. 240"
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 23 "La marina italiana si impegnò anche in missioni segrete,soprattutto con sommergibili. Fu in questo contesto che Junio Valerio Borghese apparve per la prima volta sulla scena mondiale. Nel 1937, infatti, ricevette l'incarico di comandante del sommergibile Iride (che pochi anni più tardi sarebbe stato il primo a effettuare una missione con gli Slc) e partecipò alle operazioni della forza navale inviata in appoggio dei nazionalisti spagnoli."
- ^ Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS. Milano, Garzanti, 1950.
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 165 "Al suo appello risposero migliaia di marò (come venivano chiamati gli uomini della X Mas), i quali accorsero ovunque vi fosse un punto di raccolta lungo la costa. Molti erano volontari, richiamati allew armi dalle gesta compiute dalla flottiglia e, soprattutto, dalla fama di colui che la comandava"."
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 192 "L'estate del 1944 fu il periodo in cui le azioni antipartigiane si fecero più intense, non solo perché i partigiani erano diventati tanto numerosi da minacciare le linee di comunicazione dell'esercito tedesco, ma anche perché i tedeschi avevano bisogno di rastrellare le alture vicino alla valle del Po per potervisi trincerare qualora la linea gotica sugli Appennini fosse stata sfondata"."
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 198 "In seguito agli accordi raggiunti, il 26 aprile 1945 la X Mas si arrese davanti a Riccio e al maggiore Argenton del CLN nel cortile della caserma milanese di piazzale Fiume. La cerimonia si concluse alle 17.00 con l'ammainabandiera, dopodiché Borghese si allontanò con Pulejo e Faini.... Il 26 aprile, Borghese lasciò l'appartamento di piazza Principessa Clotilde e si trasferì a casa del capitano Del Giudice, in viale Beatrice d'Este. Vi arrivò di notte, a bordo di un'auto. Lì sorvegliato dalla polizia partigiana, attese gli ufficiali del servizio segreto della marina che dovevano trarlo in salvo. Stando al suo diario, trascorse sereno quei momenti"."
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 199 "L'8 maggio si presentò in casa il capitano dei carabinieri Giuseppe Polosa, dicendo che Carlo Resio e l'agente dell'Oss James Jesus Angleton erano a Milano e cercavano Borghese per dargli un messaggo dell'ammiraglio De Courten. L'incontro ebbe luogo il 9 maggio. Resio e Angleton informarono il principe che De Courten lo voleva a Roma per parlargli, ma questi, non del tutto convinto da quel messaggio che gli era stato riferito solo oralmente, rispose che si sarebbe riservato di decidere."
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 200 "Il principe decise di partire con i due e giunse a Roma il giorno successivo....Borghese fu portato in un appartamento in via Archimede e arrestato il 19 maggio dagli americani. Il principe e la moglie furono gli unici due fascisti italiani del periodo dell'Rsi a essere tratti in salvo dagli Stati Uniti, che sostanzialmente desideravano avvalersi di Borghese per la sua competenza nelle operazioni segrete e l'abilità nel combattere i comunisti. Alcune persone furono salvate dagli inglesi."
- ^ Renzo De Felice, Rosso e nero, Baldini Castoldi Dalai, 1995, pag. 133
- ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la X MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 229 "Borghese era uscito dalla sua condizione di semipensionamento più o meno all'epoca della morte della moglie, la principessa Daria Olsoufiev, in un incidente d'auto il 4 febbraio 1963. Per motivi finanziari era stato nominato presidente del Credito commerciale, la prima banca di proprietà di Sindona. Era una carica ampiamente onoraria, che però gli permetteva di guadagnare bene e di seguire da vicino lo svolgersi degli avvenimenti politici."
Collegamenti esterni
- La relazione Pellegrino della commissione stragi del senato (XIII legislatura) sul c.d. golpe Borghese
- Una ricostruzione storica delle attività cospirative del "Principe nero"
- Decima Mas Sito Ufficiale dell'Associazione Combattenti della Xª Flottiglia MAS