Template:Comune Montebelluna è un comune italiano di 30.851 [1] abitanti della provincia di Treviso, in Veneto. Si tratta di un comune sparso in quanto sede comunale è la frazione La Pieve.

Geografia fisica

Territorio

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Montebelluna.

Storia

Età protostorica e romana

Le prime tracce di attività umana risalgono all'età della pietra e del bronzo (Paleolitico medio). La nascita di un vero insediamento si ha però verso il IX secolo a.C. Il suo sviluppo fu favorito dalla strategica posizione geografica all'imboccatura della valle del Piave, collegamento tra la pianura e l'area prealpina. Con il tempo diventerà il più importante centro del Veneto preromano. Tali informazioni ci sono date dai numerosi rinvenimenti di aree cimiteriali presso le località di S. Maria in Colle e Posmon. L'area continua ad essere abitata durante il periodo romano (dalla romanizzazione del Veneto tra il II-I sec. a.C. fino al II sec. d.C.). Montebelluna entrerà a fare parte della centuriazione del municipio romano Acelum (Asolo). Non è accora accertata come ipotesi, tantomeno quella che Montebelluna fosse un centro residenziale (presso S. Maria in Colle) o un castra romano a difesa dei reticolati di Asolo e Treviso.

L'età medievale

L'esistenza documentaria della pieve di Montebelluna coincide con l'esistenza, abbondantemente documentata a partire dal 1100, del castello medioevale, attraverso la concessione imperiale di Ottone III a Rambaldo II conte di Treviso e poi divenuto feudo vescovile allorché, nel 1047 e nel 1065, Enrico III e Enrico IV lo confermeranno rispettivamente ai vescovi Rotario e Volframmo.

Del castello, un presidio, affidato, come prescrivevano gli Statuti cittadini, a due capitani in carica per sei mesi e adeguatamente stipendiati, e a sei custodi equipaggiati e armati più o meno sino ai denti, sul finire del Cinquecento, rimaneva solo la celebre descrizione del Bonifacio che val la pena di riportare:

La Rocca s'innalzava nel mezzo del Castello di Montebelluna grande e popolato assai; indi, poco discosto, erano due Gironi, l'un detto della Cisterna, e l'altro del Capitano; perché quello ad una bella cisterna era vicino, e in quest'altro il capitano del luogo dimorava: di dentro s'aggirava una spaziosa strada vicina alla muraglia, che con alcune torri era stata assai alta fabbri¬cata: di fuori era un'ampia fossa che abbracciava il Castello, at¬torno al quale era una lunga strada; poi circondavano per buon spazio le Cerchie, che da un'altra fossa erano attorniate: e avea questo Castello tre porte: l'una dalla Chiesa a questo Santo con¬sacrata, di S.Cristoforo si chiamava; l'altra era detta di sotto dal Girone; e la terza Bagnalasino. (G. Bonifacio, Istoria di Tre¬vigi, p. 187)

Il Rinascimento

La difesa in ogni caso continuò e produsse un'infinità di contenziosi con Treviso che prendevano la strada delle magistrature venete. Venezia sanzionava la tradizione dell'esenzione, anche e soprattutto per motivi politici (la fedeltà dei fedelissimi rustici contava molto di più degli infidi ceti urbani). E poi non si trattava solo di principi e tradizioni. Va infatti ribadito che gestire lo spazio esente del mercato sul colle assicurava alte rendite alla comunità e sicuro prestigio agli amministratori. Per governare la Fabrica bisognava essere eletti e quindi anche tale funzione amministrativa rientrava nell'alveo, sia pur discutibile, della cosiddetta democrazia diretta delle comunità rurali. Ma, contrariamente ad altre cariche locali come quella di mariga (sorta di sindaco eletto a rotazione tra i capi di casa dei rispettivi communi) governare la Fabrica era ambìto, talmente ambìto da spingere all'uso di clientele diffuse e determinate dalla rete dei rapporti di dipendenza economica. I contadini ricchi erano quasi sempre grossi prestatori di denaro e sostanzialmente degli usurai. I più arrembanti (i Dalla Riva, i Vendramini, i de Bettini, i Pellizzari) riuscivano a legare a sé decine di famiglie sui cui membri indebitati essi stendevano protezioni e procure, riscatti e ipoteche, un ombrello a larghe tese persino morali (padrini, tutele), sino all'inevitabile e legittima acquisizione dei patrimoni vincolati. I protagonisti di queste ascese patrimoniali erano, di fatto, gli amministratori della fabbriceria, una decina di persone fra loro legate da interessi economici e politici, un'alleanza sanzionata e rafforzata, non a caso, dalle strategie matrimoniali.

Il Novecento

Come detto, la posizione di centralità dell'area nella circolazione dei beni e delle persone continuò e si rafforzò nel passaggio al Comune moderno di età napoleonica e austriaca. Tale ormai consolidata vocazione sarà all'origine delle prime forme di manifattura e di commercializzazione della calzatura, attività che, seppur presente sin dal Medioevo, si afferma in modo deciso solo nella seconda metà dell'Ottocento (dai dieci calzolai del 1808 si passa ai 36 degli anni trenta, ai 55 del 1873 per arrivare ai 200 di inizio Novecento).

Il trasporto del mercato al piano (1872) e la conseguente nascita del centro urbano segnano il passaggio alla modernità, dando alla cittadina i suoi tratti ancora riconoscibili (le grandi piazze, gli edifici). Montebelluna conta allora 7100 abitanti che, nel 1885, saliranno a 9008 per superare i 10.000 nei primi anni del '900. Sempre negli anni sessanta dell'800 gli alunni iscritti all'insegnamento elementare erano 150 e saliranno a 900 all'inizio del secolo

Nonostante l'alto tasso di emigrazione, fenomeno ben noto in tutto il Veneto, è in questo periodo, tra la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del '900, che la città vive la sua fase più intensa di sviluppo, anche grazie all'arrivo della ferrovia (la tratta Treviso-Montebelluna viene inaugurata il primo aprile 1884). Rimane da ricordare la delibera del 1886 per la presa stabile del canale irriguo Brentella (l'opera verrà però realizzata solo nel 1929), la linea ferroviaria Padova-Montebelluna del 22 luglio 1886 e nel novembre dello stesso anno la Treviso-Belluno, l'elettrificazione del 1903, l'acquedotto di San Giacomo di Fener nel 1901, i lavori pubblici (costruzione delle carceri nel 1884), la decisa e imponente sistemazione della viabilità, l'istituzione della Banca Popolare (1877), la ragguardevole espansione edilizia e l'inizio dei lavori per la tratta ferroviaria Montebelluna-Susegana nonché l'elaborazione del progetto che porterà, ben dentro al ‘900, della tramvia elettrica.

All'inizio del secolo si insediano le prime aziende industriali di media portata e già nel 1904 il distretto di Montebelluna occupava il quarto posto in Provincia per potenza installata. La rapidità dello sviluppo è peraltro confermata dal fatto che, ancora nel 1885, l'unica attività non agricola di una certa rilevanza erano le sette filande di bozzoli che davano lavoro a 140 donne. L'industrializzazione dei primi del ‘900 annovera così la Filatura Cotonifici Trevigiani, il Cascamificio Bas (poi Filatura del Piave), gli stabilimenti in via Piave per la produzione dei perfosfati e solfati di rame e acido solforico, le manifatture tessili di Biadene e Pederiva, l'industria alimentare (i pastifici di Biadene, il molino “Cerere”) e si allarga progressivamente alla lavorazione del legno e allo sviluppo dei duecento laboratori del calzaturiero.

Alla crescita economica si accompagnarono le prime forme associazionistiche: in particolare la Società Popolare di Mutuo Soccorso, fondata nel 1870 da una classe dirigente illuminata e responsabile. Dalle iniziali e consuete finalità di assistenza a operai e artigiani, la Società Operaia si trasformò progressivamente in un volano di civiltà e di iniziativa culturale. Nel suo ambito si promosse l'iscrizione dei soci alla cassa nazionale della Previdenza Sociale, l'istituzione nel 1901 di una Scuola di Disegno applicato alle Arti e Mestieri, la promozione della Biblioteca Circolante “A. Fogazzaro” nel 1911, la Scuola Tecnica nel 1920. In questo contesto va sicuramente ricordata la costituzione, nel 1897, della Società per la costruzione e la gestione di un Teatro Sociale.

Un paese vitale dunque, come testimonia, almeno in parte, il noto Resoconto Economico-Morale del 1909 nel quale vengono riportate con enfasi le conseguenze dei primi insediamenti industriali e il continuo sviluppo commerciale della città imperniato sul volano mercantile.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiese

 
Vecchio cimitero a Santa Maria in Colle
 
La Gloria del Paradiso, affresco sul soffitto della chiesa di Santa Maria in Colle, di Francesco Fontebasso.
 
L'interno del Duomo di Montebelluna

Grandioso edificio costruito in stile neogotico a partire dal 1908. Progettato dall'ingegnere montebellunese Guido Dall'Armi per volere del prevosto mons. Giuseppe Furlan, il Duomo di Montebelluna vide una gestazione molto lunga, dovuta alle numerose difficoltà che incontrò la “fabbrica”, a partire dai problemi derivanti dal terreno paludoso che richiese una notevole quantità di terra di riporto per la bonifica. L'avvento della Prima guerra mondiale, il cui fronte era a pochi chilometri dalla città, rappresentò l'unico momento di stasi della fabbrica, tanto che il Duomo, ancora incompiuto, venne utilizzato come deposito per munizioni. Dopo la fine della Grande Guerra si proseguì senza interruzioni e la chiesa attorno ai primi anni quaranta del Novecento si poté dire conclusa, anche se gli ultimi lavori di sistemazione del presbiterio si conclusero solo negli anni sessanta. L'esterno si presenta incompiuto, a causa del mancato completamento della facciata: in una vetrata del braccio destro del transetto è possibile vedere come il progetto originale del Dall'Armi prevedesse la realizzazione di una serie di rifiniture (galleria con statue, guglie e portali in marmo) mai realizzate. Interessanti, tuttavia, sono i tre portali in ferro sbalzato, opere di notevole pregio della ditta Fagherazzi di Venezia. Di notevole impatto l'interno. Tra le opere più importanti che vi si conservano, troviamo le statue dei dodici Apostoli, sculture realizzate nei primi anni del Cinquecento da Giovanni Buora e Bartolomeo di Domenico Lombardo. Interessanti anche le numerose vetrate, realizzate tra il 1936 ed il 1949 dalle ditte Caron e Saggiorato di Vicenza e da Fontana Arte e Veder Art di Milano; di particolare interesse la composizione del rosone nella controfacciata (La Natività) e dell'abside (Glorificazione dell'Immacolata). All'interno troviamo anche degli altari barocchi di pregevole fattura, trasportati dalla vecchia prepositurale di Santa Maria in Colle nonché un imponente organo a tre manuali della ditta Tamburini di Crema.

Al suo interno è presente il primo affresco del pittore Gian Battista Tiepolo (datato circa tra 1716 e 1719), raffigurante l'incoronazione della Vergine e la gloria dei Santi Lucia e Vittore.

Ville venete

A Posmon (considerando anche l'antica villa di Visnà) il quattrocentesco insediamento residenziale favorito dal passaggio del Brentella ha prodotto un proliferare di dimore signorili, a partire dalle antiche proprietà dei Pola (con lo splendido barco quattrocentesco dei paladini), dei Contarini (con le importantissime vedute di San Marco e Piazza dei Signori a Treviso di primo Cinquecento), e dei Cicogna. Per dimensioni e qualità urbana e architettonica, ricordiamo almeno:

Villa Amistani e Guerresco. Solidi e semplici edifici di metà Ottocento appartenenti al vasto patrimonio immobiliare della famiglia Polin


Palazzo Municipale – Costruito a metà dell'Ottocento su progetto di Giuseppe Legrenzi senior. Loggia dei Grani – Saggio architettonico di GioBatta Dall'Armi e perno del sistema di piazze progettato in occasione del trasporto dell'antico mercato. Palazzi cittadini. Si tratta di una serie di edifici ottocenteschi di nobile e dignitosa fattura costruiti negli anni immediati successivi alla nascita del nuovo centro urbano (1872). Da ricordare almeno palazzo Bolzon, Morassutti, Sarri Dall'Armi e Polin.

Cultura

Istruzione

Musei

  • Museo di Storia naturale e Archeologia: (Villa Biagi)

Geografia antropica

Frazioni

Come si legge nello statuto comunale, di Montebelluna sono riconosciute undici frazioni: Biadene, Busta, Caonada, Contea, Guarda, la Pieve (che è la sede comunale), Mercato Vecchio, Pederiva, Posmon, San Gaetano, Sant'Andrea.

Vanno tuttavia fatte delle precisazioni.

Storicamente, la comunità di Montebelluna, che si identificava con la pieve di Santa Maria in Colle, era divisa in cinque colmelli, ovvero Posmon, Visnà, Pieve, Guarda e Pederiva (quest'ultima fu in seguito associata a Mercato Vecchio). Busta, Contea, Sant'Andrea e San Gaetano erano località minori dipendenti rispettivamente da Posmon, Visnà e Pieve, mentre Caonada e Biadene avevano una propria autonomia, facendo capo alle rispettive parrocchie.

Sino alla seconda metà del secolo, il territorio comunale era ancora diviso nelle sette frazioni tradizionali (i cinque colmelli più Biadene e Caonada). L'espansione urbana del secondo dopoguerra ha portato alla formazione di una grande conurbazione e allo sviluppo di nuove frazioni che ha stravolto questa organizzazione. Visnà e Pieve sono praticamente scomparsi, tant'è che la stessa cartellonistica li identifica come un unico quartiere definito "Centro". Anche Posmon e Guarda risultano ormai delle semplici appendici di questo agglomerato, e nel frattempo hanno assunto una propria autonomia Busta, Contea, Sant'Andrea e San Gaetano, un tempo località minori. D'altra parte, anche Mercato Vecchio e Pederiva hanno visto uno sviluppo tale da doverle dividere.

Questa evoluzione si è riflessa anche nell'organizzazione ecclesiastica: alle tre parrocchie "storiche" se ne sono infatti aggiunte altrettante (Busta-Contea, Guarda e San Gaetano).

Posmon

È l'estremità occidentale dell'agglomerato di Montebelluna. Un tempo il suo territorio si estendeva anche sulla campagna a sud, comprendendo le località di Busta e Contea.

Il toponimo deriverebbe da pos bon "pozzo buon", vista la fitta presenza di pozzi artesiani tuttora sfruttati dall'agricoltura locale.

La civiltà è qui presente da tempi immemorabili, come provano i reperti (è stata rinvenuta una necropoli) e le fonti storiche (molti documenti antichi ricordano i resti di un accampamento romano). Durante la dominazione della Serenissima vi furono eretti diversi palazzi signorili (villa Cicogna, villa Loredan-Van Axel, villa Giustiniani, villa Falier).

Contea

La chiesa di Contea esisteva prima del 1369, fu rinnovata nel 1427 e nel 1566: era intitolata a S. Martino. Nel 1776 fu dedicata alla Madonna della Salute. L'attuale campanile risale agli inizi del '900. La forma strana della Chiesa come si presenta oggi è dovuta a recenti aggiunte laterali per accrescerne la capienza.

Contea è un quartiere di recente istituzione. Sorge a cavallo del canale Brentella su area del reticolo romano d'Asolo. I toponimi stanno a testimoniare i passati insediamenti. Apparteneva alla regola di Posmon. Probabilmente l'agglomerato si andò addensando gradualmente attorno al primitivo oratorio. Si sviluppò successivamente con lo scavo del canale Brentella e la costruzione dei mulini. Nel passato l'area è stata preminentemente destinata all'agricoltura. Recentemente vi si sono sviluppate attività commerciali e zone residenziali. Dotato di modeste infrastrutture, vi sono anche costruite le piscine comunali.

A Contea fin dal 1369 esiste la chiesa, fu rinnovata nel 1427 per “legato” eseguito da “Donna Cherubina”. Dal 1491 in questa chiesa campestre officiava un cappellano ed era intitolata a San Martino di Tours, nato a Sabaria (Ungheria) nel 316 o 317 e morto a Candes (Francia) nel 397. Famosissimo l'episodio di Martino a cavallo che con la spada divide in due il mantello donandone metà ad un mendicante. Questo fatto è ricordato da un affresco, ad oggi molto rovinato e sbiadito, nell'attuale chiesa che ha abbracciato i principi fondamentali, validi ancor oggi, di questo grande santo che sono: la condivisione e la carità verso tutti specie se abbandonati ed emarginati. La chiesa fu restaurata dai “Pace” nel 1566; nel 1766 i “Revedin”, nuovi proprietari, in seguito ad un voto fatto con la popolazione perché cessasse una terribile pestilenza dedicarono la chiesa alla MADONNA DELLA SALUTE. Attorno al 1780 passò ai “Van Axel” che la cedettero alla popolazione. Divenne parrocchia con decreto del Vescovo Mons. Antonio Mistrorigo il 2 aprile 1978. Il 21 novembre è la ricorrenza della “Madonna della salute” festeggiata oltre che con le messe anche con la sagra parrocchiale, sagra che è famosa soprattutto per le “creme”.

Sport

Folclore

In questa città ogni anno, la prima domenica di settembre, le contrade di Montebelluna (Biadene, Busta, Caonada, Centro, Contea, Guarda, Mercato Vecchio, Pederiva, Posmon, San Gaetano e Sant'Andrea) si sfidano in una vera e propria gara a squadre tirando un carro agricolo di 380 kg per 1990 m lungo il percorso in salita dal Municipio fino a Mercato Vecchio.Questa è la strada che i mercanti un tempo dovevano faticosamente percorrere per arrivare a vendere la loro merce al mercato dell'attuale Mercato Vecchio. Oggi, infatti, quei carretti vengono caricati di prodotti tipici della propria contrada. Questa manifestazione è chiamata "Il Palio del vecchio mercato".

Dal 2000 è stato anche istituito l'Europalio, manifestazione interna a quella del Palio in cui gareggiano le città gemellate con Montebelluna contro una squadra di montebellunesi.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[2]

Variazioni

La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1928 aggregazione di territori del soppresso comune di Caerano di San Marco; nel 1946 distacco di territori per la ricostituzione del comune di Caerano di San Marco (Censimento 1936: pop. res. 3348).[3]

Amministrazione

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Intranet

Nel Comune di Montebelluna è attiva una rete intranet sviluppata con il software MediaWiki[4]

Personalità legate a Montebelluna

Cittadinanze onorarie

Gemellaggi

Montebelluna è gemellata con: [2]

Note

  1. ^ Dato Istat al 31/03/2009.
  2. ^ Dati tratti da:
  3. ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
  4. ^ [1] Riferimenti presso il Servizio Edilizia Privata del comune di Montebelluna

Galleria fotografica

Collegamenti esterni

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